Ridolfi, Giovanni Battista
Nacque il 21 luglio 1448 da Luigi e da Antonia Fioravanti. Appartenne al ramo dei Ridolfi di Piazza (ebbero le loro case sulla piazza S. Felice), giunti a Firenze nel 14° secolo. Sposò nel 1481 Cornelia Salviati; ebbe tre figli, Antonia, Luigi e Maddalena. Fu uno dei più noti personaggi della famiglia, e ricoprì molti uffici pubblici, anche di carattere militare: venne eletto fra i Dodici buonuomini per il quartiere di S. Spirito (genn. 1480); fu gonfaloniere di giustizia (nov. 1499), commissario generale nella guerra di Pisa (giugno 1500) e in Romagna (1511), priore di libertà (maggio 1506).
Avverso ai Medici e acceso sostenitore di Girolamo Savonarola, quando scoppiò il tumulto contro il frate (maggio del 1497), R. fu tra gli armati che lo difesero presso S. Marco. Tra il 1498 e il 1512 intervenne con autorevolezza e a più riprese nelle Consulte della Repubblica su questioni importanti: la politica di Firenze verso la Francia e l’impero, la guerra contro Pisa, i rapporti con i pontefici di quel periodo (Alessandro VI, Pio III e Giulio II) e con Cesare Borgia (cfr. Consulte e Pratiche della Repubblica fiorentina, a cura di D. Fachard, 1988 e 1993, ad indicem). Dopo il 1502 guidò la dura opposizione dei ‘grandi’ alla politica di Piero Soderini e di M.; in particolare, il progetto dell’Ordinanza (→ Ordinanza, Scritti sull’) fu osteggiato da R. e dalla sua fazione. Nel 1508, sul caso delle nozze di Filippo Strozzi con Clarice de’ Medici – malviste dalla Signoria –, R. appoggiò con cautela Strozzi. Reputato uomo saggio, ma per alcuni dominato dall’ambizione, dopo la caduta di Soderini (31 agosto 1512) R. fu nominato gonfaloniere dal Consiglio grande; non seppe però contrastare i Medici e impedire il colpo di Stato del 16 settembre. Morì nel marzo del 1514.
I rapporti di M. con R. furono di natura esclusivamente politica e pubblica. Sul fronte pisano, M. affiancò come segretario i commissari R. e Lucantonio degli Albizzi (10 giugno-11 luglio 1500). Firenze aveva chiesto mercenari al re di Francia Luigi XII, ma nel campo dominò l’indisciplina per le scarse munizioni e vettovaglie. R. abbandonò la partita, dichiarandosi malato, mentre i soldati sequestravano Albizzi. M. fu testimone dell’accaduto (cfr. LCSG, 1º t., pp. 370-86, e in particolare la lettera alla Signoria, 9 luglio 1500, p. 384). A nome della Signoria M. scrisse a R. due lettere sulla situazione politica dopo la morte di Alessandro VI e la malattia di Cesare Borgia (25 e 28 ag. 1503, LCSG, 3° t., pp. 222-23 e 231-33), e altre corrispondenze relative alla commissaria di R. a Castrocaro (sett. 1503), per informarlo sulle condizioni della Romagna e sulle azioni dei veneziani (LCSG, 3° t., pp. 240-70). Il carteggio privato ospita anche l’estratto di una lettera di R., oratore a Venezia (marzo 1499), con ragguagli sull’offensiva turca (Biagio Buonaccorsi a M., post 20 luglio 1499, Lettere, pp. 16-17). Un notevole episodio è riferito dallo stesso Buonaccorsi a M., nella lettera del 6 ottobre 1506 (pp. 144-46): R. era a tavola con Alamanno Salviati quando questi, parlando di M., disse: «Io non commissi mai nulla a cotesto ribaldo, poi che io sono de’ Dieci».
Bibliografia: ASF, Fondo Ceramelli-Papiani, fasc. 3991, serie F; G. Carocci, La famiglia dei Ridolfi di Piazza: notizie storiche e genealogiche, Firenze 1889, tav. VIII nr. 1; Consulte e Pratiche della Repubblica fiorentina 1505-1512, a cura di D. Fachard, Genève 1988; Consulte e Pratiche della Repubblica fiorentina 1498-1505, a cura di D. Fachard, 2 voll., Genève 1993; F. Guicciardini, Storie fiorentine, a cura di A. Montevecchi, Milano 1998, capp. 15-17, 19-20, 24-31; B. Buonaccorsi, Diario dall’anno 1498 all’anno 1512 e altri scritti, a cura di E. Niccolini, Roma 1999; J. Pitti, Istoria fiorentina, a cura di A. Mauriello, Napoli 2007, libro II, § 30.