VALENTINI (Cantalicio, Cantalycius), Giovanni Battista (Giovanbattista, Battista)
Nacque, da genitori di cui non si conosce il nome, intorno al 1445 a Cantalice, nei pressi di Rieti, allora nell’Abruzzo appartenente al Regno di Napoli.
Ebbe certo un fratello, Angelo, e una sorella (di cui non si conosce il nome) che sposò il maestro Lorenzo da San Gimignano (forse Lorenzo Chiarenti). Quanto al cognome, egli si firmò sempre Cantalicio. Valentini sembrerebbe essere un patronimico: nel 1474 alla riconferma dell’incarico di maestro a San Gimignano, egli venne appunto appellato Cantalicio, mentre il fratello, accostato a lui come aiutante, fu segnalato come Angelus Valentini de Cantalicio (Morici, 1905, p. 41); ciò confuterebbe la tesi secondo cui Valentini sia un cognome concesso da Pier Luigi Borgia al suo maestro per rimarcare la vicinanza alla casata valenziana. Priva di fondamento appare la parentela con la famiglia Carlucci indicata da Ancaiani, 1618.
Le informazioni sulla sua prima educazione sono scarse: è plausibile che abbia intrapreso i primi studi a Rieti. Dal 1467 al 1471 fu a Roma: frequentò la casa del cardinale Iacopo Ammannati Piccolomini, seguì le lezioni di Gaspare da Verona ed entrò in contatto con gli esponenti dell’Accademia romana. Sempre in quegli anni, per sbarcare il lunario, lavorò in Curia e come precettore.
Nel 1468 ebbe l’incarico dal citato cardinale di educare Giovanni Antonio Saraceni, nipote del defunto Pio II. Valentini accompagnò nell’estate di quell’anno il giovane a Pienza, informando assiduamente con missive il porporato, al quale inviò pure un epigramma che il cardinale però non apprezzò, tanto da definirlo «saxoso Pientino colli adsimile: durum, inequale alienique magis verbis fultum quam suis consistens» (Ammannati Piccolomini, II, 1997, pp. 1178 s.).
Perfezionatosi come maestro, Cantalicio iniziò un lungo peregrinare in diverse città italiane, insegnando grammatica, retorica e storia, affiancando a questa professione un’intensa attività poetica e filologica.
Fu a San Gimignano dal 1471, assoldato dalla comunità a leggere la grammatica. Nonostante le richieste di protezione – e soldi – a Lorenzo de Medici (1472 e 1475) e il rinnovo del contratto nel 1474, fuggì dalla città toscana alla fine del 1476 per l’esiguità del suo stipendio (pur avendo intascato in anticipo gli emolumenti per l’anno scolastico incipiente).
A questo periodo risale la composizione del De Volaterranorum rebellione et eorum calamitate, un poemetto sulla repressione della rivolta dei Volterrani da parte dei Fiorentini, il commento ai Priapea (entrambi dedicati al Magnifico, il primo nel 1472 e il secondo nel 1475) e un primo nucleo degli Epigrammata.
Nel 1477 fu a Siena per un bimestre, quindi per meno di un anno a Firenze su invito di Angelo Poliziano. Alla fine dell’anno si trasferì a Foligno, ove rimase fino al maggio del 1483, quando dovette fuggire, sempre per problemi economici e debiti. In questi anni cercò di accaparrarsi la fiducia di Giulio Cesare da Varano, signore di Camerino, cui dedicò gli epigrammi raccolti nella silloge Camerina, e di Alfonso d’Aragona duca di Calabria, al fine di ottenere più prestigiosi incarichi. Al contempo Cantalicio iniziò a redigere il manuale Canones grammatices et metrices e a preparare il commento all’Ibis di Ovidio.
Tornò quindi in patria: fu eletto magister a Rieti il 28 maggio 1483. Questo soggiorno fu però presto turbato da un omicidio commesso da suo cognato Lorenzo da San Gimignano (fine 1483): per evitare la condanna del parente impegnò i suoi beni e i suoi emolumenti da docente; fu persino stabilito che dovesse insegnare gratuitamente per otto anni a partire dal 1484. Tuttavia contrasti giurisdizionali sorti tra le adiacenti comunità di Cantalice e Rieti non gli permisero di restare in quella città, tanto da dover interrompere la sua docenza nell’agosto 1486.
Si spostò prima a Perugia (1487-88), poi a Spoleto (1488-91) e quindi a Viterbo (1491-92).
A Rieti poté completare il commento all’Ibis, mentre a Perugia terminò quello alle Satire di Giovenale. A Spoleto invece partecipò a una polemica letteraria appoggiando il Poliziano che battibeccava con Mabilio Novato. Nel periodo viterbese preparò i commenti a Persio, al libro X di Columella, alle Silvae di Stazio e dei distici di Marziale.
