BIGAZZINI, Giovanni
Figlio di Filippo, conte di Coccorano, che fu gonfaloniere del Comune di Perugia e figura politica dominante sulla scena politica della città nel primo quarto del sec. XIV, è laconicamente ricordato per la prima volta in un albero genealogico sotto l'anno 1319, che è lo stesso della rinuncia paterna al gonfalonierato. Il 23 sett. 1323 il B. appare fra i "sapientes" che insieme con i Priori di Perugia, il legato papale e il rettore del ducato di Spoleto formano i capitoli relativi al nuovo assetto da dare alla città di Spoleto quando si sarà arresa a Perugia. Il 26 dic. 1325 è nominato dai Priori fra altri "sapientes" chiamati a consigliare e a provvedere "super custodia, reparatione et defensa" della città, dei borghi e del contado di Perugia. L'anno dopo, il 10 luglio, è nominato, sempre dai Priori, fra i "sapientes" che debbono decidere con loro circa il donativo da farsi a Carlo duca di Calabria che si trovava a Perugia con la moglie. Il 16 dic. 1326 il B. è ricordato insieme con altri nobili e giudici autorizzati dai Priori ad entrare nel loro palazzo, derogando così a una delle norme più caratteristiche della legislazione antimagnatizia.
Il 9 ott. 1329 il B. dichiara di ricevere la somma di 50 lire deliberata dagli "offitiales cavalate" del Comune di Perugia, che, non solamente in questi anni, dovette servirsi di lui come di tanti altri nobili per necessità militari. Il 12 maggio 1333 il B. è anzi, con Francesco di Giovannello, uno dei due "boni homines et offitiales Comunis Perusii deputati super pecunia et conducta soldatorum Comunis". In precedenza, sotto la data del 18 dic. 1329 viene ricordato con "ser Melino de Parma, nunc habitator Perusii", in una quietanza riguardante quest'ultimo, mentre il 16 giugno 1331 lo troviamo nel gruppetto di nobili testimoni della presa di possesso del monastero di S. Pietro da parte dell'abate Ugolino Vibi. Il 17 marzo 1332 Giovanni XXII gli concede l'indulgenza plenaria in articulo mortis. Nel "Libro Rosso", nel catalogo cioè - datato 14 giugno 1333 - dei magnati perugini assoggettati al raddoppiamento delle pene in caso di violazione delle leggi, il B. appare sotto Porta S. Pietro come "dominus Iohannes domini Filippi, comes de la Biscina et de Coccorano", mentre una delle rare note marginali del documento ci avverte: "Hic fuit magnus vir de domo comitum Bigazzinorum, minor tamen patre". Del 6 aprile 1342 è una lettera di Benedetto XII, che contro un annuo censo accorda la protezione pontificia ai beni di Biscina e di Petroia, sui quali il B. ha "exemptionem et omnimodam iurisdictionem ac merum et mixtum imperium". Nel 1345, quando il 20 agosto "se comenzò a fondare la chiesa nuova de S. Lorenzo", egli è uno dei due soprastanti alla fabbrica. Cittadino guelfo e devoto alla Chiesa romana è detto qualche anno più tardi, il 17 luglio 1350, in un processo dinanzi al tribunale del capitano del popolo, conclusosi con la pesantissima condanna del nobile Ranuccio Brunamonti accusato, con il figlio, di aver tentato di impossessarsi armata manu della località con rocca e chiesa di S. Stefano "de Arcellis", posta nel distretto e nella diocesi di Gubbio, nella provincia del ducato di Spoleto, ma soggetta a Perugia, e tenuta e posseduta dal B., per la cui tutela, oltre che per la propria, dichiara di agire il Comune.
La perdita delle riformanze comunali dal 1327 al 1350 preclude la possibilità di seguire nei dettagli la vita pubblica del B., che, peraltro, non dovette discostarsi troppo da quella dei membri della classe nobiliare cui egli apparteneva, utili per certi fini - servizio militare, diplomazia - ai reggitori popolari del Comune, ma tenuti in rispetto da tutta una serie di norme che restringevano la loro partecipazione alla vita pubblica. Se si dovessero considerare veridiche le denunzie anonime - "cedulae" - mediante le quali dal 1329 al 1351 il B. fu portato dinanzi ai giudici del capitano del popolo e del podestà, la sua figura assumerebbe caratteri del tutto compatibili con l'immagine tradizionale del magnate prepotente, rissoso e spregiatore delle leggi. Ma dalle frequenti accuse il B. risulta, nella maggioranza dei casi, assolto. Una dura condanna, invece, a 750 lire - condanna resa più leve dalla confessione - lo aveva colpito il 21 genn. 1343 per aver violato diverse volte il divieto di entrare nel palazzo dei Priori e in quello del capitano.
