CLARICI, Giovanni Battista
Nacque ad Urbino nel 1542 da Bartolomeo, ed ebbe per fratelli Camillo e Dionora. Trasferitosi a Milano nel 1570, vi passò il resto della vita, ottenendone la cittadinanza; nel 1588 sposò Bianca Gallarati (morta nel 1630), da cui ebbe due figlie: Clara, moglie di G. B. Conti, e Camilla, maritata con Giovanni Pietro Recalcati. Nel testamento (redatto nel 1597: cfr. Codazzi, 1930, p. 4), oltre a chiedere di essere sepolto in Milano, nella cappella Gallarati della chiesa di S. Francesco, il C. indicava beneficiari dei suoi beni i familiari o, qualora fossero mancati prima, le monache milanesi di S. Orsola. Queste, a loro volta, dovevano osservare certe condizioni, altrimenti l'eredità sarebbe passata ai frati di S. Francesco e, in ulteriore caso di inadempienze, all'ospedale Maggiore di Milano (che in effetti incamerò l'eredità alla morte del nipote Gabriele Recalcati), I beni nel ducato di Urbino alla morte degli credi legittimi erano destinati all'ospedale cittadino. Il C. morì a Milano il 1º dic. 1602.
"Architetto et pigliator di distanze, altezze e profondità di monti, colli ed acque" lo definisce G. P. Lomazzo (Trattato dell'arte della pittura,scultura et architettura, Milano 1585, pp. 255, 689), ed aggiunge: nei "tre modi di vedere e delle loro linee sono molto pronti tra gli altri pittori, scultori e architetti il Clarici, il Meda, col Bossi". A sua volta il C. rispose a un sonetto di elogio del Lomazzo con un altro (entrambi sono stati pubblicati in Rime di Gio. Paolo Lomazzi…, Milano 1587, pp. 140, 296). Anche G. Bugati (Aggiunta all'Historia universale, Venezia 15873 p. 193) lo nomina "architetto et ingignero regio e ducale, gran libratore d'acque, de fiumi, de laghi, di fortezze, de monti e de paesi", mentre Paolo Morigia dà notizia dell'anno in cui il C. si trasferì a Milano (1570) e della sua attività nel "pigliar misure di distanze, d'altezze, di profondità, di monti, colli et acque" che gli ha censentito di descrivere e "mettere in disegno tutta la nostra città e suo Stato, con le sue misure e lontananze, e positure col numero delle città, castelli, borghi, terre, ville e cassine" (P. Morigia, La nobiltà di Milano, Milano 1595, p. 555).
Un manoscritto del 1735 dà notizia di una "Nunziata, di mano d'uno scolare di Tiziano, segnato appiedi il nome del pittore G. B. Clerici d'Urbino" nella chiesa di S. Giovanni dei riformati a Pesaro (Pesaro, Bibl. Oliv., ms. Oliv. 456, II: Chiese di Pesaro, c. 385r), ma successivamente A. Becci (Catalogo delle pitture che si conservano in Pesaro, Pesaro 1783, p. 60) scrive di una data, 1544, oltre alla firma, che, se esatta, escluderebbe la paternità dell'opera al C. per assegnarla a un Clerici allievo di Tiziano vissuto in precedenza.
"Buon matematico e pittore... molto eccellente nella geografia e nell'architettura" viene definito dall'abate G. Cofficci (Antichità picene..., XXVI, Fermo 1796, p. 182) e da A. Antaldi, che riporta la notizia del Becci sul quadro dell'Annunziata (Pesaro, Bibl. Oliv., ms. Oliv. 936: Notizia di alcuni architetti,pittori,scultori di Urbino,Pesaro e de' luoghi circonvicini... raccolte... nel 1805).
Dell'attività del C. come cartografo si conosce una tavola dei dintorni di Milano entro il raggio di cinque miglia (descritta da E. Verga, Catalogo ragionato della raccolta cartografica, Milano 1911) pp. 73-75, 162s.), elaborata nel 1583, corretta nel 1593e rifatta nel 1600 (nella Biblioteca Ambrosiana di Milano si conservano due relazioni del 1595 e del 1600su "la distanza di varj luoghi ne' cinque miglia del circondario della città di Milano": cfr. Gatti Perer, 1964, pp. 153, 156). Al C. viene attribuita (A. Codazzi, 1930, p. 6) una carta della Lombardia, ora attualmente conservata all'Archivio storico civico di Milano, dove è anche conservato un importante lavoro giovanile (forse del 1567), la prima carta pervenutaci del ducato di Urbino.
