LONGO, Giovanni Bernardino
Nacque a Napoli intorno al 1528 dallo speziale Giovanni Vincenzo. Allievo dello Studio cittadino, tra il 1548 e il 1549 fu nominato, dopo aver conseguito giovanissimo il titolo "magister medicinae et artium", lettore pubblico di filosofia, quale successore di S. Porzio.
Negli oltre quaranta anni di insegnamento fu coadiuvato da diversi lettori, tra cui F.M. Storella e F.A. Vivolo, che proprio al L., "philosophorum decus", dedicarono alcuni loro trattati, esempio poi seguito da altri docenti dello Studio, come i medici Q. Buongiovanni e G.D. Santoro. Ricordato da G.C. Capaccio come "lume de gli studii napolitani" (1634), il L. esercitò anche la professione medica, e "fu adoprato universalmente e da tutti" (Napoli, Biblioteca nazionale, Mss., I.D.5, c. 79). Dal 1565 al 1583 fu medico del monastero di S. Domenico Maggiore; il 31 marzo 1586 Filippo II nominò il L. - a cui era stato conferito anche il titolo di conte palatino - protomedico del Viceregno per un triennio, ufficio compatibile con l'insegnamento universitario e destinato a "dottori arrolati, e provisionati dal publico, di buoni costumi, dotti nella professione, et atti ad insegnare" (Santorello). L'importante incarico gli fu rinnovato - come risulta dalle cedole della Tesoreria antica dell'Archivio di Stato di Napoli - fino al 1596.
Nell'ottobre 1593 il L. aveva indirizzato una supplica al viceré, Juan de Zúñiga conte di Miranda, al fine di ottenere una pensione annua, "poiché ha 45 anni che continuamente ha letto la filosofia et sono 25 anni quali ha letto doi lettioni ogni dì, cioè la matina et la sera […] et per attendere alle lettioni ha perso de visitare li ammalati […] per lo che perde assai lucro attendendo allo leggere" (Cannavale, doc. 2440). La richiesta non fu accolta, e in luogo della attesa giubilazione il L. ottenne solo un aumento della provisione, continuando quindi a insegnare fino alla morte.
Il L. morì a Napoli nell'aprile 1599. Fu sepolto nella chiesa di S. Maria La Nova. Non avendo contratto matrimonio, eredi dei suoi beni furono i figli del fratello Giovanni Nicola.
Nel 1551 il L. aveva pubblicato, presso la tipografia napoletana di M. Cancer, la Dilucida expositio in Prologum Averrois in Posteriora Aristotelis, dedicata a M. Spinelli, ristampata nel 1570, in forma pressoché immutata, dall'allievo Vivolo. Nelle carte preliminari il L. enuncia la tesi "nemo Aristotelicus nisi Averroista", inserendosi in questo modo - accanto ai più noti nomi di V. Colle detto il Sarnese e di Storella - nel folto novero dei filosofi napoletani di tendenza averroistica. Proprio di Averroè il L. dichiara di voler dare alle stampe altre esposizioni dei testi aristotelici (Expositio, c. 42v), ma il progetto non ebbe seguito, così come non vi è notizia della sorte di quei commentari "in universam Aristotelis philosophiam", che secondo Chioccarelli il L. avrebbe lasciato, inediti, nelle mani degli eredi.
Vide invece la luce la De cometis disputatio (Neapoli, O. Salviani, 1578), indirizzata al viceré I. López Hurtado de Mendoza e redatta in occasione della comparsa nel cielo di Napoli, nel novembre del 1577, di quella stella nova "che durò più di ottanta giorni" (G.A. Summonte, Historia della Città, e Regno di Napoli, IV, Napoli 1643, p. 407). Dopo avere esaminato la natura, la generazione e le cause delle comete, il L. respinge l'opinione superstiziosa di chi in esse vede l'annuncio di terremoti, guerre o epidemie. Il trattato conobbe una certa diffusione, come attesta la traduzione francese che ne fece Ch. Nepveu (Parigi 1596). Nella Biblioteca nazionale di Napoli (S. Martino, 443, cc. 54-57) si conserva, infine, il testo di un'orazione composta dal L. nel 1563 per il solenne ingresso nello Studio di Antonio Laureo, vescovo di Castellammare, quale cappellano maggiore: in essa il L. indaga il rapporto tra natura animale e umana, fornendo al tempo stesso interessanti ragguagli sullo Studio.
