BISSOLI, Giovanni
Nacque a Carpi da Nicolò e Margherita Lovrati, intorno al 1475, da una famiglia della ricca borghesia che prese poi il cognome de' Lelli e si estinse alla metà del sec. XVIII. Di essa si hanno numerosi documenti e il B. stesso è nominato, in molte carte carpigiane tra il 1492 e il 1542, anno della sua morte (13 maggio).
Non si conosce la città ove il B. imparò il greco e l'arte tipografica: si tratta forse di Milano, nella bottega di Bonus Accursius e di A. da Honate, che sin dal 1487 avevano stampato libri in greco, potrebbe anche essere stato apprendista presso lo Scinzenzeler, sempre in Milano, attorno al 1490. Appare meno probabile che abbia appreso da Aldo, che stampa in greco solo dal 1494, perché nel 1498 il B. è già provetto maestro ed ha una serie di caratteri greci da lui stesso disegnati e fusi. È invece possibile che sia stato impiegato da Aldo e nella sua "officina" abbia conosciuto quel Gabriele da Brisichella pel quale nel 1498 lavorò assieme al concittadino Benedetto Dolcibelli del Mangio (o De Manziis, come è indicato in carte milanesi).
Nel 1498 si costituì in Venezia una società editoriale composta da Gabriele Bracci da Brisichella, Bartolomeo Pelusio da Capodistria, il B. e Benedetto Mangio (Dolcibelli), con lo scopo di pubblicare "cum summa cura et diligentia... in greco et latino... cum bellissima et nova inventione" alcuni testi di scrittori classici. A nome della società il Brisichella chiedeva privilegio decennale di stampa e vendita - con le consuete garanzie - per "quatro operete grece cioè: Epistole de Falare et Bruto Polluce et Philostrato et Fabule de Aesopo". Il privilegio chiesto venne accordato dal Consiglio dei Dieci il 7 marzo 1498. Nella società due erano gli editori (il Braccio ed il Pelusio) e due i tipografi: il B. e il Mangio. Con la data "XIV kal. iul." (18 giugno) 1498 e con la sottoscrizione "ex aedibus Bartholomaei Iustinopolitani Gabrielis Brasichellensis Ioannis Bissoli et Benedicti Mangii carpensium" vide la luce la miscellanea contenente la editio princeps delle Epistolae Phalaridis assieme a quelle di Apollonio e di Bruto. Con sottoscrizione analoga, ma senza data, fu pubblicata la princeps delle Fabulae Aesopi. I due volumetti dovettero seguirsi a poca distanza di tempo, ed è curioso osservare che la miscellanea di Epistolae abbia preceduto il testo delle Fabulae esopiane, che si erano cominciate a stampare prima.
I caratteri usati per la stampa delle due edizioni, pur somigliando agli aldini 114 G (si osservi che Aldo interlinea più dei Bissoli-Mangio), formano un 109 G tutto nuovo, proveniente da punzoni disegnati e fusi dal B. stesso. Ne risulta un corsivo chiaro, con bellissime maiuscole; tuttavia la pagina appare un po' massiccia e l'alfabeto è pletorico di segni per lettere congiunte (nessi); in totale si hanno circa duecento caratteri: quantità evidentemente eccessiva, che non facilita la lettura. Per le prefazioni e tutte le parti latine dei due opuscoli fu usato un 109 R di forma assai vicina a quella che Aldo usava in quel torno di tempo.
Con questo 109 R si vede stampata una edizione del De triplici vita di Marsilio Ficino, datata da Venezia 1498, senza nomi né di editore né di stampatore. Essa è - quanto al testo - la quarta replica dell'edizione fiorentina di Antonio Miscomini del 1489. La società non pubblicò altre edizioni. Il Brown fa notare che doveva risultare ben difficile competere a Venezia stessa con Aldo, e forse per questo la società non proseguì. Aggiungasi anche che sul finire del 1498 era giunto in città Zacharias Kallierges, che nel 1499 aprì bottega e stampò classici greci in modo magnifico.
Sembra che il B. ed il Mangio tornassero allora a Carpi. I due, sul principio del 1499, entrarono in relazione con l'umanista Demetrio Calcondila, abitante in Milano, il quale intendeva pubblicare il testo del lessico Suida (Suidas. Lexicon graecum). Venne costituita una società tra il Calcondila, il libraio milanese Alessandro Minucciano, il B. e il Mangio. L'atto relativo fu stipulato in Milano il 27 febbr. 1499; ma poco dopo - non si sa per qual ragione - il Minucciano si ritirò. Il suo posto fu preso da Antonio Motta, insegnante di grammatica, e dal novarese Giovanni Maria Cattanco, allievo del Merula e del Calcondila.
