ZAULI, Giovanni Battista
Nacque a Faenza il 25 novembre 1743, figlio cadetto del conte Rodolfo Zauli e di Anna Montecuccoli. La famiglia Zauli, documentata dal XIV secolo e anticamente denominata anche Gioli o Zoli, trasse il patronimico dalla Val Zauli nel territorio di Forlimpopoli. Da qui si diramò poi in varie località dell’Emilia Romagna dividendosi in più rami. Un ramo detto dell’Assunta (Paci, 2007, p. 6) si stabilì a Faenza dove un Giovanni Battista Zauli venne aggregato al patriziato faentino nel 1652. Un altro Giovanni Battista Zauli (1671-1729), nonno del presente, fu decorato del titolo comitale l’8 luglio 1710 dal duca di Parma Francesco Farnese (ibid., p. 38). La famiglia aveva la sua dimora in un palazzo all’angolo tra le vie di Sant’Ippolito e Giangrandi, di aspetto disadorno esternamente ma così vasto da essere popolarmente detto “Il Vaticano” (Drei, 2010, p. 28). La madre di Giovanni Battista apparteneva invece alla nobile famiglia modenese dei marchesi di Guiglia. Non si hanno informazioni sulla sua infanzia e giovinezza se non che godette di un cavalierato del sovrano Ordine gerosolimitano (Moroni, 1861, p. 426). A 41 anni, scelse la carriera ecclesiastica, venne ordinato prete e il 16 gennaio 1785 entrò nella Curia romana in qualità di canonico della basilica Vaticana, ottenendo altresì, il successivo 27 gennaio 1785, la nomina a prelato domestico di Pio VI. Tra il 1792 e il 1798 ricevette gli incarichi di secondo assessore del governatore di Roma e di ponente della Sacra Consulta (Weber, 1994, p. 986). Da rilevare che nel 1794 giunse a Roma, da Vienna, suo cugino (figlio dello zio materno Francesco Raimondo Montecuccoli) il cardinal Giovanni Battista Caprara Montecuccoli, la cui nomina nel 1792 era arrivata dopo una prestigiosa carriera diplomatica. Il 10 febbraio 1798 le truppe francesi guidate dal generale Louis-Alexandre Berthier invasero Roma. La successiva dispersione dei cardinali portò i prelati a sopraintendere alle funzioni amministrative. Così Giovanni Battista il 13 febbraio fu nominato vicegovernatore di Roma in sostituzione del governatore Carlo Crivelli, arrestato dai francesi (Miscellanea della R. Società romana di storia patria, I, 1888, p. 22). Assunse inoltre le funzioni del cardinale Francesco Saverio de Zelada come penitenziere maggiore (Moroni, 1861, p. 427). Il 16 maggio Giovanni Battista venne però anch’egli arrestato, rinchiuso a Castel Sant’Angelo ed esiliato dopo otto giorni. È del tutto probabile che trascorresse il periodo successivo in seno alla famiglia a Faenza, come si desume dall’interruzione del carteggio con il fratello (Paci, 2007, p. 48). Rientrò a Roma con la restaurazione, riprese i precedenti incarichi e il nuovo pontefice Pio VII lo nominò nel 1800 datario della Sacra Penitenzieria apostolica e segretario della congregazione dell’Immunità ecclesiastica (Weber, 1994, p. 986). Nel 1802 divenne canonico altarista della basilica Vaticana e custode della Confessione di San Pietro (Notizie per l’anno 1802, Roma 1802, p. 69). La nuova invasione francese del 1809 portò alla chiusura del tribunale della Penitenzieria, così come di altri istituti, e Zauli, insieme agli altri prelati, fu deportato a Parigi (Moroni, 1861, p. 427). Il prestigio del cugino nell’ambito della corte napoleonica (il cardinal Caprara Montecuccoli aveva benedetto per conto del pontefice, e posato sul capo, la corona ferrea che Bonaparte utilizzò per l’incoronazione a re d’Italia e ne era stato ricompensato con la Legion d’onore, il titolo di conte e altri benefici) dovette aver oggettivamente salvaguardato la sua sorte.
