BRUNO, Giovanni
Nacque a Palermo il 9 maggio 1818 da Bernardo e Rosalia Casapinta. Laureatosi in giurisprudenza nella medesima città, esordì nella pubblicistica economica con alcuni scritti apparsi, nel corso del 1842, su L'Oreteo diretto da F. Crispi, fra cui, di particolare interesse, Sul vantaggio e progresso delle Casse di Risparmio e sui mezzi d'istituirle in Sicilia con le casse di sconto,ragionamento (seconda edizione, Palermo 1852).
Data la grande sperequazione esistente nell'isola tra le due classi estreme, dei ricchi e dei poveri, dei proprietari e del proletariato, e data anche la mancanza di una classe media l'istituzione delle casse di risparmio era presentata come quella che avrebbe potuto, meglio di qualunque altra iniziativa, contribuire a promuovere una più diffusa ricchezza e un maggiore benessere, inducendo, da una parte, al risparmio e, dall'altra, all'impiego di capitali in attività proficue e nelle industrie di cui la Sicilia mancava e potendo, nello stesso tempo, sollecitare il governo ad abolire i monopoli e a dare via libera alle iniziative private.
La larga notorietà che subito procurò tale scritto al B. valse a fargli vincere, con sorpresa di tutti per la sua giovane età, il concorso, nel 1844, per la cattedra di economia civile nell'università di Palermo, rimanendo battuto lo stesso Busacca, pure candidato, nonostante che da oltre dieci anni con le sue apprezzate pubblicazioni fosse venuto in fama di economista. Per le sue idee liberali, alle quali ispirò anche le sue lezioni (Due prolusioni, Palermo 1846), scoppiata la rivoluzione del 1848, fu scelto a rappresentare l'università quale deputato al Parlamento, dove fece parte di quasi tutte le commissioni e formulò anche qualche progetto di legge (Progetto di legge per l'artiglieria della Guardia Nazionale, Palermo 1848). In quell'anno accentuò anche la sua attività pubblicistica a sostegno dei principi banditi dalla rivoluzione, ora scrivendo Sulla legge doganale italiana (L'Apostolato, 29 gennaio,15 e 26 febbraio), per indicare le basi per una federazione degli Stati d'Italia, ora facendo Osservazioni alla memoria del marchese Ruffo sul modo di concordare i due Parlamenti di Napoli e Sicilia e di stringerne nella loro separazione i vincoli di fratellanza (L'Indipendenza e la Lega, 27 gennaio), ora infine proponendo alcune Riforme per adattare ai tempi la costituzione del 1812 (ibid., 8 febbraio). A tali principî informò pure il suo insegnamento che mai interruppe, neppure nei giorni più accesi della rivoluzione,cercando anche di esercitare un'azione moderatrice, specie quando, caduto il 13 agosto il governo retto da Mariano Stabile, più frequentemente si cominciò a parlare di repubblica.
Per questo suo spirito di moderazione, pur avendo anch'egli votato il noto decreto di decadenza dei Borboni dal trono di Sicilia e quindi quello che chiamava a quel trono un rappresentante della casa Savoia, caduta la rivoluzione non subì alcun danno, né fu rimosso dall'insegnamento nel quale continuò peraltro a difendere i principî della libertà economica, a volte, anzi, con tale accanimento e spirito polemico da trascendere addirittura in intemperanze verbali come fece nei confronti di Giuseppe Biundi a proposito di alcune osservazioni da quello fatte al suo opuscolo Sul libero paneficio e sulle mete (Palermo 1855), per avere, conformemente ai principi liberisti da lui sempre sostenuti, propugnato l'abolizione a Palermo, anche nei calmieri, di ogni ingerenza amministrativa, la piena attuazione della libertà del lavoro e perciò anche della panificazione.
Scrisse ancora in quegli anni Sull'origine della economia sociale,ovvero teoria della storia di questa scienza (Palermo 1854); Sul sistema doganale in Sicilia e della scala franca in Palermo (ibid. 1854); Difetti e riforme delle statistiche commerciali (ibid. 1854); Sulle modificazioni della nostra tariffa doganale e sul divieto all'importazione degli animali bovini (ibid. 1856); su L'esposizione industriale ed agricola del 1857 (nel fascicolo del 5 giugno 1857 del Poligrafo); Sul credito territoriale (Palermo 1858), e numerosi altri opuscoli ed articoli. Questo appunto sarebbe stato il maggiore merito allora del B. secondo gli stessi suoi contemporanei, quello di avere notevolmente contribuito a divulgare la scienza economica suscitando un interesse pratico per essa e aprendo così la via a una sua applicazione concreta.
