BONO (Bon, Buon), Giovanni
Figlio di Bertuccio, fu attivo come imprenditore di lavori e scultore a Venezia alla fine del XIV e nella prima metà del secolo seguente. La famiglia, da non confondersi con quella omonima nobile veneziana, era probabilmente di origine comasca (Merzario).
Il primo documento che si riferisce al B. è del 1382 e lo dice abitante a S. Sofia (Paoletti, p. 39 n. 2); dieci anni dopo prende parte alla costruzione della Madonna dell'Orto, scolpendo probabilmente alcune delle statue che ornano la facciata nelle nicchie della parte superiore.
Negli anni 1422-1430 compare nel gruppo di maestri impegnati ai lavori della Ca' d'Oro, insieme al figlio Bartolomeo, a Marco di Amadeo e al lombardo Matteo Raverti (doc. in Cecchetti, p. 202; Paoletti, pp. 20 s.). Nel 1426 è chiamato alla ricostruzione del palazzo ducale, nel lato verso la piazzetta, che culminerà con la costruzione della porta della Carta, il cui contratto viene firmato il 10 nov. 1438 (Gualandi). L'anno prima gli fu commissionato il portale della Scuola grande di San Marco (Paoletti, p. 40 n. 2), di cui il B. è confratello: distrutto nell'incendio del 1485, ne resta la lunetta, opera di maestro toscano (Fiocco, 1928).
Il 25 marzo 1442 fece testamento (Paoletti, p. 39 n. 2) e il 17 aprile dello stesso anno si impegnava, con il figlio Bartolomeo, a terminare la porta della Carta (ibid., p. 37); ma non ci riuscì visto che sull'architrave c'è solo il nome del figlio; e d'altra parte per quest'opera la sua partecipazione deve essere stata più di architetto imprenditore di lavori che non di scultore.
Allo stesso modo fu Bartolomeo e non Giovanni lo scultore che eseguì la lunetta nel portale della Scuola della Misericordia, benché il padre ricevesse pagamenti, nel 1438, per lavori all'Ospizio Baseggio, nella Corte vecchia della Scuola, di cui Giovanni era pure confratello (Paoletti, p. 39 n. 2).
Non è ancora chiara la ricostruzione della figura del maestro come scultore: la critica moderna è però orientata a identificare in lui quello che il Planiscig chiamò il "maestro dei Mascoli" cioè l'autore (non indicato dai documenti) dell'altare costruito attorno al 1430 nell'omonima cappella a S. Marco. In particolare le tre vigorose statue che sovrastano l'altare (la Madonna tra San Pietro e San Marco)mostrano di allacciarsi direttamente all'arte dei Dalle Masegne, che avevano scolpito nel 1394 le figure dell'iconostasi, e all'esempio dei pisani, presenti anche nel Veneto. Più aderente invece al gusto di Bartolomeo Bono è il rilievo del sottostante paliotto, mentre si collegano alle statue suddette sia la Madonna, collocata su un pilastro del presbiterio, sia due plutei con busti di Santi oggi conservati nel Museo del Seminario, ed assegnati un tempo ai Dalle Masegne.
Bibl.: [M. Gualandi], Memorie orig. ital. risguardanti le Belle Arti, VI, Bologna 1845, pp. 105-108; B. Cecchetti, La facciata della Ca'd'Oro…, in Archivio veneto, XXXI (1886), pp. 201-204; P. Paoletti, L'architett. e la scultura delRinascimento..., I-II, Venezia 1893, pp. 16, 2023, 27, 37-40, 52-55, 92; G. Merzario, IMaestricomacini..., I, Milano 1893, pp. 161-163; A. Venturi, Storia dell'arte ital., VI, Milano 1908, pp. 19, 985-997; L. Planiscig, Venezian. Bildhauer..., Wien 1921, pp. 14-21; G. Fiocco, L'arte di Andrea Mantegna, Bologna 1927, pp. 22 s.; Id., La lunetta del portale della scuola... di S. Marco, in Rivista di Venezia, VII (1928), pp. 177 ss.; P. Paoletti, La Scuola grande di S. Marco, Venezia 1929, p. 15; G. Mariacher, Dialcune scult. dellaMadonna dell'Orto, in Ateneo veneto, CXXXI (1940), p. 156; Id., Note su Nino Pisano e lascultura gotica veneziana, in Belle Arti, I (1947), p. 147; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, pp. 317 s.