COSTANZI, Giovanni Battista (detto Giovannino del violoncello; Giovannino da Roma)
Nacque a Roma il 3 sett. 1704. Iniziato giovanissimo - forse nel 1712 - lo studio del violoncello, ebbe successivamente come maestri forse G. L. Lulier e G. A. Haym del quale (secondo l'Enc. dello Spett.) sposò una cognata.
Nei primi decenni del 1700, sul modello della scuola violinistica di A. Corelli, si affermò a Roma una scuola violoncellistica, con virtuosi come il Lulier, N. F. Haym, G. Bombelli, F. Amadio (o Aimo) ed altri. Di questi musicisti, alcuni furono soci della Congregazione di S. Cecilia, altri strumentisti della chiesa di S. Luigi dei Francesi ed altri ancora virtuosi al servizio del cardinale Ottoboni: rappresentante - quest'ultimo - degli interessi francesi a Roma, preposto alla cappella papale, presidente della Congregazione e Accademia di S. Cecilia e, soprattutto, splendido mecenate delle arti e della vita teatrale, letteraria e musicale romana.
Nel 1721 il C. entrò al servizio dell'Ottoboni, presso il quale rimase fino alla morte di quest'ultimo, sopravvenuta nel 1740. Il suo nome figura infatti fin dal 1722 nei libri amministrativi di casa Ottoboni con la qualifica di aiutante di camera (Bibl. Ap. Vat., Arch. Barberini, Fondo Ottoboniano, Giustificazioni, libro 4, fasc. 78, anno 1721, f. 2), carica che comportava l'onere di comporre tutte le musiche per le diverse manifestazioni artistiche patrocinate dal cardinale, e di curarne l'esecuzione nelle diverse residenze del prelato; nel 1737 il C. fu nominato capo d'istrumenti, prendendo così il posto ed il titolo onorifico che erano stati un tempo del Corelli. Del resto, la stima nutrita dal cardinale Ottoboni per il giovane musicista facilitò, nel 1722, l'ingresso del C. - come violoncellista - nell'orchestra di S. Luigi dei Francesi e nel 1729, alla morte di P. P. Martinetti, anche la sua nomina a maestro di cappella nella stessa chiesa romana. Il primo lavoro fu il dramma sacro S. Cecilia (a quattro voci e orchestra con archi, fiati e cembalo), scritto per l'oratorio del Ss.mo Crocefisso ed eseguito nel quarto venerdì di quaresima del 1725. L'anno successivo, oltre ad una composizione sacra a sei voci della quale si ignora il titolo e il luogo di rappresentazione, scrisse l'oratorio La Santissima Annunziata (a cinque voci, coro e orchestra; Roma, palazzo Ottoboni, 26 marzo 1726) e la cantata a tre voci La Fenice (libretto di D. Lalli, Venezia 1726).
A questi lavori seguirono poi un sacro componimento drammatico su versi di P. Metastasio, Per la festività del SS. Natale, eseguito "con magnifico apparato" il 2 genn. 1728 nel teatro del palazzo della Cancelleria apostolica (manoscritto conservato alla British Library di Londra, Add. Mss. 31.699) e la festa teatrale in tre atti Carlo Magno (Roma, palazzo Ottoboni, 9 ott. 1728; testo del cardinale Ottoboni) che venne replicata più volte e che, nel 1729, fu offerta - in occasione della nascita del delfino di Francia - "alle Sacre Reali Maestà Cristianissime del re e regina di Francia dal cardinale Ottoboni, protettore degli affari della corona" (cfr. O. G. T. Sonneck, I, p. 259): la partitura di quest'ultimo lavoro è conservata presso la Bibliothèque nationale di Parigi (segnatura Réserve F.816), mentre il libretto si trova alla Library of Congress (Schatz 2277) e alla Biblioteca Casanatense di Roma (misc. 789.1, Ottoboni "Carlomagno").
