FAVERO, Giovanni Battista
Nacque a Crespano Veneto (ora Crespano del Grappa, in prov. di Treviso) il 27 giugno 1832, da Pietro e da Candida Gianese. Le ristrettezze economiche lo costrinsero ben presto ad impartire lezioni private per mantenersi agli studi e contribuire alle necessità della famiglia. Nel 1856 si laureò a Padova in ingegneria civile edile (ingegneria e architettura veniva definita la laurea a quei tempi). Da allora, e fino al 1865, fu ingegnere addetto al servizio trazione delle Ferrovie Nord austriache con sede a Vienna.
Passato al servizio, in Italia, delle Strade ferrate meridionali, dapprima fu addetto agli studi esecutivi della Ferrovia aquilana in regioni allora molto inospitali e pericolose perché infestate da briganti; poi, come ingegnere caposezione, partecipò all'esecuzione della galleria della Starna e di altri manufatti sulla linea Napoli-Foggia; i lavori su quest'ultima linea erano particolarmente difficili per la natura franosa del terreno. Nel 1868 un'impresa privata lo incaricò di dirigere la costruzione di un tronco della ferrovia della Drava in Carinzia e nel 1870 fu a Vienna, responsabile della direzione di lavori di linee ferroviarie in Ungheria, in Galizia e in Polonia.
Nel 1874 si ritirò a Firenze per dedicarsi a ricerche teoriche.
Primo frutto fu la memoria Intorno alle figure reciproche di statica grafica (in Atti d. R. Accad. d. Lincei, classe di scienze fis., mat. e nat., s. 2, 11 [1874-75], pp. 455-495), presentata in seduta plenaria dell'Accademia da L. Cremona il 2 maggio 1875. Per valutare l'importanza dello scritto è necessario ricordare che già M. Lévy, nella sua opera La statique graphique et ses applications aux constructions (Paris 1874), aveva dimostrato che in un piano si possono costruire le figure reciproche, senza ricorrere alla considerazione di poliedri nello spazio, ma ciò non costituiva una teoria generale e propria di quelle figure, concepite come esistenti in un piano, indipendentemente da ciò che è fuori di esso, e ciò in base ad un semplicissimo teorema di geometria elementare. Inoltre il F. osservava che il diagramma delle forze si compone sempre di tre parti distinte, e cioè di un poligono chiuso, di un poligono aperto e delle rette radiali che congiungono i vertici del primo con quelli del secondo, facilitando la costruzione del diagramma.
Nel 1875 il F. fu nominato straordinario, e poi ordinario nel 1878, di ponti e strade presso l'università di Roma ed ebbe unitamente l'incarico di strade ferrate; nel 1887 ottenne di essere nominato docente ordinario di strade ferrate, lasciando l'altro insegnamento. Fu socio corrispondente (1887) e poi nazionale (1899) dell'Accademia naz. d. Lincei, socio corrispondente dell'International statistical Institute di Londra (1886), dell'Istituto veneto (1896) e della Accademia delle scienze di Torino (1897).
Dopo lunga e dolorosa malattia morì a Roma il 29 dic. 1906.
Un'opera del F. che presenta un certo interesse anche per la storia della sistemazione idraulica e urbanistica di Roma, che portò la città ad assumere la fisionomia attuale, è la Relazione della Commissione per la sistemazione dei collettori di fogna (Roma 1878). La commissione, presieduta da R. Pareto, fu riunita dal sindaco P. Venturi il 18 genn. 1877 perché studiasse le fognature della città in accordo con la sistemazione del tronco urbano del Tevere, e fissasse i principi e le indicazioni generali fondamentali di progetto.
La questione preliminare trattata fu la scelta del sistema di fognatura a collettori che consentiva di isolare gli scoli luridi e pluviali della città dalle acque del Tevere per renderli indipendenti dalle variazioni di livello del fiume e per sopprimere gli sbocchi lungo il corso urbano, tenendo conto che per il tratto cittadino si prevedevano due lungotevere. Il sistema proposto era simile a quello di Londra con una rete di fogne e di collettori, scaricanti al di fuori del tratto urbano ed in grado di raccogliere i rifiuti di ogni natura trasportati da acque continuamente fluenti, anche in considerazione del fatto che le acque del fiume, già prima dell'entrata in Roma, non potevano essere utilizzate per usi alimentari. Le acque piovane dovevano anch'esse essere portate a sfociare inferiormente al tratto urbano. Solamente quelle provenienti da acquazzoni straordinari avrebbero potuto essere immesse nel Tevere entro il tratto cittadino, purché ciò fosse consentito dalle condizioni altimetriche. La marrana mariana, che portava nel Tevere gli scoli di una zona interna delle mura e sboccava presso la Bocca della Verità, avrebbe potuto essere utilizzata anche per convogliare nel fiume una parte delle acque pluviali dei grandi acquazzoni. La Cloaca massima doveva essere intercettata nelle vicinanze di S. Giorgio in Velabro in modo da poter essere ispezionata; il suo tronco estremo inferiore non doveva essere messo in comunicazione col collettore basso di sinistra. Il tronco superiore della Cloaca poteva essere confermato nelle funzioni esistenti. Altre dettagliate prescrizioni erano date per la raccolta delle acque luride e pluviali della parte pianeggiante e per i collettori sulla sinistra del fiume.