Conforme al ritratto, si direbbe, tradizionale del magnate è infine l'atteggiamento che provoca il 22 sett. 1337 una lettera dei Priori di Assisi all'abate Guglielmo del monastero di S. Silvestro di Nonantola, con cui si lamenta che il B. da tempo impedisce con la forza la presa di possesso del priorato di Valfabbrica da parte del priore designato Gioacchino di Naccarello; il Comune di Assisi è impotente ad agire e chiede aiuto all'influente abate nonantolano. In precedenza, il 21 maggio, A B. era stato destinatario di una ingiunzione - fattagli da Iacopo abate di S. Stefano di Bologna "conservator privilegiorum et iurium monasterii S. Silvestri de Nonantula" - a non più ingerirsi negli affari del priorato di Valfabbrica, e nel contempo gli erano state tolte le censure in precedenza irrogategli. La vertenza si trascinò fino al 1339, quando l'8 maggio il priore designato, e tenacemente ostacolato dal B., si decise a rinunciare nelle mani dell'abate Guglielmo.
Del B. si ricordano la costruzione nel 1330 della torre di Coccorano, nel feudo da cui prendeva il nome principale la famiglia e, sempre a Coccorano, nel 1336 (o 1326 secondo altra fonte) della chiesa e dell'ospedale di S. Benedetto; nel feudo di Biscina egli inoltre fondò e dotò, nel 1342, la chiesa di S. Giovanni Battista. A Perugia era suo "il palazzo dello spedale di Colle..., il qual palazzo dicono essere sotto Fonte Nuova" (Pellini, I, p. 1062). Si tratta forse dello stesso ospedale, che altra fonte dice "di S. Crispino in Fonte Nuovo" ed eretto dal Bigazzini.
Secondo la cronaca di ser Guerriero da Gubbio, il B., che "era tenuto ricchissimo homo", sarebbe stato ucciso nel giugno 1352 da un figlio illegittimo, che si sarebbe impadronito delle sue ricchezze. Il 30 genn. 1344 il B. aveva fatto un testamento a favore della figlia Angelina, e il 26 marzo dello stesso anno due codicilli con lasciti di 100 fiorini d'oro all'ospedale della Misericordia e a S. Domenico.
Nel 1361 la prima complessiva rilevazione catastale che si possiede di Perugia e del contado comprende anche la denunzia presentata da Giovanni del fu Bulgaruccio dei conti di Marsciano, "uxor olim domini Iohannis domini Philippi".
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Perugia,Consigli e riformanze, 1, cc. 143r, 147r, 279r, 296v; 21, c. 92r; 22, c. 140v; 23, c. 95v; Ibid.,Catasti, I gruppo, II, cc. 595v-597v; Ibid.,Famiglie perugine,Orig. della antichissima e nobilissima famiglia Bigazzini: Albero genealogico Bigazzini; Ibid.,Fondo Gardone, perg. del 12 maggio 1333; Ibid.,Giudiziario,Capitano del Popolo, 191, cc. 42, 431, 194, c. 3v; 196, c. 15v; 220, c. 29r; 231,sub 26 ott. 1334; 273,sub 21 genn. 1343, reg. non num.,sub 17 luglio 1350; Ibid.,Podestà, reg. non num.,sub 14 giugno 1351; Ibid.,Conventi soppressi,S. Domenico,Diplomatico, n. 28; Ibid.,Conventi soppressi,S. Maria di Valdiponte,Miscell., 57, p. 383, n. 1562; Ibid.,Ospedale S. Maria Misericordia,Contratti vari, 62, c. 112v; Perugia, Arch. di S. Pietro, ms. CM 202: E. Agostini,Famiglie perugine, lettera B, II, c. 264r; Ibid., MS. 220: Id.,Dizionario storico perugino, lettera B, I, pp. 468-469; Perugia, Bibl. Comunale Augusta, MS. 1213: C. Alessi,Elogia virorum illustrium Augustae Perusiae, pp. 758-759; Ibid., ms. 1434: S. Tassi,De claritate Perusinorum, VI, cc. 136r-138v; P. Pellini,Dell'historia di Perugia, I, Venezia 1664, pp. 566, 1012, 1062; G. Tiraboschi,Storia dell'augusta Badia di S. Silvestro di Nonantola, I, Modena 1784, pp. 431, 432; II, ibid. 1785, p. 432, doc. 518,Disamina degli scrittori,e dei monumenti risguardanti S. Rufino,vescovo e martire di Assisi,Assisi 1797, pp. 280-281; Cronache e storie inedite di Perugia dal MCL al MDLXIII..., in Arch. stor. ital., XVI, 1 (1850), pp. 67, 137; XVI, 2 (1851), pp. 89-90; Doc. di storia perugina, a cura di A. Fabretti, Torino 1887, p. 106; A. Cristofani,Storia del castello feudale di Coccorano..., Perugia 1887; Cronaca di ser Guerriero da Gubbio dall'anno MCCCL all'anno MCCCCLXXII, in Rerum Italic. Script., 2 ediz., XXI, 4, a cura di G. Mazzatinti, p. 8; Benoît XII (1334-1342). Lettres communes, II, Paris 1910, n. 9374, pp. 422-23; Jean XXII (1316-1334). Lettres communes, XI, Paris 1929, n. 56694,p. 157; Le carte dell'archivio di S. Pietro di Perugia, a cura di T. Leccisotti e C. Tabarelli, I, Milano 1956, p. 198, doc. 49; Liber contractuum (1331-32) dell'abbazia benedettina di S. Pietro in Perugia, a c. di C. Tabarelli, Perugia 1967, n. 14, pp. 23-24.