BONARDI (Bonardo), Giovanni
Nato a Verona, visse tra la seconda metà del XV sec. e la prima del XVI; dopo aver preso gli ordini sacerdotali esercitò la professione di insegnante. Di lui non abbiamo altre notizie che le poche reperibili nelle sue opere: nel dicembre 1493 era incaricato di leggere pubblicamente "grammaticam et poetas" a Legnago, donde in quell'anno dedicava al patrizio veneziano Giovanni Malipiero il suo commento al De ingenuis moribus di P. P. Vergerio il Vecchio, allora libro di testo nelle scuole; e col patriziato dovette essere in buoni rapporti, se ad Angelo Marcello dedicò la sua edizione del cosiddetto Commentum Cornuti ai carmi di Valerio Flacco ringraziandolo per la benevolenza dimostratagli e lodandolo per la protezione accordata alle lettere.
L'opera più interessante del B. è il commento all'operetta pedagogica del Vergerio (P. P. Vergerii Deingenuis moribus unacum commentariisI. B. presbyteriveronensis..., Venetiis, I. Tacuinus de Tridino, 1497 e 1502).
A un'introduzione in cui si dedica lo scritto a maggior onore del Malipiero segue un commento esplicativo, evidentemente ad uso degli studenti, denso di errori, ingenuità, incomprensioni del testo, in cui, all'ambizione di dimostrare la vastità della propria sapienza, la cultura corrisponde così scarsamente da giustificare il giudizio negativo che dell'opera dette il Ménage. Gli aneddoti favolosi su personaggi e avvenimenti dell'antichità, le stesse comiche incomprensioni del testo danno l'immagine vivissima di una cultura provinciale e attardata che per il suo stesso isolamento dalle grandi correnti di pensiero e per il suo rifarsi a tradizioni popolareggianti mantiene insospettate capacità d'interpretazione ingenuamente mitica e fantastica del mondo antico e moderno.
Il B. curò anche l'edizione del Valerii Probigrammatici deinterpretandis romanorum litteris opusculum sulle abbreviazioni usate nell'epigrafia latina, contenente anche altre curiosità (Venetiis, I. de Tridino, 1499 e Romae, I. Mazochius, 1509), dedicandolo a un Marco pievano in Venezia, e del commento di Persio attribuito a Cornuto, che, a suo dire, emendò accuratamente per il Tacuino dopo averlo trovato "mancum lacerum depravatissimum": il che non sembra credibile, dato che il Commentum Cornuti ebbe nel Medioevo un'ottima traditio (Persius cumtribus commentariis, Venetiis, I. de Tridino, 1499 [ma 1507]: gli altri due commenti sono quelli famosi di G. Britannico e di B. della Fonte).
Bibl.: G. de Ménage, Menagiana, IV, Amsterdam 1716, pp. 22-24; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1762, p. 1545