PEYRETTI, Giovanni Battista
PEYRETTI, Giovanni Battista. – Nacque il 18 febbraio 1823 a Castagnole Piemonte, in provincia di Torino, da Giovanni e da Maria Nicola. Ricevette in famiglia, e particolarmente dalla madre, un'educazione rigorosamente cattolica.
Dopo i primi studi nel paese natale, Peyretti si trasferì al Collegio di Carignano, dove frequentò il corso di studi classici. Completò, in seguito, lo stesso corso di studi presso il celebre Collegio di Carmagnola, dove ebbe come professori, tra gli altri, Giovanni Maria Bertini e dove approfondì lo studio di grammatica, umanità e retorica. Terminati gli studi a Carmagnola, e dopo essere stato ordinato sacerdote, si trasferì a Torino per studiare filosofia elementare e teologia al seminario arcivescovile: qui decise di intraprendere per professione lo studio della filosofia. In effetti, abbandonati gli studi di teologia, decise di concorrere per un posto gratuito in filosofia presso il Collegio Carlo Alberto, destinato agli studenti della Provincia torinese. Avendo vinto il concorso, Peyretti terminò lì il proprio ciclo di apprendimento, ottenendo il diploma in studi filosofici con eccellenti votazioni.
Il 22 marzo 1848, non ancora giunto alla metà del suo quarto anno di collegio, era già stato investito dell'incarico di professore reggente presso il Regio collegio di Nizza Marittima per insegnarvi filosofia. Nel luglio del 1849 venne abilitato professore di filosofia; nello stesso anno, venne nominato 'ripetitore interno', sempre per la filosofia, nel medesimo Collegio Carlo Alberto, dove rivestì per quattro anni quella nuova funzione. Nello stesso 1849 Peyretti venne chiamato a tenere alcuni corsi alla Scuola normale per la fanteria della Regia Accademia militare di Torino, aperta proprio allora per volontà del ministro della Guerra.
Il giovane professore raccolse alcune delle lezioni che tenne in quella sede in uno scritto, poi pubblicato come Saggio di nomenclatura militare. In ogni autunno, sino all'anno 1852 compreso, inoltre, insegnò presso le scuole di metodo delle province torinesi. Frutto di quest'altra serie di lezioni fu un breve trattato di Aritmetica.
Peyretti compì un ulteriore grado della carriera accademica con la nomina, l'8 maggio 1851, a 'dottore collegiato' nella Facoltà di filosofia e lettere della Regia Università di Torino. La sua dissertazione di abilitazione all'incarico verté Sulla teoria della conoscenza e fu particolarmente apprezzata dalla commissione giudicatrice. Nel 1853, liberatasi la cattedra di logica e metafisica presso la stessa Università, Peyretti la ottenne con lo statuto di professore reggente e l'anno successivo divenne professore effettivo. Ottenuta una stabile sistemazione accademica, e con essa una buona rendita economica, ritenne di poter prendere moglie: sposò nel 1856 Teresa Antonino, che fu sua moglie sino alla morte di lui e gli diede dei figli.
Venne insignito, negli anni del suo insegnamento torinese, di onorificenze come le insegne dell'Ordine dei santi Maurizio e Lazzaro e quelle della Corona d'Italia, per motivazioni quali il suo rigore nell'insegnamento e la sua 'devota' concezione cristiana della filosofia. Fu, inoltre, membro della Società d'Istruzione e di Educazione, associazione a carattere pedagogico che era stata fondata nel 1849.
In quegli anni, dopo l'ottenimento della cattedra torinese, tutte le attenzioni di Peyretti si concentrarono sull'insegnamento e sugli studi, dei quali le sue pubblicazioni torinesi sono testimonianza. Il culmine della sua carriera accademica si ebbe, probabilmente, nel 1866, quando venne nominato, sempre presso l'Università di Torino, preside della Facoltà di filosofia e lettere; nel 1870 venne confermato in quella carica. Nello stesso periodo, Peyretti fu anche eletto, col voto dei suoi colleghi, direttore della neonata Scuola di magistero per le lettere e la filosofia, creata all'interno dell'Università; venne poi confermato in tale carica per tre anni consecutivi.
