LAMPI, Giovanni Battista
Nacque il 31 dic. 1751 a Romeno, piccolo villaggio del Trentino, all'epoca territorio del principato vescovile di Trento, quattordicesimo figlio di Matthias Lamp (il cognome verrà italianizzato solo nel 1782), mediocre pittore di origine pusterese, e di Chiara Margherita Lorenzoni, di Cles, che morì per postumi di parto il 4 genn. 1752. A prendersi cura del L. durante la prima infanzia fu probabilmente la sorella maggiore Isabella.
Appresi i rudimenti della pittura dal padre, nel 1768 il L. venne inviato a perfezionarsi a Salisburgo, dove operava stabilmente il cugino pittore Pietro Antonio Lorenzoni. Questi lo collocò a bottega presso F.X. König, ritrattista della locale corte principesca. Dopo un breve rientro in patria, il L. era nuovamente a Salisburgo indirizzato dallo stesso König a un maestro più affermato, F.N. Streicher. A vent'anni ritornò a Romeno e iniziò un'attività autonoma, rivelando una spiccata propensione per la ritrattistica. Le prime opere documentate sono i ritratti di Giuseppe Bassetti e della moglie Antonia del Monte, eseguiti a Trento nel 1772 (già Lasino, collezione privata). Il 4 novembre dello stesso anno il principe vescovo Cristoforo Sizzo de Noris gli rilasciò un passaporto: il L. puntava infatti a completare la propria formazione a Verona, dove venne protetto dal marchese Giuseppe Sagramoso. Nella città scaligera entrò in contatto con l'ambiente dell'Accademia di pittura e scultura, nel quale ebbe modo di attingere all'eredità artistica di G. Cignaroli. Frequentò inoltre la scuola del tiepolesco F. Lorenzi e il 27 dic. 1773 venne acclamato accademico d'onore. Aveva frattanto sposato, in data e luogo imprecisati, Anna Maria Franchi di Cloz dalla quale aveva avuto una figlia, Anna Maria Margherita, battezzata a Trento il 6 sett. 1773.
Le prime commissioni di rilievo giunsero dalla nobiltà anaune, come il ciclo di otto ritratti eseguito nel 1773 per i conti Spaur o la pala dei Ss. martiri anauniesi, dipinta nel 1775 su commissione della famiglia de Gentili di Sanzeno. Il 4 marzo di quell'anno nacque a Trento il secondo figlio, Giovanni Battista iunior.
Una nuova stagione s'inaugurò a partire dal 1776, data che si legge sulla pala della Maddalena a Cavareno, intrisa di colorismo veneto. Dallo studio del pittore, sito a Trento in palazzo Travaglia (poi Maffei) in Contrada Larga, uscì nel giugno di quell'anno il primo ritratto del neoeletto principe vescovo Pietro Vigilio Thun (Vigo di Ton, Castel Thun).
L'opera segna un netto salto di qualità nella sua attività ritrattistica, all'insegna di un mimetismo scrupoloso e diligente, dichiarato dalla presenza simbolica di una mosca sull'ermellino del presule. Il gradimento dell'effigiato è attestato dall'esistenza di numerose repliche e copie disseminate in tutta la diocesi, nonché di un secondo prototipo dipinto dal L. l'anno successivo (Trento, Curia arcivescovile e castello del Buonconsiglio).
Nel 1777 eseguì un S. Luigi Gonzaga per la chiesa di S. Croce del Bleggio, che rivela come il classicismo veronese rimanesse un punto di riferimento fondamentale nel genere sacro. L'11 aprile dello stesso anno gli nacque un terzo figlio, Vincenzo Melchiorre, che morirà dopo pochi mesi.
Nel 1779 il pittore soggiornò a Rovereto, dove eseguì numerosi ritratti per le nobili famiglie Festi e Lodron. Coevo è il suo capolavoro del periodo trentino, il ritratto del vescovo di Sutri e Nepi Luigi Crivelli (Trento, Castello del Buonconsiglio).
