RUOPPOLO, Giovanni Battista
– Figlio di Francesco e di Giovanna Schiano, fu battezzato il 5 aprile 1629 nella parrocchia napoletana di S. Maria della Neve a Chiaia (Prota-Giurleo, 1953).
Nel 1655 sposò a Napoli la diciassettenne Teresa Congiusto, figlia del maiolicaro Bernardo, nella cui officina avrebbero lavorato come pittori sia il padre di Ruoppolo sia il fratello maggiore Carlo (ibid.).
A rileggerne il processetto matrimoniale, in cui sono raccolte le testimonianze del fratello Carlo e del notaio ischitano Francesco Antonio Guarnerio, vicino di casa dei Ruoppolo, si ricava che Giovan Battista, parrocchiano dal 1652 della distrutta chiesetta paleocristiana di S. Maria della Rotonda (Napoli, Archivio storico diocesano, Processetti matrimoniali 1655, lettera G, Giovan Battista Ruoppolo e Teresa Congiusto, c. 3r), abitava a Napoli «in loco Mezzo Cannone», e più precisamente «in domibus patrum Jesuitarum» (c. 6r), verosimilmente presso l’insula monumentale del Collegio Massimo dei gesuiti, poi trasformato in Casa del Salvatore da Ferdinando IV di Borbone.
In seguito alle nozze, Ruoppolo si stabilì nella parrocchia di S. Maria della Carità, dove il 21 giugno 1656 fu battezzato il primogenito Nicola (Napoli, Archivio storico diocesano, Parrocchia di S. Maria della Carità, Libri dei Battesimi, vol. 2 [1649-1674], c. 57v: Salazar, 1896, p. 124).
Poco dopo, si trasferì nella vicina parrocchia di S. Maria Ognibene, dove sono registrati i battesimi delle figlie Caterina e Agnese, celebrati rispettivamente il 12 agosto 1658 e il 12 aprile 1660 (Napoli, Archivio della parrocchia di S. Maria Ognibene o dei Sette Dolori, Libri dei battezzati, vol. VIII [1655-1663], cc. 42v, 70r; per la prima fede di battesimo cfr. già Salazar, 1896, p. 124, in cui però il cognome di Teresa, «Congiusto», è trascritto erroneamente in «Cargiulo»).
A distanza di qualche anno, infine, il pittore andò ad abitare nella parrocchia di S. Anna di Palazzo, dove furono battezzati i figli Anna Maria (Napoli, Archivio della parrocchia di S. Anna di Palazzo, Libri dei battesimi, vol. 14 [1658-1666], c. 110r, 22 settembre 1664), Nicoletta (vol. 15 [1666-1670], c. 26v, 25 maggio 1667), Grazia (c. 89r, 2 settembre 1669), Domenico Carmine (vol. 16 [1671-1685], c. 23v, 20 febbraio 1672), Antonia (c. 73v, 13 settembre 1674), Gennaro Carl’Antonio Matteo (c. 106v, 4 novembre 1676) e Nicol’Antonio Salvatore (c. 144r, 29 gennaio 1680).
Se pare improbabile che Ruoppolo avesse potuto apprendere i rudimenti del mestiere nella bottega del suocero (Prota-Giurleo, 1953, p. 17), priva di credito sembrerebbe anche la notizia del presunto discepolato presso Paolo Porpora (De Dominici, 1742-1745 circa, 2008, p. 544), anche alla luce del trasferimento di quest’ultimo a Roma fin dal 1648 (F. Trastulli, Paolo Porpora a Roma. Regesto dei documenti, novità e qualche considerazione, in Ricerche sul ’600 napoletano. Saggi in memoria di Oreste Ferrari 2007, Napoli 2008, pp. 129-139, in partic. p. 133).
A ben guardare, peraltro, il «naturalismo ancora scoppiante e intensamente caravaggesco» degli inizi di Giovan Battista si rivelerebbe debitore della grammatica rigorosa di Luca Forte più che degli impeti decorativi di Paolo (Bologna, 1983, p. 64). E ai valori della tradizione napoletana di primo Seicento sono del resto improntate le prove più notevoli della giovinezza del maestro, come le due Nature morte con frutta, una delle quali siglata, già presso Lampronti a Roma (Bologna, 1983); la Natura morta con sedani e boules de neige, firmata, dell’Ashmolean Museum di Oxford (Whistler, 2016); gli Ortaggi e pani e gli Ortaggi con fiasca e fiori del Museo nazionale di Capodimonte (Pagano, 2008), apparentati alla composizione con Frutta e ortaggi in un paesaggio già in collezione Sapori a Spoleto (Spinosa, 1984, fig. 698); la Natura morta di frutta con vaso di fiori, siglata e datata 1653, già presso Sotheby’s a Londra (De Vito, 2009, pp. 40 s., tav. I); e infine, gli Ortaggi con frutta, pani e trancio di tonno della Pinacoteca civica di Faenza, datati 1661, e i Pesci con beccaccino e ciliegie di collezione Ciollaro Galante (Bologna, 1968).
