SAMMARTINI, Giovanni Battista
SAMMARTINI, Giovanni Battista. – Nacque con ogni probabilità a Milano nel 1700 o 1701, come si desume dall’età (74 anni) notificata nel certificato di morte (Milano, 17 gennaio 1775).
Il cognome Sammartini, oggi di uso comune, è soltanto una di molte varianti documentate; del resto l’originario St. Martin francese si prestava facilmente a varianti e storpiature (S. Martino, S. Martini, Martini e così via). Il padre del compositore, Alexis o Alessio Saint-Martin (1661 circa-1724), era un suonatore di oboe, proveniente appunto dalla Francia e stabilitosi a Milano; la madre, Gerolama Federici (1665 circa-1737), apparteneva a una famiglia di musicisti che parimenti operavano in città. Dall’unione della coppia nacquero otto figli, di cui quattro femmine (Anna Francesca, Maria Maddalena e le gemelle Anna Maria e Rosa Maria) e altrettanti maschi; per quanto riguarda questi ultimi, pochissimo si sa di Carlo Ambrogio, mentre sia Giuseppe (1695-1750; si veda la voce in questo Dizionario), poi divenuto celebre a Londra, sia Antonio (1704-1743) furono a loro volta musicisti, entrambi oboisti e compositori.
Nulla si sa della formazione di Sammartini, anche se è ragionevole pensare che della sua prima educazione musicale si sia occupato il padre. Attivo in gioventù come oboista e forse anche come violinista (Carpani, 1812, p. 58), egli suonava di certo anche il cembalo e soprattutto l’organo, come si evince dai numerosi incarichi ricoperti nel corso della carriera in diverse chiese milanesi (per esempio, nel 1717 compariva insieme con il fratello Giuseppe tra i musicisti della chiesa di S. Celso), nonché da testimonianze coeve (Burney, 1771, p. 289). In ogni caso il nome di Sammartini compare associato all’indicazione ‘maestro di cappella’ dal 1724: a questo anno risalgono le sue prime composizioni note (oggi perdute), un’aria e una sinfonia per l’oratorio centone La calunnia delusa (testo di Giacomo Machio), eseguito in S. Maria della Scala. Sempre nel 1724 il viaggiatore olandese Jan Alensoon ascoltò eseguire una cantata di Sammartini dal castrato Carlo Scalzi nel palazzo del conte Giuseppe Arconati Visconti (Vlaardingerbroek, 1991). Nel 1725 Sammartini fu incaricato di comporre cinque cantate quaresimali (anch’esse perdute) per la Congregazione del Ss. Entierro in S. Fedele, della quale sarà nominato nel 1728 maestro di cappella (le sue ultime cantate per quest’istituzione risalgono al 1773); l’aria Care pupille, chi vi potea, unico brano sopravvissuto dell’oratorio Gesù bambino adorato dalli pastori, eseguitovi l’11 gennaio 1726, è la prima pagina databile di Sammartini, che nello stesso anno è ricordato da Johann Joachim Quantz, di passaggio a Milano, come il principale compositore di musica sacra della città insieme con Francesco Fiorini (Quantz, 1755, p. 236).
Nel 1728 Sammartini fu nominato maestro di cappella anche in S. Ambrogio, ponendo le basi per la posizione dominante che a Milano consolidò poi nei decenni a venire: alla sua morte l’almanacco La galleria delle stelle (1775) lo indicava maestro di cappella in undici chiese della città, incluse S. Maria delle Grazie e (dal 1768) S. Gottardo in corte, sede della cappella ducale. Negli anni Trenta si affermò inoltre come autore a tutto tondo, iniziando anche a comporre drammi per musica: Memet (Lodi, 1732); L’ambizione superata dalla virtù (da Apostolo Zeno, Milano, 26 dicembre 1734), interpretata da cantanti di cartello come Vittoria Tesi, Angelo Amorevoli e Angelo Maria Monticelli; L’Agrippina, moglie di Tiberio (Guido Riviera; Milano, 3 febbraio 1743), con Giovanni Carestini. Ad assicurargli rinomanza internazionale non furono tuttavia questi pochi titoli operistici, per di più limitati a una fortuna locale, bensì la produzione sacra (messe e parti di messa, salmi, cantate) e, soprattutto, la musica strumentale.