Non tralasciò di curare nello stesso tempo gli aspetti teorici della scienza economica in un'opera alla quale lavorò molti anni, ma che, annunziata con un "programma" nel 1858 in tre volumi, rimase interrotta al secondo volume. La scienza dell'ordinamento sociale,ovvero nuova esposizione dell'economia politica,Corso completo (I, Palermo 1859; II, ibid. 1862), voleva essere, infatti, una esposizione sistematica, com'è ampiamente detto nella Introduzione, dei fattori che concorrerebbero a creare il benessere sociale ed economico di uno Stato. Perciò, divisa in tre parti, nella prima tratta di "conservazione e progresso dell'individuo", nella seconda di "conservazione e progresso della famiglia", nella terza, che però non venne pubblicata, avrebbe dovuto trattare di "conservazione e progresso della società".
Informata, com'è, al più schietto liberalismo individualistico, l'opera bene interpretava gli ideali della nascente borghesia intellettuale siciliana nei cui ambienti quell'opera ebbe pertanto grande risonanza per l'esaltazione che vi si faceva della "libertà del lavoro" e quindi della "libera concorrenza" che avrebbe voluto applicata anche fra gli Stati e che presentava come l'unica forma possibile di stimolo all'emulazione e alla lotta degli interessi per la realizzazione, in campo economico e sociale, della "maggiore utilità col minore lavoro possibile"; per la giustificazione che vi si dava dell'accumulazione del capitale, prodotto del lavoro, quale mezzo necessario per lo svolgimento della ricchezza e quindi per la determinazione di una reciproca relazione tra il lavoro e il capitale; e per la condanna, infine, come conseguenza, di qualsiasi forma di protezione economica che si sarebbe tradotta in pratica nel privilegio e nel monopolio.
Formatosi all'idea della libertà economica, seguendo in ciò i principi del Ferrara, al quale si mantenne sempre vicino, negli avvenimenti del 1860, come quello, si schierò decisamente tra coloro che auspicavano per l'unità politica italiana una forma di amministrazione decentrata fino a farla coincidere con una vera e propria indipendenza amministrativa delle singole regioni, e in tal senso scrisse sui giornali dell'epoca e, nel momento più acuto del contrasto che precedette il plebiscito, pubblicò un opuscolo Dell'unità politica e della indipendenza amministrativa delle regioni italiane (Palermo, settembre 1860).
Per questo suo atteggiamento non fu naturalmente ben visto dal nuovo governo; ebbe tuttavia qualche riconoscimento (a lui venne affidata la direzione della Cassa di risparmio fondata con plauso di tutti in Palermo nel 1861 dal luogotenente I. Pettinengo e di cui egli era stato uno dei più antichi promotori). Ma, continuando a scrivere sui giornali in senso autonomistico (fu nel 1860 uno dei più assidui collaboratori de La Libertà ispirata alle idee del Ferrara, nel 1861 de L'Unità politica diretta dall'autonomista repubblicaneggiante G. Raffaele, e, successivamente, negli anni 1868-1870 de La Regione, organo del partito cosiddetto regionista), dal prefetto di Palermo Nomis Di Cossilla fu incluso nelle liste degli impiegati proposti al ministero per il trasferimento in altre regioni "dove non potranno far danno", per sostituirli nell'isola con impiegati "continentali" (rapporto del 28 marzo 1865).
Più volte candidato al Parlamento non riuscì mai nelle elezioni nazionali, essendo stato scartato per pochi voti anche nel ballottaggio. Riuscì invece ad essere eletto in quelle comunali di Palermo e nominato nel 1869 assessore alla Pubblica Istruzione. Nel 1861 fu delegato quale commissario della Sicilia all'Esposizione nazionale di Firenze e nel 1873 all'Esposizione internazionale di Vienna. Nel 1875 promosse la fondazione a Palermo, a somiglianza di quella già esistente a Firenze, di una Società di economia politica di cui fu eletto presidente, e in tale qualità fu anche nominato membro del consiglio superiore delle Industrie e del Commercio. Socio di varie società e accademie italiane ed estere, morì a Palermo il 26 apr. 1891.
