BOSIO, Giovanni (Gianni)
Nato ad Acquanegra sul Chiese (Mantova) il 20 ott. 1923 da Barbato Lorenzo, fabbro di mestiere e socialista di ideali, e da Ida Pellegrini, conseguì la maturità classica al liceo di Bergamo (1943).
La sua formazione culturale procedette di pari passo con le prime esperienze antifasciste che si concretizzarono prima nella partecipazione alla nascita di un ciclostilato liceale, Chiaroscuri, sospeso dopo il primo numero dalle autorità fasciste locali, e, successivamente, nei frequenti contatti con i gruppi antifascisti di altre province. Nel 1943 partecipò agli incontri del gruppo "Eccoci" di Cremona, dei quale facevano parte, tra gli altri, Paolo Grassi, Giorgio Strehler, Renato Birolli e Salvatore Quasimodo. Il suo impegno politico resistenziale si consolidò anche nei rapporti con Primo Mazzolari e soprattutto con Lelio Basso, sotto la cui guida operò clandestinamente nel Mantovano e nel Milanese.
Dopo il 1945 si precisarono le sue attitudini di organizzatore culturale e di promotore editoriale. Divenuto prima funzionario del Partito socialista italiano a Milano e collaboratore del settimanale Terra nostra, poi nel 1947 funzionario dei giovani socialisti lombardi, iniziò dal 1948 a collaborare con continuità alla terza pagina dell'Avanti! e alla rivista Quarto Stato, diretta da Basso, pubblicandovi i primi articoli sulla storia delle origini del movimento operaio italiano. Un tema, questo, che egli stava sviluppando da alcuni anni anche in sede di preparazione della tesi di laurea, sotto la guida di Antonio Banfi, presso la facoltà di lettere e filosofia dell'università di Milano. Una tesi che tuttavia il B. non avrebbe mai discusso, un po' per i contrasti insorti con il relatore, un po' perché troppo assorbito da quel lavoro di organizzatore culturale che lo avrebbe portato a fondare nel 1949 la rivista Movimento operaio. Con questa iniziativa il B. finì per trasformare la propria ricerca in un vero e proprio programma di lavoro per un'intera generazione di storici marxisti.
"Dopo le prime ricerche - scriveva nel 1957 mi resi conto che era impossibile o errato scrivere una storia del marxismo in Italia staccata dalla storia del movimento reale e senza questa non si faceva storia di idee, ma la storia bisognava farla: di qui Movimento operaio" (Giornale di un organizzatore di cultura, p. 96).
Nel febbraio 1950 il comitato di redazione della rivista era composto, oltre che dal B., da Franco Catalano, Elio Conti, Luigi Dal Pane, Giuseppe Del Bo, Franco Della Peruta, Antonio Lucarelli, Gastone Manacorda, Giovanni Pirelli, Ernesto Ragionieri, Aldo Raimondi, Renato Zangheri. Sotto la direzione dei B. la rivista divenne il polo principale di attrazione e di pubblicazione di ricerche sulle diverse correnti ideologiche e sui primi movimenti organizzati del proletariato italiano.
La spregiudicatezza e l'accentuato spirito libertario che contraddistinsero sempre l'azione politica e culturale del B., lo portarono a privilegiare nell'impostazione della rivista la ricerca sui movimenti socialisti ed anarchici nel rispetto di un rigoroso filologismo, "quale riscontro dei fatti e valorizzazione dei movimenti reali". A questo approccio una certa cultura comunista contrappose una metodologia di derivazione crociana alla quale si collegavano gli studi sulle vicende della sinistra risorgimentale e postrisorgimentale. Da uno scontro metodologico emergeva un contrasto più generale sul rapporto tra ricerca storica e analisi politica.
Alcuni anni dopo, lo stesso B., riflettendo sull'esperienza di Movimento operaio, definiva "opposti" gli interessi dei redattori socialisti e comunisti all'interno della rivista. "Quando i comunisti chiedono di estendere gli ambiti della rivista intendono una estensione ed un ambito preciso: si riferiscono alle correnti democratiche risorgimentali. Nel quadro della politica di unità nazionale le vicende della sinistra risorgimentale sono direttamente connesse alla polemica comunista contro l'attuale classe dirigente e servono quindi a provare la continuità storica, nazionale, risorgimentale del PCI più di quanto non servano le vicende del movimento operaio nel momento egemonico anarchico e socialista" (ibid., p. 95). Nel polemizzare contro la "strumentalità" delle esigenze comuniste, il B. ribadiva la necessità di approfondire la ricerca del concreto sviluppo storico del movimento operaio nelle sue dimensioni ideologiche e culturali.
