SCOTTI, Giovanni Battista Giacomo
SCOTTI, Giovanni Battista Giacomo (in religione Cosimo Galeazzo). – Nacque a Merate il 17 marzo 1759, da Giovanni e da Veronica Corti, famiglia di condizioni economiche non particolarmente agiate.
Studiò presso i somaschi di Merate, che, scoperto il suo talento letterario, ne favorirono in tutti i modi lo sviluppo fornendogli persino i libri e si adoperarono affinché potesse continuare la sua formazione nel ginnasio di Brera a Milano. Qui si dedicò soprattutto al ramo oratorio e poetico, senza per questo diminuire il suo impegno negli studi filosofici, ed ebbe anche modo di aprirsi al gusto per l’enciclopedismo settecentesco dedicandosi allo studio della storia naturale, della botanica e della giurisprudenza.
Se a quest’ultima inizialmente egli si interessò soprattutto per passatempo e per migliorare la sua oratoria in campo forense, in realtà gli venne riconosciuta una particolare propensione, tanto da venire consigliato di intraprendere la carriera forense. L’amore per gli studi umanistici però prevalse e si orientò decisamente verso di essi, frequentando le scuole di eloquenza e di belle arti e diventando il discepolo prediletto del poeta Giuseppe Parini, ex alunno dei barnabiti, di cui seguì i corsi liberamente per tredici anni consecutivi. In breve tempo raggiunse un tale grado di perfezionismo da spingersi non solo a sottoporre i suoi scritti al giudizio dello stesso Parini e di altri letterati maggiori del suo tempo, quanto a una puntigliosa verifica dei suoi scritti prima di consegnarli per la pubblicazione. Tale era l’affetto per il maestro che, alla morte di Parini, Scotti aveva già stampato il commento all’ode pariniana La gratitudine, ripromettendosi di commentarne l’intera produzione letteraria.
Nel 1778, non ancora ventenne, entrò a far parte dell’Accademia dello Speron d’oro, dove cominciò a farsi notare grazie alle sue prime composizioni in versi e in prosa. Nel 1779, un signore milanese, infatti, a sua insaputa pubblicò presso la tipografia Sirtori la sua prima raccolta di prose e versi, raccomandandolo al nobile filosofo, medico e poeta Antonio Luigi Gambirasi Colleone di Bergamo. Nel 1782 lo stesso Scotti pubblicò la sua prima raccolta di Novelle morali dell’abate Giambattista Scotti meratese, edite da Giacomo Agnelli, libraio e stampatore (edizione oggi introvabile) e nel 1790 fu data alle stampe la sua tragedia: Pertarito, grazie al cardinale Angelo Maria Durini e ad altri suoi amici.
A 32 anni d’età una profonda crisi interiore lo spinse a fare domanda di essere accettato nell’Ordine dei chierici regolari di S. Paolo, detti barnabiti; il 4 giugno 1792 cambiò pertanto il nome in Cosimo Galeazzo, in onore di Galeazzo Visconti. Emise la professione religiosa a Monza in S. Maria al Carrobiolo il 4 dicembre 1792 e subito si dedicò all’insegnamento.
Il 29 gennaio 1793 fu destinato al Collegio di S. Alessandro in Zebedia a Milano, dove, l’anno successivo, assunse l’incarico dell’insegnamento dell’umanità superiore, dato che nell’anno precedente era stato già professore supplente di eloquenza. Nel 1797 venne trasferito nel vicino Collegio imperiale dei nobili Longone e qui assunse l’insegnamento delle lettere, adottando il metodo di Parini. Seguirono contrastanti giudizi sul suo operato di professore, per essere ancora troppo legato a una cultura classicista nonostante la piena temperie illuministica, e per la sua severità a scuola ritenuta eccessiva.
Al Longone, nel 1798, ebbe come alunno Alessandro Manzoni, il quale, a motivo soprattutto della sua balbuzie, venne da Scotti escluso dal novero degli attori quando nel Carnevale del 1801 fece rappresentare dai propri allievi la sua tragedia: Il conte di Santillana; e Manzoni, da parte sua, nel Sermone Terzo, dedicato a Giovan Battista Pagani suo compagno di collegio, al verso 22 definì Scotti: «precettor severo».
Nel 1801, costretto a lasciare Milano – probabilmente a causa dello scalpore suscitato da una sua famosa ode per il ritorno delle vittoriose truppe austriache – raggiunse il Collegio S. Marcellino di Cremona. In quello stesso anno pubblicò l’Elogio dell’abate Giuseppe Parini.
L’8 settembre 1803 fu nominato professore di eloquenza sublime nel Real Cesareo Liceo apertosi a Cremona. Appassionatosi all’arte drammatica, oggetto del suo insegnamento, negli anni 1802-1804 pubblicò le tragedie Imelda e Zaccaria, accanto a molte altre edite o meno (per le opere inedite si consulti Boffito, 1934, p. 473), dedicandosi anche alla tragicommedia e alla commedia. Ma saranno soprattutto le sue novelle a farlo ricordare (come, ad esempio, da Martino Capucci, in Storia della letteratura italiana, a cura di E. Malato, VI, Il Settecento, Roma 1998, p. 717).