Molto attiva fu anche la partecipazione del C. alla vita teatrale romana, per la quale scrisse diverse opere delle quali ci sono pervenuti quasi tutti i libretti, ma solo alcune arie musicali. Di queste opere ricordiamo: L'Amor generoso (libretto di A. Zeno; Roma, teatro Capranica, 7 genn. 1727); Rosmene, favola drammatica in tre atti (Roma, teatro della Pace, 8 genn. 1729; presso la Bibl. Casanatense di Roma, ms. 2242, pp. 149, 151, 1281, 1730, sono conservate quattro arie di quest'opera, mentre al Fitzwilliam Museum di Cambridge ne rimangono tre); Eupatra (libretto probabilmente di G. Faustini; Roma, teatro Valle, 3 genn. 1730; nove arie sono conservate presso la Bibl. Casanatense di Roma, ms. 2244); La Flora, dramma pastorale scritto in collaborazione con G. Corticelli e N. Vasnier (cfr. Sesini, p. 137) alla rappresentazione del quale presero eccezionalmente parte "contro il divieto vigente nello Stato Pontificio" due interpreti femminili (Roma, palazzo Cesarini alle Stimmate, 14 febbr. 1729); infine una rielaborazione della Partenope (libretto di S. Stampiglia; Roma, teatro Tor di Nona, 13 genn. 1734), musicata già nel 1722 da D. Sarro per il teatro della Pace e ripresentata con circa quattordici arie nuove musicate dal C., delle quali alcune sono conservate presso la Bibl. Casanatense (ms. 2252).
Sempre nel 1734 il C. scrisse inoltre un componimento sacro, di cui si ignora il titolo, che venne eseguito in Vaticano la notte di Natale. L'anno successivo compose invece l'oratorio L'Adamo, "componimento da cantarsi nell'Oratorio de' Padri di S. Filippo Neri di Roma la sera della festa della SS.ma Annunziata" come si legge nel libretto (cfr. Sesini, Catal... Bibl..., p. 138) e il componimento poetico Il Trionfo della pace (testo di S. Digne), che venne eseguito nella residenza dei duca di Saint-Aignon, ambasciatore di Francia a Roma.
Molte delle notizie relative alla partecipazione del C. a tante e svariate attività si ricavano - oltre che dai libri amministrativi di casa Ottoboni - soprattutto dal Diario ordinario, edito dal Cracas nel XVIII secolo., nel quale venivano riportati gli avvenimenti religiosi, musicali e teatrali più importanti della società romana dell'epoca.
Sappiamo, inoltre, che, durante gli anni trascorsi al servizio del cardinale Ottoboni, il C. strinse rapporti d'amicizia con illustri personaggi presenti a Roma in quel periodo, quali il pretendente di casa Stuart (Giacomo Edoardo) e i suoi due figli, Carlo Edoardo principe di Galles, forse suo allievo per il violoncello, ed Enrico Benedetto duca di York, discreto cantante che divenne in seguito cardinale di York e morì a Frascati nel 1807. Altri rapporti ebbe con il cardinale Cienfuegos, protettore di Germania, per il quale nel 1729 e nel 1735 scrisse due composizioni (di cui si ignora il titolo) per festeggiare l'onomastico dell'imperatrice Elisabetta Cristina; con il già ricordato duca di Saint-Aignon per il quale musicò - tra l'altro - un componimento drammatico nel 1737 in occasione dell'investitura all'Ordine francese dello Spirito Santo del principe Vaini.
