CIPRIANI, Giovanni Battista
Nacque a Firenze da un'antica famiglia di origine pistoiese (Lanzi) nel 1727, Studiò all'Accademia di belle arti di Firenze con il pittore, collezionista e mercante di quadri I. E. Hugford che era stato il più diretto allievo di A. D. Gabbiani. Completò la sua formazione a Roma, dove si trattenne per circa tre anni a partire dal 1750e dove, a contatto con artisti d'avanguardia, aggiornò il proprio stile pittorico ai modi del nascente gusto neoclassico. Tornato a Firenze, dipinse nel 1754 il tendone dell'organo della chiesa di S. Maria Maddalena dei Pazzi (G. Richa, Notizie istoriche delle chiese..., I, Firenze 1754, p. 323)che, assieme a una pala d'altare (S. Pietro ligneo) eseguita, con un S. Gregorio VII (disperso), per l'abbazia di S. Michele a Pelago ed oggi nella chiesa di S. Bartolomeo in Pantano a Pistoia, è tutto ciò che resta del periodo toscano del Cipriani.
Nel 1755 il C. si trasferì in Inghilterra, insieme con lo scultore J. Wilton e l'architetto W. Chambers, artisti conosciuti a Roma che tornavano in patria, e con lo scultore fiorentino G. B. Capezzuoli. A Londra, dove si stabilì definitivamente, riuscì in brevissimo tempo a farsi conoscere ed apprezzare. Nel 1761 sposò un'inglese piuttosto ricca che gli diede tre figli, uno dei quali, sir Henry (morto a Londra il 17 sett. 1820) fu pittore (Thieme-Becker, p. 9). Morì a Londra, di febbre reumatica, il 14 dic. 1785. Fusepolto nel cimitero di King's Road, a Chelsea, dove lo ricorda un monumento disegnato da F.Bartolozzi, suo concittadino, coetaneo e collaboratore, al quale lo legava una profonda amicizia.
Oltre che artista apprezzato, il C. era anche un bravo insegnante. Poco dopo il suo arrivo in Inghilterra, nel 1758, ebbe l'incarico di seguire gli apprendisti pittori (affiancato da Wilton, che si occupava degli scultori) che si recavano a Londra nella galleria del duca di Richniond, aperta agli studenti in quell'anno. Egli inoltre fu uno dei ventidue firmatari (con gli altri stranieri Angelica Kauffmann, F. Bartolozzi, A. Carlini e F. Zuccarelli) della petizione presentata a Giorgio III il 28 nov. 1768affinché favorisse l'istituzione di una società promotrice delle arti figurative, e fu quindi tra i quaranta membri fondatori della Royal Academy, nata per decreto regio del 10 dicembre di quell'anno (Hutchinson, 1968, pp. 44, 209). All'assemblea generale del 14dicembre il C. fu nominato "visitor" dell'accademia, e gli vennero affidati diversi incarichi didattici. Suo è, tra l'altro, il disegno del diploma dell'accademia, inciso dal Bartolozzi. Come riconoscimento dei suoi meriti verso l'istituzione ricevette nel 1769 una coppa d'argento (Dict. of Nat. Biogr., 1885). Trail 1769 ed il '79presentò quasi regolarmente sue opere, per lo più con soggetti mitologici, alle esposizioni annuali della Royal Academy (per un elenco completo, vedi Graves, 1905-06). Il C. fu inoltre membro della St. Martin's Lane Academy.
L'attività artistica del C., piuttosto intensa, si esplicò in diverse direzioni. Non gli mancarono le richieste per dipinti "di storia", il genere di pittura che allora godeva di maggior prestigio. La prima di queste commissioni gli giunse da parte di lord Tilney, che fin dal 1755 loaveva incaricato di decorare la propria country house, Wanstead, nell'Essex (la notissima residenza palladiana progettata da Campbell e distrutta nel 1822;è probabile che il C. si sia recato in Inghilterra proprio per questo lavoro). Numerosi sono i suoi interventi nella decorazione pittorica degli interni di dimore londinesi e di countryhouses dell'aristocrazia inglese, molte delle quali costruite su progetti di W. Chambers, R. Adam, J. Wood II e J. Stuart, dei protagonisti, cioè, della prima fase dell'architettura neoclassica inglese (per un elenco completo di queste opere, vedi Croft Murray, 1070). Basta qui ricordare solo che il C. dipinse nella nuova Somerset House, sullo Strand, il capolavoro di Chambers (Harris, 1970), e a Syon House (Beard, 1978), una delle più note creazioni di R. Adam. Pari alla dignità degli architetti è quella dei committenti del C., personaggi della statura di George Walpole, per la cui dimora, la palladiana Houghton Hall, eseguì nel 1781 e nel 1783 tre dipinti su tela raffiguranti Filottete a Lemno, Castore e Polluce ed Edipoa Colono.
