FERRARI, Giovanni Battista
Nacque a Brescia il 13 ott. 1829 da Giovan Battista e Cecilia Frigerio, primo di sei figli.
Il padre era nativo di Caldes in Val di Sole, la madre bresciana. Le radici solandre influirono sulla sua opera sia per la scelta dei soggetti sia per il colorismo del suo stile e lo portarono a creare veri e propri archetipi pittorici più volte replicati.
In gioventù, per le sue disagiate condizioni economiche, in seguito alla morte del padre (1843), e per il suo impegno politico, svolse altre professioni; la sua fede risorgimentale lo portò all'incontro con patrioti quali A. Frigerio e il conte G. Martinengo, con cui partecipò alle Dieci giornate di Brescia e alla seconda guerra d'indipendenza (Comanducci; Nicodemi-Bezzola, 1935). Nel 1855 si iscrisse alla scuola comunale di disegno e pittura di Brescia, diretta dal pittore G. Rottini, scuola in cui più tardi ricoprì l'incarico di maestro d'architettura. Vincitore della pensione triennale assegnata dal Legato Brozzoni, si iscrisse nel novembre del 1856 all'Accademia di Brera, frequentando con M. Bianchi il corso di figura diretto da G. Sogni, quello di pittura dall'antico e quello di paesaggio diretto dal pittore sassone A. Zimmermann, esponente di spicco della pittura romantica tedesca di paesaggio.
Questa corrente artistica, allora in auge nell'ambiente artistico milanese, esercitò una decisiva influenza sulla pittura del F., che però seppe superame gli aspetti di maniera.
Dal 1857 iniziò un'intensa attività artistica che lo portò a conseguire, nel 1860, un premio da parte dell'istituzione Girotti e a partecipare costantemente alle periodiche esposizioni della Società promotrice di belle arti di Torino (1859-62, 1867, 1869-75, 1877-80, 1888) e dell'Accademia di Brera a Milano (1858-61, 186581, 1883-86, 1888, 1892, 1894, 1896-97; per un elenco completo delle esposizioni, delle opere presentate e dei cataloghi cfr. Ferrari, 1990, pp. 87-90 e 1993, pp. 11 s.). Il F., che si autodefinì pittore paesista, dipinse costantemente i luoghi più suggestivi delle terre lombarde, i laghi, la campagna della Brianza, la città natale e quella di adozione, Milano, dove si stabilì soltanto nel 1872, riproponendo però di continuo anche gli scorci di quella Val di Sole che aveva dato i natali al padre emigrato.
Il realismo e il pragmatismo della sua pittura si intrecciarono armonicamente con la predominante cultura romantica che permise all'artista di esprimere pienamente le seduzioni e il fascino dei sentimenti; la natura da lui dipinta non fu mai idilliaca, statica, ma colta nella sua quasi impercettibile esistenza quotidiana, popolata di gente operosa che non è mai ridotta a puro espediente pittorico.
Nel 1861 partecipò con tre opere alla prima Esposizione italiana di Firenze e nell'estate del 1862 si recò con la consorte bresciana Angela Binetti a Londra in occasione dell'Esposizione internazionale, a cui partecipò con il quadro Le rive del Mella (cfr. Ferrari, 1990, pp. 23, 34). Lasciata l'Inghilterra nel 1863, dopo profonde delusioni artistiche, si recò a New York e forse in America Latina alla ricerca di una improbabile fortuna artistica. Del periodo americano vi sono scarse tracce documentarie (Comanducci) se si fa eccezione per alcune opere che raffigurano New York (Ferrari, 1990, p. 23). Il 20 maggio 1865 tornò in Italia e a Brescia divenne maestro del pittore F. Rovetta, a cui insegnò i primi rudimenti dell'arte pittorica; con lui raffigurò - nelle frequenti escursioni artistiche - luoghi suggestivi come la Val di Ledro. Dal 1865 al 1867 divenne "maestro assistente" alla scuola di disegno annessa alla Pinacoteca Tosio Martinengo. Le sue simpatie politiche per Garibaldi lo spinsero a rievocare le gesta garibaldine in Trentino durante la terza guerra d'indipendenza nel dipinto Valle di Bezzecca, guerra del 1866 (firmato e datato 1873, Brescia, coll. priv., ill. in Ferrari, 1990, p. 63). Il F. però non aderì mai alla corrente patriottica del verismo pittorico lombardo, così come non abbracciò i nuovi contenuti artistici della scapigliatura milanese, con cui pure fu in stretto contatto.
