ΒECAΤΤI, Giovanni
Archeologo e storico dell'arte classica. Nacque a Siena nel 1912, morì a Roma nel 1973. Dopo aver frequentato la Scuola Archeologica di Atene entrò nella Soprintendenza agli scavi di Ostia. Professore incaricato nell'Università di Pisa dal 1941 al 1944, nel 1945 - in seguito all'allontanamento di G. Q. Giglioli per l'applicazione delle norme sull'epurazione - tenne per supplenza l'insegnamento di archeologia e storia dell'arte greca e romana nell'Università di Roma. Nel 1953 passò a Milano come professore straordinario, e fu quindi chiamato a succedere a R. Bianchi Bandinelli prima a Firenze (1956) e poi a Roma (1964). Socio dell'Accademia Nazionale dei Lincei e accademico onorario dell'Accademia delle arti del disegno di Firenze, fu collaboratore dell'Enciclopedia Italiana dal 1947 e poi condirettore, con Bianchi Bandinelli, dell'Enciclopedia dell'Arte Antica Classica e Orientale.
L'indirizzo critico che caratterizza l'opera scientifica di B., una crociana ricerca di ideali estetici accompagnata da un sentito rigore filologico, si manifesta già nello studio, elaborato durante il soggiorno ad Atene, sulla scuola attica dell'ellenismo classicheggiante (Attikà, 1940). Dall'atticità svolta nella Soprintendenza di Ostia nacque una serie di studi che attraversa come una costante tutta la sua produzione e che culmina nei tre volumi sugli Scavi di Ostia: i Mitrei (1954), i Mosaici e pavimenti marmorei (1961) e l'Edificio con opus sectile fuori Porta Marina (1969).
Nel 1946 la Direzione generale delle antichità e belle arti affidò a B. l'ordinamento della mostra di oreficerie antiche a Palazzo Venezia: ne derivò un riesame delle principali classi della produzione orafa antica (Oreficerie antiche: dalle minoiche alle barbariche, 1955). Nel 1947 pubblicò a Firenze una ricerca sul linguaggio figurativo del Pittore di Meidias: Meidias, un manierista antico; allo studio dell'arte e della personalità di Fidia erano invece dedicati i Problemi fidiaci (1951). Nel 1955 pubblicava a Roma, con la collaborazione di F. Magi, Le pitture della Tomba degli Auguri e del Pulcinella di Tarquinia.
Nel 1957, con una nota dal titolo Dell'organicità e dell'astrazione pubblicata sulla Parola del Passato, prese parte al dibattito suscitato dal volumetto di Bianchi Bandinelli Organicità e astrazione (Milano 1956). B. non consentiva in alcun modo con le «impostazioni teoriche» di Bianchi Bandinelli. L'autonomia della forma artistica, quale era stata formulata da B. Croce, conservava per lui pieno valore. E ciò che doveva essere ritenuto errato era il convincimento che l'astrazione nell'arte, contrapposta all'organicità intesa nel suo aspetto razionale e realistico, potesse non essere accettata per l'ideologia trascendentale e irrazionalistica che aveva alla base, ma dovesse essere accolta nella sua più completa validità sul piano estetico. Per B. non si trattava di due arti diverse «legate a due momenti spirituali», ma di «un'unica arte con due aspetti, figurativo e ornamentale, generata [...] da un unico atteggiamento poetico e fantastico», che poteva assumere soltanto «varietà d'intensità e di tono». Alla tendenza astratta nelle arti visive corrispondeva «un affievolirsi delle energie creative» e una sempre maggiore inclinazione verso elaborati esercizi decorativi, che non potevano in alcun modo trascendere un «limite unicamente ornamentale»: alla stessa maniera della poesia ermetica e della musica seriale.