Alla fine del 1779 il L. si trasferì a Innsbruck, munito di lettere di raccomandazione del canonico M.S. Lodron. In Tirolo il pittore godette della protezione del governatore Gottfried von Heister, che gli mise a disposizione un alloggio nella Hofburg. Nel 1780 eseguì i ritratti degli abati di Stams e di Wilten, tuttora conservati nelle rispettive abbazie: l'abate Norbert von Spergs gli commissionò anche una grande pala d'altare raffigurante S. Egidio intercessore, collocata nel 1781 sull'altare maggiore della chiesa di Igls. Contemporaneamente il L. dipinse la pala della Predicazione di s. Andrea apostolo, inviata alla chiesa di Aldeno.
Nel 1781 si presentò al pittore l'occasione da lungo tempo attesa: eseguì un ritratto di grande impegno dell'arciduchessa Maria Elisabetta d'Asburgo-Lorena trasferitasi allora a Innsbruck (Innsbruck, Damenstift), il cui esito favorevole gli aprì la strada a una serie di prestigiose commissioni da parte della casa d'Austria. L'arciduchessa Marianna lo invitò infatti a Klagenfurt per essere a sua volta effigiata dal suo pennello (Klagenfurt, convento delle elisabettine). Nella stessa città il 22 genn. 1782 la moglie diede alla luce Francesco. Il L. li effigiò in un doppio ritratto dai toni intimisti (Innsbruck, Ferdinandeum; Odessa, Museo d'arte occidentale e orientale), lontani dal registro aulico che caratterizzerà d'ora in avanti la sua produzione.
La vera meta del L. era tuttavia Vienna, dove giunse con la famiglia nel 1783. Sulle rive del Danubio, durante un quinquennio di continua ascesa professionale, la sua pittura si aggiornò sugli orientamenti estetici internazionali, nel clima illuminato dell'età giuseppina. Tra le prime opere eseguite nella capitale si segnalano il ritratto di Ignaz von Born, esponente di spicco della massoneria (Vienna, Historisches Museum der Stadt), e quello del banchiere calvinista Johann von Fries (Norimberga, Germanisches Nationalmuseum). Seguì una prestigiosa commissione proveniente direttamente dalla corte: nel 1784 il L. venne incaricato di ritrarre la giovane Elisabetta Guglielmina di Württemberg, promessa sposa dell'arciduca Francesco. Il prototipo del celebre ritratto, più volte replicato (Vienna, Kunsthistorisches Museum; Graz, Steiermärkisches Landesmuseum Joanneum), venne inviato alla corte granducale di Firenze e si conserva a Palazzo Pitti.
Grazie alla protezione del tirolese Joseph von Spergs, presidente dell'Accademia di arti figurative, nel 1785 il L. fu cooptato tra i membri dell'istituto e già l'anno successivo con un motu proprio dell'imperatore Giuseppe II - del quale aveva eseguito un pomposo ritratto a grandezza naturale, nel parato del Toson d'oro (Vienna, Gemäldegalerie der Akademie der bildenden Künste) - venne nominato professore di pittura di storia. Lo stesso anno ritrasse in un grandioso tableau d'apparat anche il cancelliere Wenzel Anton von Kaunitz (ibid.), divenendo in tal modo uno dei pittori più in vista della capitale. Eloquente testimonianza di questo nuovo status è l'esposizione al pubblico nella reggia imperiale di "tre gran quadri", oggi dispersi, destinati a essere inviati in dono a Caterina II di Russia: raffiguravano rispettivamente l'imperatore, l'arciduca Francesco e la consorte Elisabetta Guglielmina.
