CASANOVA, Giovanni Battista (Zanetto)
Nacque a Venezia da Gaetano e da Giovanna (Zanetta) Farussi, entrambi attori, il 2 novembre del 1730 (secondo il registro battesimale della parrocchia di S. Samuele - dove è registrato come Giovanni Alvise - e le memorie del fratello Giacomo; il 2 nov. 1728 secondo l'epigrafe nel cimitero cattolico di Dresda). Fu pittore e disegnatore, professore e direttore dell'Accademia di Dresda, membro dell'Accademia Clementina di Bologna e dell'Akademie der Antiquitäten di Kassel.
Ancor fanciullo, il C. (orfano di padre dal 1733) seguì nel 1737 sua madre a Dresda, ove ella era attrice e cantante del teatro di corte. In quella città studiò con L. Silvestre e con Chr. W. E. Dietrich. Nel 1746, con una borsa di studio concessagli dal re Augusto III, si recò a Venezia con "l'ex-juif Guarienti, grand connaisseur en tableaux" (secondo le memorie di Giacomo, II, p. 205). Nel novembre 1748 si iscrisse all'università di Padova; rimase a Venezia dal 1749 al '52: probabilmente studiò col Piazzetta. Nel 1752 seguì R. Mengs a Roma, ove poi visse dodici anni per lo più nella casa del pittore, in via Vittoria, n. 54, nella quale conveniva la società internazionale, lavorando nel suo studio e seguendo i grandi modelli del maestro: Raffaello, gli antichi. la natura. Il fratello Giacomo (VII, pp. 184 s., 188), che soggiornò con lui in casa del Mengs, dando qualche notizia su quel periodo romano, mostra una scarsa opinione dell'importanza artistica del C., che invece ben presto godette della stima universale.
Nel 1754 il C. vinse il terzo premio della terza classe di pittura all'Accademia di S. Luca con una copia dell'Antinoo del Campidoglio. All'incirca negli stessi anni fu socio dell'Arcadia con il nome di Sanzio Trocense. Oltre ad eseguire commissioni per amatori d'arte stranieri, disegnò la maggior parte delle illustrazioni per i Monumenti antichi inediti (Roma 1767) di J. J. Winckelmann, al quale impartì lezioni di disegno (ne fece un Ritratto di profilo oggi nel Museum der bildenden Künste di Lipsia), come pure all'amico di questo, J. F. Reiffenstein, e ad Angelica Kauffmann, quando essa giunse a Roma nel 1763 (C. Helbok, Miss Angel. Angelica Kauffmann, Wien 1968, ad Indicem). Ilnome del C. figura spesso (dal IV volume, 1765, all'VIII, 1792) tra i disegnatori di Le antichità di Ercolano (suoi incisori tra gli altri F. Cepparulo, P. e V. Campana, C. Nolli, A. Cataneo) pubblicate dalla Regia Stamperia di Napoli (vedi anche Indice descritto de' monumenti incisi restati inediti nella Stamperia Reale appartenenti alle antichità di Ercolano e di Pompei, Napoli 1844: sono venti tavole di cui dodici disegnate dal Casanova).
Disegnò le più famose statue antiche e copiò anche dai maestri più recenti. Nel 1762 vendette a lord Bristol, per l'eccezionale somma di 350 zecchini, un suo grande disegno, a gesso su cartone, dalla Trasfigurazione di Raffaello: il re d'Inghilterra, avutolo in dono, voleva collocarlo accanto a quello originale di Raffaello (cfr. lettera di Winckelmann, del 15 genn. 1763). Per il margravio di Bayreuth copiò gli affreschi del Domenichino nella chiesa di S. Luigi dei Francesi a Roma. Dopo la partenza per Madrid del Mengs (1761), insieme con Anton von Maron ne gestì per due anni lo studio di via Sistina; in quest'epoca fu incaricato di fare il Ritratto di Clemente XIII, che lo donò alla Sorbona di Parigi. Secondo Keller (1788) ed altri, gli furono rivolti inviti dalle corti di Napoli e di Parma, ma non li accolse, come non accettò una proposta (che Clauss nega esservi stata) della Royal Academy, promossa da lord Bristol e lord Exeter.
