ROBLETTI, Giovanni Battista
ROBLETTI, Giovanni Battista. – Nacque a Roma nel 1583 circa. Il padre Claudio era borgognone, come risulta dall’atto di battesimo della figlia Maddalena (22 ottobre 1581), e fu forse operaio nella tipografia di Alessandro Gardano, poi di Francesco Coattino. La madre, Olimpia, romana, visse con lui fino alla morte (1623). Robletti fu il più ferace stampatore musicale del Seicento romano, con edizioni datate dal 1609 al 1652: oltre 150 quelle di musica pratica pervenute, più di 45 quelle non musicali, in proporzione via via crescente.
Robletti si deve essere formato nella tipografia di Gardano e Coattino poi passata a Nicolò Muzi (1594) e sempre rimasta specializzata in edizioni di musica pratica; un indizio a favore di tale ipotesi è la marca di Gardano che Robletti pose sul frontespizio di una delle sue prime edizioni, la collettanea musicale Sonetti novi di Fabio Petrozzi romano (1609). Passata la tipografia dagli eredi Muzi a Luigi Zannetti (1602), Robletti deve aver continuato a preparare le edizioni musicali per il nuovo titolare nella stessa sede già di Muzi a piazza Capranica. Morto Luigi Zannetti (2 novembre 1606), ci deve essere stata una diversa sistemazione, in seguito alla quale Robletti ottenne parte delle dotazioni e a fine 1608 si mise in proprio, facendo concorrenza all’ex padrone Bartolomeo Zannetti.
Nella florida vita musicale di Roma le commissioni si moltiplicarono, e la sua competenza e precisione gli conquistarono la fiducia dei compositori più in vista in città. L’indirizzo volto a un ampio smercio gli suggerì vesti editoriali di minor costo, seppur sempre decorose, con una qualità di stampa apprezzabile, tenuto conto del contenimento dei costi e, in più casi, dell’alto numero delle edizioni (già nel 1609, primo anno di attività autonoma, Robletti ne pubblicò nove, toccando un massimo di 12 nel 1613 e 1620). A queste indubbie capacità tecniche e commerciali si aggiungeva una sagace e aggiornata sensibilità per la musica del tempo, che gli consentì di curare in proprio alcune collettanee di successo; la consapevolezza del proprio ruolo emerge anche dalle sue dedicatorie.
L’ubicazione della tipografia, sita probabilmente nell’attuale via di S. Agostino, tra l’omonima chiesa da una parte e il Collegio Germanico dall’altra, spiega gli stretti rapporti con i rispettivi maestri di cappella, Girolamo Bartei e Antonio Cifra (del quale pubblicò ventitré libri dal 1609 al 1620 più due ristampe nel 1628 e 1630). Fin dall’inizio della sua attività autonoma Robletti riscosse la fiducia di altri compositori di spicco, come Francesco Soriano (e il suo allievo Romano Micheli), Giovanni Bernardino Nanino, Giovan Francesco Anerio, Hieronymus Kapsperger, tramite i quali giunse a godere del favore di alti patroni come il cardinal nipote Scipione Borghese e il cardinale Montalto. Ma il rapporto più importante fu con Paolo Quagliati, organista in S. Maria Maggiore: doveva risalire a quando Robletti lavorava nell’officina di Muzi, dove nel 1601 Quagliati aveva fatto stampare le Ricercate e canzoni. Robletti pubblicò diverse opere sue; in particolare, la raccolta di mottetti e dialoghi dedicata al cardinale Alessandro Ludovisi (1620) arrecò benefici anche all’editore, quando di lì a poco il dedicatario fu eletto papa Gregorio XV. Quel breve pontificato fu un periodo d’oro per Robletti, che si affrettò a dedicare al nuovo cardinal nipote Ludovico Ludovisi una collettanea di mottetti da lui promossa (Lilia campi a 2-4 voci, 1621); fu così ben presto superata la robusta concorrenza della tipografia di Luca Antonio Soldi. Il cardinale Ludovisi proteggeva i gesuiti e patrocinò la festa per la canonizzazione dei santi Ignazio di Loyola e Francesco Saverio (chiesa del Gesù, 15 marzo 1622); per l’occasione Robletti pubblicò una collettanea di litanie a 4-8 voci, dedicandola a Muzio Vitelleschi, generale della Compagnia di Gesù.
