LIONELLO, Giovanni Battista
Battezzato nella parrocchia di S. Stae a Venezia il 14 giugno 1588, fu l'unico figlio di Girolamo di Giovanni Battista (1553-1623), notaio "a San Marco, sotto al relogio" (Arch. di Stato di Venezia, Avogaria di Comun, b. 366/62) e di Livia di Agostino Freschi, nipote dei segretari del Senato Zaccaria e Tommaso.
Furono proprio le benemerenze dei familiari materni a consentire al L. di indirizzarsi verso la carriera di cancelleria e, in seguito, a quella diplomatica; il ramo paterno, invece, presentava soltanto, oltre alla non eccessivamente lucrosa, pare, professione notarile di Girolamo, quella meno prestigiosa dell'avo Giovanni Battista di Bernardo, avvocato presso le corti di palazzo
Finalizzato a quella meta, il percorso degli studi del L. consistette nella frequenza delle lezioni tenute a Venezia dal lettore della Cancelleria ducale, Enea Piccolomini di Alessandro. È possibile, secondo quanto raccontano le testimonianze, peraltro solitamente attendibili, prodotte da conoscenti del L. all'avogaria di Comun, che abbia soggiornato a Bologna per seguire i corsi di quella Università.
Tale periodo di studio deve considerarsi concluso con la richiesta, presentata dal L. il 27 sett. 1604, di poter accedere alla carica di notaio straordinario di Cancelleria ducale prima del compimento del diciottesimo anno di età, necessario per legge. Solo di qualche mese successivo (2 apr. 1605) è il riconoscimento del suo status di cittadino originario e, complice la prima occasione di posto vacante, la quasi immediata abilitazione del L. a straordinario della Cancelleria ducale (19 apr. 1605).
Il 31 ag. 1605 il L. fu inquadrato nell'appena riorganizzato Officio delle ziffre, ossia iniziò la pratica, ma contestualmente anche l'istruzione teorica, sotto la guida degli esperti segretari del Senato Federico Marin e Pietro Amai, per impadronirsi dei meccanismi della difficile arte di criptare e decrittare i messaggi. Nei due anni successivi la posizione del L. si consolidò non solo dal punto di vista dell'esperienza e conoscenza dei meccanismi della Cancelleria ducale (infatti, venne impiegato dai magistrati dell'Arsenale, delle Artiglierie, delle Fortezze), ma anche da quello economico.
Poco prima dell'aumento dei suoi emolumenti a 10 ducati mensili, deliberato dal Consiglio dei dieci il 24 ott. 1607, la madre gli fece pervenire la titolarità di una rendita sulla "nodaria, et massaria della Camera Fiscal di Verona" (Arch. di Stato di Venezia, Maggior Consiglio, reg. 7 [7 genn. 1607]), già decretata dal Senato come ulteriore riconoscimento dei servigi, resi dai Freschi. Tale operazione, tuttavia, più che in relazione alla contabilità familiare, è da leggersi nella prospettiva della costituzione dei fondi necessari a sovvenzionare la scelta, ormai operata dal L., di seguire la carriera diplomatica di segretario, che richiedeva una buona disponibilità economica per poter sostenere senza affanni i costi della carica.
La nomina di Gregorio Barbarigo ad ambasciatore in Savoia, il 16 apr. 1608, sancì l'inizio di un sodalizio tra questo e il L. che si sarebbe protratto fino alla morte (6 giugno 1616), a Londra, di Barbarigo. Non ci sono elementi per stabilire se tale sodalizio sia stato solo un mero evento amministrativo o abbia trasceso quell'ambito, facendo entrare lo stesso L. nella cerchia intellettuale e politica di ispirazione sarpiana nella quale Barbarigo era parte attiva. In ogni modo, essendogli stato riconfermato lo stipendio di notaio straordinario di Cancelleria (10 sett. 1608) e avendo riscosso il donativo di 100 ducati dovuto ai segretari di ambasciatori in partenza (1° ottobre), il L. raggiunse Torino dove, con il Barbarigo, il 23 nov. 1608 presentò le credenziali a Carlo Emanuele I di Savoia.
