PARAVIA, Giovanni Battista e Giorgio
Capostipite di una importante famiglia di librai, stampatori ed editori attivi a Torino, Giovanni Battista (o Giambattista) Paravia nacque nel capoluogo subalpino il 28 febbraio 1751 da Giovanni Bartolomeo e Anna Paravia. Le prime tracce della sua attività nel campo della produzione del libro risalgono al 1802 quando, in società con i tipografi Giovanni Sebastiano Botta e Francesco Prato, acquistò la settecentesca ditta già di Giacomo Giuseppe Avondo (una tra le più grandi della capitale subauda) di cui, in precedenza, era stato amministratore. Giudicato dai contemporanei «uno dei più distinti e rinomati librai di Torino» (Marocco, 1861, p. 111), gestiva, infatti, una bottega di libri nella piazza del Municipio e ambiva, secondo una prassi non inconsueta del tempo, a integrare l’attività libraria con quella tipografica.
L’impresa tipografica di Botta, Prato e Paravìa – che si avvalsero della duplice denominazione di ‘stampatori della municipalità’ e di ‘stampatori e libraj arcivescovili’ – si svolse soprattutto nell’ambito delle pubblicazioni religiose, mediche, giuridiche, di circostanza e amministrative. Tra queste spiccavano le lettere pastorali degli arcivescovi torinesi Carlo Luigi Buronzo e del suo successore Giacinto Della Torre. Pochi furono i testi stampati al di fuori delle commissioni per conto terzi.
Alla morte nel 1812 di uno dei due suoi soci (Prato), i ristretti vincoli imposti dalla legislazione napoleonica in materia tipografica non consentirono a Paravia di subentrare come ‘tipografo’ nella società, mancando del previsto brevetto. Fu dunque costretto a continuare solamente l’attività libraria che proseguì anche dopo il 1814 quando, con il ritorno dei Savoia a Torino, furono soppresse le precedenti limitazioni.
Qualche tempo prima della morte avvenuta a Torino nel 1826 (?) e sicuramente prima del 1825, Giovanni Battista cedette il commercio dei libri al figlio Giorgio. Nato nel capoluogo subalpino il 13 luglio 1789 dall’unione con Anna Maria Virginia Bravo, 1796, dopo aver frequentato le scuole fino alla classe di retorica, egli affiancò il padre nella gestione della libreria. Rilevatane quindi l’attività e desideroso di ampliarne i profitti riprese il progetto di congiungere esercizio librario e tipografico. A tal fine, il 25 febbraio 1825 Giorgio sottoscrisse un accordo con lo stampatore Andrea Alliana, ma la società durò appena tre anni e fu sciolta già il 12 maggio 1828.
Paravia non desistette, tuttavia, dai suoi intenti e il 17 gennaio 1833 avanzò richiesta per ottenere l’abilitazione tipografica che gli venne concessa qualche mese dopo, il 10 aprile, grazie all’acquisto della tipografia di Bernardino Barberis sita in via Bellezia. Si trattava di una piccola stamperia che, nel censimento del 1827 delle tipografie operanti nella capitale, era stata registrata con soli otto dipendenti (di cui cinque semplici ‘allievi’) contro i quarantaquattro della Stamperia Reale, i ventisei di Chirio e Mina, i ventuno di Pomba e i diciannove di Favale.
Nella supplica inoltrata alle autorità in tale circostanza Paravia fornì una breve descrizione dell’attività libraria svolta fino a quel momento e incentrata su libri e opuscoli «per la maggior parte per li Ecclesiastici e di Divozione dei quali ha provveduto e provvede alli R.R. Missionari, seguitando in ciò le norme del suo Padre Gio. Battista» (Archivio di Stato di Torino, Materie economiche e commerciali, IV, marzo 26 bis, Documenti per aprire una stamperia e concessione del relativo brevetto), come risultava da un attestato sottoscritto dal superiore della congregazione.
Sia pure in una posizione di secondo piano Paravia riuscì finalmente a entrare nel fiorente mercato tipografico e librario subalpino in quegli anni in pieno sviluppo e segnato dall’intraprendenza, in specie, di Giuseppe Pomba, Giacinto Marietti e Alessandro Fontana. La modestia dell’impresa era confermata dal fatto che Davide Bertolotti nella sua notissima Descrizione di Torino (1840) non fece alcun cenno a Paravia nella sua documentata rassegna degli stampatori subalpini.
