GALLUZZI, Giovanni Battista
Figlio di Pier Paolo e di Laura Tartaglia, nacque il 18 luglio 1675 nella parrocchia di S. Eufemia a Piacenza, città in cui risiedette abitando nella vicinia di S. Sepolcro (Fiori, 1972).
Architetto e quadraturista formatosi nel solco della tradizione dei Galli Bibiena, il G. frequentò assai verosimilmente anche la bottega di Francesco Natali che, con il figlio Giovanni Battista, all'inizio del Settecento esplicò un'intensa attività nelle chiese e nei palazzi di Piacenza. Nel 1699 il G. lavorò alle decorazioni, perdute, dell'alcova che si trova al piano terreno del palazzo di Orazio della Somaglia.
Nel cantiere dell'aristocratica dimora, eretta sul volgere del secolo XVII, sono documentati i pittori Pier Antonio Avanzini e Bernardino Ferrari, oltre a F. Natali, responsabile delle decorazioni a quadratura sulla volta dello scalone d'onore, e allo stesso G., al quale si devono attribuire anche le quadrature a contorno dei Quattro elementi, dipinti dal fiammingo H. De Longe nel salone dell'appartamento di levante.
Nel 1704 il G. eseguì le quadrature sulle volte di alcune sale del palazzo della famiglia Baldini, in via S. Siro: affrescò il salotto e il gabinetto attiguo all'alcova dorata, oltre a "un altro gabinetto in fondo alla fuga di stanze più longa della Casa", come si legge nelle carte d'archivio, mentre il genovese G.E. Draghi dipinse il medaglione sulla volta dello stesso salotto. Nello stesso 1704 il G., in veste di architetto, eseguì il progetto della facciata di S. Savino a Piacenza, che fu eretta due anni dopo. L'anno seguente venne incaricato di eseguire la decorazione a quadratura, portata a termine nel 1706 e ampiamente ridipinta nel 1863, per la cappella del Ss. Sacramento della collegiata di Castel San Giovanni (Longeri Corradini).
Negli anni che vanno dal 1706 al 1712 si scala la decorazione a quadratura del coro, del transetto e della cupola della chiesa dei teatini di S. Vincenzo, che il G. eseguì in collaborazione con il più giovane cugino Andrea (Ceschi Lavagetto); tuttavia, sulla scorta di Carasi, Mendogni (1993) riconduce queste decorazioni ad Andrea Galluzzi, nonostante in più studi siano state convincentemente assegnate al catalogo del più maturo G. (Fiori, 1972; Cattadori; Ceschi Lavagetto; Coccioli Mastroviti, 1993). Sui ponteggi del cantiere teatino salirono i figuristi De Longe, responsabile delle figure dipinte nel coro, e il Draghi, autore di quelle dipinte nella crociera e nella cupola. La cupola traforata di S. Vincenzo costituì una delle prime trasposizioni in pittura di un motivo architettonico presente nell'architettura dei Galli Bibiena (Matteucci, 1979).
Il catalogo delle opere del G. registra anche alcuni interventi andati distrutti, quali il quadrante dipinto dell'orologio posto in opera dal Cavagnoli sul fronte di palazzo Gotico (1710) e i quadroni con scene di miracoli eseguiti per i domenicani di S. Giovanni in Canale a Piacenza, opera per la quale si conservano tracce dei pagamenti effettuati fra il maggio e l'agosto 1713 (Cattadori).
Un documento di pagamento del 16 genn. 1716 documenta la paternità della decorazione del coro della distrutta chiesa piacentina di S. Giorgio, lavoro che il G. eseguì in collaborazione con Bartolomeo Rusca, brillante figurista luganese che lo affiancò in successive imprese decorative. Al 1716 risale anche la decorazione a quadratura del coro della chiesa di S. Bernardino a Bettola: la decorazione della zona presbiteriale costituì per il G. l'occasione per dispiegare la sapienza acquisita nell'esercizio della quadratura, ma, soprattutto, per dimostrare l'avvenuta cognizione delle coeve ricerche esperite nel campo dell'architettura d'altare e degli apparati effimeri.