Se la corrispondenza privata del Barbarigo, indispensabile tramite per la parte delle Lettere ai protestanti che Paolo Sarpi indirizzò al teologo dei riformati Jérôme Groslot de L'Isle, riveste notevole interesse, non altrettanto si può dire delle informazioni che, insieme con il L., Barbarigo fece pervenire a Venezia. I circa quattro anni di permanenza alla corte di Torino trascorsero tra estenuanti tentativi di concordare alleanze in equilibrio tra Savoia, Francia e Spagna e, per la parte verosimilmente curata dal L., in quasi quotidiani contatti con i Cantoni svizzeri per milizie da assoldare e alleanze da costruire, informazioni sui movimenti di truppe spagnole nel Milanese, sulla guerra di corsa nel Tirreno, sui maneggi di poco respiro dei diplomatici accreditati presso i Savoia.
Nel maggio del 1612 il L. tornò a Venezia con il Barbarigo, che il 23 sett. 1612 presentò in Senato un'apprezzata relazione, e vide gratificato il suo operato (13 sett. 1612) con il rinnovo dell'indennità di 10 ducati come addetto alle "ziffre", ma soprattutto con la promozione a notaio ordinario di Cancelleria (31 dic. 1612) e la conferma a segretario di Barbarigo, eletto nuovo ambasciatore in Inghilterra (3 marzo 1613).
Tra la riscossione del donativo del L. (15 luglio 1613) e la commissione data dal Senato all'ambasciatore (20 sett. 1613), la mutata situazione politica - si paventava una lega tra il governatore di Milano e il Cantone dei Grigioni - e il cronico bisogno di milizie trasformarono la tappa di trasferimento verso Londra in una vera e propria missione diplomatica nei Cantoni svizzeri. Il soggiorno tra Coira, Zurigo e Berna si protrasse fino alla stesura di un accordo, il 7 marzo 1615. Solo dopo tale accordo i due arrivarono a Londra (6 sett. 1615) alla corte di Giacomo I, consentendo al precedente ambasciatore Antonio Foscarini di partire (22 dic. 1615) per rientrare a Venezia e difendersi dalle note accuse di divulgazione di segreti di Stato davanti agli inquisitori. Indubbiamente, il caso di Foscarini - fatta salva una breve e riuscita missione nei Paesi Bassi (1°-22 apr. 1616) e il viaggio a Edimburgo per seguire il re (gennaio-agosto 1617) - fu la principale occupazione del L., che si trovò, dopo la morte di Barbarigo e nonostante l'arrivo dell'ambasciatore straordinario Pietro Contarini (19 sett. 1617) e poi di quello ordinario Antonio Donà (il 29 ott. 1618), a dovere raccogliere gran parte della documentazione richiesta dagli inquisitori di Stato.
Di nuovo a Venezia, il 26 genn. 1619 (aveva ricevuto da un riconoscente Giacomo I una collana, dono confermatogli dal Senato il 4 marzo 1619), il L. attese nuovamente agli impieghi della Cancelleria ducale e l'8 maggio 1620 - era già iniziata la guerra dei Trent'anni - chiese il permesso di andare in pellegrinaggio a Loreto e a Roma. Ma l'improvvisa occupazione della Valtellina e la conseguente guerra ai Cantoni svizzeri, tra cui quello dei Grigioni, alleato della Serenissima proprio in base alle trattative di Barbarigo (1615), richiese l'urgente invio (28 luglio 1620) del L. stesso a Zurigo. Giunto nella città svizzera il 14 ag. 1620, affrontò la crisi insieme con il residente veneziano Pietro Vico, mettendo a frutto l'esperienza delle precedenti missioni. Fu sua la responsabilità di reclutare milizie e di pagare gli Svizzeri in base agli accordi. Conclusa momentaneamente la crisi, e arrivato il sostituto Moderante Scaramella il 14 ott. 1621, il L. fu a Venezia ai primi di novembre. Riottenne il permesso di recarsi a Loreto (18 marzo 1622), ma prima dovette recapitare alla contessa Alethea Arundel, suo malgrado coinvolta nello scandalo di Antonio Foscarini e appena ascoltata dai Pregadi, una lettera con le velate scuse degli stessi (30 apr. 1622).
