BONAZZA, Giovanni
Nacque nel 1654 probabilmente a Venezia: è il fondatore di una delle più importanti famiglie di scultori operosi nel Veneto nella prima metà del sec. XVIII. Sembra abbia studiato a Venezia sotto la guida di Giusto Le Court la cui influenza è palese nelle prime opere documentate del B., le statue di S. Pietro e S. Paolo sulla facciata della chiesa parrocchiale di Fratta Polesine completata nel 1682. La pesantezza dello stile del Le Court è ancora evidente nel monumento ad Alessandro VIII scolpito nel 1689 per la cattedrale di Treviso, benché in quest'opera il B. si riveli anche emulo del drammatico stile barocco di F. Parodi, il più importante scultore attivo allora a Venezia. Nel 1693 il B. eseguì l'altar maggiore (perduto) per la chiesa dell'ospedale di Verona (Simeoni).
Anche se le opere del periodo giovanile del B. si trovano tutte in chiese della terraferma, egli visse a Venezia sino al 1696, anno in cui si stabilì a Padova (Bresciani Alvarez, 1962, p. 224). Il 25 maggio 1698 (Roncato, pp. 9 s.) il B. entrò ufficialmente a far parte della fraglia padovana dei tagliapietra e il 19 giugno la presidenza dell'Arca del Santo gli commissionò "li legazzi alle colonne", all'entrata della cappella del Tesoro nella basilica (Bresciani Alvarez, 1962, p. 226; Sartori, 1962, pp. 167, 175, 186). In queste belle decorazioni - teste d'angelo circondate da gigli e rose - il B. si avvicinò molto allo stile del Parodi, autore delle statue per il Tesoro. Negli anni seguenti il B. continuò a lavorare nella basilica del Santo: alla lapide per Felice Rotondi ora nel chiostro del Paradiso (1702), al pavimento per la cappella del Tesoro (1707-08; Sartori, 1962, pp. 171 s., 176, 189, 205), alla statua di S. Antonio sulla porta che dà nella sacrestia (1708; Bresciani Alvarez, 1964, pp. 29, 38 doc. 7), a una statua processionale di Cristo in legno dipinto per la scuola del Santo (1715), a statue per il nuovo
organo (1718, distrutte) e al busto di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, nella navata (1727; Bresciani Alvarez, 1964, pp. 37 docc. 4, 5, 6; 40 doc. 16).
Affermatosi come lo scultore più importante che operava a Padova, il B. eseguì numerose statue per le chiese della città e dei dintorni. In esse rivela una lenta evoluzione dal pesante stile barocco dei suoi primi anni a uno stile più leggero ed elegante. La sua opera più notevole a Padova è il ricchissimo altare dell'Addolorata nella chiesa dei servi - iniziato nel 1703 e finito dieci anni dopo -: tra gigantesche volute di fogliame e pesanti fiori sono un Angelo adagiato sul tabernacolo - bellissimo anche se un po' manierato - e alcuni delicati rilievi in bronzo. Per la stessa chiesa il B. più tardi (1733) scolpì un Crocefisso in legno dipinto e statue di Angeli ai due lati dell'altar maggiore (Bresciani Alvarez, 1964, pp. 30-33). Per il duomo di Padova eseguì l'altare di S. Giuseppe (1716); per l'altar maggiore della chiesa delle Grazie le statue di S. Domenico e S. Vincenzo Ferreri; per la chiesa del Carmine le statuette della Vergine e di S. Alberto sulle acquasantiere; per la chiesa di S. Maria del Torresino le statue della Maddalena e di S. Giovanni Evangelista; per la chiesa di S. Lucia un Crocefisso in legno policromo (1733); per S. Francesco di Paola delle statue di Angeli che, rimosse all'epoca della demolizione della chiesa, corrispondono probabilmente agli Angeli oggi nella chiesa parrocchiale di Caselli.