Nel 1621-1622 Robletti curò altre due collettanee di successo, Giardino musicale e Vezzosetti fiori, stavolta di musiche profane. Si era intanto trasferito nella zona chiamata Macel de’ Corvi, alle pendici del Campidoglio, non lontano dal palazzo Ludovisi ai Ss. Apostoli, assieme alla moglie Violante Cerroni (nata intorno al 1586 e sposata probabilmente prima del 1608), dalla quale ebbe un unico figlio, Giuseppe. I legami con i filoasburgici Ludovisi furono ribaditi nel febbraio del 1623 con La sfera armoniosa di Quagliati, curata da Paolo Tarditi, maestro di cappella in S. Giacomo degli Spagnoli, e dedicata al principe Nicolò, fratello del cardinale Ludovico. Ma la morte di Gregorio XV nel luglio successivo mutò i destini di Robletti, privo di entrature presso il nuovo papa Urbano VIII, filofrancese. Lo stampatore continuò ad appoggiarsi al cardinale Ludovisi, e trovò nuove committenze pubblicando libri di musicisti legati al cardinale Maurizio di Savoia (Sigismondo d’India, Stefano Landi, Filippo Albini); al rapporto con il cardinale Ludovisi, titolare di S. Lorenzo in Damaso, va riportata anche la stampa di opere del maestro di cappella della basilica, Paolo Agostini. La vicinanza a committenti ispanofili vide nel 1624 anche un’edizione musicale in lingua spagnola, il Libro segundo de tonos y villancicos di Juan Arañés, maestro di musica di Ruy Gómez de Silva y Mendoza, ambasciatore spagnolo a Roma.
Dal 1626 Robletti, che in officina si avvaleva della collaborazione di Domenico Marciani e di suo fratello Giovanni, cantore in S. Maria Maggiore e compositore di suo, subì la concorrenza della tipografia di Paolo Masotti; poiché quest’ultimo era appoggiato dal papa e dal cardinal nipote Francesco Barberini, Robletti si strinse ancor più al cardinale Ludovisi, che come ‘protettore’ dell’Ospizio del letterato, istituzione assistenziale per i «fanciulli spersi» con sede tra il Corso e piazza S. Silvestro, lo chiamò a impiantarvi un’officina e a insegnare agli alunni l’arte della stampa. L’operazione andò in porto nel 1630, e dall’inizio del 1631 uscirono dalla nuova tipografia alcune edizioni musicali, prima delle quali una raccolta di musiche sacre di Francesco Serpieri, maestro di musica nel medesimo istituto, e nel 1633 una magnifica edizione in folio atlantico di messe di Marco Scacchi, maestro di cappella di Ladislao IV di Polonia. Al di fuori di quelle di musica, si conoscono solo quattro edizioni stampate con i torchi dell’Ospizio del letterato, una delle quali in spagnolo (Juan de Cantañazor, Inconstancia del tiempo y brevedad incierta de la vida, 1632) e un’altra in lode di casa Colonna. Ma quell’istituto e lo stesso Robletti avevano intanto perso il loro protettore: il cardinale Ludovisi, costretto dal papa a vivere a Bologna, vi morì il 18 novembre 1632.
Si aprì una fase ancor più difficile per l’attività dello stampatore. Può darsi che il grande sforzo nella pregevole edizione delle messe di Scacchi, che avevano valenza politica per i rapporti tra S. Sede e regno di Polonia, sia stato compiuto da Robletti nella speranza di essere apprezzato dalla corte barberiniana, ma così non fu.
Un indizio delle difficoltà si può vedere nelle quattro edizioni stampate a Orvieto «ad istanza» di Robletti (una raccolta di arie di Filippo Vitali nel 1632, le Varie musiche op. 6 di Francesco Pasquali nel 1633, il Cespuglio di varii fiori del chitarrista Giovanni Battista Abbatessa nel 1635 e una perduta ristampa dei madrigali op. 3 di Stefano Bernardi nel 1635). Stampatore comunale urbevetano era all’epoca Rinaldo Ruuli, ben esperto di edizioni musicali, il cui nome peraltro non compare sui quattro frontespizi: può darsi che il luogo di stampa fosse fittizio, e che i citati libri siano stati in realtà stampati a Roma da Robletti.