Nel 1740, alla morte di Pietro Ottoboni, il C. passò - come virtuoso - al servizio del cardinale Troiano Acquaviva d'Aragona, ambasciatore di Spagna e delle Due Sicilie presso la S. Sede, successore dell'Ottoboni come presidente della Congregazione di S. Cecilia, della quale il C. fu nominato guardiano. In occasione dei giorni natalizi dei reali delle Due Sicilie l'Acquaviva era solito far eseguire dei componimenti musicali che in quegli anni vennero, appunto, scritti e diretti dal C.: componimenti, come Il Vesuvio e Telemaco (1741), L'asilo delle virtù e La speranza della terra (1744), Iride (1745) ed Enea in Cuma (1746) che richiamavano sempre nel palazzo romano di piazza di Spagna gli esponenti della migliore società romana e venivano riportati con commenti assai favorevoli nel Diario di Roma. Nel 1746 si rinsaldarono sempre più i rapporti del C. con l'ambiente musicale della Chiesa Nuova dove venne infatti eseguito l'oratorio S. Pietro vescovo di Alessandria, che può essere probabilmente identificato con la composizione sacra S. Pietro Alessandrino ricordata dallo Schering (p. 195) e dal Fétis che la attribuiva ad un p. Battista Costanzi non altrimenti noto.
Oltre agli incarichi sopra ricordati, nel 1742 il C. fu inoltre nominato maestro di cappella della chiesa della Madonna di Loreto, nel 1743, come successore del Pitoni, di quella di S. Marco e S. Maria in Vallicella e, nel 1747, della chiesa di S. Apollinare. Nel 1745 fece inoltre parte, insieme con Perti, Hasse e Jommelli, di una commissione per gli esami a primo maestro della cappella reale di Napoli. Abbandonata poco alla volta l'attività teatrale, e dedicandosi prevalentemente alla musica sacra, il C. iniziò una proficua collaborazione con i padri somaschi per i quali, dal 1746 in poi, scrisse ogni anno un oratorio che solitamente veniva eseguito al collegio Clementino nel giorno della festa dell'Assunta.
Morto nel 1747 il cardinale Acquaviva d'Aragona, il C. rimase, per alcuni anni, libero da ogni rapporto fisso di lavoro e libero quindi di dedicarsi tranquillamente alle sue diverse attività. Nel 1748 venne eseguito, alla Chiesa Nuova, il suo Gioas re di Giuda (libretto di P. Metastasio) e, al Collegio Clementino, un oratorio di cui si ignora il titolo e scritto in onore del beato G. Emiliani, all'esecuzione del quale prese parte il famoso sopranista Gizziello (G. Conti). Nominato, nel 1752, virtuoso del cardinale G. F. Albani, protettore di Polonia e nuovo presidente di S. Cecilia, nel 1754 il C. fu chiamato egli stesso a presiedere la prestigiosa congregazione e, nello stesso anno, a seguito della partenza per Stoccarda dello Jommelli, fu nominato coadiutore di P. P. Bencini alla cappella Giulia di S. Pietro (giugno 1754) e, alla morte di quest'ultimo (7 luglio 1755), suo successore come maestro di cappella della stessa celebre istituzione musicale romana, presso la quale rimase fino alla morte.
Nel frattempo aveva ripreso la sua attività in campo operistico e oratoriale: nel 1752 compose e diresse l'azione teatrale intitolata Amor prigioniero (eseguita in casa dei principi Colonna in occasione della celebrazione di un matrimonio), e l'oratorio Ester (eseguito presso il Collegio Germanico Ungarico); nel 1753 curò la ripresa del Gioas re di Giuda per la Chiesa Nuova e compose due oratori per il Collegio Clementino (Giaele e Giuditta); nel 1755 scrisse e diresse, come era già avvenuto nel '52, un componimento musicale da cantarsi al Gianicolo e compose - secondo la consuetudine - un oratorio "a tre voci e con ottimi strumenti" per la festa dell'Assunta al Collegio Clementino; successivamente, in occasione dei festeggiamenti in onore di Clemente XIII (1758), scrisse per il Collegio Germanico Ungarico l'oratorio La morte di Abele (libretto di P. Metastasio). Dopo il 1755, dedicatosi sempre più raramente agli spettacoli cari alla società romana, il C. si dedicò quasi esclusivamente alla direzione della cappella Giulia; tra le poche eccezioni è da ricordare la partecipazione del C. ad una funzione officiata nel 1770 in S. Pietro dal cardinale di York, nel corso della quale vennero eseguite musiche ("con due cori dialoganti, due organi, ottimi fugati... ): cfr. L. Burney, The present state of music in France and Italy, New York 1969, p. 390) composte, dirette ed anche eseguite dal C., la cui prestazione venne ricordata dal Burney in termini altamente elogiativi. Qualche anno più tardi (1775), anche il padre G. B. Martini doveva tributare un alto riconoscimento all'arte del C., al quale chiese un ritratto da far figurare tra quelli dei compositori più illustri dell'epoca esposti nel Liceo musicale di Bologna. Il C. morì a Roma il 5 marzo 1778.
