CACCIOLI, Giovanni Battista
Nato a Budrio (Bologna) il 28 nov. 1623 da Antonio e Lucrezia Turchia, fu pittore. Dal Crespi si apprende che, grazie alla protezione del conte Odoardo Pepoli, entrò nella bottega di D. M. Canuti, di venendone "uno dei più bravi e spiritosi allievi" (Malvasia, 1678). Tuttavia dovette far parte della cerchia di C. Cignani, come si può desumere sia dai diversi accenni delle fonti circa la riscontrabilità dei modi del Cignani nelle sue opere - il che è tuttora verificabile - sia dalla sua collaborazione ai lavori del portico dei Servi a Bologna realizzato dall'équipe cignanesca. Il C. realizzò la decorazione ad affresco del soffitto della sala di casa Buratti, oggi Mentasti, in Bologna, raffigurando Giove, Venere e Mercurio nell'Olimpo; gli furono collaboratori G. Alboresi e F. Mondini, i quali interruppero questo lavoro per recarsi a Firenze in occasione delle nozze di Cosimo III de' Medici con Margherita Luisa d'Orléans (Malvasia, 1678): fatto questo che ha consentito di datare il complesso attorno al 1661 (Feinblatt). Gli affreschi Mentasti, che sono tuttora esistenti, rappresentano, insieme alle decorazioni eseguite nel palazzo pubblico di Bologna, il lavoro più significativo dell'artista, la cui attività si inserisce a buon diritto nella produzione del barocco bolognese ponendosi a continuazione, se pur in termini meno qualificati, di quella del Canuti. Nel palazzo pubblico di Bologna il C. lavorò in un primo momento nel 1665, anno in cui, insieme al prospettico Domenico Santi detto il Mengazzino, decorò la galleria Vidoniana, così detta dal nome del committente cardinal legato Pietro - Vidoni. Data e descrizione dei soggetti mitologici, rappresentati in tre diversi scomparti, si ricavano dal libretto elogiativo di Vincenzo Maria Marescalchi edito nello stesso anno in Bologna (Aulam Vidoniam picturis exornatam Alexandri VII.… consecratam …).La stessa data è riferita anche dal Crespi. Perduto è invece il lavoro che il C. eseguì per lo stesso palazzo insieme a Baldassarre Bianchi nel 1673, nella sala degli Anziani; l'opera era stata voluta da Marcello Davia nominato in quell'anno anziano console del Reggimento. Un'idea di tale complesso, raffigurante la Gloria di Felsina e il Trionfo di re Enzo, è possibile trarre da una miniatura delle Insignia (Arch. di Stato di Bologna, IX, ff. 47-48; cfr. Bergonzoni). Pure perduta ogni traccia della sua attività per il duca Alfonso di Novellara, con il quale fu in rapporto attorno al 1667, come appare da una lettera scritta al duca dal prospettico Domenico Santi (Campori, 1855). Il Crespi lo ricorda inoltre attivo a Budrio, Modena, Parma, Piacenza e Mantova. Con la corte gonzaghesca, in particolare, ebbe contatti nel 1669 (Arch. di Stato di Mantova, Fondo Gonzaga, b. 1176, cit. in Marani-Perina) e sempre a Mantova lavorò anche per diverse chiese: nella cappella di S. Carlo in S. Andrea è conservata la pala con i SS. Carlo e Francesco imploranti la Vergine (Pelati); sono perduti (Marani-Perina) il Cristo con i ss. Biagio e Carlo Borromeo della chiesa di S. Francesco di Paola, il gonfalone della sacrestia di S. Maria del Melone e la decorazione della cappella del tribunale presso il palazzo della Ragione. Il C. lavorò anche in palazzo Canossa dove affrescò la volta di una sala; tale opera, ricordata anch'essa dal Crespi e da tutta la bibliografia locale, è tuttora esistente e "mostra vivacità d'invenzione e freschezza di pennellata" (Marani-Perina). In Budrio è attualmente a lui riferibile solo un disegno della Pinacoteca (Paesaggio con lago a matita rossa; Codicé Pinelli, 1967), poiché è spuria (Id., 1966) e stilisticamente insostenibile l'attribuzione del dipinto della chiesa di S. Domenico. In Parma la sua attività è documentata sia dall'Affò che dal Martini nella chiesa di S. Vitale, per la quale eseguì la pala con i SS. Filippo Neri e Felice che s'incontrano a Roma vicino a Monte Cavallo.