Dal 1869, anno in cui divenne socio onorario del R. Istituto di belle arti di Urbino, iniziò il ventennio della maturità e della massima produzione pittorica. Nel 1870 vinse il primo premio Mylius all'Esposizione braidense con un paesaggio storico e nel 1873 inviò due opere all'Esposizione universale di Vienna. Il F. operò costantemente tra Milano e Brescia, dove, nel 1876, aderì all'Associazione Arte in famiglia, fondata da C. Manziana e dal suo ex allievo F. Rovetta; con essa partecipò alla prima Esposizione internazionale di Roma nel 1883 e a quella bresciana del 1904.
A Milano, nel 1885, divenne socio della Società permanente per le belle arti. dove espose regolarmente dal 1886 al 1989 (cfr. cataloghi ufficiali). In questo periodo eseguì le sue opere più significative, tra cui ricordiamo Ilcastello di Brescia (esposto sia a Brera sia a Torino nel 1867), Paesaggio nelle vicinanze di Monluè (firmato e datato 1868, Provincia di Milano, ill. in Ferrari, 1990, p. 52), La baronia di Croviana Val di Sole (esposto a Brera nel 1870), Veduta di Castiglione Olona (firmato e datato 1871, Brescia, coll. priv., ill. ibid., p. 73), Mezzolago Val di Ledro (firmato e datato 1872, Brescia, coll. priv., ill. ibid., p. 63), Campagna nelle vicinanze di Milano, (firmato e datato 1877, Brescia, coll. priv., ill. ibid., p. 58), In Val di Ledro (firmato e datato 1877, Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo, ill. ibid., pp. 56 s.), La mietitura (firmato e datato 1882, provincia di Brescia, coll. priv., ill. ibid., p. 66), IlLambro (firmato e datato 1889, Milano, Galleria d'arte moderna), Limone del Garda (firmato e datato 1892, Brescia, coll. priv., ill. ibid., p. 71).
Altre sue opere si conservano nella Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, nel Museo di Milano e all'Accademia di Brera, mentre la maggior parte di esse è dispersa in collezioni private italiane (Brescia, Milano, Varese, Como, Torino) e straniere (per il catalogo completo delle opere rintracciate si veda Ferrari, 1990, pp. 31-85).
Nel 1877 il F. ebbe un figlio, Renato, da una relazione extraconiugale; la moglie, per anni ricoverata nel manicomio di Mombello, morì nel 1889.
Negli ultimi anni della sua attività il F. mantenne uno stile nitido, sensibile alle innovazioni introdotte dai nuovi linguaggi pittorici; la pennellata divenne rapida, essenziale, la gamma cromatica si semplificò; il suo mestiere non degenerò nella maniera, ma si trasformò in linguaggio personale. Il F. si seppe così collocare tra quei pittori "minori" che, pur non essendo in grado di divenire protagonisti della nuova stagione pittorica, segnarono la storia della pittura di paesaggio lombarda della seconda metà dell'800.
In umili condizioni, dimenticato dal pubblico e dalla critica nonostante le sue costanti apparizioni alle esposizioni nazionali di primavera a Milano dal 1898 al 1905, il F. morì a Milano il 26 apr. 1906 e fu sepolto nel cimitero Maggiore.
Fonti e Bibl.: Oltre ai cataloghi delle mostre citate all'interno si veda: G. Nicodemi-M. Bezzola, La Galleria d'arte moderna: i dipinti I, Milano 1935, p. 211; E. Piceni-M. Cinotti, La pittura e la scultura a Milano dal 1815 al 1915, in Storia di Milano, XV, Milano 1962, pp. 457-620;B. Spataro, La pittura, in Storia di Brescia, IV, Brescia 1963, p. 951; L. Caramel-C. Pirovano, Galleria d'arte moderna. Opere dell'Ottocento, Milano 1975, p. 318;G. Panazza, Il volto storico di Brescia, III, Brescia 1980, pp. 82, 267; V, ibid. 1985, p. 125:L. Anelli, Il paesaggio nella pittura bresciana dell'800, Brescia 1984, pp. 49, 52 s., 62 ss., 66, 68, 115, 133; L'età zanardelliana (catal.), Brescia 1984, p. 83 (tav.); R. De Grada, L'800 a palazzo Isimbardi, Milano 1987, p. 48;R. Ferrari, G. B. F. (1829-1906), Brescia 1990 (con ulteriore bibl.); Id., G. B. F. il fascino del paesaggio (catal.), Brescia 1993;Id., in Fiumi tra Alpi e Appennino, Brescia 1993, pp. 9, 14 s.; Musei e gallerie di Milano. Pinacoteca di Brera, Milano 1993, pp. 259 ss.; R. Ferrari, Eugenio Amus... (catal.), Brescia 1994, pp. 7, 12, 17, 21, 23, 25, 51, 56, 64, 68, 73; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 454;A. M. Comanducci, Diz. illustrato dei pittori.... p. 1194.