Dopo aver rifiutato una nuova docenza a Rieti (1492), nel 1493 era insegnante a Cantalice a spese della comunità. Nello stesso anno furono pubblicati a stampa i suoi Canones grammatices et metrices (Venetiis, per Vincentium de Benalis, 15 marzo 1493) e in quello successivo gli Epigrammata (Venetiis, per Matheum Capcasam, 20 gennaio 1493 [1494]).
Al 1494 risale anche la composizione dei Feretrana, una raccolta di epigrammi celebrativi del defunto Federico di Montefeltro e dedicata al figlio Guidobaldo, duca di Urbino.
Nel maggio 1494 entrò a servizio della famiglia Borgia. Cantalicio fu prima nel seguito del cugino di Alessandro VI, il cardinale Giovanni Borgia senior, con cui stette fino a luglio a Napoli, in quanto questi era lì nella qualità di legato del papa; quindi si spostò con lui fino a metà 1495 nelle città dell’Italia centrale, ove il porporato era rappresentante del pontefice. Passò quindi a servizio di un altro parente di papa Borgia, il cardinale Giovanni iunior: con lui tornò nella capitale aragonese nel 1496; qui ebbe l’incarico di educare il giovane fratello del porporato, Pier Luigi, che diverrà cardinale nel 1500, e conobbe Consalvo da Cordova, gran capitano del Regno di Napoli. Intorno al 1501 Valentini ebbe il suo primo beneficio ecclesiastico, un canonicato a S. Maria in via Lata a Roma. Nell’Urbe era certamente tra la fine del 1501 e gli inizi del 1502, quando assistette allo sfarzoso matrimonio tra Lucrezia Borgia e Alfonso I d’Este.
La produzione letteraria di questi anni fu principalmente encomiastica: al 1498 risale la raccolta Borgias, dedicata a Giovanni iunior; del 1502 sono gli Spectacula lucretiana, indirizzati ad Alessandro VI. Il poema De bis recepta Parthenope seu Gonsalvia, dedicato al da Cordova, è invece del 1503.
Anche se in occasione dei due conclavi del 1503 parteggiò per il cardinale Bernardino Carvajal (e a cui dedicò alcuni poemetti celebrativi fino al 1511), grazie alle influenze di Pier Luigi Borgia, del cardinale Adriano Castellesi, e di Consalvo da Cordova, Cantalicio fu eletto da Giulio II vescovo di Penne e Atri il 19 novembre 1503, mantenendo comunque il canonicato romano. Non è chiaro se risiedette in diocesi: per le liturgie in essa scrisse comunque alcuni officii. Non rimase molto a Roma: nel 1505, dopo esser stato coinvolto in una rissa, si rifugiò a Napoli dal giovane cardinale Borgia. Tra 1506 e 1509, invece, si interessò a comporre i dissidi tra la sua Cantalice e Rieti.
Il nuovo status non gli impedì di continuare la prolifica attività poetica. Oltre a una grande mole di componimenti ed epigrammi dedicati singolarmente a cardinali, principi e nobili napoletani e romani, nel 1505 scrisse un poemetto sulla caccia – Venatio – dedicato a Pier Luigi Borgia; tra il 1505 e il 1510 si cimentò nella stesura di testi di argomento sacro, tra cui uno indirizzato al cardinale di Napoli Oliviero Carafa e alcuni officii. Nel 1506 fu pubblicato a Napoli il De bis recepta Parthenope seu Gonsalvia. Agli anni tra il 1513 e il 1515 risale infine il De secessu ab Urbe Leonis XI Pontificis Maximi cum parte cardinalium, dedicato al cardinale Alessandro Farnese.
Partecipò ad alcune sedute del Concilio Lateranense V (1512-13). Nella metà 1514 gli fu affiancato come coadiutore alla sede di Penne e Atri il nipote Valentino.
Morì entro il 28 giugno 1515, forse a Roma. Il suo corpo fu trasportato a Cantalice, dove trovò sepoltura nella chiesa di S. Maria del Popolo.
