CAGNETTO, Giovanni
Nacque a Venezia il 19 febbraio del 1874 da Felice e da Carlotta Callegher. Si laureò in medicina e chirurgia a Padova nell'anno 1898. Attratto dallo studio della anatomia patologica, subito dopo la laurea divenne assistente nell'istituto di Padova, diretto da A. Bonome, e nel 1901 fu nominato aiuto. La celebre scuola patavina rappresentò l'ambiente più adatto per lo sviluppo della sua naturale inclinazione, e il C. poté sicuramente formarsi al rigore dei metodi propri di una disciplina così severa. Nel 1905 conseguì la libera docenza, e nel 1910 divenne primario dell'istituto anatomo-patologico dell'Ospedale civile di Venezia. Fu successivamente direttore degli istituti di anatomia patologica della università di Sassari dal 1921 al 1923 e di quella di Cagliari nel 1923-24. Finalmente nel 1924 divenne ordinario della cattedra di anatomia patologica dell'università di Padova, e poté così assumere la direzione di quell'istituto che lo aveva accolto agli inizi della sua carriera.
Dedito completamente all'insegnamento e alla ricerca scientifica, il C. si affermò come uno dei più brillanti patologi del suo tempo. I suoi studi rappresentarono importanti contributi alla conoscenza di vari settori dell'anatomia patologica, e furono esemplari per la complessità e la completezza delle indagini. Perfettamente aderente alla nuova impostazione della anatomia patologica, che alla luce delle nuove acquisizioni soprattutto di microbiologia e di patologia generale aveva ormai superato i limiti della pura descrizione morfologica per giungere ad individuare attraverso lo studio delle alterazioni macro e microscopiche i fattori etiopatogenetici dei processi morbosi, il C. fu autore di originali ricerche di notevole importanza per l'impostazione e la soluzione di vari problemi di fisiopatologia.
Nel campo della patologia dell'apparato respiratorio, eseguì accurate osservazioni su quel particolare esito raro della polmonite nei vecchi rappresentato dalla necrosi anemica a focolai, che fu poi definita "alterazione polmonare del Cagnetto", indicandone quale probabile momento occasionale la trombosi conseguente a trombo-arterite per lesione diplococcica acutissima, reperto da lui precocemente segnalato, e l'embolia delle arteriole polmonari, e mettendo in evidenza quali fattori favorenti la comparsa della necrosi anemica nel polmone epatizzato l'arteriosclerosi dei rami arteriosi polmonari e bronchiali e lo stato di enfisema in quanto responsabili dell'impedimento a un efficiente compenso collaterale (Sull'infarto necrobiotico-ischemico del polmone, in La riforma medica, XVI[1900], I, pp. 87-90; Contributo allo studio della patogenesi dell'infarto polmonare, in Riv.veneta di scienze mediche, XXII[1905], 43, pp. 53-64, 96-008; Della necrosi anemica, a focolai, come esito raro della pneumonite crupale. Osservazioni anatomo-patologiche, in Atti del R. Istituto veneto di scienze lettere e arti, LXXI[1911-1912], 2, pp. 617-663). Importanti furono anche i suoi studi sulla natura dell'antracosi polmonare, con la dimostrazione della importanza della via aerifera per l'instaurazione della lesione polmonare, e della deposizione di vero pigmento di carbone nel tessuto polmonare (Punti controversi di patologia polmonare, in Giornale veneto di scienze mediche, V [1931], pp. 3-16); e quelli sulla tubercolosi polmonare, di grande attualità pratica in quanto volti a chiarire i rapporti tra stato anatomo-patologico e clinico-radiologico dei linfonodi, dei vasi e dei bronchi nei bambini (Sul rapporto tra rilievi clinici e radiologici e il reperto anatomico della regione ilare e parailare nell'infanzia, in Tubercolosi, XXX[1938], pp. 357-366).
In una complessa serie di indagini sulle alterazioni anatomiche e funzionali dell'ipofisi, il C. mise in evidenza come non sempre l'acromegalia sia legata alla presenza di un tumore ipofisario e come, d'altra parte, non tutti gli adenomi dell'ipofisi si accompagnino ad una sindrome acromegalica, e richiamò l'attenzione sull'importanza della capacità di risposta dell'organo effettore nella comparsa di questa sindrome (Zur Frage der anatomischen Beziehung zwischen Akromegalie und Hypophysistumor, in Virchows Archiv, CLXXVI [1904], 1, pp. 115-168; Osservazioni anatomopatologiche sull'atrofia dell'ipofisi, in Atti del R. Istituto veneto di scienze lettere e arti, LXIV [1904-1905], pp. 57 ss., 715-799; Neuer Beitrag zum Studium der Akromegalie mit besonderer Berücksichtigung der Frage nach dem Zusammenhang der Akromegalie mit Hypophysisgeschwülsten, in Virchows Archiv, CLXXXVII [1907], 2, pp. 197-244; Ifondamenti anatomici delle sindromi ipofisarie, in Biologia medica, XI[1935], pp. 207-221). Lo studio dei rapporti tra alterazioni ipofisarie e acromegalia era allora di grande attualità, e i lavori del C. valsero a recare ordine alla complicata serie di sintomi e di alterazioni da vari autori attribuiti alla sindrome descritta non molto tempo prima da P. Marie.
Tra gli altri numerosi studi del C. meritano di essere ricordate le ricerche di patologia sperimentale sull'effetto lesivo dei sali di stronzio al livello del tessuto osseo, con le quali dimostrò che tale elemento sostituisce il calcio e dà luogo ad alterazioni di tipo rachitico (Alterazioni rachitiformi sperimentalmente prodotte durante l'accrescimento con tossici non batterici. Nota preliminare, in Atti del R. Istituto veneto di scienze lettere e arti, LXIX [1909-1910], pp. 189-214; Studi sperimentali sull'azione biologica dello stronzio, II, Le modificazioni dei normali componenti chimici del tessuto osseo nel trattamento con i sali di stronzio, ibid., LXX [1910-1911], pp. 437-470; Studi biologici sull'azione dello stronzio, III, Annotazioni storico-critiche sulle distrofie rachitiformi sperimentali, ibid., LXXIX [1919-20], pp. 231-248; Studi sperimentali sull'azione biologica dello stronzio, IV, Su alcuni disordini funzionali in rapporto con l'intossicazione da stronzio, ibid., pp.249-266).
Si sono qui ricordati alcuni dei più significativi lavori del C.; ma egli fu autore di numerose altre pubblicazioni, in vari campi della patologia, sempre informate allo studio morfologico ed etiopatogenetico delle forme morbose in esame.
Appartenne a numerose società scientifiche italiane e straniere, collaborò a importanti pubblicazioni scientifiche; si ricordano inoltre molti articoli per l'Enciclopedia Italiana.
Morì a Padova il 14 febbr. 1943.
Bibl.: A. Fabris, G.C., in Giornale veneto di scienze mediche, XVII(1943), pp. 121 ss.; G Bompiani, L'opera scientifica di G. C., in Annuario dell'Università di Padova per il 1943-44, pp. 149-163; A. Pazzini, Storia della medicina, II, Milano 1947, p.429.