BUONACCORSI, Giovanni
Mercante fiorentino attivo fra la fine del Duecento e i primi del Trecento. Era forse figlio di quel Bonaccorso che nel 1282 era "capitaneus universitatis mercatorum. Tuscie et Lombardie in senescallia Bellicandri et Nemansi commorantium". Tutta la carriera mercantile del B. si svolse nell'ambito della compagnia Acciaiuoli, di cui fu socio a cominciare almeno dal 1297 quando, come rappresentante della società, riscuoteva una forte somma per una fornitura d'armi commissionata da Bonifacio VIII e da Carlo II d'Angiò. Nel 1306, insieme con altri della sua compagnia, era procuratore in Firenze di Beatrice di Opizzo d'Este, moglie di Galeazzo Visconti. Intorno al 1308 il B. e alcuni suoi "sotii", tutti iscritti all'arte di Por Santa Maria avevano contribuito insieme con i Bardi, i Peruzzi, gli Scali, gli Spini e altri mercanti genovesi e siciliani a un acquisto di grano per il Comune di Firenze per oltre 40.000 fiorini; il Comune aveva assegnato in pagamento parte della gabella dei contratti e della "libra" della città e dei nobili di contado e Giovanni era stato eletto camerario dai collettori; la vicenda non era ancora conclusa nel 1329 quando egli chiedeva alla Mercanzia che fosse costretto al rendiconto il fattore ch'egli aveva incaricato. Nel 1311 il B., sempre a Firenze, era procuratore d'uno degli ambasciatori inviati dalla Signoria a Roma; nel 1312 era uno dei dodici soci degli Acciaiuoli non appartenenti alla famiglia.
Documenti del 1313, del 1314, del 1319, del 1320, del 1329, del 1330 e del 1338 ci mostrano il B. sempre a Firenze e sempre impegnato con gli Acciaiuoli per attività bancarie e per commercio di grano e di manufatti.
Anche in campo politico non mancò di segnalarsi sia nell'ambito della Mercanzia sia nell'ambito del Comune: nell'agosto del 1322 era consigliere della Mercanzia per l'arte di Por Santa Maria, nel settembre fra gli otto consiglieri eletti per provvedere alla difesa dei privilegi commerciali fiorentini in Pisa; nel maggio 1326 era consigliere della Mercanzia sempre per l'arte di Por Santa Maria; nel gennaio dell'anno seguente lo era invece per Calimala e nel febbraio era sindaco della Mercanzia per la stessa arte (l'iscrizione a più arti era possibile e legittima; un vero e proprio caso di omonimia si ebbe invece, probabilmente, per il Giovanni Buonaccorsi che fu consigliere per l'arte dei medici e speziali nel 1322).
Nel 1325 il B. era stato ambasciatore a Pisa per dirimere questioni insorte fra quel Comune e alcuni mercanti fiorentini. A riprova della stretta interrelazione fra governo e case mercantili si può osservare che in questa occasione il B., inviato della Signoria, riuscì ad ottenere l'estrazione dal territorio pisano di una grossa partita di orzo trattata dagli Acciaiuoli e bloccata dai Pisani.
Nel 1326, al tempo della signoria del duca di Calabria, venne chiamato a far parte della commissione incaricata di studiare le modalità d'esecuzione del nuovo estimo; nel 1329 fu dei XII buonuomini, nel 1332 e nel 1336 fu dei Priori.
Fin dal 1337 aveva ottenuto da Benedetto XII una "littera de absolutione in articulo mortis", ma sappiamo che nel 1342 era ancora in vita e lavorava per gli Acciaiuoli.