I suoi molteplici impegni impedirono al C. di rispettare i termini fissati per la consegna dei disegni per i Monumenti antichi inediti. A causa di ciò i suoi rapporti con Winckelmann, inizialmente amichevoli, si fecero sempre più tesi e alla fine si ruppero, quando il C. (e Mengs ne era di certo al corrente) contraffece tre antiche pitture murali e Winckelmann, la cui competenza in materia era allora indiscussa, con cieco entusiasmo incluse due di questi falsi nella sua Geschichte der Kunst des Alterthums (Dresden [1764] 1767, pp. 277 s., ill. pp. 262 s.): è assai noto, e spesso illustrato, l'affresco Giove e Ganimede (un tempo attribuito al Mengs), che oggi si trova in palazzo Corsini a Roma (oltre a Justi, vedi Pelzel, che attribuisce tutti e tre i falsi al C., e Roettgen, che invece mantiene l'antica attribuzione del Ganimede al Mengs). Allorquando l'artista accettò, nel 1764, l'offerta da parte di C. L. von Hagedorn di una cattedra all'Accademia di Dresda (la sua pièce de reception all'Accademia, conservata nella Galleria, è la copia dell'Isaia di Raffaello nella chiesa di S. Agostino in Roma), il C. dovette incaricare un sostituto per il disegno delle rimanenti illustrazioni per i Monumenti antichi inediti. Desideroso di vendicarsi, Winckelmann ricorse a tutti i mezzi per rovinare la reputazione del C., tanto che questi fu accusato di aver falsificato lettere di credito e, processato in contumacia a Roma nel 1767, fu condannato a dieci anni di galera. Ma a quanto pare la corte di Dresda non prestò fede alle accuse, e la reputazione del C. non ne fu scalfita; quasi a dimostrazione della sua innocenza, egli rimase indisturbato durante un suo viaggio a Roma, nel 1771, al seguito del principe russo Andrej Michailovič Beloselsky. Alla morte di Charles Hutin, nel 1776, venne nominato direttore dell'Accademia di Dresda, carica che condivise con J. E. Schönau (alternandosi con questo in turni annuali) e che mantenne con grande prestigio fino alla morte (ma v. la lettera del 1777 a M. Bacciarelli a Pietroburgo, in Lacroix).
Il C. morì a Dresda il 7 dic. 1795 (J. G. Meusel, Neue Miscellaneen..., II, Leipzig 1796, pp. 260 s.).
Nel maggio 1764 aveva sposato a Roma Thérèse Rolland (m. nel 1779), dalla quale ebbe otto figli (il primogenito fu battezzato a Dresda il 24 dic. 1765). Un ritratto del C. in giovane età, dipinto dal Mengs, è stato inciso da C. F. Boetius; un ritratto, dipinto da Anton Graff e databile attorno al 1790, è nella collezione G. Schäfer (inv. 4603) a Obbach über Schweinfurt (E. Berckenhagen, A. Graff..., Berlin 1967, pp. 83 s.).
Il C. fu indubbiamente un tipico rappresentante della scuola accademica del suo tempo. Erudito e grande conoscitore dell'arte antica, egli possedeva non solo una buona biblioteca specializzata ma anche una pregevole collezione di arte (in particolare, monete e gemme), che venne in gran parte acquistata, dopo la sua morte, dal principe Alexandr Michailovič Beloselsky (si veda, al proposito, Catalogue d'une collection d'estampes choisies et bien conservées des toutes les écoles, livres d'estampes et arts, desseins, et d'une collection très rare de monnaies et médailles en or et en argent, delaissée par feu Jean C. ... dont la vente publique se fera... le 16 Janvier 1797, s.l. né d., ma Dresden 1797). I suoi interessi teoretici e le doti di insegnante d'arte si rivelarono sin dagli inizi dell'attività a Dresda quando egli tentò di far adottare un metodo di insegnamento da lui stesso elaborato secondo le idee classiciste del Mengs. In un primo tempo però dovette desistere dal suo proposito per l'opposizione di Hagedorn.