Tra il 1637 e il 1648 Robletti non produsse più edizioni musicali; fu a lungo assente da Roma, impegnato nelle tipografie che aveva aperto a Tivoli (dal 1620 al 1638) e a Rieti (dal 1635 al 1641). Anche in queste città i rapporti con le autorità locali non furono facili, e scarsa fu la produzione tipografica. Dalla fine del 1641 lo stampatore tornò a vivere stabilmente a Roma, da dove, salvo brevi e deludenti ritorni a Tivoli (lunga lite vi ebbe con l’ex affittuario Francesco Felice Mancini, che lo aveva soppiantato), non si mosse più, abitando alla «salita di Marforio» presso S. Giuseppe de’ Falegnami. L’officina di Rieti era ancora di sua proprietà, ma nel dicembre del 1644 la vendette a un ex operaio, donde passò al padre di Giuseppe Ottavio Pitoni. Perduto in tenera età il figlio Giuseppe (2 novembre 1625), l’anziano stampatore pubblicò opere di vario genere (medicina, agiografia, statuti di confraternite); dal 1648 riprese la produzione di edizioni musicali (in vesti piuttosto modeste e con caratteri alquanto logori) con una collettanea di mottetti a cura di Florido de Silvestris (Florida verba), a spese del libraio Franzini, il quarto libro dei mottetti del ronciglionese Tullio Cima e i vespri a 4 voci del viterbese Francesco Rivaldini.
Nei primi mesi del 1649 abitazione e officina furono spostate in via della Madonna dei Monti, probabilmente su impulso del cognato Paolo Cerroni, prete nella vicina chiesa di S. Salvatore ai Monti. La nuova sede della tipografia agevolò il rapporto con Giuseppe Giamberti, coadiutore dell’anziano Tarditi (amico di vecchia data di Robletti) nella cappella musicale della Madonna dei Monti: è sua una vasta edizione di Antiphonae et motecta a 2-4 voci per tutto l’anno liturgico (1649).
L’insieme dei fascicoli delle voci-parte assomma a ben 890 pagine, e il frontespizio fu arricchito da una bella incisione. Con questa edizione, pubblicata con il millesimo 1650 sotto privilegio pontificio, si concluse degnamente la serie delle impressioni musicali di Robletti, mentre la tipografia proseguì l’attività fino al 1652.
Rimasto vedovo (15 febbraio 1654) e sentendosi prossimo alla fine, Robletti fece testamento designando erede universale il cognato.
Morì il 5 ottobre 1655, e venne sepolto nella sua parrocchia di S. Quirico dalla Compagnia del Ss. Sacramento, di cui lo stampatore era confratello. Nulla è noto del destino successivo della tipografia; forse i caratteri musicali andarono a una Livia Priori in Velli che, in virtù del testamento di Robletti, aveva ricevuto «30 libbre di caratteri».
Nei primi anni di attività Robletti usò spesso la marca già del libraio Tornieri oppure lo stemma di Roma; dal 1615 adottò come marca una conchiglia priva di motto, che aveva già usato nelle Villanelle di Prospero Caetani (1611). Molte sue edizioni furono di taglio commerciale, ma non mancarono quelle di maggiore qualità: spiccano il magnifico volume in folio atlantico, con frontespizio inciso, del Missarum liber primus di Soriano (1609) e le citate messe di Scacchi (1633).
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio storico del Vicariato, Parrocchia di S. Quirico, battesimi, 22.10.1581; Parrocchia di S. Lorenzolo ai Monti, morti, 2.11.1625. Per le altre fonti e la bibliografia si rinvia a: S. Franchi, Le impressioni sceniche, I, Roma 1994, pp. 644-650; II, Roma 2002, pp. 32, 44, 46; The new Grove dictionary of music and musicians, XXI, London-New York 2001, p. 477; B. Schrammek, in Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XIV, Kassel 2005, coll. 228 s.; S. Franchi, Annali della stampa musicale romana dei secoli XVI-XVIII, I, 1, Roma 2006; I, 2, Roma 2012, ad ind. (con la serie completa delle edizioni musicali e relativa bibliografia); Id., Robletti, Giovanni Battista, in Dizionario degli editori, tipografi, librai itineranti in Italia tra Quattrocento e Seicento, coord. M. Santoro, III, Pisa-Roma 2013, pp. 861-865.