BRIOSI, Giovanni
Nacque a Ferrara il 29 apr. 1846 da Domenico e da Ginevra Salveggiani, in una famiglia di modesti operai. Ottenuta una borsa di studio, frequentò l'università di Ferrara e si laureò in ingegneria a Napoli con una tesi "sul calcolo delle macchine a vapore" (pubblicata a Napoli stessa nel 1869). Ma forse proprio il soggiorno a Ferrara fu decisivo per il suo più definito orientamento perché gli diede occasione di frequentare G. Gibelli; da lui attinse il gusto per i problemi biologici sia pure con quello spirito pratico che gli veniva dalla sua indole e dagli studi in tal senso formativi che aveva seguiti fino allora. Si rivolse quindi all'agronomia ed è significativo il suo primo lavoro, pubblicato a Bologna nel 1868, Sulle inondazioni,il disboscamento e le loro cause, in cui combinava il sapere ingegneristico e la nuova sensibilità biologica. Una borsa di studio per l'estero gli permise di recarsi a Bruxelles, ove proseguì la preparazione agronomica e a Strasburgo ove frequentò il laboratorio di anatomia vegetale del celebre De Bary; poté pure recarsi a Halle per lavori originali nell'istituto di fisiologia e anatomia vegetale diretto da Gregor Kraus. Qui realizzava le prime ricerche sulla traslocazione dei prodotti della fotosintesi e sulla formazione di sostanze grasse nella clorofilla (1873).
Tornando in Italia il B. recava quindi con sé un bagaglio di metodi raffinati soprattutto nel campo della tecnica microscopica. Già nel 1873 fu incaricato della direzione della stazione di chimica agraria di Palermo allora in corso di istituzione; si dedicò intensamente all'opera di fondazione e a farne un centro di vigorosa attività scientifica di sperimentazione. Si vide allora come egli unisse provvidamente una solida preparazione agronomica, biologica e chimica. Ivi apparvero i suoi lavori chimici sui vini siciliani e su malattie di piante coltivate localmente di grande interesse economico. Nel 1879 fu chiamato a dirigere la stazione di chimica agraria di Roma, dove continuò la sua attività organizzatrice, trovandosi però dinanzi a insuperabili difficoltà che ostacolarono lo stesso suo lavoro scientifico; proprio allora fu per lui provvido rifugio l'istituto botanico dell'università di Roma, perché in questa sede si accentuarono quegli interessi botanici, che dovettero poi costituire il suo fondamentale orientamento. Ivi egli riuscì a realizzare i suoi lavori di anatomia fogliare e di morfologia delle plantule di eucalipto e di Cuphaea. Vinceva poi nel 1883 il concorso per l'università di Pavia e assumeva quindi la direzione di quel glorioso istituto botanico, sede del primo laboratorio italiano di fisiologia e anatomia vegetale, fondato da G. Gasparrini. A Pavia il B. restò per 36 anni, fino alla morte avvenuta il 20 luglio 1919.
L'opera scientifica del B. lo pone in un posto onorevole nella più recente storia della botanica italiana. L'aspetto più significativo si viene delineando indubbiamente dopo il suo ritorno dall'esperienza acquisita in Germania presso la scuola di Halle e si viene potenziando anche per la consuetudine di studi e di lavoro realizzato a Palermo presso l'amico e maestro G. Albini, che contribuì a indirizzarlo ad interessi fisiologico-sperimentali. La preparazione anatomica, chimica e la crescente sensibilizzazione verso una biologia modernamente intesa fecero di lui un autorevole esponente di quella anatomia fisiologica che andava affermandosi allora in Europa specialmente al seguito dell'Haberlandt come un orientamento di fondamentale interesse nel campo delle scienze botaniche. Specialmente i lavori sulle foglie di Eucalyptus, culminanti nella monografia del 1892, costiuiscono un documento significativo, che dimostra oltretutto una originalità di impostazione: in essi infatti il B. diverge dalle tendenze teleologiche dell'Haberlandt, accostandosi se mai piuttosto allo Stalil per l'importanza data a fattori e fenomeni di alto interesse fisiologico, come la luce e la traspirazione. Anche nelle indagini di acutissima sensibilità naturalistica non dimenticava interessi pratici: la poderosa monografia sulla canapa (in collab. con F. Tognini: Intorno all'anatomia della canapa..., Milano 1894)è eloquente dimostrazione. Per la operosità e capacità organizzativa del suo direttore l'istituto botanico e il laboratorio crittogamico divennero luogo di vasti impegni anche applicativi, che attrassero l'attenzione di studiosi e di tecnici, e che richiamarono anche valorosi cooperatori da ogni parte d'Italia, come F. Cavara, G. Pollacci, L. Montemartini, F. Farneti, F. Tognini. Ma non veniva trascurata l'attività scientifica fondamentale; lo testimoniano i 16 volumi degli Atti dell'Istituto botanico e laboratorio crittogamico di Pavia, creati e alimentati in questo floridissimo periodo di attività scientifica pura ed applicata. Fu creata così una "scuola di Pavia" destinata a non estinguersi con la morte del B., ma a continuare vigorosamente la sua vita nei successivi decenni.