Inoltre è da ricordare del F. La determinazione grafica delle forze interne nelle travi reticolari (in Atti d. R. Accad. d. Lincei, classe di sc. fis., mat. e nat., s. 3, I [1877-78], pp. 201-274). In essa sono trattate le leggi secondo cui variano gli sforzi interni di una trave reticolare al variare delle forze esterne che la sollecitano; vengono fornite inoltre le costruzioni grafiche che consentono di determinare il valore massimo della sollecitazione per un assegnato sistema di carichi mobili. Nel presentare l'opera all'Accademia dei Lincei, L. Cremona dichiarava che il metodo proposto dal F. consentiva di risolvere il problema con semplicità e prontezza.
La memoria De quaestione radicum realium cuiuslibet aequationis unius incognitae (Roma 1874) fornisce un metodo per la limitazione e per il calcolo numerico per successive approssimazioni delle radici reali di un'equazione algebrica o trascendente. Molto successiva, sempre nel settore delle radici delle equazioni, è l'opera Sulle radici delle equazioni algebriche (in Atti d. R. Accad. d. Lincei, classe di sc. fis., mat. e nat., s. 4, VI [1889], pp. 415-425), che dimostra come si possano esprimere, mediante sviluppi in serie, le radici reali o complesse di una equazione razionale intera di grado n, quando si conoscano, almeno per approssimazione, le radici dell'equazione di grado (n-1), che si ottiene uguagliando a zero il discriminante dell'equazione data.
Appartiene al settore matematico anche l'altra equazione De aequationum differentialium partialium natura disquisitiones quaedam analyticae (Roma 1880), in cui, assegnata un'equazione con una funzione incognita con m variabili indipendenti e derivabile, fino ad un certo ordine, rispetto a tali variabili, si considerano le soluzioni dell'equazione data come rappresentazione di varietà ad m dimensioni e si indaga sulla validità di una di queste soluzioni imponendole la condizione di contenere una o più varietà prefissate ad arbitrio e ad (m-1) dimensioni.
Alla fisica tecnica appartiene invece la memoria Del moto permanente di un gas perfetto in un tubo e del suo effiusso (in Atti d. R. Accad. d. Lincei, el. di sc. fis., mat. e nat., s. 5, 1 [1894], pp. 611-663), in cui il F. effettua una ricerca sul motivo delle contraddizioni evidenziate da molti scienziati fra certe formule teoriche rappresentative dell'efflusso dei fluidi elastici ed i risultati delle esperienze. La conclusione fu che, nell'ipotesi di moto adiabatico, senza attrito ed a falde parallele, i movimenti possibili fisicamente erano più di uno e che per ognuno di essi vi erano particolari limiti di possibilità fisica; le contraddizioni erano dovute al fatto che le formule teoriche erano state applicate al di fuori dei limiti di validità.
Destinata a fini sociali è invece la ricerca intitolata Sulla determinazione della mortalità nel caso di emigrazione (Roma 1883), che indaga, confrontando i dati teorici con i fisultati di lunghe osservazioni, se, e quanto, l'emigrazione contribuisca a far variare la resistenza vitale della popolazione rimasta in patria. Il F., oltre a sottoporre a critica rigorosa le formule allora utilizzate, ne suggeriva anche di nuove, da lui giudicate più valide. L'importanza di tale pubblicazione era notevolissima in anni di intensa emigrazione.
Ancora ad altro settore appartiene il lavoro Della elettrolisi nelle correnti alternanti (in Atti d. R. Accad. d. Lincei, rendic. cl. di sc. fis., mat. e nat., s. 4, VIII [1891], pp. 15-22), in cui viene data per la prima "volta una dimostrazione generale del fatto che l'energia elettrica "vera" (numero di Watt) è sempre minore di quella "apparente" qualunque sia il modo di variare dell'intensità di corrente e della tensione". Da ricordare anche Del rapporto fra le scoperte della scienza pura e le invenzioni industriali (Roma 1882), letta in occasione dell'apertura dell'anno accademico 1881-1882 dell'università di Roma.
Il F. coltivò anche gli studi letterari e storici, e le lingue antiche e moderne.
Bibl.: Necr. in Atti d. R. Accad. d. Lincei, Rendic. cl. d. sc. fis. mat. e nat., XVI (1907), 1, pp. 206-211; in Atti d. Accad. d. scienze di Torino, XLII (1906-07), pp. 318-320; R. Pélissier, Per il cinquantenario della scuola d'ingegnerta di Roma, Roma 1924, pp. 44-47; Annuario dell'Università di Roma, anno accad. 1906-07, p. 165.