FERRETTI (erroneamente Ferreri), Giovanni Battista
Sono scarse le notizie su questo pittore, originario probabilmente di Alfedena, in provincia dell'Aquila (Bindi, 1883), e attivo nella seconda metà del XVII secolo.
Potrebbe essere identificato con il Giovanni Battista figlio ed erede di Cosimo Ferretti di Alfedena, nominato nel testamento di quest'ultimo del marzo 1713 (Arch. di Stato di Sulmona, Atti del notaio Giovan Battista di Gironamo di Alfedena, f. 3r). In base a tale documento la data di morte del F. andrebbe collocata oltre il 1713.
Il Bindi (1883) afferma che lasciò nella parrocchia di Alfedena un quadro (oggi perduto), raffigurante S. Pietro martire, che recava l'iscrizione "G. B. F. 1697". Asserisce inoltre che il F. fu un valente disegnatore, assai apprezzato in Vaticano.
Il Titi (nell'edizione del 1721 il F. viene ricordato come Ferretti, mentre in quella del 1763 come Ferreri; anche in Thieme-Becker viene biografato sia come Ferreri, pittore romano, a p. 473, sia come Ferretti di Alfedena a p. 476) accenna ad un alunnato del F. presso Carlo Maratta e gli attribuisce gli affreschi della cappella di S. Carlo Borromeo nella chiesa della Ss. Trinità dei Pellegrini in Roma.
I dipinti rappresentano sulla parete sinistra la Carità di s. Carlo Borromeo, su quella destra l'Ospitalità di s. Filippo Neri; nella volta il Redentore tra S. Felice, cui la Vergine porge il Bambino Gesù e S. Domenico che resuscita Napoleone Orsini. Nel sottarco, inscritte in compassi, sono raffigurate quattro Virtù: Giustizia, Umiltà, Carità e Provvidenza; al di sopra due angeli recano simboli allusivi a Carlo Borromeo e, nel mezzo, un cuore raggiante, attributo di s. Filippo Neri (Vasco Rocca, 1979, pp. 108-110).
Sulla scorta del Fortini (1853), questi affreschi sono stati datati al 1677 (cfr. Vasco Rocca, 1979, p. 108). La cappella, infatti, di proprietà della famiglia Altimani, era stata ceduta gratuitamente alla Congregazione della Ss. Trinità nel 1676; il 3 dic. 1677 Domenico Altimani lasciava disposizioni testamentarie presso il notaio N. Rignani (Arch. di Stato di Roma, vol. 338) per fare ornare "eiusdam capelle per ipsum ornate in venerabile ecclesia Hospitalis Sancte Trinitatis Peregrinorum et Convalescentium urbis". Egli stesso aveva commissionato a G. Courtois detto il Borgognone la paia d'altare, dipinta nello stesso anno 1677. Scmpre dagli atti del notaio Rignani l'Altimani risulterebbe vivo sino a tutto il 1677, mentre in un atto del 18 genn. 1679 gli eredi dell'Altimani, in osservanza alla volontà del defunto Domenico, "in cuius testamento ... de mense Novembris" promettono di far ornare la cappella (Notaio N. Rignani, vol. 341).Evidentemente scelsero un pittore non noto sulla scena romana né altrove e certamente meno quotato del Borgognone.
Prescindendo dall'errore dello stesso notaio, che confuse il mese di novembre con quello di dicembre, la datazione dei dipinti del F. sembra così dover essere posticipata di due anni anche se, eccezione fatta per la testimonianza del Titi, mancano documenti che ne attribuiscano con sicurezza la paternità al Ferretti.
Gli affreschi della cappella di S. Carlo Borromeo, citati con parole di benevolo apprezzamento anche dal Vasi (1777), risentono profondamente dei dettami classicisti del Maratta (Vasco Rocca, 1979, p. 110). Lo stile del F. sembrerebbe accogliere questi dettami, Ma, per lo meno in questo unico esempio, le figure parrebbero svigorite da un eccessivo e malinconico patetismo, sì da presentarsi con una fattura diligente e accurata ma del tutto scolastica e prive di vitalità interiore.
Bindi (1883) ricorda anche un Eugenio, pittore della stessa famiglia del F., attivo ad Alfedena.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Roma, Ospedale della Ss. Trinità dei Pellegrini. Chiesa e Fabbrica, busta n. 464; Ibid., Ufficio dei 28 notai capitolini, Notaio Nicolò Rignani, vol. 338, f. 346; vol. 341, f. 53; Sezione Archivio di Stato di Sulmona, Atti del notaio Giovan Battista Di Gironamo di Alfedena, f. 3r; F. Titi, Studio di pittura, scoltura et architettura, nelle chiese di Roma (1674-1763), a cura di B. Contardi-S. Romano, Firenze 1987, 1, p. 70; II, Atlante, p. 136; G. Vasi, Itinerario istruttivo diviso in otto giornate, Roma 1777, p. 406; E. Fortini, Descriz. della venerabile chiesa dedicata alla Ss. Trinità dei Pellegrini e Convalescenti di Roma fatta in occasione del nuovo restauro del 1853, Roma 1853, p. 20; V. Bindi, Artisti abruzzesi,Napoli 1883, p. 121; S. Vasco Rocca, La Ss. Trinità dei Pellegrini, Roma 1979, pp. 108-110; O. Melasecchi, in La regola e la fama. S. Filippo Neri nell'arte (catal., Roma), Milano 1995, p. 568; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI,pp. 473 e 476.