Sembra che dal 1586 succeda a Pellegrino Tibaldi come ingegnere di corte (Grassi, 1966, p. 153), ma soltanto nel 1600è registrato nel Collegio degli ingegneri, architetti ed agrimensori di Milano (Gatti Perer, 1965). Si ha notizia di collaudi per opere eseguite in palazzo ducale col Tibaldi e G. F. Pirovano nel 1585e di lavori in palazzo Marino (1595) con F. Sitono (Archivio di Stato di Milano, Autografi, cart. 82; cfr. Grassi, p. 155). Nel 1594il C. disegnò i riquadri nel portico verso il giardino maggiore nel palazzo ducale dove il pittore Valerio Profondavalle dipinse alcuni ritratti (E Malaguzzi Valeri, Pellegrino Pellegrini e le sue opere in Milano, in Archivio storico lomb., XXVIII [1901], 2, p. 328). In occasione della venuta di Margherita d'Austria a Milano (1598) il C., con Tolomeo Rinaldi, diresse la costruzione di un teatro stabile (il Salone Margherita) nel secondo cortile del palazzo ducale, dov'era in origine il giardino. Per la costruzione di un ponte sullo Scrivia a Serravalle il C. elaborò nel 1599due relazioni conservate nella raccolta Ferrari della Biblioteca Ambrosiana di Milano (Gatti Perer, 1964. 1, p. 199). Come architetto militare, su incarico di Ferrante II Gonzaga il C. lavorò nel 1584 alla costruzione di due baluardi, terminati poi da Iacopo Antonio Della Porta di Casale Monferrato, nelle fortificazioni di Guastalla; si ha notizia di una pianta di Cremona (non pervenuta) del 1594, elaborata dal C. per l'ampliamento delle fortificazioni, e di una carta di Alessandria e del Tanaro di cui si voleva regolare il corso presso la città nel 1594 (è pervenuta solo la relazione d'accompagnamento conservata nell'Archivio di Stato di Milano: cfr. Codazzi, p. 6).
Fonti e Bibl.: Pesaro, Bibl. Oliver.: ms. Oliv. 375, t., XI, cc. 139 s. (lettera del C. al duca Ambrogio Landriano, 1599); ms. Oliv. 1543, I, c. 53r; P. C. Grossi, Degli uomini ill. di Urbino. Commentario, Urbino 1819, p. 207; P. Zani, Encicl. metodica... delle Belle Arti, 6, Parma 1820, pp. 228. 340; C. Promis, Biografie di ingegneri militari ital. dal sec. XIV alla metà delXVIII, Torino 1874, pp. 734-736; R. Almagià, L'"Italia" di G. A. Magrini e la cartogr. dell'Italia nei secc. XVI e XVII, Napoli 1912, pp. 31. 155; Id., Monumenta cartographica, Firenze 1929, pp. 36 s.; A. Codazzi, G. B. C. e la sua carta del ducato d'Urbino, in Atti dell'XI Congresso geografico italiano, Napoli 1930, II, pp. 1-11; C. Ortolani, Pesaro. Il "mio belSan Giovanni", Pesaro 1930, p. 40; R. Almagià, Un prezioso cimelio della cartogr. ital. Il planisferodi U. Monti, in La Bibliof., XLIII (1941), pp. 168 s.; M. L. Gatti Perer, Fonti per l'architettura milanese dal XVI al XVIII secolo: F. B. Ferrarie la sua raccolta, in Arte lombarda, IX (1964), 1, p. 199; 2, pp. 153, 156; Id., Fonti.... Il Collegio degli agrimensori ingegneri e architetti,ibid., X (1965), 2, pp. 122, 124; E. Grassi, Provincedel Barocco e del Rococò, Milano 1966, pp. 153, 155; M. Groblewski, Die Kirche S. Giovanni Battista in Pesaro von Girolamo Genga, diss., Regensburg 1976, pp. 68, X, XVI; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, p. 46 (con notizie inesatte).