Fonti e Bibl.: La documentazione relativa alla docenza presso lo Studio, già conservata dall'Arch. di Stato di Napoli, Cappellano Maggiore, 33 e Tesoreria antica, Cedole, è andata perduta nel 1943; cfr. pertanto i documenti in E. Cannavale, Lo Studio di Napoli nel Rinascimento, Torino 1895, ad ind., e gli antichi repertori dell'Arch. di Stato di Napoli, Esiti delle Cedole dal 1430 a tutto il 1597 e Tesoreria antica I. Indice delle Cedole; inoltre Monasteri soppressi, S. Domenico Maggiore, 457-460; Collaterale, I.C.3, Partium, 33 (relazioni relative al protomedicato del L.); Simancas, Arch. general, Consejo de Italia, S.P., 147-120 (atto di nomina a protomedico); Napoli, Bibliotecanazionale, Mss., I.D.5: D. Conforti, Notizie d'alcune famiglie popolari della città, e Regno di Napoli, cc. 79-80; Roma,Biblioteca Casanatense, Mss., 1486: Alberi, e notizie d'alcune famiglie inalzate, ed ingrandite da qualche secolo a questa parte nella città di Napoli, e nel Regno, c. 18v; G.B. Rinaldi, Academica in tres partes distributa…, III, Neapoli 1580, cc. CXv, CLXXIIr; G.C. Capaccio, Illustrium mulierum, et illustrium litteris virorum elogia, II, Neapoli 1608, pp. 324 s.; Id., Il Forastiero, dialogi, Napoli 1634, p. 6; A. Santorello, Il protomedico napoletano, Napoli 1652, p. 32; N. Toppi, Biblioteca napoletana, Napoli 1678, pp. 142, 345; G.B. Tafuri, Istoria degli scrittori nel Regno di Napoli, III, 2, Napoli 1752, pp. 495 s.; G.G. Origlia, Istoria dello Studio di Napoli, II, Napoli 1754, p. 46; M. Barbieri, Notizie istoriche dei matematici e filosofi del Regno di Napoli, Napoli 1778, p. 95; B. Chioccarelli, De illustribus scriptoribus qui in civitate et Regno Neapolis ab orbe condito usque ad an. 1686 floruerunt, Neapoli 1778, pp. 320 s.; F. Colangelo, Storia dei filosofi e dei matematici napoletani, II, Napoli 1834, p. 163; C. Minieri Riccio, Memorie storiche degli scrittori nati nel Regno di Napoli, Napoli 1844, p. 182; B. Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d'Italia, IV, Napoli 1878, pp. 113 s.; P. Riccardi, Biblioteca matematica italiana, I, Roma 1880, col. 45; L. Amabile, Il Santo Officio della Inquisizione in Napoli, I, Città di Castello 1892, p. 327; V. Spampanato, Vita di G. Bruno, Messina 1921, pp. 87, 216 s.; N. Cortese, L'età spagnuola, in Storia dell'Università di Napoli, Napoli 1924, pp. 222, 255, 326 s.; C. De Frede, I lettori di umanità nello Studio di Napoli durante il Rinascimento, Napoli 1960, pp. 179 s.; W. Risse, Bibliographia logica, Hildesheim 1965, p. 62; C.D. Hellman, The comet of 1577: its place in the history of astronomy, New York 1971, p. 68; V.F. Brüning, Bibliographie der Kometenliteratur, Stuttgart 2000, p. 81; C. De Frede, Docenti di filosofia e medicina nell'Università di Napoli dal secolo XV al XVI, Napoli 2001, pp. 99-101.