BOVACCHIESI, Giovanni (Iohannes de Bovachiesibus, Iohannes de Prato)
Di famiglia originaria di Bovecchio nel Mugello stabilitasi a Prato nel sec. XIII, nacque in questa città da Bernardo nel 1397. Studiò diritto civile nell'università di Bologna, ove conseguì la licenza il 22 maggio 1423 e il dottorato il 31 dello stesso mese. Nell'atto relativo alla licenza egli viene indicato come "iudex ad dischum Acquile domini potestatis Bononie": era, cioè, uno dei giudici che coadiuvavano il podestà bolognese nell'amministrazione della giustizia ed aveva competenza soltanto in materia civilistica.
Dal 1430 lo troviamo a Firenze ove esercitava l'attività forense e dove s'iscrisse all'arte dei Giudici e dei Notai nel 1436. Dovette acquistare una certa notorietà se, probabilmente proprio nel 1436, il governo fiorentino, intendendo prendere provvedimenti contro gli evasori fiscali, si rivolse a lui e a Giovanni Buongirolami per avere suggerimenti al riguardo. Il progetto elaborato dai due giuristi venne esaminato nel febbraio del 1437. Esso non ci è pervenuto, ma dagli atti delle discussioni accesesi intorno allo stesso nel governo - atti che recentemente sono stati studiati dal Martines - ne possiamo ricostruire le linee essenziali.
Il B. e il Buongirolami rilevavano che i proprietari terrieri si sottraevano al pagamento delle imposte fondiarie mediante fittizi trasferimenti delle loro terre a enti religiosi che da tali imposte erano esenti. Suggerivano, pertanto, di sottoporre gradualmente ad imposta tutti i trasferimenti di proprietà fondiarie fatti a chiese e a comunità religiose a partire dal 1427, anno dell'istituzione del catasto fiorentino. Il progetto suscitò vivaci discussioni all'interno del governo. Alcuni, come Andrea de' Pazzi, furono favorevoli e giunsero a sostenere la necessità di abolire l'esenzione fiscale sulla proprietà ecclesiastica. Altri - come Giannozzo Pitti e Antonio di Tedice degli Albizzi - si opposero decisamente al progetto, dichiarando di vedere in esso un attentato alla libertas della Chiesa. In realtà - come sottolinea il Martines - le proposte dei due giuristi rappresentavano una seria minaccia per le famiglie dell'oligarchia cittadina i cui interessi economici erano strettamente legati a quelli della Chiesa fiorentina. La maggioranza del governo, pertanto, espresse voto contrario.
Non siamo in grado di dire se le proposte presentate dal B. nel 1437 lo resero sospetto al governo o se egli si avvicino, in seguito ai nemici di Cosimo il Vecchio: sappiamo soltanto che nel novembre del 1439 egli veniva colpito da bando di esilio. Si recò allora a Padova - si ignora se vi si trasferì direttamente oppure passando per altre città - ove è ricordato per la prima volta nel maggio del 1441 come professore di diritto civile nello Studio cittadino. Qui insegnò almeno fino al 1455, se si può prestar fede al Facciolati che ricorda l'atto con cui nel luglio di quell'anno gli veniva affidata la lettura straordinaria di diritto civile. Non abbiamo notizia di suoi lavori di interpretazione giuridica: la sua attività di insegnante, comunque, gli dette la fama sufficiente per essere ricordato dal Panziroli.
Morì a Padova in data a noi sconosciuta. Il figlio, Marco, fu in questa città rinomato avvocato civilista.
Fonti e Bibl.: Acta graduum academicorum gymnasiipatavini...., a cura di G. Zonta e G. Brotto, Patavii 1922, ad Indicem,sub voce Iohannes de Prato; Il "Liber secretus iuris caesarei" dell'Università di Bologna, a cura di A. Sorbelli, II, Bologna 1942, p. 17; G. Panziroli, De claris legum interpretibus, Lipsiae 1721, p. 212; J. Facciolati, Fasti gymnasii patavini, Patavii 1757, pp. 39 s.; E. Fiumi, Demografia,movimento urbanistico e classi sociali in Prato..., Firenze 1968, p. 322; L. Martines, Lawyers and statecraft in Renaissance Florence, Princeton 1968, pp. 175 s., 501 s.