L'atto definitivo della costituzione della società fu rogato dal notaio milanese Antonio Zunigo il 13 apr. 1499. La società fu tripartita: Demetrio Calcondila e Giovan Maria Cattaneo per una parte; Antonio Motta per altra parte; il B. e Benedetto Mangio per la terza. Questi "magistri impressionis librorum" si impegnavano a stampare l'opera in papiro nel formato di in folio, conforme la prova di stampa allegata all'atto, nel tempo consueto (non meglio indicato) e nel numero di ottocento copie. La carta necessaria doveva essere consegnata ai tipografi a spese in solido del Calcondila e del Cattaneo per una metà e del Motta per l'altra metà; il B. e il Mangio avrebbero ricevuto un compenso di 6 ducati per ogni balla di dieci risme di stampato, spesa anche questa a carico dei predetti nella ugual misura. Il testo del lessico sarebbe stato tratto da un apografo acquistato già dal Calcondila per 25 scudi d'oro. Il correttore doveva essere compensato in ragione di 5 scudi d'oro mensili a spese comuni. L'atto prevedeva poi con minuzia le condizioni di vendita dell'opera prodotta, la divisione degli utili conseguiti, i rimborsi delle spese sostenute da ciascun socio compresi i 25 scudi d'oro che era costato al Calcondila l'apografo del testo. Venne anche convenuto che due esemplari dell'opera sarebbero stati offerti in dono all'umanista Taddeo Ugoletti (Ugoletus) da Parma, bibliotecario del re di Ungheria Mattia Corvino.
Il Lexicon fu ultimato il 15 nov. 1499; fu sottoscritto: "impensa et dexteritate Demetrii Chalcondili Ioannis Bissoli et Benedicti Mangii carpensium". Come si vede, nella sottoscrizione non compaiono i nomi né del Motta né del Cattaneo per quanto di quello si leggano due epigrammi in greco premessi al testo del Lexicon.
Il Cattaneo - nella seconda prefazione in latino - loda i tipografi: "egregios huius artis industrios artifices Ioannem Bissolum et Benedictum Mangium carpenses" e dice anche che l'opera è stata stampata "typis in melius reformatis, additis etiam plerisque". Le lodi sono in parte giustificate: la nuova serie di caratteri (138 G) è molto chiara ed elegante, ma comporta ancora molti nessi; tuttavia è di più spedita lettura della precedente usata a Venezia; le pagine sono meno compatte e meglio equilibrate. La marca tipografica è di buon disegno e di ottimo intaglio: rappresenta, su fondo nero, due tralci fioriti legati da un nastro con il motto "Sudavit et alsit". Il prezzo di vendita del volume fu fissato in 4 scudi e lo smercio ne fu affidato al notissimo libraio, editore e tipografo milanese Giovanni Angelo Scinzenzeler.
Lasciata Milano, dopo che la città ed il ducato vennero occupati dai Francesi, il B. e il Mangio si recarono a Reggio Emilia. Essi avevano costituito una regolare società, della quale non si è rinvenuto l'atto costitutivo, ma soltanto quello relativo al suo scioglimento (1502). A Reggio composero per conto di Simone Bombasi e di Dionisio Bertocchi un volume contenente: Ponticus Virunius,Epistola; Chrysolora,Erotemata; Libanius,Opusculum (10 luglio 1501), che è il primo libro impresso con caratteri greci in Reggio. In esso figura il solo nome del Mangio, ma essendo la società col B. ancora in atto, deve considerarsi edizione comune ai due soci. Pochi mesi dopo, la società si sciolse: il B. se ne tornò a Carpi ed il Mangio continuò nella sua arte nella quale raggiunse una maestria rara. Lasciata l'arte del fonditore di caratteri da stampa, il B. si dedicò fino alla morte a quella dell'argentiere e dell'orafo.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Carpi,Notarile, rogiti notaro Carnevali, a. 1502; Ibid.,Catasto, aa. 1494-1524,passim; Milano, Arch. Notarile, rogiti notaro Antonio Zunigo, cc. 142, 149; Archivio di Stato di Milano,Autografi Calcondila, c. 48; Ibid.,Notatorio Consiglio dei X, 1498, cc. 62, 91; L. Maini,B. Dolcibelli e G. B., in L'Indicatore modenese, 1852, p. 39; R. Fulin,Documenti per servire alla storia della tipografia veneziana, in Archivio veneto, XXXIII (1882), p. 84 e docc. 76, 80; E. Legrand,Bibliographie hellénique, Paris 1885, pp. 53, 63, 65; L. Finazzi,Not. biografiche ad illustraz. della bibliogr. novarese, Novara 1890, p. 35; H. Brown,The Venetian printing press, London 1891, p. 43; E. Motta,D. Calcondila editore, in Arch. stor. lombardo, XX (1893), pp. 143 ss.; P. Kristeller,Die italien. Buchdrucker und Verleger zeichen bis 1525, Strassburg 1893, nn. 67-68; Mem. stor. e doc. sull'antico principato di Carpi, VI,Carteggio tra G. Tiraboschi ed E. Cabassi, a cura di Policarpo Guaitoli, Carpi 1894, p. 306; R. Proctor,The printing of Greek in the fifteenth century, London 1900, pp. 51, 110, 112, 134, 197; F. Ascarelli,La tipografia cinquecentina italiana, Firenze 1953, p. 58.