Nell'estate del 1788 si aprirono nuovi scenari per la carriera del L., divenuto ormai famoso. Il 27 agosto Francesco Casanova inviò a Marcello Bacciarelli, pittore di corte del re di Polonia, una lettera di raccomandazione in favore del L., di cui annunciava l'imminente arrivo a Varsavia. Nella capitale polacca il pittore si trattenne per circa sette mesi facendo incetta di commissioni. Fu accolto benevolmente dal re Stanislao Augusto Poniatowski, del quale eseguì alcuni ritratti (Varsavia, Museo nazionale; Cracovia, Museo nazionale, collezione Czartoryski; San Pietroburgo, Ermitage). Al suo pennello fecero ricorso sia i membri del partito regio sia i ribelli della futura Confederazione di Targowica, che si fecero effigiare nelle vesti eroiche di cavalieri feudali: è il caso del superbo ritratto dell'atamanno Ksawery Branicki con i figli (Museo di Alupka, Crimea). I lealisti preferivano invece presentarsi in costume occidentale oppure nel tradizionale kontusz, documentato nel ritratto del patriota Paweł Grabowski, uno dei più intensi di questa stagione (Varsavia, Museo nazionale).
Ritornato a Vienna, il L. espose sette dipinti alla mostra accademica del 1790. Poco dopo il pittore venne incaricato di ritrarre a figura intera il nuovo imperatore Leopoldo II. Frattanto portò a termine alcuni dipinti iniziati in Polonia, tra i quali il ritratto di Sophie de Witt come vestale (Trento, Castello del Buonconsiglio). Il 18 sett. 1791 il cancelliere Kaunitz inviò una lettera al principe di Tauride Grigorj Potëmkin, governatore della Russia meridionale, assicurandogli l'auspicata venuta del L. a Jassy (oggi Iaṣi, Romania).
Ottenuto il permesso di assentarsi dall'Accademia per cinque mesi, il L. giunse a Jassy il 21 ottobre, pochi giorni dopo l'improvvisa morte di Potëmkin. In Moldavia il L. eseguì comunque alcuni ritratti di dignitari russi, tra cui quello del generale Basile Popov, che venne inviato a Caterina II quale esempio delle straordinarie doti mimetiche dell'artista. Il 15 dicembre il L. inoltrò una supplica all'Accademia di Vienna affinché gli venisse prolungato il permesso di assentarsi dalle lezioni. Partì quindi alla volta di San Pietroburgo, dove giunse il 20 genn. 1792. Per tutta la durata del soggiorno russo - che si protrasse per sei anni - il L. dispose di un appannaggio della Corona. Dovette tuttavia attendere il 1793 per ottenere il permesso di ritrarre la zarina, immortalata in un dipinto a tutta altezza destinato a divenire la sua icona più nota e fastosa (San Pietroburgo, Ermitage). Ottenuto l'incondizionato favore della sovrana, tutte le porte gli furono aperte: ricevette commissioni dai principali esponenti della corte e venne protetto dall'ultimo favorito di Caterina, il giovane principe Platon Zubov. Ritrasse, tra gli altri, l'ambasciatore Nicolaj Jusupov, il consigliere Aleksandr Samojlov e la moglie di questo, in due distinti ritratti, e il futuro cancelliere Aleksandr Andreevič Bezborodko (ibid.). Su incarico del presidente dell'Accademia di belle arti, il conte Aleksej Ivanovič Musin-Puškin, predispose un piano di riforma dell'istituto, del quale divenne membro onorario il 21 ott. 1794. Nel luglio dell'anno successivo ricevette la visita di Elisabeth-Louise Vigée Le Brun, da poco giunta nella capitale russa. Il 5 ottobre raggiunse l'apice del successo con il conferimento honoris causa delle sette medaglie coniate dall'Accademia. L'11 febbr. 1795 morì la moglie Anna Maria Franchi, che era rimasta a Vienna con i figli.
Nell'ultimo biennio di permanenza in Russia il L. eseguì una serie di grandi tele, da annoverare tra i capolavori della ritrattistica europea di fine secolo: i ritratti dei fratelli Platon e Valerian Zubov (San Pietroburgo, Museo russo), quello della granduchessa Maria Fëdorovna, moglie dell'erede al trono Pavel Petrovič (Pavlovsk, Museo), e il doppio ritratto dei loro figli Alessandro e Costantino (disperso). Il 22 aprile il L. indirizzava una lettera a Caterina II nella quale faceva riferimento a un ritratto della zarina destinato alla corte viennese. Il 16 novembre la notizia della morte della sovrana lo lasciò sgomento: in breve tempo decise di fare ritorno in Austria, lasciandosi per sempre alle spalle il mondo dorato dell'età cateriniana.