L'estromissione dalla direzione di Movimento operaio, nel 1953, spinse il B. a proseguire la propria ricerca con le edizioni "Avanti!". Nel 1954 "Per il sessantesimo", rubrica dell'Avanti!, ospitò numerose testimonianze dei dirigenti e quadri di base socialisti, attraverso le quali il R. offriva una diversa lettura delle vicende storiche del partito, visto come massa di militanti e non solo come organismi dirigenti. Nello stesso tempo con questa operazione ribadiva l'importanza della "soggettività proletaria" quale passaggio obbligato per la costruzione di fonti per la storia delle classi popolari. Con la realizzazione nel marzo 1957 della rubrica "Vetrina del movimento operaio", divenuta poi "Questioni dei socialismo", il B. animò il dibattito sui grandi processi internazionali in corso a cominciare dalla destalinizzazione.
Come redattore di Mondoperaio, il mensile del PSI, ma soprattutto come ispiratore della politica editoriale., il B. affiancò Raniero Panzieri nell'azione di svecchiamento problematico, contri, buendo attivamente nel biennio 1957-58, a valorizzare il dibattito sulla classe operaia e, successivamente, a sostenere la pubblicazione dei primi numeri dei Quaderni rossi presso le edizioni "Avanti!". Il 1957 fu anche l'anno del suo allontanamento dal PSI in seguito all'andamento del congresso di Venezia che, pur vedendo un successo della sinistra di Basso, portò a una segreteria Nenni. La pubblicazione, nel 1962, di Giornale di un organizzatore di cultura (27 giugno 1955-27 dic. 1957), a Milano, presso le edizioni "Avanti!", offrì una nuova occasione di dibattito all'interno della sinistra sui rapporti tra passato e presente, in una fase particolarmente delicata che vedeva l'avvicinamento del PSI alla Democrazia cristiana con il varo del centrosinistra.
Nel 1962 fondò, in collaborazione con Roberto Leydi, la rivista Il Nuovo Canzoniere italiano, con l'intento di affiancare alla ricerca storica uno strumento di diffusione critica di tutte le forme di produzione culturale popolare.
La politica del centrosinistra spinse il B. e i suoi collaboratori delle edizioni "Avanti!" a premere per l'autonomia dal PSI. Nel 1964 nacquero così le Edizioni del gallo, intorno alle quali egli avviò un lavoro di sensibifizzazione e di approfondimento della ricerca sulla cultura e la storia delle classi operaie e contadine nel nostro paese, con l'obiettivo di scandagliare l'intera articolata realtà dei movimenti reali e portare alla luce la complessità culturale dei rapporti sociali esistenti tra le classi. Tra il 1956 e il 1968 intensificò l'attività di promotore editoriale dei documenti e delle opere del primo socialismo italiano, curando la pubblicazione in tre volumi degli atti dei Congressi delle società operaie 1853-1961 (Milano 1965) e l'opera di Carlo Cafiero La rivoluzione per la rivoluzione (ibid. 1968). Nel 1970 uscì a Roma il volume La grande paura. Settembre 1920.
Nel 1966 il B. concretizzò il progetto, sul quale da tempo stava lavorando, della creazione di un centro di raccolta e di sistemazione della documentazione prodotta dalle classi popolari, valorizzando soprattutto la produzione orale: canzoni, racconti, autobiografie. Con la costituzione dell'Istituto E. De Martino, "per la conoscenza critica e la presenza alternativa del mondo popolare e proletario", egli intese porre le basi per "mettere a frutto le esperienze di ricerca compiute in precedenza, razionalizzare il materiale raccolto, rimetterlo in circolazione perché potesse diventare stimolo a nuove forme di cultura contemporanea" (F. Coggiola, Relazione sull'attività dell'Istituto E. De Martino, tenuta al I convegno sugli studi etriomusicologici in Italia, Roma 1973).