Con la caduta di Napoleone e la seconda restaurazione, Zauli rientrò a Roma e riprese l’esercizio delle sue cariche. Per i tanti anni di prelatura e i servizi resi, Pio VII nel concistoro dell’8 marzo 1816 lo creò cardinale assegnandogli il titolo di S. Onofrio. Come riportano le cronache di Roma, Zauli donò a monsignor Domenico Ginnasi, incaricato dal pontefice a recargli la berretta rossa «un paio di fibbie d’oro da scarpe e altro da cinturini» (Moroni, 1861, p. 427). Venne aggregato alle congregazioni dell’Immunità, dei Riti, della Fabbrica di San Pietro e del Buon governo. Divenne anche protettore della terra di Tossignano (attuale frazione del comune di Borgo Tossignano in provincia di Bologna), della chiesa della Madonna dell’Orto di Roma e dell’arciconfraternita del SS. Sacramento di Albano.
Dopo una breve malattia si spense a Roma a 75 anni il 21 luglio 1819, nel palazzo dove abitava al rione Trevi, attualmente noto come palazzo Grimaldi-Lazzaroni. Venne esposto nella basilica dei Ss. XII Apostoli, dove furono celebrati i funerali, quindi sepolto nella chiesa di S. Onofrio, suo titolo. Designò come erede fiduciario il suo maestro di casa Giuseppe Villetti che, pochi giorni dopo, consegnò al notaio capitolino Nicola Frattocchi la spiegazione della fiducia accordatagli e indicò l’erede ‘proprietario’ nella persona del nipote del porporato: Dionigi Zauli Naldi. Quest’ultimo era figlio del conte Francesco Zauli, fratello maggiore di Giovanni Battista, e di Maria Naldi, ultima discendente della sua casata. Alla morte di Maria nel 1779, il marito aveva ottemperato al volere del padre di lei assumendo, per sé e per i suoi discendenti, il doppio cognome “Zauli Naldi” (Paci, 2007, p. 8). Nella spiegazione della fiducia Villetti espose che, oltre alle pensioni vitalizie accordate da Giovanni Battista a tutto il personale in servizio, vi era un appannaggio annuo di ben 240 scudi alla famiglia Vandini di Imola, con la condizione che alla morte dei beneficiari le rendite dovessero confluire nella ‘prelatura Zauli’, rimanendo all’erede la nuda proprietà dei beni di Roma e l’intera proprietà di quelli di Faenza. Sulla tomba di Zauli nella chiesa di S. Onofrio, Dionigi Zauli Naldi fece apporre una lapide di marmo con iscrizione.
P. Baldassarri, Relazione delle avversità e patimenti del glorioso papa Pio VI negli ultimi tre anni del suo pontificato, IV, Modena 1843, p. 43; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, CIII, Venezia 1861, pp. 426-428; V. Spreti, Enciclopedia sorico-nobiliare italiana, VI, Milano, 1932, p. 1008; C. Weber, Legati e governatori dello Stato pontificio (1550-1809), 1994, p.986; Id., Genealogien zur Papstgeschichte, II, Stuttgart 1999, p. 6; P. Bountry, Souverain et pontife: Recherches prosopographiques sur la Curie Romaine à l’âge de la restauration (1814-1846), Roma 2002, p. 485; A. Paci, Inventario Archivio Famiglia Zauli Naldi (1141-sec. XX), Faenza 2007, pp. 6-8, 38, 48; A. Drei, Famiglie nobili faentine, 2010, Biblioteca Comunale Manfrediana di Faenza, pp. 16, 28-29, http://manfrediana2.racine.ra.it/drei/nobili.pdf (30 set. 2020); M.G. Paviolo, I Testamenti dei Cardinali: Giovanni Battista Zauli (1743-1819), presso l’autrice, 2017, pp. 9-30; S. Miranda The Cardinals of the Holy Roman Church, http://cardinals.fiu.edu/bios1816.htm#Zauli (30 set. 2020).