MABELLINI, Giovanni Battista
MABELLINI, Giovanni Battista. – Nacque a Savigliano, nel Cuneese, il 5 giugno 1774, da Giuseppe e da Teresa Grosso, in una famiglia appartenente al patriziato locale.
Dopo i primi studi (sotto la guida di due sacerdoti con i quali rimase sempre in affettuosa corrispondenza), il M. partecipò a un concorso per un posto gratuito nel R. Collegio delle provincie di Torino, con l’intenzione di laurearsi in giurisprudenza per poter succedere al padre nella professione di avvocato. Tuttavia, superato l’esame di baccellierato, abbracciò la vita ecclesiastica e si orientò verso gli studi di teologia. Nel 1792 conseguì la laurea in tale disciplina e in seguito si dedicò allo studio delle lingue antiche e moderne, europee e orientali. Approfondì le conoscenze dell’arabo, dell’ebraico e del greco, che insegnò per alcuni mesi a Savigliano, su richiesta del suo professore G. Fea, che gli riconosceva particolare competenza.
Nel 1795, quando il sistema scolastico piemontese entrò in una fase di grande instabilità, il M. si dedicò all’insegnamento privato. La profonda conoscenza dell’ebraico e della Bibbia lo aveva avvicinato alla comunità israelitica torinese. Tale rapporto consentì al M. di ricomporre i dissidi tra esponenti della comunità e alcune famiglie della città, esponendolo però all’accusa di adesione all’ebraismo, il che lo indusse a ritirarsi a Savigliano per riprendere gli studi teologici.
Qui, nel 1797, fu nominato primicerio della collegiata di S. Andrea e ordinato sacerdote. Assolto dall’accusa di giansenismo, fu chiamato a insegnare teologia nel R. Collegio delle provincie e successivamente, nel 1798, a svolgere funzioni di assistente bibliotecario dell’Università; divenne effettivo nel 1800.
L’eccellenza negli studi linguistici aprì al M. le porte di molte accademie: fra le prime, quella degli Unanimi, fondata nel 1788 da C.M. Arnaud. In quegli anni, seguendo la moda del tempo, dette alle stampe una raccolta di poesie in quattro versioni (italiano, francese, spagnolo e portoghese).
Provato da lutti familiari e deluso dalla provvisorietà e dal disordine amministrativo dell’Università torinese, il 24 apr. 1807 il M. partì per Parigi, dove giunse il 5 maggio accompagnato da una lettera commendatizia di Arnaud all’abate C. Denina. Questi, tuttavia, gli consigliò di far ritorno a Torino in attesa di migliori occasioni. La posizione del M. mutò finalmente con la nomina, decretata da Napoleone, di J.-C. de Villaret, vescovo prima di Amiens e poi di Casale Monferrato, a cancelliere dell’Università di Parigi. Prescelto dal vescovo come persona particolarmente competente a svolgere le delicate funzioni di segretario dell’Università, il M. si trasferì a Parigi nell’aprile del 1808 e, nel 1810, fu nominato professore di lingua greca nell’École normale supérieure, da poco istituita con la riforma napoleonica.
Con la crisi dell’Impero, la sostituzione di Villaret e la sospensione dell’École normale, nel 1813, il M. decadde da ogni incarico. Costretto a impartire privatamente lezioni di greco, ebraico e arabo, nel 1816 fu chiamato a riprendere l’antica cattedra di greco, ma nel 1822, con la nuova soppressione dell’École, decadde dall’insegnamento, ottenendo però l’incarico di conservatore della Biblioteca.
Nel dicembre del 1822 gli fu concessa la cittadinanza francese, da tempo richiesta. Si occupò, in quel periodo, del trasferimento della biblioteca dall’École normale alla Sorbona e della catalogazione dei libri. A partire dal luglio 1824 il M. accettò l’incarico di vicebibliotecario; più tardi divenne ispettore delle scuole di Parigi, membro di commissioni concorsuali e soprattutto ottenne il delicato compito di valutazione dei libri da adottare come testi scolastici. La padronanza di varie lingue europee gli permetteva di analizzare volumi provenienti anche da Paesi esteri.
Nel 1829 il M. fu colpito da una grave malattia, che però non gli impedì di riprendere, con il grado di maestro di conferenze e professore di prima classe, la cattedra di greco all’École normale, riaperta dopo la rivoluzione del luglio 1830 e l’ascesa al trono di Luigi Filippo (che nel 1832 gli conferì la Legion d’onore).
Esperto, in particolare, della lingua greca, scrupoloso nei doveri, imparziale nelle funzioni, umile, pacato e cordiale nei comportamenti, come lo descrissero i contemporanei, conquistò la stima e la simpatia degli ambienti culturali di Parigi. La sua fama è legata soprattutto all’insegnamento, poiché poco pubblicò dei suoi pur numerosi e apprezzati lavori, in uno dei quali, un opuscolo edito a Parigi nel 1814, affrontò la questione, all’epoca molto dibattuta, della difficoltà di tradurre i ritmi quantitativi del greco e del latino nella poesia francese. In un secondo opuscolo, Lettre à l’Académie royale des sciences de Lisbonne, sur le texte des Lusiades (Paris 1826), espose le sue osservazioni linguistiche sulle due edizioni del poema (del 1572 e del 1817, quest’ultima curata da J. Souza-Bothelo), che attestano la sua notevole conoscenza del portoghese. Ma il suo lavoro di maggiore impegno, pressoché completo, fu il Logothèque, un dizionario greco-latino-francese di 1618 pagine in doppia colonna.
Numerosi studi del M. rimasti inediti furono acquistati e poi consegnati all’Università di Torino: fra i manoscritti, molto spesso incompleti e redatti per lo più in francese, si trovano progetti di lavoro, saggi di traduzioni del Pentateuco, annotazioni all’Iliade, a tragedie di Eschilo e di Sofocle, a commedie di Aristofane, alle storie di Erodoto e di Tucidide, a idilli di Teocrito, e traduzioni di tragedie, di dialoghi platonici e di alcune odi di Pindaro.
Il M. morì a Parigi il 13 ag. 1834.
Fonti e Bibl.: Le Moniteur, 29 ott. 1830, 19 ag. 1834; C. Novellis, Biografia di G.B. M., saviglianese, professore di lingue orientali, Torino 1842; F.A. Eckstein, Nomenclator philologorum, Leipzig 1871, p. 348; C. Turletti, Storia di Savigliano corredata di documenti, Savigliano 1883-88, III, pp. 404-419.