Edizioni: Bucolica. Spectacula Lucretiana, a cura di L. Monti Sabia - G. Germano, Messina 1996 (con il fondamentale G. Germano, Giambattista Valentini detto il Cantalicio: vicende biografiche e produzione letteraria, pp. 9-46, con ampia bibl.); La vacanza fuori Roma del Papa Leone X e altri carmi scelti inediti, a cura di G. Germano, Napoli 2004; Volaterrana ad Florentiae populos, a cura di P. Pontari, in Antonio Ivani, Opere storiche, a cura di P. Pontari - S. Marcucci, Firenze 2006, pp. 453-492; Spectacula Lucretiana, a cura di F. Grau Codina et al., Valencia 2010. Iacopo Ammannati Piccolomini, Lettere, I-III, Roma 1997, ad ind. O. Ancaiani, Vita di monsignor Battista Valentini detto il Cantalicio, Viterbo 1618; A. Sacchetti Sassetti, Le scuole pubbliche in Rieti dal XIV al XIX secolo, Rieti 1902, pp. 27-36; M. Morici, Giambattista Valentini detto il Cantalicio a San Gimignano, in Miscellanea storica della Valdelsa, XIII, 1 (1905), pp. 9-43; L. Cavazzi, La diaconia di S. Maria in Via Lata e il monastero di S. Ciriaco: memorie storiche, Roma 1908, pp. 404, 426; C. Picci, Il Liber Epigrammatum di G. B. Valentini detto il Cantalicio. Notizie biografiche, Varallo Sesia 1911; G. van Gulik - C. Eubel, Hierachia Catholica, III, Monasterii 1923, p. 271; F. Di Bernardo, Un vescovo umanista alla corte pontificia: Giannantonio Campano (1429-1477), Roma 1975, pp. 206 s.; A. Perosa, Studi sulla tradizione delle poesie latine del Poliziano, in Id., Studi di filologia umanistica, I, a cura di P. Viti, Roma 2000, pp. 17-46 (in particolare pp. 24 s.); R. Monreal, Una biografia in versi: gli epigrammi di G.B. Valentini, detto il Cantalicio, sulla vita e le gesta di Federico da Montefeltro, in Studi Umanistici Piceni, XXII (2002), pp. 129-137; G. Del Noce, L’epistola di dedica dei Feretrana di Giovambattista Valentini, detto il Cantalicio, ed il suo significato programmatico, in Studi rinascimentali, VII (2009), pp. 17-29; F. Russo, Giovambattista Valentini, detto il Cantalicio, e gli Orsini di Bracciano: un poeta fra sperimentazione letteraria e omaggio cortigiano. Note sul De Zelfa Factione e sull’Arctologus, in Studi Rinascimentali, IX (2011), pp. 73-87; H. Casanova-Robin, La représentation de la guerre franco-napolitaine dans la Bucolique VI de Cantalicio, in La lyre et la pourpre. Poésie latine et politique de l’Antiquité tardive à la Renaissance, a cura di N. Catellani-Dufrene - M.J.-L. Perrin, Rennes 2012, pp. 191-206; G. Del Noce, Il Cantalicio e la corte di Urbino: inquadramento biografico e cronologia di composizione e dedica dei Feretrana, in Bollettino di studi latini, XLIII, 1 (2013), pp. 87-103; Id., Historiographie et rhétorique épidictique dans les Feretrana, recueil d’épigrammes biographiques de Giovambattista Cantalicio, in Rhétorique, stylistique et poétique (Moyen Âge-Renaissance). Actes du IIIe Congrès de la Société d’Études Médio et Néo-latines (SEMEN-L), Université de Bordeaux - Montaigne, 11-13 octobre 2012, a cura di A. Bouscharain - D. James-Raoul, Bordeaux 2014, pp. 69-81; G. Germano, Rappresentazioni del lusso e trasfigurazione del reale negli Spectacula Lucretiana del Cantalicio, in Studi rinascimentali, XII (2014), pp. 77-90; B. Schirg, Betting on the antipope. Giovambattista Cantalicio and his cycle of poems dedicated to the schismatic Cardinal Bernardino de Carvajal in 1511 […], in Spolia. Journal of medieval studies, I (2015), pp. 248-285; F. Delle Donne, La riscrittura umanistica: Cantalicio e la deformazione epica della Disfida, in La Disfida di Barletta: storia, fortuna, rappresentazione, a cura di Id. - V. Rivera Magos, Roma 2017, pp. 81-94; E. Perna, Gli Orsini di Bracciano fra realtà storica e trasfigurazione letteraria nel II libro dell'Arctologus di Giovambattista Valentini, detto il Cantalicio, in Studi rinascimentali, XVI (2018), pp. 45-51; G. Del Noce, Cantalicio, Giovanni Battista Valentini detto il, in HistAntArtSI Database, http://db.histantartsi.eu/web/rest/Famiglie e Persone/175 (25 febbr. 2020); Iohannes Baptista Cantalycius, in Onomasticon. Prosopografia dell’Università degli Studi di Perugia, https://onomasticon.unipg.it/old-onomasticon//RisultatiRicercaServlet?op=schedaDocente&idDocente=30 (25 febbr. 2020).