BETTOLO, Giovanni
Nacque il 25 maggio 1846 a Genova, dove il padre, irredento di Valsugana, teneva una bottega di libraio ch'era il luogo di convegno degl'intellettuali e dei patrioti liguri. Entrò a far parte dell'armata nel novembre del 1863, classificato secondo su cento idonei in un concorso straordinario bandito per il grado di guardiamarina tra studenti universitarî d'ingegneria. Con tale grado prese parte alla battaglia di Lissa sulla fregata Principe Umberto e l'anno stesso fu promosso sottotenente di vascello; nel 1897 raggiunse il grado di contrammiraglio, nel 1905 quello di vice-ammiraglio.
Tenente di vascello, pubblicò un trattato di artiglieria navale (Manuale teorico-pratico di artiglieria navale, 2 voll., Firenze 1879-81), che fu molto apprezzato per il valore tecnico, e molto discusso perché sosteneva i grossi calibri quando non tutti erano d'accordo nell'ammetterne i vantaggi. Di questa sua antiveggenza ben si avvalse il ministro Brin, che lo volle per lungo tempo suo collaboratore nella rinnovazione del naviglio da lui promossa.
Capitano di fregata, al comando di una flottiglia di navi sottili, veloci per quei tempi e principalmente armate di lanciasiluri, quando ancora non era ben definito l'impiego delle siluranti, svolse tutto un programma sull'uso in guerra di tale tipo di navi, con sicuro intuito sulla sua efficacia strategica.
Comandante di grande nave, la Re Umberto, all'inaugurazione del canale di Kiel (1895), per il suo ponderato tecnicismo e per il suo ardimento marinaresco riuscì ad effettuare sollecitamente il disincaglio della Sardegna nel Baltico, meritandosi lode unanime per il brillante salvataggio. Altra prova di ardimento e perizia egli diede guidando senza pilota la Flavio Gioia, nave-scuola degli allievi della Regia Accademia navale, nei meandri degl'insidiosi canali della Scozia.
Da ammiraglio, come comandante in capo di dipartimento o comandante di squadra o capo di Stato maggiore della marina, lasciò tracce profonde di sapienza tecnica, di lucide direttive, di geniale organizzazione, validamente contribuendo alla preparazione dell'armata per la guerra.
Raggiunto il limite prescritto di età nel 1911, fu collocato nella posizione di servizio ausiliario, essendosi opposto al desiderio di molti ed autorevoli amici che avrebbero voluto proporre per lui un'eccezione con un apposito disegno di legge: e a riconoscimento degli ottimi servigi da lui prestati nell'armata al paese il re gli conferiva il titolo di conte.
Ebbe spiccate qualità di uomo politico, che gli fecero presto conseguire un posto eminente nella camera dei deputati, dove entrò nel 1890 e rimase, per il secondo collegio di Genova prima, poi per quello di Recco, finché visse. Fu ministro della marina dal 14 maggio 1899 al 24 giugno 1900 nel gabinetto Pelloux, dal 22 aprile al 21 giugno 1903 nel gabinetto Zanardelli, e nel gabinetto Sonnino dal 12 dicembre 1909 al 1° aprile 1910. Le accuse di concussione rivoltegli da Enrico Ferri furono completamente sfatate nel processo che il B. intentò al suo accusatore che fu condannato
Predilesse lo studio delle artiglierie e in genere delle armi navali; ideò alcuni strumenti indicatori e cioè l'"indicatore dei fuochi Bettolo" (1877) e l'"indicatore di lancio Bettolo" (1883); ma non trascurò lo studio del programma d'insieme e dei problemi inerenti alla marina mercantile, come attestano i suoi numerosi discorsi politici e gli articoli pubblicati nella Rivista Marittima e in altri periodici.
Morì in Roma il 14 aprile 1916.