CAVALIERI (Cavalleri, Cavallieri, De' Cavalieri, De Cavalleri, De Cavalleriis), Giovanni Battista
Figlio di Giovanni Domenico di Villa Lagarina e di una Giovanna di Salò (Ghetta), fu incisore, disegnatore ed editore. Della sua formazione non si sa nulla. Nacque a Villa Lagarina (Trento) verso il 1525, e per questo alla sua firma aggiunse spesso "lagherinus" ("lagerinus"): raramente (per esempio nel Giubileo del 1575) aggiunse "Tridentinus"; mentre il "Briscianus" che si legge nella Conversione di s. Paolo (da Michelangelo) può riferirsi alle origini della madre.
La presenza a Villa Lagarina della famiglia Cavalieri è ampiamente documentata. Essa doveva godere il favore dei potenti conti di Lodron. Gli stretti rapporti del C. con il Tirolo e con Trento sono provati dalle dediche di alcune sue stampe al cardinale Andrea d'Austria, figlio dell'arciduca Ferdinando II, al cardinale Ludovico Madruzzo, al barone Ernest Wolkenstein, canonico salisburghese e tridentino. Nella dedica al cardinale Andrea d'Austria delle Romanorum pontificum effigies il C.ricorda (p. 7) Giovanni e Antonio Cavalieri suoi parenti, ecclesiastici, che erano stati nobilitati dall'arciduca Ferdinando, ed erano strettamente legati al cardinale stesso: il loro stemma corrisponde a quelli che il C. premette ad alcune sue raccolte di incisioni e a quello sul fonte battesimale nella chiesa di S. Apollinare di Trento (N. Rasmo, S. Apollinare e le origini romane di Trento, Trento 1966, p. 79).
Non si sa quando esattamente il C. venne a Roma, dove raggiunse presto - grazie alle alte protezioni - una posizione di spicco, tanto da meritare una menzione onorevole nella seconda edizione delle Vite vasariane, e dove operò per tutta la vita. La produzione del C. è molto ampia: il Le Blanc elenca oltre quattrocento stampe conservate nelle maggiori raccolte, alcune tirate dallo stesso C., le altre presso quasi tutti gli editori contemporanei. Numerose stampe sono esattamente descritte dal Nagler.
Oltre a quelle comprese nei suddetti repertori, tra le stampe del C. datate o databili ricordiamo: La gran navata di di S. Pietro (1559, da Ascanio Palumbo); Strage degli innocenti (1561, da Baccio Bandinelli; il rame è conservato nella Calcografia nazionale di Roma, n. 27); Patientia, piccola figura allegorica (1561); Pietà (1564, da Michelangelo a cui è dedicata in occasione della sua morte); Martirio di s. Caterina d'Alessandria (1565, da L. Agresti); Deposizione nel sepolcro (1566); Madonna del Rosario (1566); Deposizione dalla croce e Assunzione (1566, da Daniele da Volterra); Orazione nell'orto (1567); Giudizio universale (1567, da Michelangelo); Cristo in croce (1568, da Livio Agresti); Battaglia di Ponte Milvio in due tavole (1569, da Giulio Romano); L'invenzione della Croce (1569, da Livio Agresti); Madonna del silenzio (1570,da Michelangelo); Incoronazione della Vergine (1571); S. Pietro (1571, da Raffaello); S. Cristoforo (1572); Mosè mostra al popolo le tavole della legge (1573, da Raffaello); Descriptio Ducatus Polonensis (1580; Parigi, Bibl. nat., nn. 7454-61); Fiat unum ovile et unus Pastor (1581, da Polidoro da Caravaggio, dedicata a Domenico Antonio Cavalieri arciprete e "amico oltre che parente"); Descritione della terra et castello di Dieppa assediata dal... duca d'Humena...(1589); Gregorio XIII (1608, da N. Circignani). Senza data, nel Gab. naz. delle stampe di Roma, un Vero dissegno del lago di Geneva con li luoghi... fortifati... dal S. Duca di Savoia.