Ancora in Bologna, resta nell'ottava lunetta del portico di S. Maria dei Servi l'affresco raffigurante Illebbroso sanato da s. Filippo Benizzi, eseguito nel 1673 (in P. Ferronato-G. Rocca, S. Maria dei Servi…, Bologna 1958, p. 26, la data 1678 ricavata da un documento è di errata lettura dato che il C. morì nel 1675; d'altronde il primo occhio fu scoperto nel 1672 [cfr. C. C. Malvasia, Vite di pittori bolognesi…, a cura di A. Arfelli, Bologna 1961, p. 52]) e restano nell'oratorio attiguo alla chiesa di S. Carlo il dipinto, di qualità assai scarsa, con S. Carlo in preghiera (Emiliani, in Malvasia, 1969), nella casa dell'Ospizio dei preti, già chiesa, ora magazzino, una Gloria d'angeli, affresco assai sciupato della volta del presbiterio, e in casa Guadagnini, già Montecuccoli poi Cappi, piccole figure a monocromo nel soffitto di una sala (v. Crespi; Ricci-Zucchini, p. 153, le attribuisce genericamente a uno dei Caccioli); sono invece perduti i dipinti delle chiese di S. Stefano (SS. Giovanni Battista e Antonio da Padova)e di S. Giuseppe di porta Saragozza (S. Filippo Benizzi fa scaturire l'acqua dalla roccia).IlC. sembra avere svolto anche un'attività plastica - non indicata tuttavia dalle fonti -, dato che il bassorilievo firmato "Cacc.", raffigurante S. Biagio allontana le acque straripanti dalla città di Cento (collez. privata, località ignota), è a lui attribuibile anche in via stilistica (E. Riccomini, Scultura bolognese inedita…[catal.], Bologna 1972, n. 2, ill. 2).
Il C. morì a Bologna il 25 nov. 1675.
Fonti e Bibl.: C. C. Malvasia, Felsina pittrice [1678], Bologna 1841, I, pp. 106, 351; II, pp. 364, 366; Id., Le pitt. di Bologna [1686], a cura di A. Emiliani, Bologna 1969, ad Indicem;P. A. Orlandi, Abecedario…, Venezia 1704, p. 208; G. Cadioli, Descriz. delle pitture, sculture ed archit. … nella città di Mantova e nei suoi contorni, Mantova 1763, pp. 38, 45, 51, 56, 122; L. Crespi, Felsina pittrice, Bologna 1769, pp. 119 s.; I. Affò, IlParmigiano servitor di piazza, Parma 1796, p. 134; Bologna, Bibl. com. dell'Archiginnasio, ms. B 109: M. Oretti, Descriz. delle pitt. … della città di Bologna, ms. (1770), pp. 63 s.; G. Bianconi, Guida del forestiere per la città di Bologna, Bologna 1835, pp. 93, 140, 302; P. Lamo, Graticola di Bologna…, Bologna 1844, p. 10; G. Campori, Gli artisti ital. e stranieri negli Stati estensi, Modena 1855, p. 109; Id., Raccolta di cataloghi ed inventarii inediti, Modena 1870, pp. 452, 601, 635, 637; P. Martini, Guida di Parma, Parma 1871, p. 138; Invent. degli oggetti d'arte d'Italia, G. Matthiae, Provincia di Mantova, Roma 1935, p. 5; G. Zucchini, Catalogo delle collezioni comunali d'arte di Bologna, Bologna 1938, pp. 59 s.; P. Pelati, La basilica di S. Andrea, Mantova 1952, p. 36, tav. 47; E. Marani-C. Perina, Mantova, Le Arti, III, Mantova 1965, p. 514; F. Codicé Pinelli, Opere d'arte a Budrio nei secoli, Budrio 1966, p. 41; Id., Catal. della Pinacoteca Civ. di Budrio, Budrio 1967, pp. n.n.; E. Feinblatt, G. B. C.: a Drawing identified, in Master Drawings, V (1967), pp. 569-76; C. Ricci-G. Zucchini, Guida di Bologna, a cura di A. Emiliani, Bologna 1968, ad Indicem; F. Bergonzoni, Divagazioni intorno alla sala degli Anziani nel Palazzo comunale. Note in margine ai restauri, in Strenna storica bolognese, 1971, pp. 11-13; R. Roli, Per la pittura del Settecento a Bologna: G. Marchesi, in Paragone, XXII(1971), n. 261, pp. 18, 27 nota 12; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, pp. 338 s.