All'indomani della sua ascesa al trono, nel 1760, Giorgio III incaricò il C. di decorare con figure allegoriche e personaggi della mitologia classica l'esterno della carrozza da parata, costruita su progetto di Chambers. Esistono tre disegni, dat. 1760, del Chambers e del C. per quest'opera, uno nelle Royal Mews, Buckingham Palace, dove si trova anche la carrozza, e gli altri nella Royal Library del castello di Windsor (Harris, 1970, pp. 219 s.). Il modellino in cera, opera di G. B. Capezzuoli e J. Voyez, dipinto anch'esso dal C., è conservato nel London Museum (M. Binney, Apotheosis of the Rococo: The Lord Mayor's coach, in Country Life, CLXIV [1978], pp. 1596 ss.). Sempre per il re d'Inghilterra Giorgio III l'artista dipinse un padiglione costruito su disegno del Chambers e dell'Adam nei giardini di Richmond, Surrey, in occasione della festa data in onore di Cristiano VII di Danimarca, cognato del sovrano inglese, il 24 sett. 1768. Inoltre, ancora su incarico del re, il C. restaurò nel 1777 le pitture del Verrio che si trovavano nella sala di S. Giorgio del castello di Windsor (distrutte intorno al 1824) e, nel 1786, i dipinti di Rubens situati sul soffitto della Banqueting House, Whitehall.
Oltre che alla pittura il C. si dedicò anche assiduamente, e con grande perizia, al disegno, genere che lo rese assai famoso presso i contemporanei. Non solo la sua attività in questo campo fu assai vasta (più di mille erano i disegni conservati in casa dell'artista al momento della sua morte, e poi venduti da Hutchins's dal 14 al 17 marzo 1786, mentre i dipinti furono venduti da Christie's il 22 dello stesso mese), ma molte delle sue opere furono poi riportate su lastra (per lo più dal Bartolozzi, che lo aveva raggiunto a Londra nel 1764, ma anche dall'allievo dello stesso C., Richard Earlom) e quindi stampate, con enorme diffusione (Cipriani's Rudiments of Drawings, London 1786-92, tutte incise dal Bartolozzi; A Collection of Prints after the Sketches and Drawings of the late celebrated G.B.C., Esq., R.A., London 1789, con incisioni di R. Earlom). Oltre a soggetti allegorici e mitologici, a episodi biblici e, a scene di genere, il C. eseguì anche disegni puramente decorativi, come quello del diploma della Royal Academy già ricordato, cui vanno aggiunti cartoncini d'invito, biglietti d'ingresso per spettacoli ed ex libris. Suoi disegni sono attualmente conservati, tra l'altro, nel British Museum, nel Victoria and Albert Museum e nel Courtauld Institute a Londra, nella Avery Library a New York (che possiede un album di schizzi) e nelle collezioni di disegni dei musei di Lilla, Orléans, Montpellier, Firenze; nell'Ashmolean Museurn di Oxford è un suo Ritratto di signora (pubbl. in Angelica Kauffmann u. ihre Zeitgenossen [catal.], Wien 1958-59, ill. 241).
Il C. fornì, inoltre, disegni per le illustrazioni di parecchi libri, tra i quali: L'Orlando furioso, Birmingham 1773; Gemmarum antiquarum delectus... in dactylothecis ducis Marlburiensis..., Londini 1780-91 (i disegni dei C. sono incisi dal Bartolozzi); Urnam hanc... eques G. Hamilton... in Angliam transmisit et aeri incidendam curavit, London 1786 (per un elenco completo, vedi Hammelmann-Boase, 1975, pp. 26, 54).
Il C. è ricordato anche in tutti i repertori di incisori (vedi, per tutti Ch. Le Blanc, Manuel de l'amateur d'estampes, II, Paris 1856, pp. 16 s., con bibl.). Tra le imprese più note in questo campo vanno ricordate quelle tratte da opere del Gabbiani, del quale incise anche l'Autoritratto per la Vita di A. D. Gabbiani, oltre a diciassette tavole per la Raccolta di cento Pensieri diversi di A. D. Gabbiani..., entrambe pubblicate da I. E. Hugford a Firenze nel 1762; incise anche ritratti di personaggi famosi dell'epoca di Cromwell. Lavorò pure per il teatro: eseguì, insieme con N. T. Dall e con J. I. Richards le scene di The Fairy Prince di T. A. Arne e G. Colman, rappresentata al Covent Garde nel 1771 (Rosenfeld - Croft Murray, 1964), e per lo stesso teatro dipinse nel 1777 l'arco scenico.