Ma il nome del C. resta legato soprattutto a monumentali raccolte che ebbero larghissima diffusione e grande importanza per la cultura del tempo; spesso, nelle varie edizioni, sono stati cambiati i titoli e, naturalmente, la distribuzione delle incisioni: manca il titolo di sette tavole di soggetto lauretano (1567-70: quattro di esse, riproducenti il "rivestimento marmoreo della Santa Casa",sono riprodotte in F. Grimaldi, Loreto, Bologna 1975, p. 90; vedi anche dello stesso autore Il Libro lauretano, Macerata 1973, p. 3).
Fondamentale, per la storia delle raccolte antiquarie romane, la raccolta di incisioni di sculture, che ebbe numerose edizioni già ai tempi del C.; nella Calcografia nazionale di Roma sono conservati centotrentatré rami originali (inv. 1341). Ashby, oltre che collazionare le varie edizioni, le ha confrontate con i rami, elencando anche i pezzi riprodotti dal C. e dandone la collocazione antica e moderna (pp. 146-153, 158).
Rifacendoci ad Ashby diamo qui la descrizione delle varie edizioni.
Antirum statuarum Urbis Romae liber primus, prima ediz. senza data, cinquantotto tavole non numerate oltre al frontespizio, nel quale manca anche la dedica (una copia nella Biblioteca Angelica di Roma; otto tavole risultano mancanti probabilmente perché di soggetto considerato osceno); seconda edizione,1561-62, cinquantadue tavole numerate, oltre al frontespizio (un esemplare alla Scuola britannica di Roma): la data è ricostruibile (Huelsen), perché dedicata a Ottone Truchsess von Walburg che soltanto nell'anno 1561-62 ebbe il titolo di S. Maria in Trastevere che qui gli è attribuito; terza edizione, 1562-70,identica alla precedente, dedicata al Truchsess, divenuto cardinale di Albano. Del Liber primus esistono una reincisione di G. Porro edita a Venezia nel 1570 e ristampata nel 1576 col titolo di Statue antiche che sono poste nella città di Roma.
Antiquarum statuarum Urbis Romae primus et secundus liber:cento incisioni, delle quali quarantotto sono nuove; il frontespizio conservato per tutte le edizioni successive è diverso da quello del Liber primus e reca la dedica al cardinale Ludovico Madruzzo. Esiste un frontespizio senza data (Scuola britannica di Roma); e uno senza data e con lo stemma del C. sul retro (Biblioteca dell'Istituto di archeologia e storia dell'arte di Roma): come nota Ashby, deve trattarsi di un'edizione anteriore alla comparsa della raccolta di L. Vaccari, Antiquarum statuarum... icones, Romae 1584. Abbastanza frequente è un'edizione con la data 1585.
Antiquarum Statuarum Urbis Romae tertius et quartus liber, Romae 1594: cento nuove tavole oltre allo stemma del C. e al frontespizio, con dedica al cardinale G. Paluzzi degli Albertoni, del giugno 1593. Si tenga presente che, mentre nei primi due libri le statue erano pubblicate secondo le collezioni, nel terzo e quarto sono raggruppate per soggetto. Di questo ultimo volume esistono esemplari nelle principali biblioteche.
Sono dedicate a Cosimo de' Medici le cinquanta incisioni, da disegni di G. A. Dosio, delle Urbis Romae aedificiorum illustrium quae supersunt reliquiae..., pubblicate a Roma nel 1569 con interessante frontespizio (ristampa, Roma 1970, con introduzione di F. Borsi). Seguono le Pontificum Romanorum effigies..., dedicate al cardinale Andrea d'Austria. Il testo è diO. Panvinio: ne esistono varie edizioni con titoli diversi, diverso numero di incisioni (duecentotrenta, duecentotrentasei) e diversi frontespizi: sia alla Biblioteca Vaticana che alla Biblioteca Corsiniana di Roma i due frontespizi, uno senza data con la dedica inquadrata nella cornice architettonica, presso Domenico Basa, l'altro con lo stemma del cardinale d'Austria al di sopra, e la data 1580, presso Francesco Zanetti, sono rilegati insieme. Pubblicate nel 1580 (con lo stemma del C.), 1585 e 