GAZZALE (Gazale), Giovanni Battista
Figlio di Agostino e di Maria Teresa Stronati, nacque con ogni probabilità in Liguria negli ultimi decenni del XVII secolo.
Negli atti di battesimo delle figlie Teresa e Lorenza, il G. viene detto originario di Sarzana e in quello della figlia Nunziata risulta essere figlio di Agostino, sarzanese. In alcuni documenti notarili conservati presso l'Archivio di Stato di Viterbo i genitori vengono definiti entrambi genovesi (Atti dei notai del Comune di Vignanello, Notaio Loppi, b. 223, c. 268; Notaio Fiorentini, b. 245, cc. 168, 170, 223). È da notare, infine, che questo cognome non compare nei registri di battesimo dell'Archivio diocesano di Sarzana, relativi al XVII e XVIII secolo.
Non sappiamo quando il G. si sia trasferito a Roma e presso quale maestro abbia compiuto il proprio apprendistato: pur non risultando allievo o collaboratore di alcuno degli artisti che operarono a Roma nella prima metà del Settecento, riuscì a guadagnarsi la fiducia del principe Francesco Maria Ruspoli, personaggio di spicco della nobiltà romana e membro dell'Arcadia, per il quale svolse attività di architetto principalmente nei feudi di Vignanello e di Riano. Agli inizi del Settecento la famiglia Ruspoli era legata da circa un ventennio all'architetto Giovan Battista Contini che, tra i vari lavori realizzati per Vignanello, aveva progettato anche la chiesa collegiata di S. Maria della Presentazione di cui aveva seguito la prima fase dei lavori iniziati nel 1710 (Ibid., Notaio Pietro Paolo Grasselli, Misure e stime di case da demolire per la costruzione della collegiata, b. 211, cc. 41v, 42, 45v, 46, 49-50, 55, 56). Per quanto non esista nessuna documentazione in proposito, non è escluso che in questo periodo il G. si trovasse sul posto come aiutante del Contini. Siamo invece certi della presenza del G. a Vignanello nel 1712 poiché l'11 dicembre di questo anno sposò, nella chiesa di S. Giovanni Decollato, Rosa Angelica Grasselli, figlia di Damiano e sorella del notaio Pietro Paolo, dalla quale ebbe quattro figli (Vignanello, Archivio Stefani, pp. 284 s.). A partire dal giugno del 1713, sempre a Vignanello, il G. iniziò a svolgere mansioni di misura e stima di case per il principe Ruspoli prendendo con ogni probabilità il posto del Contini. In questo stesso anno per dissidi tra il principe e gli abitanti del paese vennero sospesi i lavori per la collegiata. Nel marzo 1716 il G. si trasferì a Riano, altro possedimento dei Ruspoli, "con la carica di dispensiere, guarda-roba e architetto di campagna" (ibid., p. 284). Dal marzo del 1720 il G. riprese a lavorare per Vignanello dove fu nominato "ministro del luogo" e architetto soprintendente alla fabbrica della collegiata con lo stipendio di 6 scudi mensili. In questo stesso periodo ebbero inizio i lavori per un nuovo palazzo con porticato sul versante settentrionale della piazza principale del paese, sempre di proprietà della famiglia Ruspoli, menzionato nei documenti con il nome di "casini" (Stefani, p. 27). Di tale edificio, costruito al posto di una serie di piccole case medievali, il G. si limitò a seguire i lavori poiché il progetto spetta con ogni probabilità al Contini. Questo intervento, insieme con la costruzione della nuova collegiata, veniva così a riqualificare in forma moderna il nucleo più antico del borgo laziale. La collegiata fu portata a compimento nel 1723, anno in cui il G. fu dichiarato dal Ruspoli "architetto assoluto della fabbrica" (Vignanello, Archivio Stefani, p. 284), probabilmente in seguito alla morte del Contini avvenuta nello stesso anno. Nel 1725 la chiesa fu consacrata da Benedetto XIII.
Una fitta corrispondenza tra il principe Francesco Maria Ruspoli e il G. documenta in maniera particolareggiata soprattutto i lavori per i "casini" Ruspoli e per la collegiata. Il G. non solo informò il principe sullo stato di avanzamento dei due cantieri, ma inviò, sollecitato da Ruspoli stesso, disegni acquarellati con progetti per alcuni elementi della nuova chiesa: gli altari, la cantoria e la gloria nell'abside. Di tali disegni non esiste più traccia; ma le notizie circa la loro realizzazione, fanno sorgere la questione sul ruolo ricoperto dal G. nella edificazione della collegiata. È infatti probabile che egli sia stato solo il fedele esecutore di un progetto in massima parte già delineato dal Contini. Nella cronaca della cerimonia di consacrazione della chiesa redatta nello stesso anno si afferma, tuttavia, che l'opera fu eseguita "sub inventione, studio, ac diligenti delineatione" del G.; e appare perlomeno singolare che tale testo ignori il Contini (Arch. di Stato di Viterbo, Notaio Ciambella, b. 236, c. 46).
Nel 1726 Ruspoli affidò al G. l'incarico di progettare sette chiese nel territorio di Vignanello che però non vennero edificate. Nei primi mesi del 1727, sempre su commissione di Ruspoli, operò a Viterbo nel monastero e nella chiesa di S. Bernardino in occasione della beatificazione della prozia del principe Ruspoli, Giacinta Marescotti, che era stata monaca in quel convento.
