COLLEPIETRA (Collipietra, Collipetra), Giovanni Battista
Nacque in Toscana forse intorno all'anno 1530. La sua attività di architetto e ingegnere ci è nota solamente per il periodo trascorso a Palermo (notizie tra il 1562 e il 1600; nei documenti il suo nome è trascritto alla siciliana: "Collipietra", "Collipetra", "Collipetro").
Di incerta formazione, il C. fu nominato "architetto regio" di Palermo intomo al 1560, ricevendo forse il suo primo incarico come "architetto del Senato" nel 1562 (relazione sull'allargamento della chiesa di S. Sebastiano); nel 1567 fu eletto "ingegnere della Deputazione del Nuovo Molo" e preposto quindi alla più importante realizzazione tecnologica della Palermo cinquecentesca, voluta dal viceré "urbanista" García de Toledo. Il Molo Nuovo, che si addentrava per quasi mezzo chilometro nel mare aperto, fu allora definito come una ottava meraviglia del mondo, "da non cedere agli edificij o degli Egizij, o de' Romani" (V. Di Giovanni, Del Palermo restaurato, in G. Di Marzo, Biblioteca sicula, X, Palermo 1872, p. 87). Secondo Meli (1952) l'intervento del C. inizierebbe solo nel 1584; i lavori furono portati a compimento da M. Smiriglio all'inizio del Seicento.
La più intensa attività si colloca comunque tra il 1578 e il 1600, dopo il lungo pellegrinaggio-itinerario alle meraviglie del mondo, ricordato con stupore dai contemporanei: "Con lungo e continovato studio, ha fatto acquisto di tutte quelle cognizioni, che a somma perfezion dell'arte sua Vitruvio disiderava: e con molto andar attorno, e vedere una gran parte non pur dell'Europa, ma dell'Asia e dell'Africa, ha raccolto insieme nella memoria, quasi tutte le bellezze e le meraviglie che sparse qua e là, rendono molti luoghi del mondo riguardevoli e famosi" (D'Ariano, 1592).
Di particolare importanza sono i lavori eseguiti durante il viceregno di Marc'Antonio Colonna, l'eroe di Lepanto. Del 1578 è l'inizio della costruzione del palazzo della Dogana, poi Vicaria (ampliato nel 1595-98 per l'istituzione del Tribunale). Al 1582 risale il primo progetto per la porta Felice, aperta di fronte al mare, al termine della via Toledo prolungata dal Colonna (la porta sarà realizzata con un nuovo progetto di Mariano Smiriglio poi modificato da Pietro Novelli, soltanto nella prima metà del Seicento). Tra il 1583 e il 1584 fu costruito il più importante monumento della Palermo cinquecentesca, la porta Nuova, concepita come "memoria" dell'ingresso trionfale di Carlo V nel 1535, dopo la vittoria di Tunisi.
La porta, che si pone come perno tra l'asse urbano di via Toledo e l'asse extraurbano del rettifilo per Monreale aperto dal Colonna, risulta una contaminazione di diverse tipologie, dalla porta alla torre, dal belvedere al mausoleo (con riferimento sia al catafalco eretto per Carlo V sia a quelli per i duchi medicei). La fronte verso la città si qualifica come un "arco di trionfo" classico, al termine dei percorso trionfale di via Toledo; mentre la fronte esterna è modellata in forme rustiche con forti bugne manieristiche e con quattro "prigioni" turchi, che rievocavano insieme le vittorie di Carlo V e del Colonna.
Nel settembre 1583 il C. subentra a Giovanni Antonio Salamone come "ingegnere del regno" (docc. in Filangeri, 1979), e riceve pagamenti per lavori al palazzo reale di Palermo. Tra il maggio e il luglio del 1584 è soprintendente alle fortificazioni di Siracusa.
Un'altra notevole serie di interventi si colloca tra il 1591 e il 1593. Nel 1591 il C. ricostruì la "sala delle Dame" presso il porto; realizzò il pontile in muratura al Molo Vecchio per lo sbarco dei viceré; costruì il palazzo del Monte di pietà (successivamente trasformato); diresse i lavori di "abbellimento" del palazzo pretorio (decorazione dell'atrio e dell'aula magna o "sala delle Lapidi") e di sistemazione dei magazzini del Senato nell'ex chiesa dello Spasimo; delineò una strada rettilinea tra la cattedrale e il Noviziato dei gesuiti (attuali via Bonello e via del Noviziato: Madonna, 1976). Dell'anno 1592 è il colossale arco trionfale effimero eretto nel sito di porta Felice per l'ingresso del viceré Olivares (descritto nel "libretto" di G. D'Ariano: Fagiolo-Madonna, 1981): si trattava di una "maravigliosa fabrica", paragonabile alla porta Nuova e con un complesso programma iconologico dettato dall'erudito Bartolo Sirillo. Nel 1593 il C. fu il maggiore regista dei grandiosi festeggiamenti per l'arrivo a Palermo delle reliquie della patrona s. Ninfa.
