VENTURI, Giovanni Battista (Giambattista, Giambatista, Giovan Battista). – Nacque a Bibbiano (Reggio Emilia) l’11 settembre 1746 da Gian Domenico (morto nel 1796)
, notaio e perito agrimensore, e da Domenica Galliani.
Ebbe una sorella maggiore, Domenica, e un fratello, Giammaria (1754-1819), avvocato, perito agrimensore e ingegnere idraulico.
Dopo una prima educazione in famiglia, Venturi entrò nel 1757 nel seminario-collegio di Reggio Emilia, ambiente influenzato dalle correnti illuministiche, dove studiò logica, metafisica e geometria con Bonaventura Corti e, dal 1758, fisica e greco con Lazzaro Spallanzani. La sua formazione, sia storico-letteraria, sia scientifica, fu agevolata da particolari capacità mnemoniche e da una grande predisposizione allo studio delle lingue antiche e moderne.
Nel 1769 Venturi fu ordinato sacerdote, non per sentita vocazione, ma per seguire la carriera degli studi. Nello stesso anno, egli fu nominato professore di logica e metafisica e di elementi matematici parte prima presso l’Università di Reggio Emilia. Nel 1774 – con la chiusura di quell’Università – fu chiamato a Modena a ricoprire le stesse cattedre. Nel 1776 si aggiunse l’insegnamento di fisica generale. Nel 1786, dopo aver rinunciato agli elementi matematici, Venturi assunse la cattedra di fisica particolare e sperimentale, che comprendeva anche le attività del teatro fisico, cioè del laboratorio, dell’Università. Dal 1777 al 1787 insegnò anche matematica e filosofia naturale presso il Collegio dei nobili di Modena. Fautore del superamento della scolastica, nelle prefazioni alle tesi dei suoi allievi, Venturi anteponeva, sulla scia di Francesco Bacone e Cartesio, esplicitamente citati, l’analisi alla sintesi e l’induzione al sillogismo.
Durante il periodo modenese, le qualità intellettuali, il carattere aperto e la conoscenza di funzionari vicini al duca d’Este permisero a Venturi di ricoprire le cariche di ingegnere e matematico ducale e di verificatore della Zecca. Fra il 1780 e il 1796 furono di sua competenza i progetti dei ponti sui fiumi Secchia e Panaro, i lavori di sistemazione idraulica nelle località di Bomporto, Finale Emilia e Fontana, la stesura di una mappa topografica completa del ducato di Modena e la redazione delle voci relative a orografia, idrografia, storia naturale e vie di comunicazione nella Corografia dei territori di Modena, Reggio e degli altri Stati appartenenti alla Casa d’Este di Lodovico Ricci (Modena 1806). Come verificatore della Zecca, Venturi si occupò dal 1786 della composizione delle monete e dello studio dei rapporti tariffari con gli altri Stati. L’incarico di matematico ducale, assunto nel 1787, prevedeva invece il controllo circa l’andamento finanziario dello Stato e la riscossione delle imposte.
Nell’esplicare tali funzioni, Venturi – sostenitore di un rigoroso giusnaturalismo – fu sempre, nell’arco di questi anni ma anche in seguito, legato al potere politico dominante. Egli seppe comunque tutelare la propria autonomia di scienziato e cercò di legare le proprie ricerche a utili applicazioni pratiche. In una lettera al matematico Giovanni Paradisi del 21 agosto 1784, lasciava trasparire una visione meccanicistica della natura umana, influenzata da filosofi e uomini di scienza quali Cartesio, Giovanni Alfonso Borelli, Denis Diderot (cfr. Modena, Biblioteca Estense e universitaria, Archivio Paradisi, G.B. Venturi, Lettere a G. Paradisi, doc. 2).
Nel giugno del 1796, a due mesi dalla discesa in Italia di Napoleone Bonaparte, Venturi fu inviato a Parigi in qualità di segretario di una legazione modenese, le cui trattative con il Direttorio furono vanificate, nell’ottobre successivo, dall’occupazione francese di Modena. Venturi ottenne dalle nuove autorità repubblicane di rimanere qualche tempo a sue spese a Parigi, dove sperava gli si aprissero prospettive di carriera in campo accademico.
Durante il soggiorno parigino, concluso nell’ottobre del 1797, Venturi condusse numerose ricerche ed entrò in relazione con uomini di scienza come Jean-Baptiste Delambre, Joseph Jérôme de Lalande, Gaspard Monge, presenziando alle lezioni di chimica di Antoine-François de Fourcroy e di fisica di Jacques Charles. Ebbe accesso a numerose biblioteche, nelle quali poté svolgere un lavoro di trascrizione e collazione di testimoni manoscritti delle opere di Tolomeo, Erone di Alessandria, Vitruvio.