Il volume La colonna coclide istoriata (1960), arricchito da una grande quantità di dati e riferimenti storici non illustrati dai monumenti considerati, fornì lo spunto, più che per risolvere i problemi posti dalla costruzione delle colonne coclidi, per affrontare temi particolari di ordine architettonico e struttivo e soprattutto decorativo, in relazione al rilievo storico e alla rappresentazione continua. B. faceva astrazione dai significati politici di questi prodotti della propaganda imperiale, e pur essendo disposto a vedervi la più grandiosa e originale creazione plastica dell'arte romana poneva decisamente l'accento su quanto si poteva individuare in essi di eredità ellenistica.
Caratteristica della produzione di B. dai primi anni sessanta in poi è la pubblicazione di note a margine di contributi altrui, che gli consentivano di correggere e di discutere quanto di errato e di discutibile pareva che contenessero le nuove indagini ma soprattutto di rivedere, alla luce dei più recenti contributi critici, le sue personali posizioni assunte in passato. Gli ultimi studî, su una statua di Eracle con cornucopia acquistata per il Museo Nazionale Romano, sulla restaurata Afrodite seduta fidiaca e sull'iconografia delle divinità marine; confermavano come B. fosse uno degli ultimi e più autorevoli rappresentanti del metodo filologico di A. Furtwängler con in più l'adesione a una critica idealistica.
Negli ultimi anni di vita il B. ebbe un sempre più vivo interesse per i problemi relativi ai riflessi della cultura artistica dell'antichità su quella rinascimentale; nel 1968 pubblicò un saggio su Raffaello e l'antico.
Degli scritti di B., un elenco completo dei quali (non firmato, ma a cura di M. G. Picozzi), si può trovare in StMisc, XXII, 1974-75, pp.· 7-12, si ricordano qui, fra i più significativi, Forma Italiae. Regio VI. Umbria, I, Tuder-Carsulae, Roma 1938; Un dodekatheon ostiense e l'arte di Prassitele, in ASAtene, n.s., I-II, 1939-40, pp. 85-137; Attikà, in RIA, VII, 1940, pp. 7-116; Il Maestro di Olimpia, Firenze 1943; Meidias, un manierista antico, Firenze 1947; Case ostiensi del tardo impero, in BdA, XXXIII, 1948; pp. 102-128; XXXIV, 1949, pp. 197-224; Arte e gusto negli scrittori latini, Firenze 1951; Problemi fidiaci, Milano- Firenze 1951; Scavi di Ostia, I-II, Roma 1953-54; Oreficerie antiche dalle minoiche alle barbariche, Roma 1955; Le pitture della tomba degli Auguri e del Pulcinella (in collaborazione con F. Magi), Roma 1955; Dell'organicità e dell'astrazione, in PP, XII, 1957, pp. 281-297; La colonna coclide istoriata, Roma 1960; Scavi di Ostia, IV, Roma 1961; Le grandi epoche dell'arte, III, L'età classica, Firenze 1965 (e poi, 1971 e 1978: ed. inglese, Londra 1968); Scavi di Ostia, VI, Roma 1969; Ninfe e divinità marine, in StMisc, XVII, 1970-71, p. 66 ss.; Opere di arte greca nella Roma di Tiberio, in ArchCl, XXV-XXVI, 1973-74, pp. 18-53; La colonna traiana, espressione somma del rilievo storico romano, in ANRW, II, 12, 1, Berlino-New York 1982, pp. 536-578. Un'ampia scelta degli scritti minori, con presentazione di A. Carandini, è stata pubblicata a Roma nel 1987 con il titolo di Kosmos. Studi sul mondo classico.
Bibl.: R. Bianchi Bandinelli, in StEtr, XLI, 1973, pp. 600-602; H. Bloch, in Archaeology, XXVI, 1973, p. 308; A. Adriani, in StMisc, XXII, 1974-75, pp. 1-6; F. Magi, in RendPontAcc, XL VII, 1974-75, PP- 3-8; N. Parise, in Dizionario Biografico degli Italiani, XXXIV, Roma 1988, pp. 327-330.
(Ν. Parise)