1595, esse vanno confrontate con ritratti sciolti dei pontefici pubblicati anteriormente (Pio IV, 1560; Pio V, 1566), oltre che con Le vite dei pontefici... di A. Ciccarelli, Roma 1588 e Venezia 1594. Sono del 1583 le Romanorum imperatorum effigies, elogijs, ex diversis scriptoribus... illustratae (centocinquantasette tavole oltre al frontespizio e, in alcune edizioni, allo stemma del C., con dedica a Stefano re di Polonia): del testo è autore T. Treterus, canonico di S. Maria in Trastevere, polacco; a lui sono dedicate varie opere del C., tra cui una Religione in forma di croce, firmata e datata 1574 (Firenze, Gabinetto naz. delle stampe, n. 1534). Le incisioni furono reimpiegate con l'aggiunta di cornici silografiche in Le vite degli imperatori romani di A. Ciccarelli, Roma 1590. Dell'Ecclesiae militantis triumphi... in ecclesia S. Stephani Rotundi Romae Nicolai Circiniani... manu... (trentuno-trentadue tavole) esistono varie edizioni con diverse titolazioni: 1583 (Trento, Museo provinciale d'arte), 1584, 1585 (tutte dedicate a Stanislao Roscio decano di Varsavia e segretario del re di Polonia), 1587 (con il titolo Triumphus Martyrum...e con varie dediche dell'autore, Giulio Roscio, a Giacomo Sabelli e Prospero de la Baume). A queste sono seguite poi le edizioni seguenti: Crudelitas in catholicis mactandis, Romae 1584 (quattro tavole); Ecclesiae Anglicanae trophaea, sive sanctorum martyrum... passiones. Romae, in Collegio anglico per Nicolaum Circinianum depictae...,ibid. 1584 (trentasei tavole), L'Opera ne la quale vi è molti mostri de tutte le parti del mondo..., ibid. 1585 (Parigi, Bibl. nationale, Coll. Lallemant de Betz, inv. 6573), riutilizza il frontespizio dell'Antiquarumstatuarumliber primus;andrebbe confrontata con il volume 58 K 28 del Gab. naz. delle Stampe di Roma dove sono incollate stampe di mostri, alcune datate 1585, ritagliate da volumi. Del Beati Apollinaris martyris... res gestae... apud CollegiumGermanicum et Ungaricuma NicolaoCirciniano depictae..., ibid. 1586 (quattordici incisioni dedicate al barone Ernest Wolkenstein) una copia completa è conservata nella Bibl. nat. di Parigi. Insignia S. R. E. Cardinaliumsub Xysto V Pont. opt. max. viventium, ibid. 1589 (sessantacinque tavole e frontespizi) è dedicato al vescovo A. O. Paravicini, da Giulio Roscio.
Senza titolo né data le ottantasette tavole con i rilievi della Colonna Traiana, stampate presso il C., conservate a Firenze in un volume settecentesco del Gabinetto nazionale dei disegni e delle stampe degli Uffizi (inv. 5164-5249): devono essere ancora confrontate con le riproduzioni contemporanee della colonna, ma possono essere considerate anteriori al 1576, anno in cui il Ciaconio pubblicò i disegni del Muziano.
L'opera del C. mostra abilità nell'intaglio e nell'acquaforte ed accurata esecuzione,benché a volte certi scadimenti lascino intendere l'intervento di aiuti. Impegnato soprattutto nella traduzione di invenzioni altrui, si propone fini essenzialmente pratici, illustrativi e documentaristici piuttosto che interpretativi Di non poca utilità, tuttavia, se al C., come a Marco da Ravenna o al Beatricetto, va fra l'altro il merito di averci tramandato le immagini di preziosi documenti plastici e architettonici della Roma classica, dandoci anche la testimonianza del gusto antiquario, umanistico e classicistico del tempo, ed offrendo alla propria epoca repertori iconografici di non scarsa importanza. Il C. incise anche su personali invenzioni: si ricordano la grande stampa di Cristo fra i dottori (1568), il Giubileo del 1575 dedicato al cardinale Ludovico Madruzzo (di cui reca lo stemma) e interessante perché vi compare l'antica basilica costantiniana sovrastata dall'imponente tamburo michelangiolesco ancora privo della cupola, e la Decapitazione del Battista (1578).