Se è difficile che anche il Lapo Buonaccorsi fattore degli Acciaiuoli nell'Italia meridionale prima del 1320 fosse figlio del B., almeno altri cinque figli possono essere a lui assegnati: Lorenzo, Neri, Buonaccorso, Andrea e Niccolò; quest'ultimo, a Parigi per gli Acciaiuoli nel 1337 e a Bruges per i Soderini nel 1365, non va confuso con l'omonimo figlio di Vanni Buonaccorsi, fondatore della compagnia Buonaccorsi con la quale nulla a che fare ebbero il B. e i suoi figli. Quanto a Buonaccorso, giovanissimo era già arciprete della chiesa di Ferrara e apparteneva al seguito di Filippo principe di Taranto; nel 1320 studiava a Bologna e venne autorizzato a essere promosso anzitempo al sacerdozio; il 4 maggio 1324 venne assegnato alla sede vescovile lucana di Tricarico, sebbene avesse soltanto gli ordini minori; nel giugno pagava il suo censo alla Camera apostolica "per manus" di suo fratello Lorenzo rappresentante degli Acciaiuoli ad Avignone. Non sappiamo quali siano state le sue successive vicende, ma certo è difficile che possa essere identificato con il Bonaccorso di Giovanni che rappresentò gli Acciaiuoli ad Avignone nel 1326-27 0 con il Bonaccorso di Giovanni che curava gli interessi della compagnia Buonaccorsi a Roma nel 1339.
Anche Neri di Giovanni seguì la carriera ecclesiastica: canonico del duomo di Firenze ottenne nel 1336 l'archipresbiteriato in San Giovanni in Persiceto e più tardi (1337) la pieve di S. Maria in Pineta in diocesi di Firenze.
Sembra poi indubbio che fosse figlio del B. un Andrea che ci è testimoniato per il solo 1332: apparteneva infatti al popolo di S. Stefano in Ponte, dove il B. abitò sempre, ed era procuratore di Bartolomeo di Stefano Acciaiuoli.
Il più noto dei figli del B. fu senza dubbio Lorenzo o Renzo ("Laurentius alias dictus Rencius") anch'egli collaboratore degli Accialuoli. Era ad Avignone almeno dal gennaio 1323: qui nell'ottobre dello stesso anno "Renzius Iohannis Buonaccursi civis florentinus de societate Aziaiolorum" riscuoteva dalla Camera pontificia 20.000 fiorini (con portagium di 200 fiorini) da trasferire a Bologna al cardinal legato Bertrando del Poggetto; invii analoghi attraverso Renzo sono documentati per il novembre dello stesso anno e per il gennaio, l'aprile e il giugno del 1324. A Firenze, nel frattempo, gli era stata rinnovata dalla società ampia procura, insieme con Niccolò Acciaiuoli, per Avignone, la Provenza, i domini del re di Francia e del re Roberto d'Angiò: si osservi che in questa procura, cui fu posto il visto in Avignone il 26 genn. 1324, Renzo è detto semplicemente "Rentius Johannis", probabilmente perché solo suo padre fra i soci della compagnia portava quel nome; in genere, specie nei documenti redatti in Avignone dove era più facile l'equivoco con gli omonimi Buonaccorsi di Vanni, il cognome di Renzo è spesso omesso.
Il 3genn. 1326il nome di "Renzo Johannis Buonaccursi" è incluso nell'elenco dei mercanti di Calimala cui veniva concessa una proroga per il giuramento: egli era sempre in Curia. Ritornò probabilmente a Firenze nella prima metà del 1326.Ricompare ad Avignone nel 1329 e vi resta fino al marzo 1331;nel 1333era a Bologna e nel 1337di nuovo ad Avignone ("Laurentius" o "Rentius" "Johannis" "commercator et socius" degli Acciaiuoli). Dall'ottobre del 1339 almeno fino al maggio del 1341 fu a Firenze, sempre attivo per la compagnia. Sia per la coincidenza delle date, sia per il rango cui Renzo era pervenuto nella sua società, è senza dubbio soltanto un omonimo il Lorenzo Buonaccorsi che risiedeva nel 1330e nel 1339 (in quest'anno come fattore della compagnia Buonaccorsi) a San Severino nelle Marche. Come altro omonimo era il pannaiolo del popolo di S. Firenze costretto a dimettersi da una carica nel 1347perché accusato d'essere ghibellino. Lorenzo Buonaccorsi, che come il padre ebbe ricche proprietà i cui frutti vennero assegnati, dopo il fallimento degli Acciaiuoli, al collettore papale, non aveva rinunciato al cursushonorum:fu priore nel 1334e nel 1339, dei XII buonuomini nel 1333, dei XVI gonfalonieri nello stesso anno, nel 1338 e nel 1340. Nell'agosto del 1341 fu capitano della lega di San Casciano ed Empoli: due lettere da lui scritte alla Signoria ci sono conservate.
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