Botero, Giovanni
Scrittore politico (Bene Vagienna 1543 o 1544 - Torino 1617). Gesuita dal 1559, lasciò nel 1580 l’Ordine per urti con i superiori; dal 1582 divenne segretario di Carlo Borromeo. Dal 1584 al 1586 fu in Francia, incaricato da Carlo Emanuele I di una missione segreta. Tornato in Italia accompagnò il giovane Federico Borromeo a Roma, e vi si stabilì per 14 anni, pur facendo frequenti viaggi in Italia e in Europa, per incarico specialmente della Propaganda Fide. Richiamato nel 1589 a Torino da Carlo Emanuele, fu per otto anni precettore dei figli di questo. Poi fu lasciato libero di attendere ai suoi studi. L’opera sua più famosa è Della ragion di Stato, in 10 libri (1589), espressione della reazione controriformistica a Machiavelli: in essa B., pur volendo stabilire la norma assoluta (i precetti della religione) a cui dovrebbe conformarsi l’azione del principe, da lui posta sotto la «giurisdizione della coscienza», accetta però il principio della «ragion di Stato», da lui definita come «notizia di mezzi atti a fondare, conservare e ampliare lo Stato». Ma B. si occupa solo del conservare, perché «s’acquista con forza, si conserva con sapienza»: e identifica quest’ultima con la prudenza, mentre riconosce che «in conclusione ragion di Stato è poco meno che ragion di interesse». L’opera gli procurò larga fama, accresciuta anche dall’operetta Cause della grandezza e magnificenza delle citta (1588), importante per la considerazione dei fatti economici. A questi, e ai dati statistici, B. diede valore anche nelle Relazioni universali (ed. completa, in 4 parti, 1596; una 5a parte è stata pubbl. solo nel 1895), opera di carattere compilatorio, da fonti spesso trascritte letteralmente o quasi, e nel De regis sapientia (1583).