NATOLINI, Giovanni Battista
NATOLINI, Giovanni Battista. – Nacque a San Daniele del Friuli nel 1551 dal fattore Bernardino e dalla cameriera Girolama, entrambi al servizio dei conti di Colloredo. Il padre è citato negli atti con il cognome Carga, che tuttavia il figlio non usò.
La possibilità di frequentare ambienti colti lo portò a studiare lettere latine e greche nella scuola di Giampietro Astemio, che già dal 1531 esercitava la professione a San Daniele stipendiato dalla Comunità. Tuttavia si trasferì presto a Venezia con il preciso intento di apprendere il mestiere di tipografo, forse andando a bottega da Nicolò Bevilacqua, di origine trentina: così almeno secondo Joppi (1880), ripreso da Boffito (1942) e per ultimo da Comelli (1954). Non è nota la data di arrivo sulla laguna, ma deve risalire circa alla metà degli anni Sessanta. Nel 1571 partì come volontario contro i turchi, imbarcandosi sulla galea di Simon Goro, contrassegnata da un ‘Cristo resuscitato con un mondo’, a bordo della quale combattè anche a Lepanto il 7 ottobre; della battaglia lasciò un vivido resoconto nella Scielta di varie cose notabili del 1604.
Dopo il rientro a Venezia, tornò a occuparsi di stampa, di sicuro non presso Bevilacqua, che dal settembre 1572 si era trasferito a Torino, ma per oltre un quindicennio non si hanno notizie certe. Compare in qualità di tipografo in almeno nove edizioni pubblicate a Venezia tra il 1588 e il 1591 a spese del tipografo-editore Damiano Zenaro, attivo nella città lagunare a partire dal 1563, al quale è facile pensare come possibile maestro di Natolini. In quegli anni proseguì la sua formazione sia di tipografo sia di letterato, tanto da impadronirsi di un latino piuttosto elegante, di cui diede ripetutamente prova negli anni udinesi. Nel 1578 diede alle stampe per Domenico e Giovan Battista Guerra un voluminoso Legendario delle santissime vergini, che godette di notevole fortuna nell’editoria veneziana, con una stampa ancora nel 1747. Agli anni veneziani risale anche il matrimonio con Giannetta de’ Cocoli.
Il 24 febbraio 1592 presentò una supplica al consiglio comunale di Udine per aprire una stamperia. Nella richiesta mise in evidenza sia le abilità tecniche acquisite sia la sincera passione per le lettere che lo animava e si impegnò a risiedere in città. Si assunse obblighi precisi: dotarsi di tutti gli strumento necessari per la stampa, rinnovare i caratteri deteriorati, non stampare opere non autorizzate dall’Inquisitore.
Negli annessi capitoli il Comune, dal canto suo, si impegnò a versare «per anni quindici continui ducati cento all’anno di L. 624 per ducato, et una casa capace per detta arte senza pagar affitto, o in quel loco ducati trenta a l’anno» (Comelli, 1980, p. 83) a partire dall’inizio effettivo dell’attività. Inoltre, gli venne accordato un contributo di 20 ducati per il trasloco. Natolini fu preferito al tipografo trevigiano Domenico Amici, che aveva presentato al Consiglio cittadino un’offerta più vantaggiosa: vent’anni di permanenza a Udine (Natolini ne proponeva 15), un contributo per l’affitto di 20 ducati (contro i 30 chiesti da Natolini), infine uno stipendio corrispondente alla metà di quello di Natolini. Ciononostante, la proposta di Amici ottenne solo 3 voti favorevoli e 12 contrari, mentre quella di Natolini ebbe 8 voti a favore e 7 contro. A controllo della sua produzione, nell’agosto dello stesso 1592, venne nominato il cancelliere Marcantonio Fiducio; di poco posteriore è anche la nomina di Natolini a stampatore patriarcale.
A partire circa dal 1595 assunse come aiutante Pietro Lorio, figlio di Giulio, libraio e cartaio a Udine, e nipote di Lorenzo, tipografo originario di Portese, nel Bresciano, che a sua volta aveva tenuto bottega di libraio a Udine. Il 2 agosto 1597, evidentemente soddisfatte del lavoro svolto, le autorità comunali concessero a Natolini la cittadinanza. La concessione quindicennale per stampare libri venne rinnovata per altri cinque nel 1606.
Morì a Udine nel 1609, senza figli. Nel testamento raccomandò al Comune Pietro Lorio come suo successore e gli lasciò l’attrezzatura per la stampa. A Lorio fu concesso uno stipendio di 100 ducati annui, la metà dei quali egli si impegnò a versare alla vedova. Costei, a sua volta, con testamento del 9 maggio 1611, ribadì la volontà del defunto sulla destinazione delle attrezzature.
Tra il 1592 e il 1609 Natolini stampò a Udine almeno 106 edizioni, compresi i fogli volanti, secondo il censimento di Comelli (1954). Nei primi anni si dedicò in prevalenza alla stampa di opuscoli religiosi, ma già dal 1594 si cimentò anche in opere più impegnative come i volumi IV-V dei Responsa del giurista udinese Tiberio Deciani (il IV con un’elegante prefazione in latino di suo pugno), i cui primi tre volumi erano stati stampati a Venezia da Gerolamo e Giovanni Zenaro nel 1579, e con Le idee, overo forme della oratione di Ermogene nella traduzione di Giulio Camillo. Nel 1607 diede alle stampe la prima grammatica slovena, opera di Gregorio Alasia (Vocabolario italiano, e schiavo), in cui si danno informazioni generali sulla lingua, oltre che un vocabolario piuttosto nutrito. Solo un terzo della produzione di Natolini è in latino, lingua canonica per i testi di medicina, filosofia, diritto; il resto è in volgare, lingua nella quale si cimentò anche Natolini, sebbene buon conoscitore del latino, per comporre la Scielta di varie cose notabili, cavate da Gaio Plinio Secondo, opera di varia erudizione e di tenore divulgativo, e il Discorso intorno l’arte della stampa conservato manoscritto nella Biblioteca civica di Udine, Mss., 435.
