COMAZZI (Accomazzo), Giovanni Battista
Nacque a Mantova (secondo il Bazzoni, a Casale Monferrato) nel 1654 da famiglia originaria di Casale Monferrato.
Assai scarse sono le notizie biografiche certe; unica fonte, difficilmente controllabile, sono le memorie autobiografiche del C. riassunte dal Bazzoni. Allievo dei gesuiti, godette la stima del duca Ferdinando Carlo Gonzaga che nel 1682 lo nominò ministro residente a Vienna. Su proposta dell'allora primo ministro marchese Canossa, il duca gli impartì le ultime istruzioni durante il viaggio a Venezia in occasione del carnevale. Lasciata la città lagunare, il C. arrivò a Vienna verso la fine di febbraio del 1683 e qui presentò le sue lettere credenziali all'imperatore Leopoldo che lo accolse favorevolmente. L'imperatrice Eleonora Gonzaga, vedova di Ferdinando III, lo scelse come tramite di fiducia con i suoi sostenitori a corte, in sostituzione del gesuita Costa resosi sospetto per la condotta piuttosto ambigua.
Allorché a Vienna si sparse la voce che il duca di Mantova avesse concluso un trattato per la cessione di Mantova stessa alla Francia, il C.., interpellato in proposito, affermò di non credere alla stipulazione di tale patto e di intuire invece una losca trama per rendere invisi all'imperatore sia il duca sia l'imperatrice Eleonora sua zia. In un colloquio con l'imperatrice egli sostenne tanto efficacemente un suo piano segreto per sconfiggere i nemici di Eleonora e assicurare la fedeltà del duca all'Impero, che gli venne promessa la tenuta di Adersdorf, qualora la questione si fosse risolta positivamente. Anche l'imperatore, informato dal principe Schwarzenberg, gli fece intravvedere in compenso il titolo di conte del Sacro Romano Impero e un posto nel consiglio aulico. Il duca di Mantova assicurò il C., venuto espressamente in Italia, di non aver stretto alcun patto, e la questione sembrò risolta, anche per l'incombente invasione dei Turchi che mise in serio pericolo l'Impero (riferimenti alla sua "Residenza a questa Cesarea Corte" e alla sua collaborazione con Eleonora, "i sovrani comandi" della quale "saranno la regola del mio scrivere e del mio tacere" nella dedica alla stessa della Mente del savio [Vienna 1685]; residenza e missione sono pertanto precedenti a questa data). Il Bazzoni riferisce che successivamente alla sconfitta dell'esercito mussulmano, si riaccesero i vecchi sospetti, e che una nuova missione del C. si concluse rovinosamente, tanto che dovette ritornare precipitosamente a Vienna dove fu in seguito privato della carica di residente del duca di Mantova nella capitale per espresso comando di Luigi XIV. Quantunque la missione (difficilmente databile: i riferimenti a Eleonora la riporterebbero a prima del 1686) si fosse risolta negativamente, l'imperatore mantenne fede alle promesse, nominandolo storiografo cesareo in sostituzione del defunto Galeazzo Gualdo Priorato (questo è l'unico suo titolo quando presenziò l'incoronazione ungherese di Giuseppe), e, probabilmente molti anni dopo, accordandogli il titolo di conte.
Morì a Vienna il 27 marzo 1711.
Qui si conservavano, secondo il Bazzoni, negli archivi di corte, le sue memorie inedite: due fascicoli di piccolo formato rispettivamente di 165 e 300 pagine (Uno storiografocesareo..., p. 24). Pure inedita rimase la Istoria della flotta cesarea sul Danubio (segnalata dal Bazzoni nell'allora Bibl. imperiale, Vienna, Catal. Mss., n. 12-465) nella quale il C. ricorda dì essere riuscito a realizzare nel 1692 una flottiglia operante sul Danubio per combattere i Turchi, portando a termine il progetto del savoiardo Fleury, poi chiamato a prenderne il supremo comando. Lavoro di pura routine storiografica sembra anche la Istoria di Leopoldo I Imperatore dei Romani CXXII (Vienna 1686-88 e Milano 1691) comprendente gli anni 1657-1670 (proseguimento dell'Istoria di Leopoldo del predecessore G. Gualdo Priorato).
