CIMADORO (Cimador), Giovanni Battista
Nacque a Venezia nel 1761 (improbabile la fonte tedesca citata dal Barblan che lo dice "conte"); non si hanno notizie sugli studi da lui compiuti. Pare che si fosse acquistato una certa fama come virtuoso di fortepiano, violino e violoncello nella città natale. dove iniziò anche l'attività di insegnante di canto. Dopo il 1790 si stabilì a Londra, continuando ad esercitare la professione di maestro di canto. Nel 1794 s'incontrò con Franz Josepli Haydn, che lo ricorda come compositore e virtuoso di violino, e msieme visitarono nell'agosto la località di Bath (cfr. Grove's Dict.). Dal 1800 al 1801 con una ripresa nel 1805, il C. in società con Tebaldo Monzani, un flautista italiano stabilitosi a Londra nel 1787, si dedicò alla editoria musicale.
Le poche altre notizie che si hanno sulla sua vita riguardano la sua attività di compositore: per il teatro il C. scrisse le favole musicali Ati e Cibele (libretto di A. Pepoli), rappresentata a Venezia, all'Accademia de' Rinnovati, nel 1785, e ripresa al King's Theatre, di Londra nel 1795, e Il ratto di Proserpina (libretto di M. Botturini), dato ancora nello stesso teatro veneziano nel 1791 (nella primavera del 1790 secondo il Manferrari). Ma l'opera che lo rese celebre è il Pigmalione, rappresentato il 26 genn. 1790 al teatro S. Samuele di Venezia. Si tratta di una "scena drammatica tratta dalla Scena lirica di monsieur j. j. Rousseau" (come riferisce un libretto stampato a Venezia nel 1790), che utilizza la traduzione di Antonio Sografi ma non accoglie le indicazioni del Rousseau il quale aveva pensato, ideando il suo Pygmalion, ad una sorta di mélodrame, cioè ad una recitazione accompagnata dalla musica e dal gesto. Il C. compose infatti una piccola opera interamente musicata, e fu appunto la possibilità di brillare come protagonisti assoluti che rese il Pigmalione del C. uno dei pezzi da concerto prediletti dai più celebri cantanti dell'epoca: dal tenore Matteo Babbini che creò il ruolo a Venezia, a G. Viganoni, attirando anche l'interesse di interpreti femminili. Teresa Bertinotti eseguì la cantata alla Scala nel 1795 e Marianna Sessi cantò il Pigmalione nel 1836. Si ricorda inoltre una rappresentazione dell'opera all'Odéon di Parigi il 28 apr. 1814.
Dovette certamente trattarsi di una partitura di notevole arditezza, che sembrava accogliere i principî della riforma gluckiana in una prassi teatrale ancora dominata dalla struttura ad arie, chiuse e recitativi secchi. Nel Pigmalione si alternano di continuo recitativi accompagnati ed ariosi, senza alcuna divisione formale tra aria e recitativo, che nella forma "secca" è del tutto abbandonato; le melodie presentano in generale un carattere deciamatorio e procedono spesso in modo sillabico, rinunciando ai vocalizzi, alle volatine, agli ampi intervalli che caratterizzano il contemporaneo canto di bravura. L'estensione vocale è piuttosto limitata, quasi rispondendo a intendimenti "naturalistici", e la scrittura evita l'emissione detta di falsetto; l'orchestra, pur lasciando il dovuto rilievo alle voci, costituisce spesso, da sola, il tessuto connettivo dell'opera, con figurazioni animate che collaborano efficacemente al risalto delle varie situazioni drammatiche. Al Pigmalione appartiene un'aria divenuta celebre fin dal secolo scorso attraverso il suo inserimento nella assai diffusa raccolta di Arie antiche messa insieme da Alessandro Parisotti: "Bel nume che adoro". Ma per una strana circostanza (o, forse per rendere più illustre la paternità del brano) l'aria venne dal Parisotti attribuita. a Domenico Cimarosa. Del tutto infondata la leggenda, riportata anche dall'Orloff, che il C., amareggiato per l'insuccesso del Pigmalione, ne desse la partitura alle fiamme: copie dell'opera sono infatti presenti in alcune biblioteche europee (due copie mss. al Conservatorio di Firenze, una nella Bibl. di S. Cecilia di Roma, segn. A. ms. n. 3707.1).
Nel repertorio cameristico il C. è presente con l'arrangiamento di sei sinfonie di Mozart per due violini, due viole, violoncello, contrabbasso, e flauto ad libitum:opera citata da vari biografi e confermata da una precisa indicazione di uno scrittore di cose musicali, Giacomo Gotifredo Ferrari. Al C. si debbono anche l'accompagnamento per cembalo per alcune arie d'opera di Mozart e per Cinque duettini per soprano di Cimarosa. Conservato è pure un suo concerto per contrabbasso ed archi (London, British Library).
Mori a Bath il 27 febbr. 1805.
Fonti e Bibl.: G. Orloff, Saggio sopra la storia della musica in Italia..., Roma 1824, V, pp. 31 s.; Aneddoti piacevoli e interessanti occorsi nella vita di G. G. Ferrari da Rovereto, a cura di S. Di Giacomo, Palermo s. d., p. 131; O. G. Sonneck, Catalogue of Opera Librettos printed before 1800, Washington 1914, p. 875; B. Brunelli, Iteatri di Padova, Padova 1921, p. 353; C. F. Pohl. Joseph Haydn, Leipzig 1927, p. 80; G. Barblan, Un Cimador che divenne Cimarosa, in Test., studi e ricerche in on. di G. M. Gatti, in Quadrivium, XIV (1973), pp. 197-206; R. Zanetti, La musica ital. del Settecento, III, Milano 1978. p. 1530; G. Morelli-E. Surian, La comparsa del mélodrame a Venezia, in Venezia e il melodramma nel Settecento (in corso di stampa); E. L. Gerber, Neues Lex. der Tonkünstler, Dresden 1850, s. v.; F.-J. Fétis, Biogr. univ. des music., II, p.302; C. Schmidl, Diz. univers. dei musicisti, I, p. 344; U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, I, p. 241; Grove's Dictionary of music and musicians, I, p. 298 (per la sua attività editoriale, cfr. ibid., V, p. 862, s. v. Monzani, Tebaldo); Enc. d. Spett., III, coll. 761 s.; La Musica. Diz., p.406; Enc. della musica Ricordi-Rizzoli, II, p. 167.