Della produzione strumentale di questo compositore, di particolare importanza nel campo della sonata da chiesa e da camera e per quanto riguarda le innovazioni apportate nella tecnica del violoncello, come ad esempio l'uso dei capotasto, del doppio mordente e degli accordi sciolti, si ricordano, nella biblioteca del conte von Schönborn a Wiesentheid: Concerto per violoncello solo con violini, ms. 547; Cinque sinfonie per violoncello solo e basso continuo, mss. 548, 5493 551-553; Una sonata per violoncello solo e basso continuo, ms. 550. Si ricordano inoltre: Six solos for two violoncelles, op. I, London, J. Walsh, 1748; Una sonata per violoncello solo (Berlino, Staatsbibl. der Stiftung Preussischer Kulturbesitz, 4204); Sonata da camera per due violoncelli ad uso di corni da caccia (Bibl. d. Università di Upsala, Gimo Collection).
La maggior parte della musica sacra è conservata a Roma: Bibl. Ap. Vaticana, Capp. Giulia, V. 1-36, otto Messe, a 4, 5 e 8 vociconcertate, 3 Magnificat, salmi, inni, offertori, graduali, antifone, Passio D. N. Iesus Christi, mottetti, e pezzi vari della liturgia alla Vergine, V. 1-36;alla Cappella Sistina, 251 e 359: Dixit Dominus a 8 voci con basso continuo, Miserere mei, Deus a 4 voci;alla Bibl. naz., F. min. ms., n. 14 Magnificat a 4 voci e organo. Alla Biblioteca del Conservatorio di Napoli, OC 3-23, Terra tremuit, Salve Regina, e Intonuit de Coelo, tutti a 4 voci col basso numerato per organo, e Ave Maria a 3 voci.Alla British Library di Londra si trovano: Miserere mei, Deus a 4 voci(forse lo stesso di Roma, Add. Mss. 24.291); il mottetto Christus factus est a 4 voci, il mottetto Ave Maria gratia plena, a 3 voci, Intonuit de coelo Dominus a 4 voci e Dixit Dominus Domino meo a 8 voci, Add. Mss. 14,194; il mottetto del 1739 Iube, Domine, benedicere per solo, coro a 4 voci e archi (autogr. Add. Mss. 31.666) f. 36. A Parigi, Bibl. nat., Mss. L. 12.126: Te Deum a 8 voci e b. c.; Ibid., ms. 1709: una Lamentazione del 1744.AVienna, Oesterreichische Nat. Bibl., ms. 55.628, Domine exaudi orationem a 3 voci e basso continuo; Ibid., ms. 18.723, una Lamentazione autogr. Inoltre Cantate per il Natale sono conservate in partitura a Londra (British Library, Add. 3.1699). Oltre aglì oratori già menzionati ricordiamo: S. Maurizio e compagni martiri, libretto di G. Terribilini, Civitavecchia 1736; La fuga dal secolo di S. Antonio abate, testo anonimo, Roma 1738, libretto stampato per Giovanni Zempel eseguito anche a Venezia, oratorio della Congregazione di S. Filippo Neri, 1746; L'Assunzione della Beata Vergine, Roma, Collegio Clementino, 1755; S. Antonio abate, Firenze, oratorio di S. Filippo Neri, 1757; poi Bologna, Madonna di Galliera, 1760; un altro oratorio dal titolo Desiderio del martirio di s. Antonio abate, forse da considerarsi una prima versione dei precedenti ispirati allo stesso argomento, fu eseguito a Roma nel 1739; la Cantata a 3 voci coi violini, trombe, oboe e corni da caccia composta nel 1743 per il card. Acquaviva su testo del Metastasio, si trova a Londra, British Library, Add. Mss. 32.430.