La produzione di Giorgio tra il 1833 e il 1844 non si discostò da quella perseguita in precedenza dal padre, con testi devozionali, apologetici e di circostanza. La pubblicazione di alcuni periodici come Il Propagatore religioso (1836-1841, dal 1840 in società con Pomba), Il Trovatore (1838, di breve durata) e soprattutto il Repertorio d’agricoltura e di scienze economiche ed industriali (1835-1858) dimostrarono, tuttavia, propositi di maggiore consistenza. Non mancò anche qualche occasionale testo scolastico, antefatto di quello che di lì a poco sarebbe diventato il baricentro della iniziativa di Paravia.
Stretto un accordo nel 1843 con un socio di minoranza, Francesco Tardone, con le nuove risorse a disposizione Giorgio cercò di ritagliarsi maggiori spazi. La svolta destinata a segnare non solo l’ultima parte della vita di Paravia, ma a connotare in modo molto significativo la successiva storia della casa editrice, si verificò sul finire del 1844, quando il tipografo e libraio torinese entrò in rapporto con un gruppo di docenti torinesi impegnati a promuovere il rinnovamento scolastico in Piemonte.
La prima iniziativa in tal senso fu la pubblicazione della rivista pedagogica L’Educatore primario (1845-1848). Il periodico diretto da Agostino Fecia e sostenuto da personalità come Domenico Berti, Carlo Boncompagni, Giovanni Antonio Rayneri, Vincenzo Troya, intese coltivare le proposte pedagogiche di Ferrante Aporti, illustrate nell’agosto 1844 durante il ciclo di lezioni da lui tenuto presso l’Università di Torino.
Da allora in poi il catalogo di Paravia si affollò di testi e scritti soprattutto di carattere pedagogico e scolastico. All’Educatore primario fecero inoltre seguito altre testate periodiche come il Giornale della Società d’istruzione e d’educazione (1849-52) e, poi, L’Istitutore (1852-97) e la Rivista delle università e dei collegii (1853-54). A queste importanti voci che alimentarono il dibattito politico scolastico e didattico prima e dopo il 1848 si affiancarono libri di pedagogia (tra gli autori Berti, Rayneri e Boncompagni), guide didattiche e manuali per i maestri (Troya) e numerosi testi scolastici (tra cui il Sistema metrico decimale ridotto a semplicità di don Giovanni Bosco, a lungo collaboratore della casa editrice). Nel 1849 Paravia tentò anche la carta della rivista politica e culturale con la pubblicazione della Rivista italiana, collocata su posizioni liberal-cattoliche e diretta da Domenico Berti, ma cessata subito dopo la scomparsa del libraio-tipografo.
Alla morte di Giorgio Paravia, avvenuta a Torino il 26 dicembre 1850, la vedova Maddalena Vigliardi, sciolto ogni rapporto con il socio del marito Tardone, affidò le sorti dell’azienda a Lorenzo Roux, esperto tipografo, e al giovane Innocenzo Vigliardi (1822-1896), stretto parente dei Paravia e da anni già commesso nella libreria di Giorgio. I due soci tennero ferma la scelta preferenziale per l’editoria pedagogica e scolastica, contando sul notevole aumento di studenti che si verificò in Piemonte degli anni Cinquanta dell’Ottocento e dell’abbandono del genere scolastico da parte di altri tipografi ed editori, compreso Pomba con il quale, già in precedenza, Paravia aveva collaborato in svariate occasioni.
Fonti e Bibl.: documenti sull’attività tipografica e libraria dei Paravìa sono conservati in diversi fondi presso l’Archivio di Stato di Torino, specialmente I Sez. Materie economiche e commerciali, IV, mazzo 26 bis e il fondo Tribunale di Torino, Atti di società, 1850-1851, cc. 355 s. L’archivio storico della casa editrice Paravia è andato perduto durante la seconda guerra mondiale; una minima parte, relativa alle carte di famiglia, è depositata presso la Fondazione Tancredi di Barolo di Torino. Inoltre: M. Marocco, Cenni sull’origine e sui progressi dell’arte tipografica, Torino 1861, pp. 111 s., 115, 134; G. Bitelli, Il rinascimento pedagogico e didattico nel periodo risorgimentale piemontese e l’editore Paravìa, Torino 1960; E. Soave, L’industria tipografica in Piemonte. Dall’inizio del XVIII secolo allo Statuto Albertino, Torino 1976, p. 132 s., 140, 168, 187; P. Stella, Don Bosco nella storia economica e sociale (1815-1870), Roma 1980, pp. 337-340, 359-361, 366-368; P. Casana Testore, La casa editrice Paravìa. Due secoli di attività, Torino 1984; G. Chiosso, P. G.B., casa editrice, in Teseo. Tipografi ed editori scolastico educativi dell’Ottocento, diretto da Id., Milano 2003, pp. 425-430.