BRAMÈ (Bramero), Giovanni
Figlio di Bartolo e di tale Antonina, di origine genovese, fu avviato dal padre, col fratello Giorgio ed il cugino Daniele, alla mercatura. Egli la esercitò nella città di Palermo fin dal primo quarto del sec. XVI, accumulando ingenti fortune che gli consentirono, fra l'altro, di comprare il grande palazzo (danneggiato dai bombardamenti e ora trasformato, presso la chiesa di S. Francesco), con le adiacenti e vicine case del suo influente amico Alfonso Roys, protonotaro del Regno. Nei pianterreni della vasta abitazione, egli, assecondando le sue innate capacità artistiche, impiantò una ben fornita bottega d'arte, interessandosi attivamente di decorazione e di oggetti per arredamento - mobili, quadri da stanza, maioliche e vetri -, nonché di materiali per pittura ad olio e su ceramica.
Nel 1530 battezzò nella parrocchia di S. Giacomo La Marina il primogenito Lorenzo, natogli da Nicoletta sua prima moglie. Dalla stessa ebbe altri figli, di cui sopravvisse, oltre Lorenzo, Giovan Benedetto, nato nel 1536. Passato in seconde nozze con tale Caterina, il B. ebbe altri quattro figli, fra cui Giovan Battista, nato nel 1552.
La sua attività artistico-tecnico-commerciale portò il B. a fare frequenti viaggi nell'isola (Trapani, Agrigento, Messina) e in lontani centri, fra cui Napoli, Roma, Firenze, Lione e, in particolare, Venezia, dove si riforniva principalmente dei più rari e pregiati colori orientali. Fermatosi nel 1546 a Faenza per una commissione di 7.025 boccali ordinari destinati all'amico Sebastiano Campana, agente di Cosimo de' Medici in Livorno, allora impegnato nel rifornimento delle truppe medicee e spagnole che presidiavano Piombino, dipinse presso la bottega del ceramista fornitore Francesco Mezzarisa la pregevole targa maiolicata della Deposizione, che firmò e datò: "Ms Gioano Brame a 1546 in Faenza".
La targa, che ora si trova presso la casa A.S. Drey di New York e che, per un'assai scarsa conoscenza della personalità dell'autore, fu oggetto d'insostenibili argomentazioni e congetture, mostra nell'artista una sperimentata perizia nella pittura su maiolica. Il tocco largo e pittorico, il cromatismo modulato e chiaroscuralmente fuso, se da una parte fanno pensare ad una maniera derivata dal dipingere ad olio, dall'altra denunciano una personalità marcata ed inconfondibile (v. illustraz. in A. Ragona, 1970).
I temi della pittura del B. sono quasi sempre religiosi; i tre quadri da stanza su tela elencati dal figlio Lorenzo raffigurano rispettivamente Mosè ed il faraone. Il sacrificio di Abramo,Cristo che porta la croce, mentre i 131 quadri, di diversa grandezza e forma, dell'eredità lasciata nel 1646 da Francesca Bramè, nipote di Lorenzo, sono anche di soggetto bellico-cavalleresco (cfr. nell'Arch. di Stato di Palermo, Not. G. De Marchisio, vol. 3811, Inventario di eredità, 7 giugno 1554; e Fondo di S. Francesco d'Assisi, vol. 240). Il B. ebbe continue relazioni con i ceramisti palermitani anche per la fornitura di forme e recipienti richiesti continuamente dall'attività di "zuccheraro" che principalmente faceva esercitare al fratello Giorgio insieme al proprio figlio Lorenzo. Per questi contatti con i pittori, gli artigiani e i ceramisti locali e forestieri, per la stessa complessa natura della sua bottega, che era studio d'arte del proprietario, centro di convegno di artisti ed artigiani, luogo dove potevano trovarsi i materiali più pregiati e rari per l'esercizio dell'arte della pittura e della ceramica, emporio di scelti manufatti delle più diverse fabbriche isolane e continentali, il B. può considerarsi uno dei principali propagatori e diffusori del gusto rinascimentale nell'isola (cfr. l'Inventario, cit., anche al 19 giugno 1554 e 1º apr. 1555). Morì il 10 apr. 1554 nella sua abitazione e fu sepolto nella vicina chiesa di S. Francesco.
Alla sua morte rimase a continuare l'attività artistica della bottega il secondogenito Giovan Benedetto, padre del pittore Paolo, poiché il figlio maggiore Lorenzo si dedicò esclusivamente al grande commercio sotto la guida dello zio Giorgio.
Fonti e Bibl.: Palermo, Arch. Parr. di S. Giacomo La Marina, Libri dei battezzati,sposati e morti,ad annos;A. Giuliana Alajmo, G. B. operante in Palermo..., in Dafni, XI (1968), 4, p. 1; A. Demmin, Guide de l'amateur de faïences et porcelaines..., Paris 1863, p. 220; C. D. E. Fortnum, Descriptive catalogue of the majolica... in the South Kensington Museum, London 1873, p. 508; C. Malagola, Mem. stor. delle maioliche di Faenza, Bologna 1880, p. 241 s.; G. Di Marzo, I Gagini e la scultura in Sicilia, Palermo 1880, p. 716; E. Hannover, Pottery and porcelain, London 1925, I, p. 115; G. Ballardini, Francesco Mezzarisa alias Risino..., in Miscellanea di storia ed arte in onore di I. B. Supino, Firenze 1933, pp. 519 ss.; Id., G. B. e Francesco Risino, in Faenza, XXXI (1943-1946), n. 3-4, pp. 67-69; A. Ragona, Lacoll.Russo Perez nel quadro storico della ceramica sicil., Caltagirone 1968, p. 13; Id., I vasi a smalto turchino delle officine caltagironesi dei secc. XVI-XVIII, Caltagirone 1969, pp. 11 s.; Id., Di due miniatori del tardo sec. XVI..., in Arch. stor. per la Sicilia orient., LXVI(1970), 1-2, pp. 145-55.