L'esposizione di questo suo metodo si trova nell'ultima delle opere storico-artistiche del C.: Vollständiger theoretischer Cursus über die Mahlerey, in Deutscher Sprache mit vielen Kupfern (inedito, annunciato nel 1788); il C. vi aveva lavorato per molti anni e su di esso aveva basato il suo insegnamento. È significativo che questo scritto fosse destinato non solo agli studenti ma anche agli amatori d'arte. Precedentemente egli aveva pubblicato: Discorso sopra gl'antichi, e vari monumenti loro, per uso degl'alunni dell'elettoral'Accademia delle bell'Arti di Dresda, Lipsia 1770 (successivamente tradotto in tedesco, fu recensito favorevolmente dalla Kunstzeitung nel 1771). La descrizione della pala d'altare (Ascensione di Cristo)di Mengs nella cappella cattolica di Dresda apparve in italiano, con traduzione tedesca, nella Neue Bibliothek der schönen Wissenschaften, III (1766), pp. 132-144.
Le doti di insegnante del C. furono poste in risalto dagli scrittori d'arte contemporanei (Keller, 1788; Kläbe, 1796; Hayman, 1809, il quale lo colloca, insieme con Hagedorn ed altri ancora, tra i più importanti scrittori in materia). Queste sue qualità sono rispecchiate dal gran numero dei suoi allievi, tra i quali meritano menzione i pittori A. Kirsch e T. Pochmann, lo scultore F. Pettrich (che eseguì il monumento sepolcrale del maestro nel cimitero di Friedrichstadt a Dresda), l'intagliatore di gemme e incisore C. A. S. Leypold, il medaglista Karl Baerend (al quale si deve una medaglia con ritratto del C.), il disegnatore J. C. Seydelmann (che ne disegnò il ritratto copiandolo da quello di A. Graff; Dresda, Gabinetto delle stampe).
Il C. lasciò gran quantità di disegni e di dipinti, ma la sua opera, che oggi risulta in gran parte dispersa, fu ben presto trascurata perché troppo rigidamente accademica. Un'ottima panoramica della sua attività è data dalle esposizioni annuali dell'Accademia, citate in ordine cronologico da Keller.
La grande reputazione di cui godeva come pittore è comprovata dalla presenza di ben due suoi dipinti nella stanza da letto del principe elettore: Cupido e Psiche e Zefiro ed Aurora. Siha anche notizia di committenti russi, tra cui la zarina. Durante un soggiorno parigino dipinse tra l'altro anche un Ritratto del fratello Francesco, ilpittore di battaglie, ed altri ritratti che erano atteggiati come busti antichi. Il C. ritrasse, nel corso degli anni a Dresda, cinquanta tra nobili ed amatori d'arte (vedi il disegno a matita di Federico Augusto II e di Gioseffa conservati alla Albertina: Beschreibender Katalog der Handzeichnungen in der graphischen Sammlung Albertina, I, Wien 1926, nn. 390 s., inv. 1929). La zarina Caterina II ebbe da lui duecento disegni illustranti antichità (Keller, p. 29).
Oltre ai disegni esibiti nelle esposizioni dell'Accademia (studi di figure, copie dall'antico e disegni accademici dal vero), un altro consistente nucleo è costituito dai bozzetti per sfarzosi trionfi da tavola: due di questi furono realizzati per il principe Beloselsky ed esibiti nelle esposizioni annuali di Dresda, a dimostrazione del livello internazionale della porcellana artistica di Sassonia. Vari ateliers di Dresda lavoravano proficuamente su questi bozzetti con successo di vendite.