Continuò a pubblicare scritti filosofici, sia puramente teoretici che didattici e pensati come sussidio per le lezioni. Intraprese anche una collaborazione con Il Gerdil, giornale di ispirazione cattolica per il quale pubblicò vari articoli, un paio dei quali (Esame dell'Ateismo e Critica del sistema di Spinoza) sono da ritenersi veri e propri trattati filosofici, sia pure incompiuti. Fu apprezzato al suo tempo, in ogni caso, principalmente per i suoi scritti di ontologia.
Colpito da un male improvviso e incurabile, morì a Torino il 23 settembre 1877.
L'Università di Torino gli dedicò una commemorazione biografica nell'Annuario Accademico del 1877-78, celebrandone l'integrità morale e la validità di professore, insegnante e pensatore (Discorso inaugurale e annuario accademico, a.a. 1877-78, Torino 1877). Venne accostato, nei meriti personali, al suo antico maestro Giovanni Maria Bertini, morto l'anno precedente e già ricordato dall'Università allo stesso modo.
Dal punto di vista filosofico, Peyretti fu pensatore privo di reale originalità. Pur dimostrando, sin dalla sua dissertazione di abilitazione del 1851, di conoscere in qualche misura le dottrine dell'idealismo classico tedesco, si attenne in larga parte alle tradizionali ripartizioni degli ambiti del sapere veicolati dalle scuole aristoteliche. Egli stesso, d'altra parte, polemizzò contro le novità al suo tempo introdotte nel modo di fare filosofia, ritenendole frutto di una brillantezza espositiva del tutto priva di rigore didattico e scientifico. Criticò la dialettica degli opposti – caratteristica dell'idealismo tedesco da Johann G. Fichte in poi – sulla base dell'idea che, per esporre questa teoria, i suoi fautori dovessero avvalersi di quello stesso principio logico di non-contraddizione che andavano poi criticando da un punto di vista speculativo. In ogni caso, Peyretti rivendicò a più riprese (specialmente nelle prefazioni alle sue compilazioni didattiche) la propria originalità di pensatore, ribadendo come la sua speculazione fosse sostanzialmente autonoma. Nei fatti, egli si attenne a una lunga serie di divisioni e sistemazioni metodologiche, e concepì la filosofia come scienza del reale, differente rispetto al reale stesso e bisognosa di giustificarsi. La sua pretesa originalità è principalmente consistita in alcune rivisitazioni specifiche della ripartizione degli ambiti del sapere. Il suo realismo filosofico, ereditato dalla tradizione aristotelica e tomistica, veniva a investire la sua concezione teologica: egli, in linea con la filosofia di Tommaso d'Aquino, non rigettò la possibilità di elaborare una teologia naturale, né una visione finalistica della natura che facesse capo all'ente supremo. Rispetto al suo maestro, Giovanni Maria Bertini, Peyretti si distanziò maggiormente dalle componenti mistiche del sapere, e fu più 'austero' del maestro anche nella sua prosa espositiva. Ereditò, tuttavia, i motivi più schiettamente razionalistici del pensiero di Bertini e la necessità, da questi avanzata, di conciliare speculazione razionale e verità della religione. Peyretti, inoltre, conobbe approfonditamente il pensiero di Antonio Rosmini, e vi si rapportò in diverse riprese, in modo più o meno critico.
Opere. Si segnalano: Saggio di nomenclatura generale coll'aggiunta di alcuni dialoghi intorno alla facoltà dell'anima umana; Trattato di aritmetica ad uso delle scuole elementari; Saggio di Logica generale, Torino 1856; Logica ad uso delle scuole secondarie, Torino 1858; Della origine della scienza, Torino 1867; Istituzioni di filosofia teoretica ad uso dei Licei, I, Logica, Torino 1874, II, Nozioni di Ontologia, Torino 1875; Esame dell'Ateismo e Critica del sistema di Spinoza, pubblicato ne Il Gerdil.
Fonti e Bibl.: L'atto di battesimo di Peyretti è conservato nell'archivio della parrocchia di Castagnole Piemonte.
V. Trombetta, Libri per gli educatori: l'istituzione della Biblioteca Magistrale nella Napoli postunitaria, Macerata 2007, ad ind.; C. Pizzarelli, L'istruzione matematica secondaria e tecnica da Boncompagni a Casati 1848-1859: il ruolo della Società d'Istruzione e di Educazione, in Rivista di Storia dell'Università di Torino, II (2013), 2, p. 33.