Dei lavori svolti nel complesso monastico, pressoché distrutto durante la seconda guerra mondiale, ricostruito e consacrato nel 1960, si può attribuire al G. l'urna in legno intagliato e dorato contenente le spoglie della santa nella quale sono scolpiti lo stemma di Francesco Maria Ruspoli, insieme con le armi della moglie Isabella Cesi, e quello del cardinale Galeazzo Marescotti. Prima dei bombardamenti la teca era sormontata da un baldacchino con drappeggi e angeli che ricordava quello della cantoria nella controfacciata della chiesa collegiata di Vignanello (Vita di s. Giacinta Marescotti, Viterbo 1940, fig. a p. 63).
Sempre nel 1727, il G. ricevette l'incarico di progettare la chiesa della Ss. Trinità dei padri agostiniani a Viterbo, di cui assunse anche la direzione dei lavori fino al 1738.
L'edificio presenta alcune somiglianze con la collegiata di Vignanello: l'avanzamento della parte centrale della facciata, il raccordo tra quest'ultima e i fianchi caratterizzato dallo spigolo smussato, l'interno coperto con volta a botte lunettata scandita da arconi in corrispondenza dei pilastri sottostanti, la spiccata profondità dell'abside.
Dal 1727 al 1730 il G. progettò e diresse i lavori per il palazzetto delle carceri di Vignanello posto nell'antica piazza della Torre (ora largo Gramsci) che presenta una struttura estremamente sobria, con al centro un loggiato. Negli ultimi anni, tuttavia, i partiti architettonici sono stati in parte trasformati, mutando l'equilibrio compositivo della facciata. Si deve al G. anche la realizzazione della colonna citatoria sormontata dalla statua della Giustizia in bronzo, originariamente collocata di fronte a questo edificio e ora nel parco del castello Ruspoli. Il 14 nov. 1727 morì la moglie del G., il quale si risposò l'anno successivo (10 marzo 1728) con Eleonora Grasselli, nipote della prima moglie. Da questa ebbe altri cinque figli (Vignanello, Archivio Stefani, p. 285).
Nel 1733 si recò a Roma, con l'incarico, da parte dei figli del principe Ruspoli, Alessandro e Bartolomeo, di misurare l'altezza di palazzo Rucellai situato in via del Corso di fronte al palazzo Ruspoli. Nel novembre del 1735 ordinò trentanove piastre di piombo per coprire il campanile della collegiata di Vignanello; l'anno seguente nacque la sua ultima figlia. Nel 1736 è documentato a Roma come architetto dei padri delle Scuole pie, incarico nel quale venne poi sostituito dal giovane A. Viant.
Il G. morì nel 1739, come si deduce da un documento datato 4 giugno 1740 nel quale i familiari si spartiscono i beni del proprio congiunto morto l'anno prima (Archivio di Stato di Viterbo, Notaio Loppi, b. 233, c. 83 rv).
Fonti e Bibl.: Vignanello, Arch. parrocchiale della chiesa collegiata di S. Maria della Presentazione, Battesimi, V, cc. 151r (Teresa Gazzale), 164 (Agostino Gazzale); ibid., VI, cc. 80r (Nunziata Gazzale), 99v (Lorenza Gazzale); Ibid., Archivio privato della famiglia Ceccarelli, Raccolta di lettere di Francesco Maria Ruspoli all'architetto G.B. G., 1720-1727, lettere del settembre 1720 e dell'8, 16 e 21 ag. 1722; Ibid., Archivio privato di Pietro Stefani, Miscellanea, pp. 284 s.; Arch. di Stato di Viterbo, Atti dei notai del Comune di Vignanello, Notaio Pietro Paolo Grasselli, b. 212, cc. 24 s., 30; Notaio Cenzio Loppi, b. 223, c. 268; b. 233, c. 83rv; Notaio Giuseppe Ciambella, b. 236, c. 46; Notaio Simone Fiorentini, b. 245, cc. 168-170, 223; Notai non identificati, b. 157 bis, testamenti nn. 1, 11; Viterbo, Biblioteca degli Ardenti, Mss. II.B.V.47: Libro inventario della chiesa della Trinità… dal 1712 al 1867, c. 49v; II.G.I.23: Miscellanea di atti riguardanti il convento della Trinità di Viterbo (dal 1430 al 1743), cc. 155 s.; Roma, Biblioteca Angelica, ms. 1588: G.F. Lagrimanti, Memorie delli padroni di Vignanello, 1796, c. 357; D. Stefani, Vignanello nel '700, Vignanello 1980, pp. 25-33; A. Del Bufalo, G.B. Contini e la tradizione del tardo manierismo nell'architettura tra '600 e '700, Roma 1982, p. 316; H. Hager, Contini, G.B., in Diz. biogr. degli Italiani, XXVIII, Roma 1983, pp. 516 s., 519, 521; M. Curti, G.B. Contini, C. Buratti e G.B. G. nei piani per Vignanello, in Biblioteca e società, IX (1990), 3-4, p. 8 n. 17; P. Ferraris, in In urbe architectus (catal.), a cura di B. Contardi - G. Curcio, Roma 1991, p. 383 (s.v. Gozzali, G.B.); A. Campitelli, La Rocca e il Borgo di Vignanello dai Farnese ai Ruspoli, in Bulletin de l'Institut belge de Rome, LXIII (1993), pp. 130 s.; Chiese di Viterbo, a cura di A. Carosi, Viterbo 1995, n. 19.