BERNO, Giovanni
Veronese, non fornito di grandi capitali, nel 1698 aprì una modesta tipografia in contrada San Quirico. La prima edizione da lui realizzata fu La vita del venerabile Paolo Burali d'Arezzo, compilata dal sacerdote G. B. Bagata: riuscì edizione corretta, stampata con dignità. Le successive furono tutte stampe di piccola mole, operette affidategli da autori municipali, che il B. dovette contentare per la sua diligenza. Nel 1702 anche il Maffei gli diede a stampare le Conclusioni d'amore, una delle sue prime opere. Ma con un solo torchio il B. era costretto a tenere un ritmo produttivo forzatamente lento, che palesava l'impossibilità di intraprendere la stampa di opere maggiori. Il Maffei si fece suo sostenitore, e si diede a cercar capitali tra i suoi doviziosi ed influenti amici.
Il momento era propizio: in quegli anni a Verona era esploso un entusiasmo letterario e culturale che imponeva, per il suo sviluppo, la necessità di provvedere ad una ben attrezzata tipografia cittadina. Al B. furono forniti capitali notevoli: il solo conte Ottolini fornì 2000 scudi, ed altre sovvenzioni dettero i canonici Gian Francesco e Giuseppe Muselli. Il B. lasciò i modesti locali di contrada San Quirico e si trasferì in via dei Leoni; la nuova azienda fu denominata "Nova typographia" ed il Maffei continuò a proteggerla diffondendone il nome anche fuori Verona.
Dopo il 1718 le edizioni del B. si susseguirono frequenti: tutte corrette, piacevoli per eleganza di caratteri e di fregi. Egli si munì anche di una serie di caratteri greci (cosa inconsueta) e poté rispondere a qualsiasi richiesta. Per proprio conto pubblicò edizioni di classici: Dante, Bembo, Alamanni, Caro, opere di P. I. Martello, del Buonmattei e dello stesso Maffei. Quando nel 1722 iniziò a stampare a Verona Iacopo Vallarsi, il B. lo prese a collaboratore per alcune edizioni di opere imponenti come il corpus delle opere di s. Girolamo in undici volumi in folio. Anche la Verona illustrata del Maffei (1731) fu stampata congiuntamente dal B. e dal Vallarsi.
Il B. ebbe collaboratori nell'azienda i figli Giuseppe e Pierantonio, il quale ultimo dal 1728 al 1737 lavorò in proprio a Rovereto stampando nel 1731 l'Idea della logica degli Scolastici di G. Tartarotti e altre opere minori.
Morto il B. in data imprecisata, l'azienda fu proseguita dai figli sino al 1770, anno in cui essi chiusero la stamperia; ancora per circa un decennio mantennero il negozio di libreria.
Bibl.: G. B. Giuliari, Della tipografia veronese…, Verona 1871, pp. 99 ss., 130; F. Ambrosi, I tipografi trentini e le loro edizioni, in Arch. trentino, IX (1890), p. 135; G. Fumagalli, Lexicon typographicum Italiae, Firenze 1905, pp. 360, 515.