In quest’ultimo ambito Sammartini coltivò tutti i generi dell’epoca, dalla sonata per cembalo o organo al quintetto per archi, dal concerto alla sinfonia. In particolare come autore di sinfonie fu il capofila di una cerchia di compositori – tra loro Antonio Brioschi, Ferdinando Galimberti, Giuseppe Ferdinando Brivio, Giuseppe Paladini, Giuseppe Battista Lampugnani e Melchiorre Chiesa – che contribuì a fare di Milano un centro europeo avanzato in campo strumentale.
La sinfonia, al cui sviluppo come genere autonomo e autosufficiente Sammartini e gli altri autori lombardi diedero un impulso decisivo tra il 1730 e il 1750, divenne l’espressione musicale per eccellenza della sociabilità aristocratica e borghese nella nuova Lombardia austriaca. A tal proposito non è certo casuale che dal 1730 Sammartini insegnasse nel Collegio dei nobili Longone presso S. Alessandro, avesse tra i suoi allievi il conte Giorgio Giulini (appassionato compositore dilettante), fosse tra i promotori dei concerti pubblici organizzati al Castello sforzesco dal governatore Gian Luca Pallavicini (1749-1752) e dirigesse l’Accademia filarmonica, costituita nel 1758 per eseguire in regolari riunioni settimanali lavori composti dai soci.
La perfetta integrazione di Sammartini nel tessuto sociale e culturale milanese è testimoniata tra l’altro dall’appartenenza all’Accademia dei Trasformati (insieme con personalità come Giulini, Pietro Verri e Giuseppe Parini) nonché dalla partecipazione (dal 1733) a commissioni giudicatrici costituite per assegnare posti nelle cappelle musicali del duomo e di altre chiese della città. A detta di Giuseppe Carpani (1812, p. 59), Gluck sarebbe stato allievo di Sammartini durante il suo soggiorno a Milano (1737-45); certo si colgono segni dell’influenza del maestro lombardo nella musica del giovane Gluck, il quale rielaborò i movimenti di due sinfonie di Sammartini nelle Nozze d’Ercole e d’Ebe (1747) e nella Contesa de’ numi (1749; cfr. Churgin, 1980).
Negli anni Quaranta si consolidò la diffusione internazionale della musica di Sammartini in forma manoscritta e a stampa. Gli editori francesi, inglesi e tedeschi iniziarono a pubblicarne le composizioni strumentali, in raccolte peraltro non autorizzate ed evidentemente assemblate con lavori acquisiti non direttamente dall’autore, ma sul libero mercato delle copie manoscritte; tali raccolte pongono oggi seri problemi circa l’autenticità e l’effettiva paternità delle opere (questione ulteriormente complicata dalla diffusione europea delle composizioni del fratello Giuseppe e degli altri autori milanesi del gruppo). Ma la musica di Sammartini circolava Oltralpe anche in forma manoscritta: tra i principali committenti del compositore c’erano Pierre-Philibert de Blancheton a Parigi e il conte Emanuel Philipp von Waldstein a Praga (i loro fondi sono oggi conservati nella Bibliothèque nationale de France e nel Museo nazionale di Praga). Nel 1747 Sammartini compose per il Regio ducal teatro di Milano La gara dei geni, «componimento drammatico» di Guido Riviera rappresentato il 28 maggio per celebrare la nascita dell’arciduca Leopoldo, terzogenito dell’imperatrice Maria Teresa (della partitura oggi sopravvive soltanto un’aria).
Dal 1750 incominciò a intrattenere rapporti con importanti casate dell’aristocrazia viennese e asburgica (Pálffy, Schönborn, Lobkowitz) e con il margravio Carlo Federico di Baden-Durlach, conosciuto di persona a Milano, al quale inviò a Karlsruhe sinfonie e pezzi da camera, tra cui sei Quartetti (denominati concertini) per flauto e archi. Negli anni Cinquanta e Sessanta entrò in contatto con alcuni rilevanti musicisti delle generazioni più giovani: Niccolò Jommelli, con il quale collaborò nel 1753 nel comporre le cantate La reggia de’ fati e La pastorale offerta, commissionate dal conte Pallavicini per celebrare il compleanno e l’onomastico dell’arciduca Giuseppe; Johann Christian Bach, residente a Milano al servizio del conte Agostino Litta tra il 1755 e il 1762; Gaetano Pugnani, frequentato a Casalmaggiore e a Mantova nel 1760; Luigi Boccherini, che sotto la sua direzione suonò a Pavia e Cremona nel 1765. Probabilmente Sammartini incontrò a Milano anche Ignaz Holzbauer (1744-46, 1759) e Christian Cannabich (1754), musicisti di Mannheim.