Opere: Oltre a quelle ricordate nel corso della voce, vedi Pel concorso alla cattedra di economia civile e commercio nella regia Università degli Studi di Palermo,memoria estemporanea scritta il19luglio 1844, Palermo 1844; Sulla influenza delle condizioni politiche al progresso degli studi,orazione inaugurale per l'apertura della Università dopo la rivoluzione del 1848, ibid. 1848; L'Armata nazionale, in L'Indipendenza e la Lega, 18 febbr. 1848; Sulla censura e sulla libertà delle opinioni,ibid., 22 febbr. 1848; La politica del terrore e rivoluzionaria,ibid., 26 febbr. 1848; Un voto per la federazione italiana,ibid., 3 marzo 1848; Alcune risorse per la finanza,ibid., 27 marzo 1848; Sui danni della moltiplicazione dei collegi giudiziari,ibid., 5 e 15 apr. 1848; Discorso inaugurale per l'apertura dell'Università degli Studi di Palermo pronunziato il dì 13gennaro 1849, Palermo 1849; Risparmi e risorse,osservazioni al progetto del Ministro delle Finanze, in La Luce, 26 marzo, 6 e 10 apr. 1849; Rudimenti sul libero paneficio e sulle mete di replica alle osservazioni del sig. Giuseppe Biundi, Palermo 1856; Le isole e il continente, ibid. 1862; Discorso inaugurale per l'apertura della Cassa Centrale di Risparmio in Palermo,prima in Sicilia, ibid. 1862; Sulprogetto ministeriale intorno all'imposta dei tabacchi. Relazione all'Assemblea dei rappresentanti delle Camere di Commercio siciliane, ibid. 1865; Relazione sulle scuole municipali e suoi nuovi ordinamenti pella direzione e governo delle medesime,fatta al Consiglio comunale di Palermo, ibid. 1869; Iliberisti e gli autoritari in Economia politica, in Atti dell'Acc. di scienze lett. e arti di Palermo, n. s., IV (1874), pp. 1-18; Discorso inaugurale della Società siciliana di economia politica, in Giornale e atti della Soc. sic. di econ. pol., I (1875), pp. 151-64.
Fonti e Bibl.: Rapporto del prefetto di Palermo del 28 marzo 1865 al ministro dell'Interno, in Arch. di Stato di Palermo, Pref. Gab., b. 7, cat. 1; lett. del 1º marzo 1864 a F. Parlatore a Firenze, in Bibl. Comun. di Palermo, ms. 5Qq D. 14, n. 4; due lettere del 23 luglio 1874 e 26 maggio 1878 a I. La Lunida, ms. 2Qq C 185; Lettre à M. le redacteur en chef du Journal des économistes sur les comptes rendus sur l'ouvrage La scienza dell'ordin. sociale par MM. H. Passy et J.Q. Coarcelle-Senonil, Palermo 1866; Sulle assise,considerazioni economiche di G. Biundi in risposta ai rudimenti del libero paneficio del prof. G. B., Palermo 1856; Altre osservazioni sulla memoria intorno al libero paneficio del prof. G. B. fatte da G.Biundi, Palermo 1856; G. Albergo, Somm. della st. econ. politica in Sicilia dal principio del presente sec. fino ad oggi, Palermo 1875, p. 11; G. M. Mira, Bibliografia sicil., I, Palermo, 1875, pp. 131 s.; A. Battaglia, Cenno stor. sulla cattedra d'econ. nell'Univ. di Palermo, Palermo 1876, passim; G. Di Pietro, G. B., in Illustr. dei più conosciuti scrittori contemporanei siciliani dal 1830 a quasi tutto il 1876, Palermo 1878, pp. 102-110; A. Battaglia, La cattedra d'economia politica nell'Univ. di Palermo, in Atti del duodecimo Congresso degli scienziati ital. tenuto in Palermo nel settembre 1875, Roma 1879, p. 196; A. Todaro, G. B., in Annuario biogr. universale. Raccolta delle biografie dei più illustri contemporanei, Roma-Napoli 1885, pp. 512-5144; A. De Gubernatis, Dict. internat. des écrivains du jour, Florence 1888, pp. 430-431; F. Maggiore Perni, G. B. e le sue dottrine economiche, in Atti dell'Acc. di scienze lett. e arti di Palermo, s. 3, III (1902), pp. 1-21, dove è dato anche un Elenco delle opere e degli scritti; G.Romeo, G. B., in Economisti siciliani dalla seconda metà del Settecento agli inizi dell'Ottocento, Palermo 1939; F. Brancato, La Sicilia nel primo ventennio del regno d'Italia, Bologna 1956, pp. 123, 158, 259; E. D'Alessandro, F.Maggiore Perni e la pubblicistica regionalistica dei suoi tempi, in La Sicilia e l'Unità d'Italia,Atti d. Congresso internaz. di studi storici sul Risorg. ital., Palermo 1961, Milano 1962, II, pp. 595 s., 598.