Fonti e Bibl.: Cracas, Diario ordin., a. 1725, nn. 1191, 1193; a. 1726, n. 1349; a. 1727, n. 1741; a. 1728, n. 1647; a. 1729, nn. 1780, 1786, 1920; a. 1730, n. 1939; a. 1734, nn. 2580, 2583; a. 1735, nn. 2556, 2718; a. 1737, nn. 3142, 3145; a. 1738, n. 3339; a. 1741, nn. 3666, 3798; a. 1743, n. 3978; a. 1744, nn. 4134, 4422; a. 1746, n. 4419; a. 1747, n. 4629; a. 1748, nn. 4779, 4857; a. 1752, n. 5481; a. 1753, nn. 5550, 5637; a. 1755, n. 5952; a. 1758, n. 6402; a. 1777, n. 222; A. Eximeno, Dell'origine e delle regole della musica, Roma 1774, p. 477; J. B.La Borde, Essai sur la musique, III, Paris 1780, p. 183; G. Baini, Mem. stor. critiche della vita e delle opere di G. P. da Palestrina, Roma 1828, I, p. 327; II, pp. 218, 316; A. Grètry, Memoires ou essais. I, Paris 1829, p. 78; C. De Brosses, Lettres familières, II, Paris 1885, pp. 88 s.; G. De Piccolellis, Liutai antichi e moderni, Firenze 1885, pp. 168 s.; G. Gaspari, Catal. della bibl. del Liceo music. di Bologna, I, Bologna 1890, p. 151; V, a cura di N. Sesini, ibid. 1943, pp. 138 ss.; A. Steinhuber, Gesch. descoll. Germ. Hung. in Rom, I, Freiburg 1906, p. 132; A. Hughes Hughes, Catal. of Manuscript Music in the British Museum, I, London 1906, pp. 132, 248 s., 297, 335, 362; II, ibid. 1908, p. 16; A. Schering, Gesch. des Oratoriums, Leipzig 1911, pp. 124, 178, 195; A. Cametti, G. B. C. violoncellista e compositore, in Musica d'oggi, VI (1924), pp. 3 ss., 39 ss.; Id., Il teatro di Tor di Nona, Tivoli 1938, I, p. 126; II, p. 369; M. Rinaldi, A . Corelli, Milano 1953, p. 261; B. Brunelli, Tutte le opere di P. Metastasio, I, Verona 1943, p. XLVI; II, ibid. 1947, pp. 53 ss., 1322, 1325; III, ibid. 1951, pp. 166, 1193; V, ibid. 1954, p. 892; L. Bianchi, Carissimi, Stradella, Scarlatti e l'oratorio musicale, Roma 1969, p. 274; J. M. Lorenz, Capellae Sixtinae Codices musicis, Roma 1960, pp. 294, 379 s.; O. G. T. Sonneck, Catal. of Opera Librettos..., New York 1967, I, pp. 90, 259; III-IV, p. 1485; C. Burney, The present state of music in France and Italy, New York 1969, p. 390; A. Caselli, Cat. delle opere liriche pubbl. in Italia, Firenze 1969, pp. 128 s.; F.-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, II, p 372; R. Eitner, Quellen Lexikon, III, p. 77; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 381; U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, I, Firenze 1954, p. 279; Grove's Dict. of Music and Musicians, II, p. 461; Enc. dello Spett., III, col. 1570; Die Musik in Gesch. und Gegenwart, Suppl., XV, coll. 1614 ss.; Enc. della Musica Rizzoli-Ricordi, II, pp. 203 s.