Il B. è autore anche di numerose statue per chiese di Venezia: per il monumento della famiglia Valier - la grande opera di collaborazione scultorea dell'epoca -, eretto nella chiesa dei SS. Giovanni e Paolo tra il 1705 e il 1708 su progetto di A. Tirali, il B. fornì la statua della dogaressa Elisabetta Valier, il gruppo centrale con la Virtù che incorona il merito e un bassorilievo con il Tempo. Per la chiesa di S. Pantaleone scolpì S. Giovanni Battista e S. Sebastiano, firmati. Ma le opere più belle del B. a Venezia sono forse i tre altorilievi nella cappella del Rosario dei SS. Giovanni e Paolo. Le iscrizioni, rovinate dall'incendio del 1867, rivelavano che il B. era autore del rilievo con l'Annunciazione, mentre eseguì quelli con l'Annuncioai Pastori (1730) e l'Adorazione dei magi (1732) con i figli Tommaso e Antonio. Il modello in terracotta dell'Adorazione dei pastori è a Venezia (Soprintendenza alle Gallerie). Delle opere del B. per le chiese del Veneto si ricordano: quattro Virtù in stuccoforte per la chiesa arcipretale di S. Bellino (Rovigo), 1700 (attribuite); il coronamento all'ingresso della chiesa arcipretale di Trecenta (Rovigo), 1701; le statue per la facciata della chiesa arcipretale di Solesino (Padova), 1706; l'altar maggiore della chiesa arcipretale di Bovolenta, firmato, terminato nel 1710; le statue marmoree di S. Marco e di S. Daniele per la chiesa parrocchiale di Ponte di Brenta (Padova), 1714-15; le quindici statue di Santi in pietra tenera per la chiesa arcipretale di Candiana (Padova), firmate, finite nel 1722. Per il duomo di Montagnana eseguì l'altare di s. Antonio con le belle statue dei Santi Antonio,Zeno,Fidenzio, dell'Innocenza e della Penitenza (1707-08) e più tardi l'altare del Santo Rosario (1719). Per la chiesa di S. Antonio Abate a Rovigo scolpì le statue marmoree dei Santi Domenico e Rosa (che vennero più tardi trasferite nella chiesa dell'ospedale).
Anche se si dedicava maggiormente alla scultura sacra, il B. eseguì numerose statue per giardino e fu tra gli scultori veneti incaricati di fornire le statue per i giardini che venivano costruiti in quegli anni in Russia. Nel 1718 scolpì Adamo ed Eva (derivate da quelle di F. Rizzo) da collocare al centro di una fontana a Peterhof (oggi Petrodvorec). Nel 1719 per il giardino imperiale d'estate a Pietroburgo completò l'Alba, il Meriggio, la Sera, la Notte, la Sibilla delfica. Per il giardino della villa Pisani a Stra, nel 1720, eseguì 12 statue gigantesche di divinità in pietra di Custoza.
È più che probabile che siano opera sua altre statue dello stesso genere che si trovano in giardini del Veneto, compresi i graziosi Indiani della villa Breda a Ponte di Brenta, che gli sono stati attribuiti dal Semenzato. Nella Biblioteca univ. di Padova hanno le sue iniziali due statue allegoriche e due grassi Budda ridenti.
Intorno al 1690 il B. sposò a Venezia Maddalena da Treviso detta Tartaglia (morta a Padova il 12 maggio 1750; Roncato, p. 10 n. 2). Quattro dei loro numerosi figli furono scultori: Antonio, Francesco, Tommaso e Michelangelo (Padova 16 febbr. 1704-ivi 4 ott. 1768; v. Roncato, pp. 8, 14, 15). Una delle statue eseguite per Pietroburgo è firmata "Ioannes et filii Bonazza F. 1719": è assai probabile che molte delle opere tarde del B. siano frutto di collaborazione familiare. Morì a Padova il 30 genn. 1736 e fu sepolto nella chiesa di S. Michele Arcangelo (Roncato, p. 10 n. 2).
Fonti e Bibl.: Per una bibl., specialmente delle singole opere, oltre alle guide delle località dove il B. ha lavorato - per cui vedi anche U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, IV, p. 276 -, cfr. C. Semenzato, G. B., in Saggi e memorie di storia dell'arte, II (1958-59), pp. 283-314; oltre che, dello stesso autore, La sculturaveneta del Seicento e del Settecento, Venezia 1966, pp. 119-121. Si veda inoltre: E. A. Cicogna, Delle Iscrizioni Venez., I, Venezia 1824, pp. 246 s.; A. R(oncato), Alcune not. intorno agli scultoriBonazza, Rovigo 1918, passim; L. Simeoni, Guida... della città...di Verona, Verona 1909, p. 155; G. Matzulewitch, Letnij sad iego scul'ptura, Leningrad 1936, p. 78; P. Vasić, Scultura veneziananelle Bocche di Cattaro, in Arte veneta, XIII-XIV (1959-60), pp. 124-126; C. S., Due "cinesi" del B., in Arte figurativa, VIII (1960), 46, p. 67; A. Sartori, Il Santuario delle reliquie dellaBasilica del Santo a Padova, in Il Santo, n. s., II (1962), pp. 136, 167, 171 s., 175 s., 186, 188 s., 205; G. Bresciani Alvarez, G. B. ela sua opera nel Santuario delle reliquie al Santo, ibid., pp. 222-228; G. Bellucco, Un altare a Casale de' Ruffi(Padova), in Arte cristiana, LI (1963), pp. 132-134; G. Bresciani Alvarez, L'opera di G. B. al Santo, in Il Santo, n.s., IV (1964), pp. 25-40; A. Sartori, Le acquasantiere della basilica del Santo,ibid., pp. 188 s.; C. Semenzato, La scultura veneta del Seicento e del Settecento, Venezia 1966, pp. 49-51 e passim.