Letterato (Firenze 1590 - Iesi 1643). Ingegno assai precoce, le sue doti gli valsero ben presto la protezione di G. B. Strozzi e l'attenzione del granduca. Decisivo fu l'incontro, nel 1608, con Galilei; da allora, e in particolare dal 1610 e almeno fino al 1633, frequenti saranno gl'incontri, prima a Firenze e poi a Roma, e soprattutto ricchissimo (e prezioso per la biografia galileiana) lo scambio epistolare: Galilei lo metterà al corrente delle sue scoperte astronomiche e lo indirizzerà, lui letterato, ad occuparsi di questioni scientifiche. Per Galilei C., che nel 1614, vestito l'abito presbiteriale, aveva iniziato una brillante carriera curiale, favorita dalla stima di Gregorio XIII e di Urbano VIII, fu un consigliere ascoltato e prezioso, fino a quando, nel 1632, Urbano VIII non si scagliò contro il Dialogo galileiano, e C., che aveva avuto un ruolo importante nella pubblicazione dell'opera, cadde in disgrazia presso il pontefice; fu allontanato allora da Roma, con incarichi varî nelle Marche e in Umbria. Di C., accademico linceo dal 1618, restano varie raccolte, per lo più postume, di poesie (tra cui Rime, 1648, che contiene anche un trattato, Poetica sacra) e due sillogi, anch'esse postume, di scritti di varia natura.