ZANNONI, Giovanni Battista
Letterato, nato a Firenze il 29 marzo 1774, ivi morto il 12 agosto 1832. Singolare figura di dotto e di archeologo: educato dai padri delle Scuole pie, fu abate; dottissimo in greco e latino, si addottrinò anche in ebraico, e si dedicò all'illustrazione delle antichità, come regio antiquario della Galleria degli Uffizî, succedendo all'abate Luigi Lanzi che gli era stato maestro. Si dedicò anche agli studî filologici e fu segretario dell'Accademia della Crusca, della quale scrisse una storia assai interessante in ottima prosa aulica. Di rara dottrina e di animo eccellente, ebbe lo spirito arguto e prontissimo al frizzo e alla facezia. Studiò il vernacolo della plebe fiorentina e lo ritrasse in quattro Scherzi comici, scritti - disse - per un teatro di marionette: sono commedie fra le migliori scritte sul principio del sec. XIX, estranee alla tradizione goldoniana ma da essa non indipendenti.
Le gelosie della Crezia, La ragazza vana e civetta e La Crezia rincivilita sono vivacissime non solo per il linguaggio ma anche per l'orditura correttissima. Esse suscitarono grande ilarità, ma anche molto scandalo: un segretario della Crusca che in piena discussione sulla fiorentinità della lingua mette in circolazione le più sfrontate espressioni raccolte nel popolino dei Camaldoli di Firenze, doveva tirarsi addosso - come avvenne - le critiche più aspre dei pedanti. Molti, a dir vero, furono i primi a riderne. Ma qualcuno si arrabbiò sul serio, e un'eco di certi corrucci si trova in un dialogo del padre A. Bresciani. La Crezia rincivilita è una commedia di costumi rappresentata anche oggi, ed è il prototipo della commedia popolaresca festosa, castigata e comicissima; La ragazza vana e civetta è invece una commedia di carattere, acuta ed elegante: ha la singolarità di un primo atto costituito da un'unica scena fra due donne (di che l'autore si scusa) che è un capolavoro di dialogo.
Oltre agli Scherzi comici sono notevoli dello Z. le Prose accademiche (in un volume) e alcuni opuscoli di archeologia.