Con una serie di scritti, raccolti e pubblicati una prima volta a Piadena nel 1967 (L 'intellettuale rovesciato), ma anche con la promozione di numerose ed articolate iniziative, sia di spettacolo sia editoriali, il B. contribuì in questi anni a delineare alcuni indirizzi della ricerca storico-antropologica che avrebbero trovato adeguato sviluppo solo in una fase successiva, come ad esempio la valorizzazione delle fonti orali, e indicò alcune ipotesi interpretative dei rapporti tra le classi sociali e la produzione culturale che si rivelarono preziosi punti di riferimento.
Colpito da peritonite, dopo due interventi chirurgici, morì a Mantova il 21 ag. 1971.
Dopo la sua morte venne pubblicata una accresciuta edizione, curata da C. Bermani e C. Longhini Bosio, dell'Intellettuale rovesciato (Milano 1975); a cura di C. Bermani uscirono la ricerca storica inedita Il trattore ad Acquanegra (Bari 1981) e gli Scritti dal 1942 al 1948 (Mantova 1981).
Fonti e Bibl.: Per inediti, registrazioni di interventi, relazioni e appunti si veda l'Archivio G. Bosio presso l'Istituto E. De Martino di Milano. Per una bibliografia degli scritti dei e sul B. vedi: C. Bermani, G. B.: pubblicazioni a stampa, dischi, nastri e spettacoli, in La Memoria proletaria, s. 3, 1977, n. 1, pp. 7-38, al quale si rimanda. Per ulteriori giudizi metodologici e informazioni biografiche, si veda: P. Clemente, Dislivelli di cultura e studi demologici italiani, in Problemi del socialismo, s. 4, 1979, n. 15, p. 136; G. Sanga, Folk e cultura popolare, in Alfabeta, III (1981), n. 22, pp. 25 ss.; A. Martini, Intervento, in Mezzogiarno e contadini. Trent'anni di studi, in Quaderni dell'Ist. romano per la storia d'Italia dal fascismo alla Resistenza, n. 4, Roma 1981, pp. 114-117; S. Bologna, Per una "Società degli storici militanti", in Dieci interventi sulla storia sociale, Torino 1981, p. 13, A. Portelli, Culture popolari e culture di massa, in Il mondo contemporaneo. Gli strumenti della ricerca, II, Firenze 1983, pp. 1470-1490; L. Passerini, Le fonti orali, ibid., pp. 1189-1194. Sul dibattito su Movimento operaio, oltre alle annate 1954 e 1955 della stessa rivista e alla citata bibliografia del Bermani, vedi: C. Bermani-S. Bologna, Soggettività del movimento operaio, in Il Nuovo Canzoniereitaliano, s. 3, 1977, n. 4-5, pp. 7-36; G. Arfé, Frontismo, unificazione, alternativa, in Trent'anni di politica socialista, Roma 1977, pp. 12 ss.; Id., La storiografia dei movimento socialista in Italia, in Prampolini e il socialismo riformista, I, Milano 1979, pp. 1-17; P. Amato, Il PSI tra frontismo e autonomia (1948-1954), Cosenza 1978, p. 352; V. Strinati, Politica e cultura nel Partito socialista italiano 1945-1978, Napoli 1980, pp. 97-102; F. Piro, B. e l'esperienza di "Movimento operaio", in Mondoperaio, 1980, n. 3, pp. 120- 126; Id., G. B. e la prima fase di "Movimento operaio", in Movimento operaio e società industriale in Europa. 1870-1970, a cura di F. Piro e P. Pombeni, Venezia 1981, pp. 209-235; C. Bermani, Intervento al seminario su "Orientamenti marxisti e studi antropologici", in Annali della Fondazione L. e L. Basso-ISSOCO, IV (1982), pp. 373-389; E. Tortoreto, G. B.: democrazia di base e tradizione socialista, in Socialismo di sinistra.
Sei contributi nella storia italiana ed europea, in Quaderni del Centro "R. Luxenburg", n. 1, Milano 1983, pp. 55-62; G. Barozzi, La lunga durata e la memoria corta, in La Ricerca folklorica, 1983, n. 8, pp. 149-152.