CERESETO, Giovanni Battista
Nacque ad Ovada (Alessandria) il 18 giugno 1816 da Tommaso, pittore, e da Cattarina Calcagno, e, compiuti i primi studi presso le Scuole pie, entrò nell'Ordine presso l'istituto del Calasanzio di Savona nell'aprile 1833. Come insegnante, fu dapprima a Savona (1835-38), poi a Finale Ligure (1838-45) in una cattedra di retorica; subito dopo la fondazione, nel 1848, dei Collegi nazionali, venne chiamato in quello di Genova come direttore degli studi e professore di belle lettere. Nel 1849 era tra i patrocinatori della rivista Il Giovinetto italiano. Letture politiche, letterarie e morali, che diresse anche per breve tempo.
Nel clima di relativa apertura degli istituti scolopi liguri, l'insegnamento letterario del C. fu improntato a idee patriottiche di stampo giobertiano. I suoi scritti, quasi tutti collegati alla sua attività didattica, contengono spesso l'esortazione al risorgimento morale e civile degli italiani, e cenni negativi verso il clericalismo più conservatore e verso i gesuiti.
Nei Frammenti inediti (usciti postumi a cura di F. Gilardini sulla Rivista contemporanea del marzo 1861) si può trovare una acuta riflessione sulla dannosità del potere temporale. Dalle lezioni tenute per l'anno scolastico 1850-51 derivano gli Studi sulla storialetteraria d'Italia (Genova 1851): il C. si proponeva di suscitare l'entusiasmo "patriottico" degli alunni basato sullo studio degli autori maggiori (si tocca Dante, Petrarca, Boccaccio, Ariosto e Tasso), convinto fosse importante dare ai giovani una solida intelaiatura. Di ispirazione vichiana è invece lo scritto Dell'epopea in Italia, considerata in relazione con la storia della civiltà, uscito a Torino nel 1851 per inaugurare la collana di "Epici italiani e stranieri" della casa editrice F.lli Pomba. Alla luce delle tre fasi dell'epica (epopea sacra, eroica e storica), il C. rivalutava la funzione dei miti e delle leggende - in cui inseriva anche i Vangeli apocrifi. - come espressioni simboliche e appropriate del "mondo fanciullo", che debbono svilupparsi progressivamente nel senso della razionalità storica. Gli argomenti di questo e del precedente saggio saranno poi ripresi, in veste più generale, nei tre volumi della Storia della poesia in Italia (Milano 1857, poi Napoli 1859), che arrivano ad abbracciare la prospettiva della letteratura contemporanea. Qui si schierava, dopo un cauto omaggio al "compassionevole" Leopardi, tutto dalla parte del Manzoni e del Mamiani, per una nuova lirica "religiosa e civile".
Il C. era stato autore di convenzionali poesie ed inni di intonazione religiosa, in parte raccolti in Poesie (Savona 1845), suddivise in tre sezioni: Armonie ebraiche, Poesie varie e Odi composte in malattia. Fu anche narratore. Il Calasanzio (Genova 1849, Chiavari 1855 e Firenze 1857), vita romanzata del santo, suscitò vivaci polemiche per gli attacchi rivolti ai gesuiti. Il giornale di un viaggio nella Svizzera durante l'agosto 1854, uscito a puntate su Il Cimento tra il 1854 e il 1855 con lo pseudonimo di Girolamo Bonamici (e in volume, con l'indicazione Torino 1854), trae spunto dai luoghi via via visitati per svolgere, da un lato una meditazione ponderata - e in più punti sofferta - sulle ragioni della Riforma protestante, dall'altro lato - con frequenti abbassamenti di tono - per guardare ironicamente se stesso e la propria scrittura. F. De Sanctis in una recensione (in Il Piemonte, 2 genn. 1856; poi in Scritti critici, Napoli 1886) ne trasse pretesto per una interessante digressione sull'umorismo. Analoga riproposta stilistica fu il Viaggio autunnale degli alunni convittori del Collegio nazionale di Genova nell'anno 1856 (Torino 1856), in forma di diario epistolare, con inserimenti di poesie e di leggende; nella parte finale compaiono evocati i numi tutelari della posizione culturale del C.: Gioberti, Rosmini e Manzoni. Una raccolta dei quattro diari di viaggi scolastici uscì col titolo I giovani viaggiatori. Peregrinazioni autunnali degli alunni d'un collegio (Genova 1857).
Va ancora ricordato il suo lavoro di traduttore, della cui funzione di promozione culturale il C. era cosciente. Nel 1845 aveva inaugurato per lo stampatore savonese Sambolino una collana di autori stranieri con due opere di Byron, il Marin Faliero e I due Foscari. Per lo stesso curò varie edizioni di "Classici per le scuole", corredati di introduzione e note. La sua maggiore fatica fu la versione italiana, in due volumi, della Messiade di Klopstock, durata dieci anni e conclusa nel 1856 (I, Torino 1853 e 1858; II, ibid. 1859), opera che per il C. rappresentava la realizzazione di molti dei suoi ideali sulla poesia epica religiosa.
Il C. morì a Ovada il 14 maggio 1858.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. della Curia general. dei chierici regolari poveri della Madre di Dio delle Scuole pie: G. Tasca, G. B. C. (ms.); L. Zini, Il Calasanzio, in Riv. contemporanea, VI (1858), 12, pp. 499-502 (poi in Scritti letter., Modena 1882); T.Viñas, Index biò-bibliographicus... Scholarum Piarum, Romae 1909, pp. 279 ss.; G. Mazzoni, L'Ottocento, Milano 1934, I, ad Indicem; F. Noberasco, Savona nel decennio 1840-1850, Savona 1936, pp. 70-74; P. Vannucci. Ancora di "Rosmini e gli scolopi",in Riv. rosminiana, XLVI (1952), 1, pp. 45-48; A. M. Ferrero, Le Scuole pie di Savona (1662-1922), in Atti e mem. della Società savonese di storia patria, XXXVIII(1967), p. 69; P. Vannucci, Un frate nella critica desanctisiana, in Tre ital. di ieri, Roma 1970.