Le raccolte principali risultano due: la più importante si intitola Le giornate del Brembo. Novelle morali, stampata in 7 volumi a Cremona dal 1804 al 1809 (ognuno dei volumi rappresenta una delle sette giornate trascorse dall’autore al castello di Brembate in compagnia di alcuni amici), dove Scotti sottolinea come moralità o immoralità possano essere presenti in ogni uomo indipendentemente dalla sua posizione sociale, e dove egli accentua l’importanza dell’amore tra i sentimenti umani: «l’amore assottiglia gli ingegni». La seconda si intitola L’Accademia Borromea. Secondo novelliero morale, stampata a Cremona (senza data ma posteriore alla prima – quindi verso il 1815 – e rimasta incompleta), e si caratterizza per la descrizione del paesaggio che assume una specifica funzione di rasserenamento degli animi. Tuttavia, sempre per Scotti, il comune denominatore dei mille particolari con cui insegna la morale è sempre una giustizia divina grazie alla quale, anche nelle situazioni più disperate, gli innocenti e i buoni in spirito riescono a trionfare sul male.
Nel 1810 con le soppressioni napoleoniche ritornò al secolo, ma conservò la cattedra e la pratica della vita religiosa fino alla morte, che lo colse a Cremona il 13 luglio 1821.
Opere. Poesie e prose dell’abate Giambattista Scotti di Merate date al pubblico da un Signor milanese..., Milano 1779; Novelle morali dell’abate Giambattista Scotti meratese, Milano 1782; Pertarito, tragedia dell’abate Giambattista Scotti milanese, Bergamo 1790; La tirannia distrutta (canzone pindarica), Milano 1799; Il ritorno di Ulisse in Itaca: dramma per musica, allusivo al ritorno del governo austriaco in Lombardia. Trattenimento accademico dei sigg. convittori del Collegio Imperiale dei Nobili nel Carnovale dell’a. 1800..., Milano [1800]; Elogio dell’abate Giuseppe Parini già pubblico professore della eloquenza sublime e di belle arti nel Ginnasio braidense scritto da Cosimo Galeazzo Scotti C.R.B. stato suo discepolo, a cui si aggiunge una tragedia intitolata Il Conte di Santillana, Milano 1801; Roberto, tragedia, Cremona s.d.; Imelda, tragedia di Cosimo Galeazzo Scotti prete barnabita, Cremona [1802]; Zaccaria, tragedia sacra di Cosimo Galeazzo Scotti ch. r. di S. Paolo professore d’eloquenza del liceo dipartimentale in Cremona, Cremona [1803]; Elogio dell’abate Giancarlo Passeroni già membro dell’Instituto Nazionale, Cremona [1804]; Le giornate del Brembo. Novelle morali di Cosimo Galeazzo Scotti barnabita. Professore d’eloquenza del Liceo dipartimentale in Cremona, I-VII, Cremona [1805-1809]; Elogio del dottore Giuseppe Sonsis cremonese professore di chimica farmaceutica e storia naturale nel reale Liceo dell’Alto Po. Recitata dal suo collega G.B. Cosimo Galeazzo Scotti a’ suoi funerali il giorno 14 febbraio 1808 nella chiesa del R. Liceo, Cremona s.d.; Elogio del padre D. Carlo Giuseppe Quadrupani oratore barnabita di Cosimo Galeazzo Scotti della stessa Congregazione, Milano 1808; Elogio del signor Giambattista Biffi Cremonese di G.B. Cosimo Galeazzo Scotti professore del R. Liceo dell’Alto Po..., Cremona [1812]; In morte di Giuseppe Zaccaria Del Maino membro del collegio elettorale de’ possidenti. Orazione di G.B. Cosimo Galeazzo Scotti professore del Reale Liceo dell’Alto Po, Cremona 1813; L’Accademia Borromea. Secondo novelliero morale di don Cosimo Galeazzo Scotti di Merate professore del Reale Cesareo Liceo di Cremona. Prima adunanza. Parte prima, Cremona [1815]; Prologo teatrale pel fausto arrivo nella regia città di Cremona delle LL. MM. Imperiali Reali Apostoliche, del professore del R. Cesareo Liceo d. Cosimo Galeazzo Scotti, Cremona 1815; Sopra gli occhiali e Sopra la lingua latina (due capitoli in terza rima editi da L. Bellò in calce alle sue Memorie biografiche di Scotti sotto citate).
Fonti e Bibl.: L. Bellò, Memorie su la vita e su gli scritti del sacerdote Cosimo Galeazzo Scotti professore di storia universale e particolare degli Stati austriaci nell’I. R. Liceo di Cremona, Cremona 1823; G.B. Passano, I novellieri italiani, Torino 1878, p. 620; T. Abbiati, Novelle a spunto manzoniano di un discepolo del Parini professore di A. Manzoni, Milano 1927; G. Boffito, Scrittori barnabiti della Compagnia dei Chierici regolari di San Paolo (1533-1933). Biografia, bibliografia, iconografia, III, Firenze 1934, pp. 467-473; L. Levati - M. Gallo, Menologio dei Barnabiti, VII, Genova 1934, pp. 86-88; M. Maggi, Cosimo Galeazzo Scotti: novelliere premanzoniano, tesi di laurea, Università degli studi di Genova, facoltà di scienze della formazione, corso di laurea in pedagogia, a.a. 1998-99. Di approfondimento: I secoli della letteratura italiana dopo il suo risorgimento. Commentario di Giambattista Corniani continuato fino all’età presente da Stefano Ticozzi, II, parte I, Milano 1833, pp. 316, 636 s.; M. Tentorio, Alessandro Manzoni e i padri somaschi, Como 1973, pp. 48 s.; F. Pozzi, Il barnabita Carlo Schiera e un nuovo manoscritto settecentesco delle odi pariniane, in Aevum, LXXV (2001), 3, pp. 759-780 (in partic. pp. 759, 765-771, 776-778, 780).