Il C. lasciò per testamento (W. Prinz, Die Samml. der Selbstbildnisse in den Uffizien, I, Berlin 1971) il suo Autoritratto (pastello) agli Uffizi di Firenze (oggi nei depositi; un Autoritratto in disegno è nel Gabinetto disegni e stampe della stessa galleria; per altri ritratti, vedi Thieme-Becker: è raffigurato anche nel grande quadro di Zoffany con i fondatori della Royal Academy riprodotto in Hutchinson, 1968; v. anche E. Kilmurray, Dict. of British Portr., II, London 1979, p. 43). Tra le poche altre opere da cavalletto figura il suo pastello con Cleopatra nel City Museum and Art Gallery di Plymouth.
La fama che il C. ebbe presso i contemporanei, enorme come la sua produzione e indubbiamente sproporzionata al merito, va attribuita alla qualità, gradevolmente decorativa e insieme aggiornata, della sua pittura, e, soprattutto, alla diffusione delle opere di questo abile disegnatore. Anche se il C. fu uno dei primi, assieme alla svizzera Angelica Kauffmann, a diffondere in Inghilterra il nuovo gusto neoclassico cui Pompeo Batoni e Antonio Raffaello Mengs avevano dato avvio a Roma, resta tuttavia ingiustificato il giudizio espresso da E. Edwards (Anecdotes of painters, London 1808, pp. 111-114) che, parlando di F. Hayman, lo dice "il miglior pittore di storia del regno prima dell'arrivo di Cipriani", e più appropriato quanto hanno osservato i Redgrave, giudicando "scadenti" i suoi dipinti: "Le sue pitture mostrano la perfezione di una generalizzazione senza senso; egli trattava qualsiasi soggetto con quell'insipida eleganza che escludeva ogni impronta personale" (Redgrave., 1947, p. 75). Il C. e la Kauffmann, "erano esperti degli espedienti formali della composizione classica ed abbondavano in quelle raffinatezze", che mancavano ai pittori inglesi. "Erano capaci di trattare qualsiasi soggetto, ma nessuno dei due aveva la benché minima sensibilità al dramma umano che rende interessante la lettura di Omero, Shakespeare o Klopstock. Ogni soggetto, a prescindere dalle dimensioni, era ridotto a scenetta decorativa, ed i due artisti non possono pertanto essere inclusi tra i pittori di storia" (Waterhouse, 1953).
Fonti e Bibl.: L. Lanzi, Storia pittor. della Italia, a cura di M. Capucci, I, Firenze 1968, pp. 202 s.; Nouvelle Biographie univ. ancienne et moderne, VIII, Paris-Leipzig 1854, pp. 310 s.; Dict. of National Biography, IV, Oxford 1885, pp. 364 s. (ma per le incisioni fa confusione con l'omonimo); A. Graves, The Royal Academy..., II, London 1905-06, pp. 62 s.; H. M. Cundall, A History of English Water Colour Painting, London 1929, pp. 26, 140; R. e S. Redgrave, A century of British painters, London-New York 1947, ad Indicem; A. P. Oppé, English Drawings... in the collection of His Majesty the King at Windsor Castle, London 1950, pp. 33 s.; E. Waterhouse, Painting in Britain 1530 to 1790, Harmondsworth 1953. p. 195;S. C. Hutchinson, The history of the Royal Academy. 1768-1968, London 1968, ad Indicem: M. Roethlisberger, European drawings from the Kitto Bible (catal.), San Marino, Cal., 1969, pp. 13, 15; E. Croft Murray, Decorative paintings for Lord Burlington and the Royal Academy, in Apollo, LXXXIX (1969), 83, pp. 11-21; S. Rosenfeld-E. Croft Murray, A checklist of scene painters working in Great Britain and Ireland in the 18th century, I, in Theatre Notebook, XIX(1964), pp. 19 s.; J. Harris, Sir W. Chambers, London 1970, pp. 80, 219 s.; E. Croft-Murray, Decorative painting in England 1537-1837, II, London 1970, pp. 185-90 e passim (con bibl. prec.); B. B. Fredericksen-F. Zeri, Census of... Ital. paintings in North American public collections, Cambridge, Mass., 1972, p. 54; Catal. of the Drawing collect. of the Royal Inst. of British Architects, London 1972, p. 25, fig. 18; Inv. dei disegni ital. della Bibl. naz. di Madrid, Madrid 1974, p. 136; H. Hammelmann-T. S. R. Boase, Book illustrators in Eighteenth-Century England, New Haven-London 1975, pp. 22, 26, 54, 61; M. Webster, in The genius of British painting, a cura di D. Piper, London 1975, pp. 159, 161, 188; A. Wilton, British watercolours 1750 to 1850, Oxford 1977, p. 192; G. Beard, The work of R. Adam, Edinburgh-London 1978. ad Indicem;Chaucer Fine Arts Inc., Neo-Classical paintings and drawings, London 1979, n. 7, ill. 7 (Ebe e Cupido); U.Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, pp. 8 s.; Encicl. Ital., X, p. 389; Encycl. Britannica, V, p. 780.