BUCELLI, Giovanni (Giovanni da Scanzo)
Nato nella prima metà del sec. XIII a Scanzarosciate, presso Bergamo, in questa città compì gli studi ecclesiastici; e quindi, ricevuti gli ordini sacri, seguì a Roma l'arcidiacono bergamasco L. Della Torre, vicecancelliere della Curia pontificia. Notaio apostolico sotto Gregorio X, per oltre un ventennio il B. prestò la sua opera presso la cancelleria romana, facendosi notare per la sua competenza e la sua abilità. Fu investito da Gregorio X di un canonicato nella sua terra d'origine (1275) e su di lui cadde la scelta di Bonifacio VIII quando questi, da poco salito al soglio pontificio (24 dic. 1294), dovette affrontare e risolvere d'autorità il problema della sede orobica, rimasta vacante dalla morte di Roberto Bonghi (dicembre, 1292) per i dissidi dei canonici della cattedrale, e retta interinalmente dal vicario capitolare, Petrazano Petrazani da Modena. Il B., creato vescovo di Bergamo con bolla Aduniversalis Ecclesiae del 31 luglio 1295, e consacrato da Giovanni Boccamati, vescovo cardinale di Tuscolo, prese immediatamente possesso della sua diocesi per mezzo di procuratori; ma solo nel dicembre successivo egli fece il suo ingresso solenne in Bergamo, dopo aver presentato alle locali gerarchie ecclesiastiche e ai magistrati del Comune le lettere con cui Bonifacio VIII notificava la sua nomina e gli riserbava, a titolo di maggiore autorità, la collazione di quattro canonicati nella cattedrale e di tutti i benefici e le prebende delle chiese collegiate.
Assunto il governo della sua diocesi, il B. fu subito travolto suo malgrado dalla violenza delle furiose lotte civili per la supremazia cittadina, che da mezzo secolo funestavano Bergamo e alle quali il B. era sostanzialmente, ed intendeva rimanere, estraneo. Costretto ad assistere, spettatore impotente, alla distruzione dello stesso palazzo vescovile, dato alle fiamme nel corso di un violento scontro tra gli armati della consorteria dei Colleoni e quelli della fazione dei Suardi, cercò riparo in un primo tempo presso la famiglia Rivola nella loro casa del vicolo di S. Michele al Pozzo Bianco, e poi nella canonica di S. Alessandro Maggiore. Normalizzatasi la situazione, il vescovo poteva finalmente dare inizio alla sua attività pastorale, soccorrendo soprattutto con generosità e intelligenza gli umili, più duramente colpiti dalle vicende della guerra civile, come testimoniano gli atti contenuti nel registro di imbreviature del notaio e cancelliere della Curia vescovile di Bergamo, Bartolomeo da Osa, il quale di molti anni dell'episcopato del B. dà un rendiconto quasi giornaliero.
Sacerdote di particolari virtù, sensibile ai valori della cultura, energico promotore della spiritualità e della disciplina ecclesiastica, il B. si dedicò attivamente ai suoi compiti di pastore di anime; e riordinando le gerarchie ecclesiastiche all'interno della diocesi e ristabilendo la disciplina nei monasteri, cercò di porre un freno agli abusi ed ai disordini insorti in occasione della vacanza episcopale e delle violente lotte fra le fazioni.
In questo quadro di riforma e di normalizzazione della vita civile deve essere visto il sinodo diocesano convocato dal B. nel 1304, al quale parteciparono 27 tra prelati e canonici e un foltissimo gruppo di sacerdoti e di chierici.
Nel suo registro Bartolomeo da Osa elenca i nominativi di ben 171 ecclesiastici presenti ai lavori di questa assemblea, che segnò una tappa di particolare importanza nella storia della Chiesa di Bergamo. Con una serie di decreti venne condannata la profanazione dei sacramenti a scopo di maleficio, il latrocinio e l'incendio specie a danno degli edifici sacri, la falsa testimonianza, il giuoco d'azzardo, l'evasione dei dazi sul trasporto delle merci; venne riservato all'autorità competente il conferimento della tonsura e limitato il diritto di immunità ecclesiastica alle persone che facessero realmente parte del clero. Fu poi replicata la promulgazione di alcuni statuti del sinodo provinciale milanese tenuto dall'arcivescovo Ottone Visconti nel 1287, con i quali si ribadiva in paticolare il divieto di usurpazione dei beni ecclesiastici al clero e ai laici.
Nel 1307 l'opera di pacificazione interna perseguita dal B. sin dai primi tempi del suo episcopato giungeva al suo sospirato coronamento. In quell'anno, infatti, grazi e alla mediazione di quattro religiosi - Lanfranco Amici e Valentino Solari, predicatori di S. Stefano, Filippo Vimercati e Guglielmo Pietrogallo, frati di S. Francesco - le opposte fazioni e le consorterie cittadine si acconciavano a sottoscrivere una pace, giurando di rinunziate alle lotte e alle discordie civili che avevano funestato fino allora la città.
Nel 1309, allorché Cassone Della Torre, arcivescovo di Milano, fu fatto imprigionare da Guido Torriani sotto l'accusa di parteggiare per i Visconti (1ºottobre), il B., benché gravemente indisposto, si recò a Milano per interporre i suoi buoni uffici in favore del suo metropolita; ma le fatiche del viaggio e l'emozione delle trattative peggiorarono le sue già non buone condizioni di salute. Il 2 nov. 1309, pochi giorni dopo la liberazione di Cassone Della Torre, il B. moriva improvvisamente a Milano.
Il B. trasse dalla sua terra d'origine, Scanzorosciate, il predicato con cui è passato alla storia; il suo cognome, ignorato dalla letteratura storica, è tuttavia conservato in un atto del già ricordato registro di imbreviature del notaio e cancelliere della Curia bergamasca, Bartolomeo da Osa, tuttora inedito.
Fonti e Bibl.: Bergamo, Bibl. Civica, Fondo Capitolare: Acta Bartholomaei Osse notarii..., ms.inedito del sec. XIII-XIV; G. Ronchetti, Memorie, Bergamo 1817, IV, pp. 156 ss.; V, p. 6; L. Dentella, Ivescovi di Bergamo, Bergamo 1939, pp. 226-240; G. Finazzi, Sinodo diocesano tenuto in Bergamo l'anno 1304, Milano 1853; B. Belotti, Storia di Bergamo e dei Bergamaschi, II, Bergamo s. d. (ma 1959), pp. 65, 143, 161, 191, 241 nota.