Le ricerche del C. per le Pontificum effigies...sono direttamente collegabili con la serie di ritratti di papi, santi e principi della Chiesa promossa dal cardinale Andrea d'Austria nei suoi anni romani: questi dipinti, che il prelato austriaco dedicò al padre Ferdinando II, vennero collocati nel castello di Ambras presso Innsbruck. Consulente in quest'opera fu sempre il Panvinio, e il maggior numero di ritratti papali corrisponde alle incisioni del Cavalieri (Kenner). Quanto alle tre raccolte di traduzioni degli affreschi del Circignani, si tenga presente che le chiese appartenevano ai collegi germanico-ungarico ed inglese: gli atroci martirologi affrescati dal Pomarancio dovevano quindi preparare i futuri soldati di Cristo alle più dure prove nelle terre dell'eresia; alle incisioni del C. non erano quindi delegati solo compiti di riproduzione, ma anche di edificazione e di diffusione di modelli esemplari nell'ambito della cultura figurativa della Controriforma. Le raccolte di stampe hanno poi acquistato grande importanza documentaria dal momento che il ciclo di S. Apollinare è andato distrutto, e che dal ciclo di S. Stefano Rotondo sono scomparse le iscrizioni, i cui testi sono conservati nelle tavole con gli Ecclesiae militantis triumphi.
A giudicare dai suoi rapporti con autorevoli personalità della sfera ecclesiastica e politica e dalle tematiche affrontate, il C. dovette essere una figura non marginale negli anni che videro precisarsi e svilupparsi nell'arte figurativa un ampio programma di restaurazione del potere e del prestigio della Chiesa (H. Röttgen, Zeitgeschichtliche Bildprogramme der katholischen Restauration unter Gregor XIII., 1572-1585, in Múnchner Jahrbuch, XXVI [1975], pp. 109 ss.).
Dell'attività della bottega del C. e dei suoi figli Bartolomeo e Domenico (Thieme-Becker) che con lui collaborarono nulla è dato di sapere, salvo che ad un certo punto il C. lavorò in società con l'editore di stampe Vaccari; il nome di costui compare infatti dopo quello del C. ("socii") in calce all'incisione (1576) col Martirio di s. Lorenzo.
Il C. morì a Roma il 23 luglio 1601.
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le Vite... a cura di G. Milanesi, V, Firenze 1880, p. 430;M. Mariani, Trento con il Sacro Concilio et altri notabili, Trento 1673, p. 248; Ch. Le Blanc, Manuel de l'amateur d'estampes, I, Paris 1854, pp. 615 s.; G. K. Nagler, Die Monogrammisten, I, München-Leipzig 1858, nn. 1724, 2293; II, ibid. 1860, n. 243 (pp. 88-92); F. Kermer, Die Porträtsammlung des Erzherzogs Ferdinands von Tirol, in Jahrb. der kunsthistor. Sammlungen des allerhöchst. Kaiserhauses, XVI (1896), pp. 102 ss.; P. G. Huebner, Le statue di Roma, Leipzig 1912, pp. 38-43 e passim (rec. di Chr. Heulsen, in Goettingische Gelehrte Anzeiger, 1914, n. 5, pp. 271-276); Th. Ashby, Antiquae Statuae urbis Romae, in Papers of the British School at Rome, IX (1920), pp. 109-158; S. Weber, Artisti trentini ed artisti che operarono nel Trentino, Trento 1933, pp. 72 ss.; E. Mandowsky, An unknown drazoing for C.'s Antiquarum Statuarum urbis Romae, in Gazette des Beaux-Arts, XLV (1955), pp. 313-320 (disegno della Arianna ora agli Uffizi); C. A. Petrucci, Catal. generale delle stampe... della Calcografia nazionale, Roma 1953, p. 50; H. Hoschenegg, Die Tiroler Kupferstecher, Innsbruck 1963, pp. 10, 104; A. Guelfi Camajoni, Fam. nobili del Trentino, Genova 1964, p. 140; N. Rasmo, L'incis. trentina dalle origini ai giorni nostri, Trento 1971, p. 26; F. Ghetta, Dove nacque l'incisore G. B. C.?, in Studi trentini di scienze storiche, XLVIII (1979), in corso di stampa; M. G. Pasqualitti, La Colonna Traiana e i disegni rinascimeniali..., in Accad. e Bibl. d'Italia, XLVI (1978), 2, pp. 3, 42 n. 18 dell'estratto; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, pp. 216 s. (con bibl. precedente).