Coinvolto, come dimostra la biografia, nella vita politica austriaca, in alcuni scritti egli cerca tuttavia di giungere ad una visione superiore dell'"homo politicus", la cui fisionomia morale deve essere il più possibile limpida e improntata a inconfutabili principi religiosi. Si inseriscono in questa problematica La morale dei principi osservata nell'Istoria di tutti gli imperatori che regnarono in Roma (Vienna 1689) e soprattutto Politica e religione trovate insieme nella persona, parole e azioni di Gesù Cristo, secondo l'Evangelo di s. Giovanni (Colonia 1709), ove fra l'altro il C. cerca di chiarire come "la convenienza che hanno insieme la politica e la religione", sia dimostrata dal fatto che "l'una e l'altra convengono in un medesimo fine, di rendere l'uomo intieramente contento... Sono queste le due pupille dell'umana repubblica con le quali veglia sempre il nostro governo, e non è vero che l'occhio della religione resti accecato dalla fede poiché siccome il vedere della scienza umana è una fede in noi stessi, così il credere della religione è un sapere del maestro, il quale vede per noi, ed è tanto più oculato, quanto è più chiara la dottrina di chi l'insegna, di quella di chi impara" (p. 6). Così vede procedere insieme la politica e la religione sin dalla creazione del mondo: "Nel sesto giorno della Natura, fu installato l'uomo nel dominio delle cose sotto di lui create in terra, che è la prima base della politica: Dominamini; enel giorno immediatamente appresso, determinò il tempo e il culto divino: Benedixit diei septimo et sanctificavit illum. Quasi dicesse: Regnate et adorate: la terra per voi e voi per me: politica e religione". Tutto ciò per il C. è chiaramente contenuto nel Vangelo di s. Giovanni di cui dà un'accurata lettura, interpretando ogni inciso in chiave religiosa e politica. Basti un esempio: "Mentre andava Gesù formando il collegio apostolico, vide venire Natanael, uomo semplice e senza malizia. Cristo lo lodò... non volle però averlo come suo apostolo e lo lasciò nella turba. Gli uomini semplici devono lodarsi e beneficiarsi... essendo cari a Dio e perché conservano la pietà nel popolo, ma non devono alzarsi alla confidenza dello stato politico poiché sono di rovina alle cose pubbliche e ben sovente fatali alla persona de' principi".
Altre norme per un "buon governo" vennero raccolte manoscritte, ordinate e in seguito stampate a cura del nipote G. B. de Barrera con il titolo Preliminari... Politica cavata da otto libri del celebre maestro del Peripato Aristotele, ed economia da due libri del medesimo (Parma 1740).
L'anno stesso della sua morte venne pubblicato "a Colonia, il volumetto Filosofia et amore, ascrivibile al gusto del declinante Seicento e caratterizzato dalla struttura binaria cara al Comazzi. Si tratta di una raccolta di sonetti d'amore ispirati al modello petrarchesco, ad ognuno dei quali è fatto seguire un commento "filosofico". L'opera è misera, sia sul versante poetico, sia per quanto riguarda le affermazioni "pseudo-filosofiche", spesso accostate alla poesia a viva forza.
Opere: Oltre le citate si ricordano: Coronazione del re dell'Ungaria Giuseppe Arciduca d'Austria, Vienna e Milano 1688; La mente del savio, Vienna 1685 e Lodi 1697, contenente "epilogati più libri politici" al fine di perfezionare "la facoltà consultiva" del lettore per mezzo della quale riuscirà "di prudente condotta a se stesso e di riguardevole stima al mondo"; La coscienza illuminata dalla teologia di S. Tomaso d'Aquino ristretta e volgarizzata, Vienna 1710; Trento 1711, ediz. postuma in due volumi, più completa della precedente; Caracteres virorum ac faeminarum illustrium ex Cornelio Tacito desumpti, Trento 1711, a carattere compendioso, in ordine alfabetico; Thesaurus expositus, sive doctrina abscondita in C. Cornelii Taciti Annalibus, Viennae s. d. La morale dei principi fu tradotta in inglese (da W. Hatchett, London 1729) e in francese (da J.-B. Dubruy-Demportes, La Haye 1754).
Bibl.: Giornale de' letterati d'Italia (Venezia), V (MI), pp. 413 s.; F. Cavalli, La scienza polit. in Italia, III, Venezia 1876, pp. 147-167; A. Bazzoni, Uno storiografo cesareo del sec. XVIII arrestato nei pressi di Vienna, in Misc. di storia ital., II (1895), pp. 21-31.