Progettò fra l'altro un teatro ligneo sulla strada Colonna di 45 m di diametro (quello dell'Olimpico di Vicenza, per fare un confronto, è di 33 metri); innalzò due obelischi alti 25 metri (come l'obelisco vaticano, eretto pochi anni prima da Sisto V) nel sito di porta Felice, e di fronte al termine della chilometrica via Toledo un altro obelisco che, con 32 metri, eguagliava il massimo obelisco conosciuto, quello lateranense pure innalzato da Sisto V; disegnò un complesso carro trionfale dedicato a s. Ninfa alto 13 metri, da considerare come l'antesignano dei carri costruiti nei secoli successivi per la festa di S. Rosalia (anch'esso era concepito come un palco d'orchestra, per ben 48 musici; si può pensare inoltre che proprio l'impiego di carri di questo tipo impose la soluzione definitiva a piloni isolati per la porta Felice, dato che i carri non sarebbero potuti passare entro ingressi arcuati di tipo tradizionale). La festa (riscoperta e analizzata da M. Fagiolo e M. L. Madonna, 1981) fu definita, da persone d'esperienza internazionale, "la più bella di gran lunga, e la meglio intesa, ed ordinata di quante a' tempi nostri se ne son fatte in Europa" (Di Regio, 1593). L'intero apparato costituì il banco di prova per le opere architettoniche e urbanistiche realizzate esplicitamente come spazi di rappresentanza: dal pontile del 1592 alla porta Felice, dalla strada Colonna alla via Toledo. Possiamo aggiungere che, proprio grazie ai meriti acquisiti attraverso i suoi operatori artistici nel settore dell'effimero (in quella occasione si segnalò anche Camillo Camilliani con l'arco trionfale dei Fiorentini e altri apparati di successo), la nazione fiorentina ottenne dal Senato che "fra tutte le nationi, ella da quindi innanzi havesse in Palermo a precedere, salve però solamente le raggioni della nation Catalana" (Di Regio, 1593).
Di minore interesse è l'attività dell'ultimo periodo. Nel 1595 il C. costrui la "Garita", il fortino presso il Molo Vecchio. Tra il 1595 e il 1598 realizzò una serie di fontane sulla strada Colonna (1595, 1596) e nello scalone del palazzo del Tribunale (1598); gli si può attribuire anche la fontana dei Quattro Venti fuori porta S. Giorgio (1589, demolita nel 1786), coperta da una singolare cupola a padiglione. Nel 1597 venne sistemata la chiesa di Portosalvo, e si attribuisce al C. la nuova facciata; nello stesso periodo il C. sistemò il piano stradale presso S. Maria della Catena e forse diresse il rimaneggiamento della facciata. Nel 1600 iniziò la costruzione di una chiesa presso il Molo Nuovo. Non è da escludere, infine, una soprintendenza dei C. - in quanto architetto dei Senato - ai lavori per l'apertura della via Maqueda (proposta dal Senato il 4 nov. 1596 e iniziata il 24 luglio 1600), il nuovo grande asse che taglia in senso trasversale la città, costituendo coi suoi 1.400 metri il più grande sventramento dei secolo in Europa, e definendo l'immagine "a croce" di Palermo (il punto di incrocio sarà successivamente consacrato nel 1609 con. la piazza circolare dei Quattro Canti, progettata dal fiorentino-romano Giulio Lasso).
Nonostante i fortunati esiti della ricostruzione filologica attraverso documenti d'archivio che è stata effettuata da Giuliana Alajmo nel 1952 (coi successivi contributi del Meli, 1958 e del Filangeri, 1979), non è sostanzialmente mutata l'incredibile sfortuna critica di un architetto a cui è tanto legata la trasformazione urbana di Palermo nella seconda metà del Cinquecento. A giudicare dal quadro critico complessivo, si dovrebbe parlare addirittura di un silenzio della storiografia contemporanea. Monumenti-chiave come la porta Nuova continuano pertanto a essere ricordati senza alcun riferimento al loro autore, per non parlare di episodi come gli spettacolari allestimenti del 1593, solo di recente riscoperti e ricostruiti graficamente.
Fonti e Bibl.: Le uniche fonti che fanno esplicito riferimento al C. sono i "libretti" di due feste: G. D'Ariano, Arco trionfale fatto in Palermo nell'anno MDXCII per la venuta dell'ill.mo... Henrico Guzman Conte d'Olivares Viceré di Sicilia, Palermo 1592; G. Di Regio, Breve ragguaglio della trionfal solennità fatta in Palermo l'anno MDXCIII nel ricevimento del capo di s. Ninfa..., Palermo 1593. Nell'impossibilità di riportare la sterminata bibliografia pertinente alle opere attribuite oattribuibili al C., cilimitiamo a elencare i pochi contributi e i testi che citano il nome dell'architetto toscano: G. DiMarzo, I Gagini e la scultura in Sicilia nei secc. XV e XVI, Palermo 1880-83, II, p. 815; F. Meli, Degli architetti del Senato di Palermo, in Archivio storico per la Sicilia, IV-V (1938-39), pp. 308, 395; A. Giuliana Alaimo, Architetti regi in Sicilia, Palermo 1952, pp. 18-2; F. Meli, M. Carnilivari e l'archit. del Quattro e Cinquecento in Palermo, Roma 1958, passim;C. Filangeri, Centri stor. messaggi organici di cultura, in Palermo: ieri, oggi, domani, dopodomani, Palermo 1975, p. 34; Id., Aspetti di gestione ed aspetti tecnici dell'attuazione architettonica di Palermo durante il viceregno di Marcantonio Colonna (1577-1584), Palermo 1979, pp. 9, 12, 30. Per una prima ricostr. crit. dell'opera del C.: M. L. Madonna, Palermo nel Cinquecento, La rifondazione della "Città Felice", in Psicon, dic. 1976, pp. 44, 50; M. Fagiolo-M. L. Madonna, Il teatro del Sole. La rifondazione di Palermo nel Cinquecento..., Roma 1981, ad Indicem.