Nel 1760 pubblicò a Milano le raffinate Sonate a tre strumenti per due violini e basso; la raccolta, dedicata a uno dei suoi più importanti committenti, Filippo di Borbone duca di Parma, è la sola edizione a stampa autentica e autorizzata dal compositore di cui si abbia notizia (fu poi ripubblicata a Parigi da Leclerc come op. VII). Tra il 1763 e il 1767 compose una serie di sei Quartetti («concertini») per archi (oggi conservati a Parigi). Nel 1770 incontrò Leopold e Wolfgang Amadeus Mozart, al loro primo viaggio in Italia, manifestando a quanto pare un atteggiamento benevolo nei confronti del giovanissimo salisburghese, scritturato per comporre il dramma per musica Mitridate, re di Ponto. Sempre nel 1770 Charles Burney apprezzò, talora con entusiasmo, i pezzi vocali sacri e strumentali di Sammartini ascoltati durante il soggiorno a Milano, sottolineando quanto all’epoca la musica di questo autore fosse celebre in Gran Bretagna (Burney, 1771, pp. 76-111). Tra il 1772 e il 1773 Sammartini compose sei Quartetti per archi (oggi a Stoccolma) e nel 1773 sei Quintetti per archi, i suoi ultimi lavori datati (oggi a Parigi). Nell’autunno dello stesso anno incontrò a Milano, nel palazzo del conte Alberico Barbiano di Belgioioso, Henry Frederick, duca di Cumberland, fratello di Giorgio III e grande estimatore della sua musica.
Il 5 giugno 1727 Sammartini aveva sposato Margherita Benna (1692-1754), e il 23 giugno 1755 in seconde nozze l’allora diciassettenne Rosalinda Acquanio; dal primo matrimonio nacque la figlia Marianna Rosa (1733), conosciuta come cantante.
Morì a Milano il 15 gennaio 1775 a seguito di una polmonite; fu sepolto il 18 in S. Alessandro, dopo una solenne e affollata cerimonia funebre organizzata dalla Congregazione dei musici.
Un ritratto di Sammartini, opera di Donnino (Domenico) Riccardi, è nel Museo della Musica di Bologna.
Opere. Il catalogo di riferimento delle musiche orchestrali e vocali di Sammartini è N. Jenkins - B. Churgin, Thematic catalogue of the works of G.B. S.: orchestral and vocal music, Cambridge (Mass.), 1976 (di seguito: J-C). Per il catalogo delle composizioni cfr. anche M. Brusa - A. Rossi, S. e il suo tempo: fonti manoscritte e stampate della musica a Milano nel Settecento, in Fonti musicali italiane, I (1996), suppl.; e G.B. S. and his musical environment, a cura di A. Cattoretti, Turnhout 2004.
Fonti a stampa (oltre a quelle indicate nel testo): XII Sonate. Otto a due violini e basso e 4 a flauto, due violini e basso op. V, Paris 1751 (erroneamente pubblicate sotto il nome di Giuseppe Sammartini); An overture and 2 grand concertos op. IV (J-C 21, 78, 70), London 1766; Sei sonate di cembalo e violino, London 1766.
Le principali raccolte di fonti manoscritte sono a Praga (Museo nazionale), Parigi (Bibliothèque nationale, Bibliothèque du Conservatoire), Einsiedeln (Stiftsbibliothek), Stoccolma (Biblioteca di musica e teatro), Karlsruhe (Badische Lansdesbibliothek).