Il G. fu molto attivo anche nel territorio. Per esempio, a Monticelli d'Ogina dove nel 1724 affrescò a quadratura il vano del battistero nella chiesa di S. Nazzaro: registrata dalle fonti, che ascrivono al pennello del Rusca le figure allegoriche dipinte ai lati dell'arcone, l'impaginazione pittorica del piccolo vano si rivela complessivamente di qualità piuttosto modesta (Fiori, 1972).
Decoratore elegante e piacevole, prospetticamente sicuro, sciolto nell'impaginazione pittorica delle sue scene, il G. seppe dispiegare il magistero bibienesco e i rinnovati apporti dei decoratori lombardi in numerose testimonianze; il suo lavoro fornì preziosi suggerimenti per gli artisti della generazione successiva.
Nel 1728 il G. si recò alla corte di Madrid. Inizialmente lavorò al fianco di Giacomo Bonavia, attivo nei palazzi di Aranjuez e della Granja (Matteucci, 1989). All'interno di queste residenze reali, il G. profuse ampiamente le competenze che la formazione e la cultura emiliana e bibienesca gli consentivano, e tornò a operare con il Rusca che, nel frattempo, abbandonato il Ducato farnesiano, era giunto a Madrid nel 1734.
Il G. concluse la sua carriera alla corte spagnola. Morì a Madrid, verosimilmente, nel 1735. Infatti, a quella data la moglie, Angela Manzini, dalla quale non aveva avuto figli, risulta vedova (Fiori, 1972, p. 196); è inoltre del 9 nov. 1735 l'inventario dei suoi beni, rogato dal notaio piacentino G.C. Romanini.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Piacenza, Archivio Baldini, Cassetta Recapiti, 3°, fasc. "Inventario legale di tutti li Beni Mobili…", 31 ag. 1717; C. Carasi, Le pubbliche pitture di Piacenza, Piacenza 1780, pp. 121-123; G. Fiori, Documenti biografici di pittori piacentini…, in Arch. stor. per le province parmensi, XXIV (1972), pp. 195 s.; F. Arisi, Cose piacentine d'arte e di storia, Piacenza 1978, pp. 20, 88; A.M. Matteucci, Palazzi di Piacenza dal barocco al neoclassico, Torino 1979, pp. 31, 75, 171, 291 s.; S. Cattadori, in Società e cultura nella Piacenza del Settecento (catal.), II, Piacenza 1979, pp. 76 s., 103 s.; A. Coccioli Mastroviti, F. Natali nell'oratorio delle Grazie a Parma…, in Aurea Parma, LXX (1986), p. 233; Id., Architettura e decorazione negli edifici religiosi dei teatini: le chiese di S. Vincenzo a Piacenza e di S. Cristina a Parma, in Arch. stor. per le province parmensi, XL (1988), pp. 337 s.; A.M. Matteucci, L'incidenza della cultura padana nella formazione di G. Bonavia, in El arte en las cortes europeas del siglo XVIII, Atti… Madrid-Aranjuez 1987, Madrid 1989, pp. 472-474; P. Ceschi Lavagetto, in La pittura in Italia. Il Settecento, Milano 1990, I, p. 237; A. Coccioli Mastroviti, ibid., II, pp. 726 s. (con bibl.); Id., Architettura come elemento di distinzione nobiliare nella Piacenza del Settecento: il palazzo del conte Filippo Maria Scotti di Vigoleno, in Strenna piacentina, 1992, pp. 57, 59; Id., Piacenza 1680-1760. Spazi architettonici spazi dipinti nell'età di Panini, Piacenza 1993, p. 8; P. Venturelli, L'immagine del sacro a Piacenza nell'età di Panini, ibid., pp. 34 s., 38 s.; P.P. Mendogni, in La pittura in Emilia e in Romagna. Il Seicento, II, Milano 1993, p. 112; G. Fiori, Documenti biografici di artisti e personaggi piacentini dal '600 all'800 nell'Archivio vescovile di Piacenza e opere dei pittori minori piacentini, in Strenna piacentina, 1994, p. 101 n. 84; A. Coccioli Mastroviti, Gianbattista e Andrea Galluzzi architetti, scenografi e decoratori da Piacenza alle corti del Nord Italia e di Madrid, ibid., 1997, pp. 126-139 (con bibl.); C. Longeri Corradini, Note d'archivio su alcuni artisti "forestieri" a Castel San Giovanni, ibid., p. 75 n. 13; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, p. 132.