Affermatosi nella specialità della frutta, e massimamente «dell’uva, dove fece studio particolare» (De Dominici, 1742-1745 circa, 2008, p. 544), Ruoppolo si confrontò, nondimeno, anche con il genere della fauna marina, realizzando, sull’esempio di Giuseppe Recco, la nota composizione di Pesci, firmata, del Museo di S. Martino ma ora al Museo di Capodimonte (Middione, 1989, pp. 916, 919, fig. 1109); la Natura morta con pesci e granchio, siglata, di collezione Pagano a Napoli (Spike, 1983, pp. 90 s., n. 30); la Mostra di pesci in un interno di raccolta privata (De Vito, 2000, pp. 30, 40, tav. XVI); e finanche l’Interno di dispensa delle Gallerie di palazzo Zevallos Stigliano a Napoli (Spinosa, 1989).
Tuttavia, Ruoppolo riuscì a guadagnarsi il predominio sulla scena locale grazie soprattutto agli spettacolari trionfi vegetali (De Dominici, 1742-1745 circa, 2008, p. 544), quali la Natura morta di frutta, firmata, già presso Rob Smeets a Milano (Moro, 2000), e la monumentale Allegoria dell’Autunno di collezione privata (Lattuada, 1997, p. 166, n. 1.11), realizzata in collaborazione con Luca Giordano, e probabilmente da identificare in una delle quattro tele che Ruoppolo avrebbe destinato al ciclo commissionato da Gaspar Méndez de Haro marchese del Carpio per la festa del Corpus Domini nel 1684 (De Dominici, 1742-1745 circa, 2008, p. 545 nota 9).
Dagli stilemi più tipici della maturità di Ruoppolo prende vita la fisionomia del «discepolo e nipote» Giuseppe Ruoppolo (p. 552), nel quale è da riconoscere senza incertezze il monogrammista «GRU» (G. De Vito, È Giuseppe Ruoppolo il Monogrammista GRV?, in Ricerche sul ’600 napoletano. Saggi e documenti 2008, Napoli 2009, pp. 59-70), a lungo ritenuto epigono «più tardo» e «accademizzante» del medesimo Giuseppe (Causa, 1972, p. 1044 nota 69). A quest’ultimo sono da restituire il pendant di collezione privata napoletana finora attribuito agli esordi di Giuseppe Recco (Middione, 1984, pp. 390 s., nn. 2.184a-2.184b; Spinosa, 2011, p. 281 nn. 317-318), anche per via dell’equivoca firma «Giuseppe» leggibile su una delle due tele, e la grandiosa Natura morta di frutta di collezione d’Avalos a Capodimonte, anch’essa generalmente assegnata al più noto dei Recco (P. Leone de Castris, in I tesori dei d’Avalos. Committenza e collezionismo di una grande famiglia napoletana (catal.), a cura di P. Leone de Castris, Napoli 1994, pp. 172 s., n. 89), eppure oltremodo contigua alla scenografica composizione di Frutta, firmata «G[iuseppe] Ruoppoli», di recente tornata alla luce (V. Damian, in L’Œil gourmand..., 2007, pp. 128 s., n. 40).
Altrettanto incerto è il legame parentale che dovette unire Giovan Battista a Francesco Antonio Ruoppolo, pittore di natura morta noto unicamente dai rari documenti finora emersi (G. Labrot, with the assistance of Antonio Delfino, Collections of paintings in Naples. 1600-1780, Munich-London-New York-Paris 1992, pp. 170-172, docc. 30, 51-52, 56, 59, 61-62, 73-74; E. Nappi, Catalogo delle pubblicazioni edite dal 1883 al 1990, riguardanti le opere di architetti, pittori, scultori, marmorari ed intagliatori per i secoli XVI e XVII, pagate tramite gli antichi banchi pubblici napoletani, in Ricerche sul ’600 napoletano, Milano 1992, p. 97), cui vanno aggiunte le registrazioni dei battesimi dei figli Nicol’Antonio Paolo e Giovanna Camilla, nati dal matrimonio con Antonia Bruno (Napoli, Archivio della parrocchia di S. Anna di Palazzo, Libri dei battesimi, vol. 16 [1671-1685], cc. 91r [31 agosto 1675], 119v [20 novembre 1677], e 146v [13 aprile 1680]).
Sebbene di frequente ignorato, l’ultimo documento disponibile su Giovan Battista ancora in vita è un atto notarile del 29 giugno 1682, da cui risulta che il pittore fu chiamato a valutare, in presenza di Abraham Brueghel, alcune nature morte, molte delle quali dipinte su specchi, che decoravano la casa del famoso giurista e filosofo napoletano Giuseppe Valletta (Delfino, 1987, p. 98).
Ruoppolo morì a Napoli il 17 gennaio 1693 e fu sepolto nella chiesa di S. Anna di Palazzo (Prota-Giurleo, 1953, p. 18).
Fonti e Bibl.: Napoli, Archivio storico diocesano, Processetti matrimoniali 1655, lettera G, Giovan Battista Ruoppolo e Teresa Congiusto, cc. 1r-7r.