Tra le edizioni moderne si segnalano: The early symphonies, a cura di B. Churgin, Cambridge (Mass.) 1968 (J-C 7, 9, 14, 15, 23, 32-39, 59, 64-67, 88); Sonate a tre stromenti / Six notturnos for string trio, op. 7, a cura di B. Churgin, Chapel Hill (N.C.) 1981; Ten symphonies, a cura di B. Churgin, in The symphony, 1720-1840, New York 1983 (J-C 4, 7, 26, 38, 39, 44, 46, 52, 57, 62a); Four concertos, a cura di A.B. Gehann, Middleton, WI, 2002 (J-C 71/A, 73.1, 74, 77.2).
Fonti e Bibl.: J.J. Quantz, Herrn Johann Joachim Quantzens Lebenslauf von ihm selbst entworfen, in F.W. Marpurg, Historisch-kritische Beyträge zur Aufnahme der Musik, I, 3, Berlin 1755, pp. 197-250; C. Burney, The present state of music in France and Italy, London 1771, pp. 76-111 (trad. it. Viaggio musicale in Italia, a cura di E. Fubini, Torino 1979, pp. 83-107); G. Carpani, Le Haydine ovvero Lettere sulla vita e le opere del celebre maestro Giuseppe Haydn, Milano 1812, pp. 56-62; F. Torrefranca, Le origini della sinfonia: le Sinfonie dell’imbrattacarte (G.B. S.), in Rivista musicale italiana, 1913, n. 20, pp. 291-346; 1914, n. 21, pp. 97-121, 278-312; 1915, n. 22, pp. 431-446; G. Cesari, Giorgio Giulini musicista. Contributo alla storia della sinfonia in Milano, in Nel secondo centenario della nascita del conte Giorgio Giulini istoriografo milanese, I, Milano 1916, pp. 139-239; G. de Saint-Foix, Découverte de l’acte de décès de S., in Revue de musicologie, 1921, n. 2, pp. 287 s.; G. Barblan, S. e la scuola sinfonica milanese, in Musicisti lombardi ed emiliani, a cura di A. Damerini - G. Roncaglia, Siena 1958, pp. 21-40; C. Sartori, G.B. S. e la sua corte, in Musica d’oggi, 1960, n. 3, pp. 3-18; G. Barblan, Contributo alla biografia di G.B. S. alla luce dei documenti, in Studien zur Musikwissenschaft, 1962, n. 25, pp. 15-27; B. Churgin, The symphonies of G.B. S., diss., Harvard University 1963; M. Donà, Notizie sulla famiglia Sammartini, in Nuova Rivista musicale italiana, VIII (1974), pp. 3-8; L. Inzaghi, Nuova luce sulla biografia di G.B. S., ibid., IX (1975), pp. 267-271; Id., Nozze affrettate di G.B. S. (da un autografo inedito), ibid., X (1976), pp. 634-639; B. Churgin, Alterations in Gluck’s borrowings from S., in Studi musicali, IX (1980), pp. 117-134; D. Prefumo, Nuovi documenti sui fratelli S., in Nuova Rivista musicale italiana, XX (1986), pp. 94-98; K. Vlaardingerbroek, Faustina Bordoni applauds Jan Alensoon: a Dutch music-lover in Italy and France in 1723-4, in Music & Letters, 1991, vol. 72, n. 4, p. 543; A.B. Gehann, G.B. S.: die Konzerte, Frankfurt am Main 1995; L. Inzaghi - D. Prefumo, G.B. S., primo maestro della sinfonia (1700-1775), Torino 1996; B. Churgin, S., G.B., in The new Grove dictionary of music and musicians, XXII, London 2001, pp. 209 s.; D. Prefumo, I fratelli S., Milano 2002; G.B. S. and his musical environment, a cura di A. Cattoretti, Turnhout 2004 (in partic. A. Cattoretti, G.B. S. Cronologia della vita. Testimonianze e giudizi dei suoi contemporanei, pp. 549-655); C. Speck, S., G.B., in Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XIV, Kassel-Stuttgart 2005, coll. 889 s.; Antonio Brioschi e il nuovo stile strumentale del Settecento lombardo, a cura di D. Daolmi - C. Fertonani, Milano 2010, ad ind.; La musica sacra nella Milano del Settecento, a cura di C. Fertonani - R. Mellace - C. Toscani, Milano 2014, ad indicem.