CAFFERECCI (Caffarecci), Giovanni
Nacque intorno al 1400, a Volterra, da Ottaviano o Attaviano, ed entrò, come il fratello Piero, nel notariato. Trasferitosi a Firenze, non è noto quando (è poco probabile l'identificazione con il Giovanni da Volterra, che nel 1423 accompagnò Rinaldo degli Albizzi nella sua missione in Romagna), lo troviamo sin dal 1429 al servizio dei Medici. In quell'anno infatti si recò a Venezia al seguito di Lorenzo de' Medici, fratello di Cosimo, ambasciatore fiorentino presso la Repubblica di S. Marco. Ma più stretti dovettero essere già allora i suoi rapporti con Cosimo stesso, che gli affidò l'educazione del secondogenito Giovanni.
Nell'archivio mediceo si conserva una serie di lettere dirette dal C. al suo allievo, che attestano un'affettuosa consuetudine con il giovane Medici, ma contengono anche numerosi, interessanti riferimenti alla situazione politica del momento. Significative alcune lettere del 1438, occasionate dall'invio di Giovanni presso la filiale paterna di Ferrara per imparare l'arte della mercatura, e quelle che il C. gli indirizzò dodici anni dopo nel 1450, per informare il suo antico discepolo. del disappunto del padre per la sua scarsa propensione a prendere moglie.
La fortuna del C. era dunque strettamente legata a quella di Cosimo de' Medici, al quale rimase fedele anche quando nel 1433 fu bandito da Firenze. L'adesione alla fazione medicea (è noto che egli informò Averardo de' Medici, allora uno dei sei governatori di Pisa, della cattura di Cosimo, permettendogli così di porsi in salvo) valse al C., qualificato negli atti del processo come "uomo cospiratore e perturbatore della pubblica quiete", una grave condanna, alla quale però si poté sottrarre con la fuga. Ritornato a Firenze l'anno successivo insieme a Cosimo, ormai signore incontrastato della città, fu eletto nel 1436, sicuramente per intercessione del Medici, capitano dei fanti della Signoria, carica che tenne per molti anni, con certezza ancora nel 1459. Uomo di fiducia di Cosimo, gli fu affidata anche qualche missione diplomatica di minore importanza: così nel 1450 ebbe l'incarico di indurre Caterina d'Appiano, signora di Piombino, ad accettare la tutela fiorentina: nel 1453 fu nominato commissario al campo nella guerra contro Alfonso d'Aragona.
La morte di Giovanni de' Medici nel 1463 e quella di Cosimo seguita a breve distanza (1ºag. 1464) privarono il C. dei suoi più validi sostegni. Non pare infatti che egli abbia goduto del favore di Piero e poi di Lorenzo de' Medici. Ormai in età avanzata, si ritirò, sembra per desiderio esplicito di Piero ("essendo io ripatriato, come a voi è piaciuto", gli scrisse) nella sua città natale, dove godeva di grande stima e dove possedeva un bel palazzo e vari poderi. Questo palazzo, nel quale aveva ospitato vari membri della famiglia Medici, come egli stesso ricorda, e le sue proprietà furono gravemente danneggiate nel sacco del 1472, seguito alla controversia delle allumiere. Il C. ne informò, in una lunga lettera del 12 marzo 1473, Lorenzo de' Medici, per chiedergli il risarcimento del danno subito e non senza ricordare le benemerenze acquisite in passato al servizio dei Medici. è questa l'ultima notizia relativa al C., che dev'essere morto non molto tempo dopo questa data.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Arch. mediceo avanti il princ., I-III, Roma 1951-1957, ad Ind.; Protocollo del cart. di Lorenzo il Magnifico, acura di M. Del Piazzo, Firenze 1954, p. 507; G. Zippel, Un cliente mediceo, in Studi in onore di R. Renier, Torino 1912, pp. 475-490; C. S. Gutkind, Cosimo de' Medici Pater Patriae, 1389-1464, Oxford 1938, p. 79; E. Fiumi, L'impresa di Lorenzo de' Medici contro Volterra (1472), Firenze 1948, pp. 72, 86, 101, 141; R. de Roover, The Rise and Decline of the Medici Bank, Cambridge, Mass. 1963, ad Indicem.