Dopo avere studiato e trascritto i codici di Leonardo da Vinci, requisiti dai francesi e giunti a Parigi da Milano il 25 novembre 1796, Venturi ne riferì alla classe di scienze dell’Institut de France il 25 aprile 1797 e pubblicò una memoria dal titolo Essai sur les ouvrages physico-mathématiques de Léonard de Vinci (Paris 1797, anche in De Toni, 1924, pp. 169-211), in cui presentava, tradotti in francese e commentati, brani relativi a fisica, astronomia, geologia, prospettiva, architettura militare, chimica, metodo scientifico. Illustrando l’opera di Leonardo, il fisico reggiano commise l’errore di considerarlo il «precursore» di scienziati successivi, come Galileo Galilei e altri, mentre mancavano al Vinciano i caratteri distintivi dello scienziato. Venturi fu comunque il primo a esaminare con sistematicità la componente scientifica e tecnica degli scritti vinciani e a farne oggetto di comunicazione al mondo degli studi.
Nelle Recherches expérimentales sur le principe de la communication latérale du mouvement dans les fluides (Paris 1797, trad. it. annotata in Ori, 2019, pp. 147-325), presentate alla classe di scienze dell’Institut de France il 28 agosto 1797, Venturi espose l’esperienza della comunicazione laterale del movimento nei fluidi ed elaborò l’equazione in base alla quale risultava che, in una condotta formata da due sezioni troncoconiche congiunte, la pressione del liquido è maggiore dove la velocità è minore e viceversa. Erano così stabiliti i presupposti per quello che sarà definito tubo di Venturi o venturimetro, uno strumento realizzato nel 1882 dall’ingegnere americano Clemens Herschel.
Rientrato in Italia e guardato con favore da Napoleone, Venturi fu nominato membro del Corpo legislativo della Repubblica Cisalpina (9 novembre 1797-14 agosto 1798) e ottenne il 5 settembre 1798 le cattedre di fisica sperimentale e chimica presso la Scuola militare di Modena. Nel giugno del 1799, con la sconfitta di Napoleone in Egitto e il temporaneo ritorno delle truppe austro-russe in Italia, Venturi e altri esponenti dell’intellettualità estense furono arrestati con l’accusa di collaborazionismo con le autorità repubblicane. Rilasciato dopo qualche giorno, Venturi si affrettò a stendere un’Apologia, o Autodifesa (Reggio Emilia, Biblioteca Panizzi, Mss. Reggiani, A 31/5, cc. 3r-6v e A 31/6) volta a scagionarlo dalle accuse, in cui porta a propria giustificazione la legittimità «naturale» di qualunque governo esistente, anche se non intimamente condiviso.
Dopo la battaglia di Marengo (14 ottobre 1800), che aveva ristabilito l’egemonia francese in Italia, Venturi rientrò nel gioco della diplomazia napoleonica. Già nel giugno del 1800 aveva ottenuto l’ambita cattedra di fisica dell’Università di Pavia, che era stata di Spallanzani e che egli non ebbe mai il tempo di occupare. Infine, con decreto del 7 ottobre 1801, fu inviato come agente diplomatico della Repubblica Cisalpina presso la Confederazione elvetica.
Venturi rimase a Berna fino al 1° agosto 1813, svolgendo un rilevante ruolo diplomatico e culturale. Egli incrementò la raccolta di rarità e novità bibliografiche, avviata fin dal 1781 circa, ed estese la sua passione collezionistica a stampe, dipinti e minerali. Fu questo per lui il periodo dei maggiori rapporti con il mondo della cultura e la brillante società cosmopolita del tempo. Coltivò la conoscenza e l’amicizia di Giulia Beccaria, Gaetano Melzi, Vincenzo Monti, Madame de Staël, Tommaso Valperga di Caluso e altri. Non mancarono riconoscimenti, come l’ammissione il 6 aprile 1803 all’Istituto nazionale italiano, poi denominato Istituto italiano di scienze, lettere ed arti, e onorificenze come la Legion d’onore (1805) e il titolo di cavaliere dell’Ordine della Corona di ferro (1806). Già nel periodo precedente, Venturi era stato ammesso, fra le altre, all’Accademia degli Ipocondriaci di Reggio Emilia (1770), all’Accademia dei Dissonanti di Modena (1778), all’Accademia scientifica fondata a Modena dal marchese Gherardo Rangone (1784-94) e alla Società italiana delle scienze (1786), nella quale svolse anche le funzioni di segretario dal 1798.