Dalla richiesta di Girolamo Lionello al Senato (21 ott. 1622) di poter fruire delle rendite assegnate al figlio si può dedurre la morte del L., ab intestato, nel corso del viaggio votivo.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Misc. codd., I, St. veneta, 2: T. Toderini, Cittadinanze originarie, s.v. Avogaria di Comun, Cittadinanze originarie, b. 366/62; reg. 440, c. 21v; Cancellier grande, reg. 7, cc. 209r, 210r, 213r; Collegio, Esposizioni principi, regg. 31, cc. 80v-81v; 33, cc. 34v-37r; Consiglio di dieci, Parti comuni, regg. 54, c. 79v; 55, c. 23v; 58, cc. 88v-89r, 90v; 62, c. 133r; 63, c. 77v; 70, cc. 42v, 96v; 72, cc. 11v, 173v, 177v; ff. 249 (21 sett. 1604, 27 sett. 1604); 337 (18 marzo 1622); 341 (3 nov. 1622); ibid., Segreto, regg. 16, cc. 23r, 31v; 17, cc. 2r, 81; Inquisitori di Stato, b. 155, nn. 60 ss.; Notarile, Atti, reg. 10538 (29 luglio 1620, 11 ag. 1621, 12 sett. 1621); Senato, Rubricari dei dispacci degli ambasciatori, Signori Stati, f. 2, nn. 1-10; ibid., Dispacci degli ambasciatori, Svizzera, Svizzeri, ff. 11, cc. 260 ss.; 12, nn. 22 ss.; 13, nn. 1-124; ibid., Secreta, Deliberazioni, regg. 105, c. 321v; 106, cc. 116v-117r; 165v-167r; 107, cc. 16v-17r, 33v-34r, 100v, 211r-213r, 215r; 108, cc. 43v-45r, 85r-86r, 128v-129v, 149v-150r, 238, 259; 109, cc. 2v, 26v-27r, 250v, 320v-321r, 350-352; 110, cc. 31v-32r; 116, cc. 172v-174r, 192v, 216, 223v-224r, 234v-235r, 248-249, 256r-258r; 117, cc. 6-7, 15v-17r, 27v-28r, 42r-43r, 49v-50v, 72v-74v, 93r-94r, 129r-130r, 144r-145r, 154-155, 157v-159r, 172v-173v, 180r-181r, 198, 204v-205v, 227-228, 245v-248r, 257-258, 271v, 278, 290v-291v, 303r-304r, 332v, 334, 356-357, 362v-363v; 118, cc. 9r, 19r-21r, 35v-37r, 45v-46r, 55-56, 93r-94r, 130v-131v, 139, 176v-177r, 200, 217, 249v-250r, 260v-261r, 274v; 120, cc. 12r-13r, 29v, 53r-54r; 69r-70r, 78r-80v; ibid., Terra, regg. 82, c. 70; 86, cc. 99v-100r; 167; 88, c. 279r; 89, c. 4r; filza 203 (13 sett. 1612); Grazie del Maggior Consiglio, Ufficio Bolla ducale, reg. 7, c. 114v; Venezia, Biblioteca del Civico Museo Correr, G. Tassini: cittadinanze originarie, 3, c. 111r; Biblioteca nazionale Marciana, Mss. it., cl. VII, 1667 (=8459), c. 9v; Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, a cura di L. Firpo, I, Inghilterra, Torino 1965, p. XXI; XI, Savoia, ibid. 1983, pp. XIII, 121; S. Romanin, Storia documentata di Venezia, VII, Venezia 1858, pp. 119 s., 151 s., 173-175; 599; Calendar of State papers relating to English affairs… in the archives of Venice…, a cura di A.B. Hinds, XIII-XVII, London 1907-11, ad indices; B. Ulianovich, Barbarigo, Gregorio, in Diz. biogr. degli Italiani, VI, Roma 1964, pp. 71 s.; S. Secchi, Antonio Foscarini: un patrizio veneziano…, Firenze 1969, pp. 86 s., 94 s., 103; P. Preto, I servizi segreti di Venezia, Milano 1994, p. 275; A. Stella, Aspetti giurisdizionali al tempo di Gregorio Barbarigo, in Gregorio Barbarigo…. Atti del Convegno di studi… 1996, a cura di L. Billanovich - P. Gios, Padova 1999, pp. 79 ss.