Accanto ai molti lavori anatomici e fisiologici suoi e degli allievi emerge la vasta produzione micologica o più in generale crittogamica: la scuola pavese, ringiovanita dal B. e innestata nel vecchio ceppo che risaliva a S. Garovaglio e a G. A. Scopoli, potenziava il proposito di giovare concretamente all'agricoltura: basterebbe scorrere le numerose rassegne crittogamiche, i numerosi rapporti d'ufficio, usciti in quegli anni dal laboratorio crittogamico, per rendersi conto della mole di lavoro che è stato compiuto con "curiosità" naturalistica e con spirito pratico accentuatissimo. Sono di grande importanza i lavori compiuti con R. Farneti sulla ruggine bianca dei limoni, e sull'avvizzimento dei germogli del gelso, ma soprattutto la poderosa indagine sul mal dell'inchiostro dei castagni, i lavori compiuti con L. Paverino sulla batteriosi della Matthiola annua, e così via; né vanno dimenticate le ricerche compiute sulla Peronospora, da poco introdotta in Italia e che stava producendo enormi danni in tutto il paese. L'Orto botanico inoltre divenne celebre per le sue ricche collezioni esotiche di Orchidee, di Anthurium, di Nepenthes e per la serra della Victoria regia, nonché per l'alpineto e per le collezioni in piena terra ordinate in zone geografiche; studiosi stranieri e direttori di orti botanici di altri paesi venivano a Pavia con grande frequenza per trarre esempio.
L'allievo F. Cavara ha dedicato al maestro il genere Briosia degli Ifomiceti (1888);numerose specie di Funghi microscopici gli hanno dedicato R. Farneti, P. Baccarini, G. Pollacci, ed altri. Era socio dei Lincei, della Società dei XL, della Società imperiale di Pietroburgo e della Società dei Naturalisti di Mosca, dell'Accademia Leopoldina-Carolina e di molte altre accademie italiane e straniere.
Opere principali: Ricerche chimiche qualitative e quantitative sul frutto del fico (in collab. con G. Albini), in Rend. d. R. Acc. di Scienze fis. mat., I (1870), pp. 11-17 e 206-207; Ueber allgemeines Vorkommen von Stärke in den Siebröhren, in Botanische Zeitung, XXXI (1873), pp. 305-3145 321-334, 336-343; Ueber normale Bildung vom fettartiger Substanz in Clorophyll,ibid., pp. 529-531-545-550; Sulla fitoptosi della vite, Palermo 1875; Ueber Hesperidim (in collab. con Paternò), in Berichte der Deutschen Chemischen Gesellschaft, IX (1876), pp. 530-536; Il marciume ed il bruco dell'uva (Albinia Wockiana Briosi), in Atti d. R. Acc. dei Lincei, classe di scienze fis. mat. e nat., s. 3, II (1877), pp. 46-48; Intorno al mal di gomma degli agrumi (Fusisporium Limoni Briosi), Roma 1878, s. 3; Atlante botanico, con 85tavole, Milano 1886, 2 ed., ibid. 1898; Ricerche intorno alle sostanze minerali delle foglie delle piante sempreverdi, in Atti d. Ist. bot. di Pavia, s. 2, I (1888), pp. 363-423; Rassegne crittogamiche, pubblicate annualmente negli Atti dello stesso Istituto botanico di Pavia nel 1886-1917; I Funghi parassiti delle piante coltivate od utili (in collaborazione con F. Cavara), Pavia 1888-1908; Studio sulla composizione chimica e struttura anatomica del frutto del pomodoro (in collab. con T. Gigli), in Atti d. Ist. bot. di Pavia, s. 2, II (1892), pp. 5-27; Intorno all'anatomia dell'Eucalyptus globrulus,ibid., pp. 57-151;in collab. con R. Farneti, Intorno alla ruggine bianca dei limoni manifestatasi in Sicilia,ibid., s. 2, X (1907), pp. 1-60; Sulla moria dei castagni (mal dell'inchiostro),ibid., s. 2, XIII (1908), pp. 291-298, 1 tav.; in collab. con R. Farneti, Intorno alla causa della moria dei castagni (mal dell'inchiostro) ed ai mezzi per combatterla,ibid., s. 2, XIV (1909), pp. 47-51.
Bibl.: G. Borzi, Commemorazione di G. B., in Rend. dell'Acc. dei Lincei, classe di scienze fisiche, XXIX (1920), 2, pp. 118-123; G. B. De Toni, Commemorazione dei soci defunti G. B. e P. Baccarini, in Bull. della Soc. bot. ital., 1919, pp. 59-62; F. Cavara, In memoria di G. B., Napoli 1921; Id., Discorso pronunciato in occasione dell'inaugurazione del busto del prof. G. B. nel Giardino botanico di Pavia il 25 maggio 1925, in Bull. della Soc. bot. ital., 1925, pp. 119-121; L. Montemartini, Discorso pronunziato in occasione dell'inaugurazione del busto del prof. G. B. nel Giardino botanico di Pavia...,ibid., pp. 114-118; E. Baroni, G. B. Parole lette il 5 nov. 1926alla inaugurazione in Ferrara della lapide, in Atti della Soc. ital. per il progresso delle scienze, Roma 1927, pp. 794-98; P. Noli,G. B., in IlTicino, 18 ott. 1940; G.Pollacci, In ricordo di G. B., in Atti Ist. Botan. di Pavia, XVII (1920), pp. III-VII; P. A. Saccardo, La botan. in Italia, I, Venezia 1895, p. 38; R. Monti, G. B. commemorazione letta nell'adunanza 9 nov. 1922, in Rend. d. Istit. lombardo di scienze e lettere, s. 2, LV (1922), pp. 471, 489-498.