Dopo il rientro in patria nel 1813, Venturi risiedette fra Reggio Emilia e Milano, dedicandosi alla pubblicazione del materiale raccolto negli anni precedenti. Fra le opere date alle stampe, i Commentarj sopra la storia e le teorie dell’ottica (Bologna 1814), con la traduzione dell’inedito trattato Sul traguardo di Erone di Alessandria e un’appendice dedicata all’Ottica di Tolomeo; la memoria Dell’origine e dei primi progressi delle odierne artiglierie (Reggio Emilia 1815), che affrontava l’origine della polvere da sparo, l’evoluzione delle armi e delle macchine da guerra e la nascita delle armi da fuoco; le Memorie e lettere inedite finora o disperse di Galileo Galilei, in due volumi (Modena 1818-1821), nelle quali Venturi illustrava, attraverso le lettere e altre fonti documentarie, passaggi della biografia dello scienziato pisano e alcune delle sue scoperte nel campo della fisica e dell’astronomia; infine la Storia di Scandiano (Modena 1822, ma 1823), opera di grande erudizione, in cui l’autore esaminava le vicende di Scandiano e del suo territorio dal punto di vista storico, geografico, letterario, della storia naturale, dell’archeologia e dell’epigrafia, dell’agricoltura e dell’economia.
Morì a Reggio Emilia il 10 settembre 1822, probabilmente per l’aggravarsi di una paralisi che lo aveva colpito alcuni anni prima.
Opere. Oltre a quelle già citate, si ricordano: Indagine fisica sui colori, Modena 1801; Memoria intorno alla vita ed alle opere del capitano Francesco Marchi, Modena 1816 (anche Milano 1816); Memoria intorno ad alcuni fenomeni geologici, Pavia 1817; Memoria intorno alla vita del marchese Gherardo Rangone, Modena 1818; M.M. Boiardo, Poesie scelte ed illustrate dal cav. Giambattista Venturi, Modena 1820; Autobiografia. Carteggi del periodo elvetico (1801-1813), a cura di W. Spaggiari, Parma 1984. Ampie bibliografie delle opere in De Brignoli, 1835, pp. 217-288; De Toni, 1924, pp. 255-263; Ori, 2019, pp. 361-366.
Fonti e Bibl.: I principali nuclei documentari sono a Modena, Biblioteca Estense e universitaria, Archivio Paradisi, G.B. Venturi, Lettere a G. Paradisi, 1783-1814; Autografoteca Campori, f. Venturi Giambattista; Archivio di Stato di Reggio Emilia, Archivi privati, Archivio Venturi; Reggio Emilia, Biblioteca Panizzi, Mss. Reggiani, A 1-85; Vinci, Biblioteca Leonardiana, Fondo Venturi. Per i nuclei documentari minori, vedi Vinci, Biblioteca Leonardiana, Censimento di epistolari appartenenti a Giambattista Venturi (1746-1822) presso istituti italiani e stranieri (testo elettronico), schede a cura di M. Stefani, 2008-2010.
G. De Brignoli, Del cavalier abate G. V. reggiano, in Notizie biografiche in continuazione della Biblioteca modonese, III, Reggio Emilia 1835, pp. 187-369, 486 s.; G.B. De Toni, G. V. e la sua opera vinciana. Scritti inediti e l’Essai, Roma 1924; R. Cianchi, Un carteggio inedito di G.B. V. alla Biblioteca Leonardiana di Vinci, in Raccolta Vinciana, XVIII (1960), pp. 170-181; G. Cadoppi, G.B. V. (1746-1822), Reggio Emilia 1990; Il fondo Venturi della Biblioteca Panizzi, a cura di R. Marcuccio, Bologna 2001; F.P. Di Teodoro, Per la storia del Codice Reggiano del De prospectiva pingendi di Piero della Francesca: l’inedita Memoria di G.B. V. (1817) e le ricerche di Gustavo Uzielli (1896), in Confronto, V (2005), pp. 5-39; R. Seligardi, G. V. allievo di Fourcroy, in Rendiconti dell’Accademia nazionale delle scienze detta dei XL, parte II, Memorie di scienze fisiche e naturali, s. 5, CXXIII (2005), 29, t. 2, pp. 61-77; G. V. scienziato, ingegnere, intellettuale fra età dei lumi e classicismo, a cura di W. Bernardi - P. Manzini - R. Marcuccio, Firenze 2005 (in partic. A. Attolini, Le carte Venturi nell’Archivio di Stato di Reggio Emilia, pp. 3-24); R. Marcuccio, La ricezione di Leonardo nel tardo Settecento. Il caso di G. V., in Leonardo da Vinci. Interpretazioni e rifrazioni tra G. V. e Paul Valéry, a cura di R. Nanni - A. Sanna, Firenze 2012, pp. 1-53; Id., Nel laboratorio vinciano di G.B. V., in Bollettino storico reggiano, LI (2019), 168, pp. 81-105; F. Ori, G. B. V. nella storia della scienza, Reggio Emilia 2019 (con bibliografia precedente alle pp. 367-371); Un fisico reggiano a Parigi. G.B. V. e una nuova immagine di Leonardo da Vinci, a cura di R. Marcuccio - C. Panizzi, Reggio Emilia 2020.