A Vienna il L. venne immediatamente reintegrato nel ruolo di professore all'Accademia. Posto mano al completamento di alcuni ritratti lasciati incompiuti a San Pietroburgo, come quello del re di Svezia Gustavo IV Adolfo (Stoccolma, Museo nazionale), ben presto fu incaricato di nuove commissioni da parte delle più importanti famiglie della nobiltà mitteleuropea. Ritrasse tra gli altri il conte Franz von Saurau (Vienna, Theresianum), il poeta Friedrich Leopold zu Stolberg (già Peterswaldau, collezione privata) e la contessa Maria Sophie von Schönborn (Vienna, Österreichische Galerie Belvedere), mentre rimangono da rintracciare altri dipinti eseguiti per gli Esterházy, gli Zichy, i Windisch-Grätz. Nel clima di mobilitazione collettiva suscitato dalle invasioni francesi, il L. giurò eterna fedeltà all'imperatore ed entrò nei ranghi della legione accademica col grado di capitano, arruolando entrambi i figli. Il 4 sett. 1798 gli venne conferito il titolo di cavaliere dell'Impero: l'alto riconoscimento trovò un corrispettivo nell'esecuzione di numerosi ritratti di esponenti della famiglia imperiale, tra cui risaltano due grandi ritratti di Francesco II e della seconda moglie Maria Teresa di Borbone realizzati per l'abbazia di Sankt Lambrecht in Stiria. Il 18 giugno 1799 la nomina a cittadino onorario di Vienna completò l'integrazione del pittore e della sua famiglia nel tessuto sociale della capitale. Il 18 genn. 1800 venne proclamato membro d'onore della Reale Accademia di Stoccolma. Mantenne inoltre sempre aperto un canale privilegiato con la Russia, dove nel 1802 inviò il più grande dipinto da lui realizzato, l'imponente ritratto di Platon Zubov nelle vesti di ammiraglio (San Pietroburgo, Ermitage). In questi anni si cimentò anche con la pittura di storia: ne è significativa testimonianza la Fuga delle vestali da Roma, piccola opera nota in due redazioni (Trento, Castello del Buonconsiglio; Vienna, Belvedere), ispirata a un passo di Tito Livio ma allusiva alle recenti guerre napoleoniche.
Il L. visse in prima persona i drammatici momenti delle due successive occupazioni militari di Vienna. Nel 1805 la legione accademica venne ricostituita sotto il suo comando con il compito di tutelare il patrimonio artistico e nel 1806 essa fu inglobata nella milizia cittadina, corpo ausiliario che doveva sciogliersi solo con la fine delle ostilità. Acquistò frattanto il grado di colonnello maggiore; e i suoi due figli quello di ufficiale. Nel 1806 congedò il celebre ritratto di Antonio Canova davanti alla tomba di Maria Cristina d'Asburgo (Vaduz, collezione Liechtenstein). Eloq✄ente documento di questa stagi✄ne eroica è pure il ri✄ratto del principe Aleksandr Kurakin reduce dalla pace di Tilsit, eseguito a Vienna nel 1808 (Berlino, Stadtmuseum). Nel 1810 ritrasse l'arciduchessa Maria Luisa poco prima delle nozze con Napoleone. Al biennio 1812-14 risalgono invece i due spettacolari ritratti a figura intera dei principi Schwarzenberg, conservati nel castello di Hluboká nad Vltavou in Moravia, che documentano l'adesione dell'artista ai dettami del gusto Impero.