Molti dei suoi bozzetti per ritratti e per opere di altro genere vennero incisi da altri artisti: il Principe Xaver da G. Canale, il Conte Brühl e Winckelmann da B. Follin, il teologo di Dresda Raschig von Sahler e Venere scopre Cupido che cavalca il delfino da F. Gregori, il frontespizio delle opere di Boileau da F. Bause. ecc.
Fonti e Bibl.: Oltre alla bibliografia in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, pp. 103 s., si veda: J. Casanova de Seingalt, Histoire de ma vie, I-VI, Wiesbaden-Paris 1960-62, ad Indicem; J. J. Winckelmann, Briefe, a cura di W. Rehm-H. Diepolder, I-IV, Berlin 1952-1957, ad Indices;Id., Lettere ital., a cura di G. Zampa, Milano 1961, ad Indicem; Kunstzeitung, 1771, pp. 15 s., 32, 219; J. G. Meusel, Teutsches Künstlerlexikon, Lemgo 1778, I, p. 22; II, p. 25; Id., Miscellaneen artistischen Inhalts, III, Erfurt 1782, pp. 360, 364; K. W. Dassdorf, Beschreibung der... Residenzstadt Dresden, Dresden 1782, p. 591; J. Chr. Hasche, Umständl. Beschreibung Dresdens, II, Leipzig 1783, pp. 228, 230; H. Keller, Nachrichten von allen in Dresden lebenden Künstlern, Leipzig 1788, pp. 25-31; K. H. von Heinecken, Dictionn. des artistes..., III, Leipzig 1789, p. 686; J. G. Meusel, Neues Museum, III, Leipzig 1794, pp. 251 s.; IV, ibid. 1794-95, pp. 233, 249 s., 251; J. G. A. Kläbe, Neuestes gelehrtes Dresden, Leipzig 1796, pp. 21 s.; Ch. J. G. Haymann, Dresdens Schriftsteller und Künstler, Dresden 1809, pp. 240, 364; A. Raczynski, Gesch. der neueren deutschen Kunst, III, Berlin 1841, p. 213; J. G. A. Frenzel, Sammlung der Kupfer und Handzeichnungen... v. Sternberg-Manderscheid, IV, Dresden 1842, n. 5454; F. Müller, Die Künstler aller Zeiten und Völker, Stuttgart 1857, p. 295; P. Lacroix, Docum. inédits sur les artistes ital., in Revue univ. des arts, XV (1862), pp. 342-345; C. Clauss, in Allg. Deutsche Biogr., IV, Leipzig 1876, pp. 39 s.; G. O. Müller, Vergessene und halbvergessene Dresdner Künstler..., Dresden 1895, pp. 94, 97, 119, 127; Katal. der kgl. Gemälde-Galerie Dresden, Dresden 1902, n. 95, p. 17; Katal. der Bildniszeichnungen des kgl. Kupferstichkabinetts zu Dresden, Dresden 1911, n. 1057; V. von Chledowski, Das Italien des Rokoko, München 1914, p. 207; C. Justi, Winckelmann und seine Zeitgenossen, III, Leipzig 1923, pp. 369 s. e passim;P. F. Schmidt, Deutsche Malerei um 1800, II, München 1928, pp. 79, 82, 85, 144; L'opera del genio ital. all'estero, E. Lavagnino, Gli artisti ital. in Germania, III, Roma 1943, pp. 140-144, 163; A. Schulz, Die Bildnisse J. J. Winckelmanns, Berlin 1953, p. 55, ill. 5; Liverpool, Walker Art Gallery, Foreign Schools (catalogo), Liverpool 1963, p. 44, n. 2768, ill. p. 76 (un paesaggio, attr.); I. Fenyö, Disegni veneti del Museo di Budapest, Venezia 1965, p. 64, ill. 96; Th. Pelzel, Winckelmann, Mengs and C. A reappraisal of a famous Eighteenth century forgery, in The Art Bulletin, LIV (1972), pp. 300-315; S. Roettgen, Storia di un falso. Il Ganimede di Mengs, in Arte illustr., VI (1973), pp. 256-270 passim; Neue Deutsche Biogr., III, pp. 163 s.