B. De Dominici, Vite de’ pittori, scultori ed architetti napoletani (1742-1745 circa), a cura di F. Sricchia Santoro - A. Zezza, III, 1, Napoli 2008, pp. 543-546, 552 (note di commento a cura di E. Fumagalli); L. Salazar, Documenti inediti intorno ad artisti napoletani del sec. XVII, in Napoli nobilissima, VI (1896), pp. 123-125 (in partic. p. 124); U. Prota-Giurleo, Pittori napoletani del Seicento, Napoli 1953, pp. 17 s.; R. Causa, in La natura morta italiana (catal., Napoli-Zürich-Rotterdam), Milano 1964, pp. 50-53, nn. 78-87; F. Bologna, Natura in posa. Aspetti dell’antica natura morta italiana (catal., Bergamo), Milano 1968, tav. 44; R. Causa, La natura morta a Napoli nel Sei e nel Settecento, in Storia di Napoli, V, 2, Napoli 1972, pp. 1016-1019, 1044-1046 note 64-77, figg. 394-402; F. Bologna, Natura morta-stilleven. Opere della natura morta europea dal XVI al XVIII secolo (catal.), Roma 1983, pp. 64-67, nn. 32-33; J.T. Spike, Italian still life paintings from three centuries (catal., New York-Tulsa-Dayton), Firenze 1983, pp. 87-91, nn. 29-30; R. Middione, in Civiltà del Seicento a Napoli (catal.), I, Napoli 1984, pp. 173 s., 390 s., nn. 2.184a-2.184b, 434-438, nn. 2.221-2.225; L. Salerno, La natura morta italiana. 1560-1805, Roma 1984, pp. 220-224; N. Spinosa, La pittura napoletana del ’600, Milano 1984, figg. 696-704; A.E. Pérez Sánchez, Pintura napolitana. De Caravaggio a Giordano (catal.), Madrid 1985, pp. 290-295, nn. 122-124; A. Delfino, Documenti inediti sui pittori del ’600 tratti dall’Archivio storico del Banco di Napoli [A.S.B.N.] e dall’Archivio di Stato di Napoli [A.S.N.], in Ricerche sul ’600 napoletano. Saggi e documenti per la storia dell’arte, Milano 1987, pp. 97-103 (in partic. p. 98); R. Middione, G.B. R., in La natura morta in Italia, direzione scientifica di F. Zeri, a cura di F. Porzio, II, Milano 1989, pp. 916-921; L. Salerno, Nuovi studi su la natura morta italiana, Roma 1989, pp. 110-113; N. Spinosa, in Capolavori dalle collezioni d’arte del Banco di Napoli (catal.), a cura di N. Spinosa, Napoli 1989, pp. 52 s.; R. Lattuada, Luca Giordano e i maestri napoletani di natura morta nelle tele per la festa del Corpus Domini del 1684, in Capolavori in festa. Effimero barocco a Largo di Palazzo (1683-1759) (catal.), Napoli 1997, pp. 150-161, 162-169, nn. 1.9-1.13 (in partic. p. 166 n. 1.11); G. De Vito, Paolo Porpora e la nascita di un genere a Napoli, in Ricerche sul ’600 napoletano. Saggi e documenti 1999, Napoli 2000, pp. 18-42 (in partic. pp. 30, 40, tav. XVI); F. Moro, in I piaceri della vita in campagna nell’arte dal XVI al XVIII secolo (catal., Belgioioso-Ariccia), a cura di F. Moro, Milano 2000, p. 126; G. De Vito, Giuseppe Ruoppoli(o) contemporaneo di Giovan Battista, in Ricerche sul ’600 napoletano. Saggi e documenti 2005, Napoli 2005, pp. 7-26; L’Œil gourmand. Percorso nella natura morta napoletana del XVII secolo (catal.), a cura di V. Damian, Paris 2007, pp. 106-117, nn. 31-35, 128 s. n. 40; D.M. Pagano, in Museo e Gallerie nazionali di Capodimonte. Dipinti del XVII secolo. La scuola napoletana, direzione scientifica di N. Spinosa, Napoli 2008, pp. 192 s., nn. 187-188; G. De Vito, In cerca di un coerente percorso per Giovanni Battista Recco, in Ricerche sul ’600 napoletano. Saggi e documenti 2008, Napoli 2009, pp. 39-56 (in partic. pp. 40 s., tav. I); D.M. Pagano, in Ritorno al Barocco. Da Caravaggio a Vanvitelli (catal.), a cura di N. Spinosa, I, Napoli 2009, pp. 412-415, nn. 1.241-1.243; G. Porzio, in Nuovi dipinti e una selezione di pergamene (catal., Maastricht), coordinamento scientifico a cura di G. Porzio, Milano 2010, pp. 54-63; N. Spinosa, Pittura del Seicento a Napoli. Da Mattia Preti a Luca Giordano. Natura in posa, Napoli 2011, pp. 138-140, 281 nn. 317-318, 291-293, nn. 338-343; C. Whistler, Baroque and later paintings in the Ashmolean Museum, London 2016, pp. 320 s., n. 106.