Durante il biennio del congresso di Vienna si collocano le ultime commissioni di rilievo portate a termine dal pittore, la cui fama stava ormai declinando a favore di pittori più alla moda come G.B. Isabey e T. Lawrence. Eseguì i ritratti dell'inviato pontificio Ercole Consalvi (Esztergom, Museo cristiano) e del plenipotenziario russo Andrej Kyrillovič Razumovskij (Vienna, Historisches Museum der Stadt) e l'11 genn. 1815 ricevette nel proprio studio la visita della zarina Elisabetta e dei reali di Baviera. Allo stesso anno risale il suo capolavoro senile, il ritratto del conte Johann Rudolph von Czernin-Chudenitz (Enzesfeld, collezione privata), connotato da espliciti richiami alla ritrattistica di A. Van Dyck. Proseguiva frattanto il suo magistero all'Accademia, presso la quale nel 1819 istituì un premio destinato agli studenti che frequentavano la scuola del nudo. Nel 1822 si ritirò dall'insegnamento e affidò la direzione dell'atelier al figlio maggiore, con il quale viveva nel sobborgo di Leopoldstadt, in un palazzo già sede dell'albergo Zum schwarzen Bären.
In questo torno d'anni il L. soggiornò a più riprese nella cittadina termale di Baden. Qui nel 1824 ritrasse il proprio medico curante, Anton Franz Rollett (Baden bei Wien, Rollettmuseum), in un dipinto che destò l'ammirazione di Friedrich von Amerling. Le sue precarie condizioni di salute non gli consentirono invece di porre mano alla grande pala dell'Assunta, destinata in dono al paese natale, la cui esecuzione viene così affidata a Giovanni Battista il Giovane. Il 30 ag. 1826 il L. ricevette a Vienna la medaglia al merito civile. Due anni dopo, in segno di riconoscenza, donò all'imperatore la sua ultima opera, l'Autoritratto al cavalletto (Vienna, Belvedere), con il quale prese definitivamente congedo dai pennelli. Il 25 dic. 1829 morì la seconda moglie, Julia Rigin, ch'egli aveva conosciuto e sposato a San Pietroburgo. Meno di due mesi dopo, l'11 febb. 1830, il L. morì a Vienna. Il 7 apr. 1894 le sue spoglie furono esumate dalla tomba di famiglia nel cimitero di Währing e trasferite nel famedio del Zentralfriedhof.
Giovanni Battista il Giovane, nato a Trento il 4 marzo 1775, visse e operò per quasi tutta la vita nel cono d'ombra del padre. Frequentò l'Accademia a Vienna, dove fu allievo di Heinrich Füger e Hubert Maurer. Nel 1796 si trasferì a San Pietroburgo, dove si trattenne fino al 1804, rimpiazzando il padre nel ruolo di ritrattista dell'aristocrazia. Ritornato a Vienna, affiancò l'attività paterna anche in qualità di copista, ritagliandosi spazi di autonomia nell'ambito della pittura mitologica, di genere e di costume. Nel 1808 soggiornò a Budapest. L'8 febbr. 1813 divenne membro effettivo dell'Accademia viennese consegnando il ritratto del presidente Josef von Sonnenfels, che può essere considerato il suo capolavoro (Vienna, Gemäldegalerie der Akademie). Morì a Vienna il 17 febbr. 1837.
Anche il figlio minore del L., Francesco, nato a Klagenfurt il 22 genn. 1782, compì la propria formazione a Vienna, dove fu allievo di Ignace Duvivier. Dopo il 1813, a seguito di una rottura con il padre, lasciò la capitale abbandonando anche la moglie Josefa Clement. Intraprese quindi una carriera autonoma e si dedicò in prevalenza alla ritrattistica, discostandosi dallo stile paterno per aderire alla temperie romantica. I risultati migliori li raggiunse tuttavia nella pittura di paesaggio, di marine e di battaglie, imitando la maniera di Francesco Casanova e Joseph Vernet. Intorno al 1815 si trasferì a Varsavia, mentre tra il 1817 e il 1819 visse a Cracovia. Nel 1823 soggiornò per un breve periodo a Vienna. Dopo aver vissuto per alcuni anni a Breslavia, nel 1836 fece ritorno a Varsavia e nel 1841 vi fondò una scuola di disegno. Viaggiò anche attraverso la Germania toccando Dresda, Monaco e Berlino. Morì a Varsavia il 22 luglio 1852 durante un'epidemia di colera.
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