Ambito principale dell’attività della tipografia, in virtù della qualifica di impressore patriarcale, sono gli opuscoli e i fogli volanti del Patriarcato di Aquileia, che rappresentano da soli almeno un quarto dell’intera produzione. Gli autori pubblicati appartengono in buona parte al territorio udinese o friulano; tra i più presenti il giureconsulto Flaminio De Rubeis, con sei edizioni, il cancelliere Giandomenico Salomoni con quattro e il minore osservante Felice Giusti. Per Natolini stampò anche il poeta Vincenzo Giusti. Di rilievo il settore delle raccolte poetiche d’occasione, dove Natolini contribuì a dare evidenza alle voci di un’area laterale della lirica tardocinquecentesca come quella friulana.
Fonti e Bibl.: Udine, Bibl. civica, Mss., 716, Genealogie Joppi, ad nomen; Annales Civitatis Utini, LXIV, cc. 81rv, 113r-114v; Acta Civitatis Utini, XXIX, c. 132; M. Fiducio, Descrizione degli Offici della Città di Udine, I, c. 87; J.C. Wolff, Monumenta typographica, Hamburg 1740, pp. 910-934; A. Bartolini, Saggio epistolare sopra la tipografia del Friuli nel secolo XV, Udine 1798, p. 58; G.G. Liruti, Notizie delle vite ed opere scritte da’ letterati del Friuli, IV, Venezia 1830, pp. 445 s.; V. Joppi, L’arte della stampa in Friuli, con appendice sulle fabbriche di carta, Udine 1880, pp. 9-13; Id., De’ libri liturgici a stampa della chiesa d’Aquileia, in Archivio veneto, XXXI (1886), pp. 225-274; A. Lazzarini, Un tipografo sandanielese del sec. XVI. G.B. N., San Daniele 1922; A. Battistella, Udine nel secolo XVI, Udine 1932, pp. 222 s.; G. Boffito, Per due imprese tipografiche, in La Bibliofilia, XLIV (1942), pp. 46 s.; G.B. Corgnali, L’«impresa tipografica» di G.B. N., in Ce fastu?, XIX (1943), pp. 202-205; Bibliografia degli scritti stampati da G.B. N. primo tipografo friulano, in La Bibliofilia, LIV (1952), pp. 97-115; G. Comelli, Annali tipografici di G.B. N., Firenze 1954; Id., la stampa a Udine nel Seicento, Udine 1956, pp. 7-11; G.M. Del Basso, La tipografia a Cividale del Friuli dall’origine alla fine del secolo XVIII, in Atti dell’Acc. di scienze, lettere ed arti di Udine, s. 8, 1973-75, n. 2, pp. 159-168; G. Comelli, L’arte della stampa in Friuli, Udine 1978, pp. 18-25; Enciclopedia monografica del Friuli Venezia Giulia, III, La storia e la cultura, 2, Udine 1979, pp. 926 s.; G. Comelli, G.B. N. primo tipografo friulano, in Id., L’arte della stampa nel Friuli Venezia Giulia, Udine 1980, pp. 77-114; L’arte della stampa a Udine da Gerardo di Fiandra al N., in I tesori della civica biblioteca: mostra di manoscritti e libri rari. Catalogo, Udine 1983, pp. 66-70; C. Caltana, G.B. N. tipografo a Udine tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento, in Prodotto libro. L’arte della stampa in Friuli tra i XV e il XIX secolo, Gorizia 1986, pp. 47-64; G. Zappella, Le marche dei tipografi e degli editori italiani del Cinquecento, Milano 1986, nn. 500-502; F. Ascarelli - M. Menato, La tipografia del ‘500 in Italia, Firenze 1989, pp. 91 s.; A. Contò, La stampa a Treviso nel secolo XVI. Appunti per un catalogo, in Atti e memorie dell’Ateneo di Treviso, VII (1989-90), p. 143; Id., Alle origini della tipografia friulana del Cinquecento, in Esperienze letterarie, XV (1990), pp. 49-57; F. Bruni, L’italiano nelle regioni. Lingua nazionale e identità regionali, Torino 1992, p. 295; U. Rozzo, Linee per una storie dell’editoria religiosa in Italia (1465-1600), Udine 1993, p. 111; G. Ganzer, Splendori di una dinastia: l’eredità europea dei Manin e dei Dolfin, Milano 1996, pp. 83-85; G. Nova, Stampatori, librai ed editori bresciani nel Cinquecento, Brescia, 2000, pp. 136-138; Id., Stampatori, librai ed editori bresciani nel Seicento, Brescia, 2005, pp. 166; L. Di Lenardo, I Lorio: editori, librai, cartai, tipografi fra Udine e Venezia (1496-1629), Udine 2009, p. 257; S. Pelusi, L’editoria libraria in Veneto fra storia e nuovi scenari, in L’editoria in Veneto. Analisi dello scenario e ipotesi di sviluppo, a cura di A. Chiesa - S. Pelusi, Milano 2010, p. 35.